“Non mi va di fare foto e poi pure foto nudo! Ma a te non da fastidio?”
“Quando le facevo io non ti dava fastidio!”
“Che centra? A parte che tu almeno le…”
“Perché non lo fai?” disse mia moglie “Vedrai che è divertente! Sei
ancora un bellissimo uomo. Io non ci trovo nulla di male e poi Caterina è una bravissima fotografa, che ti mette a tuo agio e fa delle foto bellissime”
“Mi vergogno!”
“Anch’io all’inizio mi vergognavo ma poi diventa tutto naturale e molto divertente!”
“Boh… non so. Non mi va di fare foto e poi pure foto nudo! Ma a te non da fastidio?”
“Quando le facevo io non ti dava fastidio!”
“Che centra? A parte che tu almeno le mutandine e reggiseno li avevi sempre”
“Questo è vero… però ho fatto foto con uomini nudi e qualcuno si è pure eccitato!”
“Piantala, dai!”
Si mise a ridere e continuò “Era un modello svedese, si diceva fosse gay come quasi tutti i modelli e invece, ad un certo punto, gli venne duro!”
“Non mi interessa, me lo hai già raccontato cento volte!”
Mia moglie mi si avvicinò all’orecchio “Dovette andare in bagno a toccarsi per poter continuare…”
“Smettila!”
“Le foto che scattarono furono bellissime…” mi disse ammiccante “E se non sbaglio piacevano anche a te visto che ti eccitavi quando le guardavamo…”
“Dai basta, adesso piantala…”
“Le vado a prendere e le riguardiamo?”
“No”
Poco dopo Paola ricomparve in soggiorno e si sedette sul divano con il book che conteneva anche tutte le foto scartate dalla campagna pubblicitaria.
Era una pubblicità di intimo per una famosa marca: lei mutandine e reggiseno avvinghiata a questo ragazzone che le metteva un po’ le mani ovunque… la solita cavolata insomma.
C’erano anche una ventina di scatti non scelti e anche gli scatti rubati del “making of” come si direbbe oggi.
Tra questi scatti, ce n’erano alcuni dove l’erezione del modello era piuttosto evidente.
Due in particolare mi eccitavano da sempre: uno era un primo piano della mia allora fidanzata con espressione sorpresa e divertita con ‘sto pisellone enorme ad un centimetro dalla faccia che sembrava prossima a prenderglielo in bocca. Il secondo, molto probabilmente scattato a qualche secondo di distanza, lei che divertita e imbarazzata spingeva via quel coso.
“Non ci credo ancora che glielo hai toccato!”
“Ma cretino, è stato un gesto istintivo per allontanarlo! E poi non era di certo il primo che toccavo!”
“Sei proprio una scema”
Tornò sulla precedente.
“Ti eccita ancora questa?” e allungò una mano sul mio pene.
“Cretina, smettila, augurati che queste foto non escano al di fuori di questa casa altrimenti sai che fine fa la tua carriera di architetto?”
Sorrise.
“Vediamo un po’…”
“Che fai?”
“Verifico se ti eccita ancora vedere queste foto”
Mi calò la cerniera e infilò una mano dentro.
“Non molto direi…”
“Ma dai cavolo, le abbiamo viste 1000 volte l’effetto è un po’ calato”.
“Vediamo un po’ come fare…”
Si piegò tra le mie gambe e cominciò a leccarmi il pene finché mi divenne duro allorché iniziò uno dei suoi mirabolanti e acrobatici pompini che finivano sempre con un ingoio completo di pene e sperma.
“Certo che se tuo padre avesse saputo cos’hai imparato al college in America oltre l’architettura… forse…”
Paola se lo tirò fuori dalla gola e rispose “Perché non ti piace come arte?”
La mia attuale moglie, ora quarantenne, da come avrete capito era stata una modella non troppo famosa ma comunque capace di fare pubblicità per alcuni marchi famosi.
Aveva cominciato in America, nel suo periodo universitario, dove i soldi che suo padre le mandava dall’Italia non bastavano. Cominciò a posare per gioco in cambio di pochi dollari. Nel giro di due anni divenne un lavoro che non le impedì comunque di laurearsi.
In quel periodo, mi confessò qualche mese prima di sposarci ormai trentenni, aveva ricevuto spesso proposte per posare nuda e fare film porno.
Mi disse che più di una volta era stata sul punto di accettare perché l’idea la intrigava, poi però rinunciava sempre temendo sicure ripercussioni sulla futura carriera da architetto (di quella di modella non le importava visto che comunque era una modella come tante altre).
“Sto venendo” le dissi.
A quel punto lo ingoiò tutto e aspettò che venissi. Poi con la bocca piena mi baciò, lo faceva sempre “Così senti il sapore del cazzo…” mi diceva.
Il giorno dopo Caterina mi accolse nel suo studio sorridente.
“Paola mi ha detto di trattarti bene ché sei nervosetto”
“Guarda Cate, ho accettato solo perché sei tu e lei mi ha fatto il lavaggio del cervello”
“Grande la mia Paola, ci divertivamo un sacco ai tempi…”
“Eh ai tempi, sono passati una decina d’anni mica cinquanta”
Caterina mi presentò Silvia, la sua assistente. Come da accordi non ci doveva essere nessun altro e così fu.
Le prime foto che servivano per le luci le feci da vestito poi, quando decise che potevamo iniziare, mi disse.
“Dietro il separè c’è l’intimo che devi indossare, Silvia ti darà una mano”
“Grazie, ma preferire fare da solo”
“Dai, non fare il bambino, guarda che ne abbiamo visti parecchi di uomini nudi”
“Uffa e va bene”
Silvia, molto gentile e discreta, mi passava le mutande da indossare e poi mi passava una specie di olio da spalmarmi.
“Ma devo metterla per forza sta cosa viscida?”
“Serve per far risaltare un po’ le curve dei muscoli, Silvia aiutalo per favore!”
MI fece un po’ di foto con indosso solo le mutande poi, improvvisamente disse “Ok, ora toglile per favore e tienile in mano, così… in modo che si capisca che sei nudo ma che non si veda…il coso…” e sorrise.
Ero imbarazzatissimo ma sembrava che tutto fosse perfetto. Silvia spesso si avvicinava e su indicazione di Caterina mi aiutava ad assumere la posizione corretta. A volte mi sfiorava con le sue manie fredde… talvolta mi spruzzava un po’ di quell’olio addosso e me lo spalmava lei direttamente.
“Posso?” disse ad un certo punto.
“Cosa?” chiesi.
Non mi rispose e mi spalmò l’olio sulle chiappe andando anche un po’ dentro.
“Che fai” le dissi “Posso fare da solo”
“No perché ti sporchi le mani poi sporchi il capo che hai in mano e si vedrebbe”
Me lo spalmò velocemente anche un po’ davanti sfiorandomi…
La sera tornai a casa.
Paola mi aspettava sul divano.
“So tutto” disse sorridendo.
“Dai piantala che sono stanco e il difficile deve ancora venire”
Si avvicinò e mi mise sotto il naso il suo smartphone.
“Vedo che hai fatto colpo”
“in che senso?”
Mi mostrò un po’ di foto che Caterina le aveva mandato in anteprima e poi qualche video.
In un paio si vedeva Silvia che mi spalmava l’olio nella parti intime.
“Guarda che non mi ha nemmeno toccato”
Paola mi guardò.
“Peccato…”
Finì che facemmo la doccia insieme.
Finì che lo volle anche dietro, cosa rarissima, indice di una eccitazione a livelli molto alti.
Quando sentii che stavo venendo, lo tirai fuori e le schizzai tutta la schiena.
Si girò e mi leccò via le ultime gocce.
“Fai il bravo domani, mi raccomando…”
Il giorno dopo infatti sul set non sarei stato solo ma avrei dovuto condividere gli scatti con un’altra persona. Quando avevo accettato di fare ‘sta cosa, avevo dato per scontato che l’altra persona sarebbe stata una ragazza.
E invece…
Arrivai in studio e Caterina e Silvia erano già al lavoro con un altro modello.
“Benvenuto” disse Caterina “ti presento GIovanni, il tuo collega!”
Rimasi interdetto.
“In che senso scusa?”
“L’altra persona con cui poserai tra un po’”
“Eeehhh?”
“Ma scusa, lo sapevi!”
“Certo ma non sapevo che era un uomo!”
“Ma scusa, la collezione di intimo è da uomo, che ci mettiamo una donna?”
Dissi di no che non se ne faceva più niente.
Misi un po’ il muso e mi sedetti in disparte. Scrissi a Paola.
Mi rispose dopo poco “Dai, che vuoi che sia, sai quante foto ho fatto io con altre ragazze? E poi Giovanni lo conosco, è troppo simpatico. dì la verità, non vuoi farlo perché hai visto che ce l’ha più grosso del tuo?”
“Ma vai affa…”
Effettivamente Giovanni era messo bene e lo sapeva visto che non perdeva occasione di farlo vedere. Inoltre non perdeva occasione per farsi spruzzare e spalmare olio da Silvia che, al contrario di quel che faceva con me, ci andava giù pesante senza remore.
Poi venne da me.
“Dai, andiamo su, sarà esattamente come ieri”
Mi trascinò dietro il separè sotto gli sguardi divertiti di Caterina e Giovanni e cominciò a spogliarmi.
In breve fui nudo e cominciò a spalmarmi di olio.
Finché si avvicinò ad un orecchio e sussurrò.
“Vero, il suo è grosso… ma il tuo non è da meno ed è molto più bello…” e me lo sfiorò facendomi l’occhiolino.
Ero imbarazzatissimo.
I primi scatti furono ovviamente un disastro.
Poi piano piano mi lasciai andare.
Effettivamente tra noi non c’era contatto a parte qualche schiena contro schiena.
In una pausa guardai il cellulare. Trovai questo messaggio di mia moglie.
“Ho visto qualche foto. Come mi piacerebbe guardare mentre fai sesso con lui”.
E subito dopo mi inoltrò una foto di me e lui che prontamente Caterina le aveva mandato.
Imbarazzato e sorpreso la guardai con attenzione.
Effettivamente sembravo belloccio anch’io. E tutte e due insieme facevamo una bella figura. Nella foto si vedevano anche i membri. Il suo era indubbiamente turgido. Durante gli scatti non me ne ero proprio accorto.
“Gli sta venendo duro. Evidentemente gli piaci…”
Ero imbarazzatissimo. Andai da Caterina e le sussurrai che doveva smetterla di mandare foto a Paola.
“È lei che me lo chiede!”
“E tu non spedire!”
Le pose successive erano sempre più… come dire… erotiche? Boh…
Finché ad un certo punto Caterina chiese a Giovanni di piegarsi sulle gambe e avvicinarsi a me in modo tale da coprire con la testa le mie parti intime. Praticamente sembrava mi stesse facendo un pompino. Lui eseguì salvo che per un istante perse l’equilibrio e si aggrappò alle mie natiche per non cadere all’indietro. Il movimento fece sì che andò praticamente ad appoggiarsi con la faccia al mio pene.
Imbarazzato mi chiese scusa.
Io, atterrito, mi guardai attorno e vidi Caterina e Silvia che sorridevano ammiccanti come se stessero aspettando quel momento da un pezzo. Tornai a guardare Giovanni: si era eccitato.
Un pene da attore porno gli pendeva tra le gambe.
“Che fai?” gli dissi “Smettila”.
Ma invece che andarmene rimasi lì a fissare quel coso enorme e più lo fissavo e più sembrava indurirsi e diventare grosso.
“Ti piace, vero?” disse Giovanni.
“Smettila, smettetela” dissi ad alta voce.
“Lo vuoi toccare?”
Caterina e Silvia si avvicinarono.
“Dai, toccalo!” disse Caterina.
Giovanni mi prese una mano e l’appoggiò al suo coso.
Nel mentre riconobbi le mani fredde di Silvia scivolare lungo i miei fianchi.
Chiusi gli occhi. Sentii che mi stavo eccitando.
“Stringilio” mi sussurrò Giovanni.
Così feci. Era gigantesco.
Giovanni cominciò a muoversi lentamente avanti indietro invitandomi a masturbarlo. Silvia nel frattempo cominciò a sfiorarmi le palle, da sotto, contribuendo alla mia erezione.
I due cazzi si toccavano in punta. Eccitato e confuso, cominciai a fargli una sega.
Mi piaceva, mi piaceva tantissimo.
Le mie gambe cedettero un pochino e Silvia ne approfittò per infilarsi tra le mie natiche e massaggiarmi il buco.
“Cate, Paola ha proprio ragione… questo buchino ne ha viste già tante”.
Era vero. Adoravo quando Paola mi penetrava.
“Come fate a saperlo?” sussurrai.
“Le voci circolano, mio caro…”
Silvia mi spinse dentro un dito. Lo accettai come nulla fosse, anzi, allargai leggermente le gambe e mi piegai in avanti per favorire i suoi movimenti.
Intanto Giovanni cominciò a gemere.
“Se fai così” mi disse “Vengo in un attimo”
Mi prese la testa con due mai e me la spinse con decisione ma senza forza verso il suo pene.
Me lo ritrovai a portata di bocca. Era enorme.
“Non voglio” dissi e cercai di girarmi di lato.
Ma la mia resistenza durò pochi secondi.
Spalancai la bocca e lo accolsi dentro di me.
Rimasi sorpreso da quanto fosse caldo. Il sapore era di pulito anche se le goccioline che cominciava a rilasciare era salate.
Facevo fatica a tenerlo in bocca. Mi riempii di saliva. Cominciai a fargli un pompino, il mio primo pompino della vita.
Mi venne naturale. Probabilmente ero anche bravo perché nel giro di poco Giovanni cominciò a dire che stava godendo e più lo diceva, più mi impegnavo.
Finché mi venne in parte in bocca, in faccia, sul corpo. ovunque.
L’odore dello sperma, che di solito mi faceva un po’ schifo, in quella situazione, forse perché molto eccitato, mi piacque.
Lo ripulii con la lingua.
Silvia tolse le dita dal mio di dietro e disse “Guarda un po’ là chi c’è…”
Mi girai.
Nella penombra Paola mi guardava: aveva la gonna alzata e le mutandine calate fino alle caviglie. Sotto di lei un lago.
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