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Livia

“Mentre pagavo mi sembrava di avere il viso in fiamme…”

Oggi ho 26 anni e la mia storia ebbe inizio 5 anni
fa.
All’epoca ero un ragazzo simpatico che si era trasferito a Roma per studiare, vivevo solo e pur non essendo un gigante ne particolarmente virile avevo un discreto successo con le ragazze. La sera mi dilettavo a navigare sul web visionando siti d’incontri e la curiosità mi spinse a guardare gli annunci di trans e travestiti, li trovavo ridicoli e bizzarri. Mi venne l’idea di fare un annuncio fingendomi uno di loro, l’intento era di farmi quattro risate ma per poterlo fare dovevo scattarmi delle foto travestito. L’indomani mi recai in un negozio ed acquistai il necessario, provai un po’ di vergogna mentre la cassiera imbustava i miei acquisti, vestito corto aderente, reggiseno, mutandine in pizzo e un collant nero.
La sera indossai il reggiseno provando uno strano effetto nel sentire le fasce stringere il torace. Misi slip ed il collant che fasciò con delicatezza le gambe. Indossai l’abito,fasciava bene il corpo ma sul seno era vuoto, brutto a vedere e con del cotone risolsi il problema.
Mi specchiai pensando di vedere un essere ridicolo e patetico invece rimasi sorpreso. Passai le mani sui fianchi fasciatati dal vestito, carezzai la pancia piatta, il seno pieno ed infine scesi sulle gambe sentendo la ruvidità del collant. Sensazioni nuove, piacevoli, strane ed emotivamente sconvolgenti. Non mi sembrava possibile credere che quella che vedevo riflessa nello specchio fossi io, soltanto il viso mostrava una qualche parvenza di mascolinità, mi scossi e mi pettinai i capelli che da anni porto lunghi. Feci diverse foto con il cellulare, pose diverse, alcune sexy altre normali, scattai anche qualche foto mostrando il sedere coperto dal collant e altre in cui ero soltanto in slip, reggiseno e collant. Dopo averle caricate sul pc, occultai il volto e preparai l’annuncio scegliendo il nome di Livia, mi collegai ad un sito iscrivendomi, inserì l’annuncio e le foto ed attesi. Due giorni dopo l’annuncio fu pubblicato. Vedendomi sul sito mi emozionai, non sembravo io e stentavo a credere che quelle foto ritraessero me, vedevo delle belle gambe inguainate nel collant, un fisico da far invidia ad una ragazza, il volto era coperto ma si scorgevano i lunghi capelli castani. Mi soffermai sulle immagini in cui mostravo il culetto stretto nel collant nero che in trasparenza lasciava vedere le natiche bianche e sode non riuscì a trattenermi, mi masturbai.
L’indomani tornata a casa dall’università ero curiosa di vedere se qualcuno mi avesse cercato ebbi la sorpresa di vedere che c’erano diversi messaggi. Per lo più richieste d’incontro volgari ed esplicite che cancellai. A colpirmi fu un trentacinquenne, libero, professionista e con possibilità di spostarsi ed ospitare. Le foto mostravano un uomo alto dal fisico normale, nel messaggio si sperticava in lodi e complimenti aggiungendo che immaginava che una come me avesse decine di ammiratori e che non lo avrei mai considerato. Mi sembrò la persona giusta per farmi due risate e risposi che ero lusingata dai complimenti e che tra i tanti messaggi era l’unico che mi aveva colpito per delicatezza e cortesia. Mi ringraziò e cominciammo un serrato dialogo. Si chiamava Maurizio, mi chiese da quanto sentissi l’esigenza di travestirmi, risposi che da sempre mi sentivo donna ritenendo fosse la risposta più ovvia. Domandai perché mi avesse cercato e ribatté che era rimasto affascinato dalle mie foto così femminili e delicate, aggiungendo che avevo gambe e fisico da modella e che si era sentito attratto da me. Mi resi conto che non mi stavo divertendo ma ero lusingata dai sui complimenti e mentre rispondevo alle sue domande m’immaginavo donna. La cosa mi sconcertò! Il giorno dopo mi travestì nuovamente prima di collegarmi. Volevo parlare con Maurizio, credevo fosse ancora un gioco e mi giustificavo dicendomi che era per impersonare meglio Livia. Anche quel giorno continuammo la nostra conoscenza e mentre scrivevo mi accorsi che carezzavo la gamba coperta dal collant e la passavo sulla protuberanza del seno posticcio provando nel farlo soddisfazione. Quando arrivò la richiesta d’incontrarmi chiesi tempo! Ero curiosa di conoscerlo, ma sapevo di sbagliare, ero un uomo e dovevo smetterla di fantasticare ma ero fortemente dibattuta! Desideravo incontrarlo e mi dicevo che se lo avessi fatto sarebbe stato solo per capire la ragione per cui un uomo si sente attratto da esseri così diversi e particolari, ero curiosa di vedere la sua reazione vedendomi di persona così risposi dettando delle limitazioni, doveva venire a prendermi, saremmo andati un po’ in giro in auto senza scendere rimanendo in zone trafficate ed avremmo solo parlato. Accettò!
Mi ero spinta troppo oltre? Arrivò una nuova mail con il suo n° di cellulare “ Se vuoi chiamami! O manda un WhatsApp per il giorno, ora e luogo dove devo venire a prenderti. Non vedo l’ora d’incontrarti!” Era così deciso e determinato da spaventarmi. Ma ero anche terribilmente attratta ed intrigata da quella situazione. Dovevo essere completamente impazzita, non solo avevo pubblicato mie foto su un sito d’incontri ma avevo anche accettato un appuntamento con un uomo e, quello che era peggio, contro ogni logica pensavo di andare. Fino a quel momento avevo pensato di flirtare per gioco e che mai avrei avrei accettato d’incontrarlo, mi ripetevo che era solo la curiosità a spingermi e che per soddisfarla era necessario vestirmi da donna. Chiesi altro tempo!
Il sabato andai in un centro commerciale a fare spese e passando davanti ad H&M pensai a cosa avrei, ipoteticamente, indossato per incontrare Maurizio. Entrai, girovagai e quando tornai a casa avevo le gambe molli, tremavo per l’emozione e la vergogna, avevo comprato una mini in pelle nera, una camicetta bianca con un volant davanti, un cardigan nero aperto, collant neri, reggiseno preformato con ferretto e tanga abbinato. In profumeria facendomi coraggio avevo chiesto alla commessa tutto il necessario per il trucco, aveva scosso la testa con sorriso sardonico ma aveva fatto il suo lavoro, avevo preso anche degli orecchini con pendente, una collana e un bracciale oltre che due anelli. Mentre pagavo mi sembrava di avere il viso in fiamme. Quasi senza rendermene conto avevo ceduto alle mie fantasie. Presi il cellulare e mandai un messaggio “ Stasera alle 20.30, via xxxx. Dammi conferma. Livia”, immediata la risposta “ Sarò puntualissimo. Quando sono davanti al portone invio un messaggio. Non vedo l’ora di conoscerti.“ il messaggio era seguito da cuoricini e faccine che inviavano baci. Ma che cazzo stavo facendo? Alle 15 cominciai a prepararmi, mi rasai e depilai gambe e braccia, feci una doccia e sedutami davanti allo specchio accesi il pc. Con l’aiuto di un tutorial mi truccai. Fu quasi divertente se non fosse stato che più volte dovetti ripulirmi il viso e ricominciare. Finalmente passai il rossetto sulle labbra, la cosa più complicata era stato sfumare l’ombretto e mettere la matita. Il volto riflesso non sembrava neanche il mio, era quello di una ragazza con degli occhioni luminosi e labbra carnose colorate di rosso. Mi carezzai delicatamente il viso come per sincerarmi che fossi realmente io. La ragazza mi aveva dato delle unghie da applicare, ci persi tempo, le limai e infine le colorai di rosso. Mi resi subito conto quanto fosse complicato usare le mani con le unghie lunghe quando infilai il tanga e subito dopo il collant rischiando di romperlo. Ora dovevo imbottire il reggiseno preformato ed usai dei calzini Guardai l’ora era tardissimo e non ero pronta tra 15 minuti sarebbe arrivato. Indossai la gonna e la camicia, infilai gli stivaletti con tacco di 10 cm in pelle nera che avevo trovato in un negozio di cinesi misura 41 ed arrivò il messaggio “ Sono sotto casa, ti aspetto! La mia auto è una BMW serie 4 nera!” nel leggere mi tremarono le gambe, risposi “ Scendo tra 10 minuti!” andai in bagno e armata di spazzola e phon diedi una forma ai capelli misi anelli,collana, bracciali e orecchini e poi caracollando sui tacchi alti presi la borsetta che avevo comprato insieme alle scarpe, dentro avevo messo portafoglio, chiavi di casa e cellulare. Mi girai verso lo specchio per darmi un ultimo sguardo e vidi Livia! Da uomo pensai che era carina, alta ed aggraziata con un viso attraente e smaliziato. Tentennai poi un ultimo respiro profondo e infilato il giubbotto di pelle uscì. Speravo di non esser vista e fui fortunata. In strada un grosso SUV nero era fermo in seconda fila, mi avviai verso l’auto i tacchi risuonavano sull’asfalto. Giusi all’auto, il finestrino era abbassato e Maurizio disse “ Livia?” Assentì e lui aprì la porta salì sull’auto. Solo in quel momento compresi l’enormità del mio passo, ero in strada con uno sconosciuto, vestita da donna. Tremai al pensiero di quello che poteva accadere. Maurizio partì ed esordì con “ Desideravo tanto incontrarti, scusa se lo dico ma dal vivo sei molto più bella che in foto” Finalmente mi girai a guardarlo, sorrideva emozionato. Sembrava sincero e mi guardava affascinato, mi sentì gratificata “ Non dovevo venire, sono imbarazzatissima! E’ la prima volta sai?”” Disse che ero magnifica e cominciò a parlare, non ascoltavo persa come ero nei miei pensieri e nel vortice di emozioni e sensazioni che provavo. Il freddo sulle gambe scoperte, la camicetta che si tendeva ad ogni respiro, il reggiseno che stringeva il torace, il filo del tanga che si era insinuato tra le natiche, le scarpe alte che mi costringevano a tenere le gambe unite di lato e vedevo il suo sguardo cadere sulle gambe coperte dalla gonna corta, il suo toccarmi il braccio o la mano con fare fintamente distratto. Mi piaceva essere Livia inutile negarlo. Stavo apprezzando tutto questo quando Maurizio si fermò, eravamo al Gianicolo ed era ormai notte, l’illuminazione era scarsa in quel punto, scese e mi aprì lo sportello, scossi la testa “ Su non avere paura, c’è pochissima gente!” Mi prese la mano aiutandomi a scendere. Nessuno fece caso a noi, eravamo una coppia come le altre così ci avviammo camminando sul brecciolino e non avendo dimestichezza con i tacchi alti inciampai ma fu pronto a sorreggermi. I nostri visi si trovarono a pochi centimetri e quasi naturalmente la sua bocca incontrò la mia baciandomi. Il suo gesto inaspettato non mi aveva lasciato il tempo di evitarlo. Ero sbigottita e stupita ma non dal bacio ma dall’intimo piacere che avevo provato nel riceverlo. Mi aveva lusingato e fatto sentire per la prima volta nella mia vita donna. Mantenne il braccio intorno alla vita e riprendemmo a camminare, apprezzavo sentire la stretta del suo braccio intorno alla vita e mi resi conto che camminavo ancheggiando attribui l’andatura ai tacchi alti. Ci fermammo accanto ad un muretto per ammirare il panorama, mi ci appoggiai e lui stavolta fece per abbracciarmi. “ No!” dissi allontanandolo e si discostò qualche centimetro, mi prese sotto braccio e tornammo all’auto. Senza partire riprese a parlare di me e di noi di quanto si sentisse attratto da me e il suo braccio lentamente scivolò sulle mie spalla, delicatamente mi attirò e il suo viso si avvicinò pericolosamente “ No, ti prego no!”, non dette ascolto alle mie preghiere. La mano si posò sul mio mento e le sue labbra toccarono le mie, ne sentì il calore poi la lingua premette e cedetti ad un bacio profondo e travolgente. Ogni traccia del mio io maschile era sparita, esisteva solo Livia e mi abbandonai tra sue braccia. In quegli istanti ogni remora, ogni vergogna era sparita volevo stare tra le sue braccia, mi sentivo irretita e quando la sua mano si posò sulle mie gambe fino a salire fin quasi all’inguine le serrai e lui la spostò sul fianco e poi sulla natica. Ormai non ero più in grado di opporre nessuna resistenza. Prese la mia mano e la pose sulla patta, per qualche secondo rimasi bloccata e lui abbassò la zip tirando fuori il suo cazzo. Lo shock che provai fi superato dalla curiosità di guardare il suo cazzo e provai il desiderio di toccarlo. Era duro, grosso, percorso da nervi e vene pulsanti ma la cosa più stupefacente era il rosso della cappella umida. Quasi inconsapevolmente con mano tremante lo impugnai, feci quello che mai avrei pensato possibile fare. Mossi la mano qualche volta poi attratta come un ape dal polline chinai la testa e lo presi in bocca. Succhiai e mossi la testa, amavo sentire la mia bocca piena della sua virilità, pose la mano sulla nuca e assecondò i miei movimenti. Leccavo l’asta fino alle palle per poi riprenderla in bocca, sentivo il suo respiro ansante e le sue mani sul mio sedere. Dopo un non so quanto la mano premette forte sulla nuca e un getto di liquido denso e scivoloso mi riempì la bocca, serrai le labbra sul cazzo per non far scivolare fuori niente e quando Maurizio mi lasciò libera mi rialzai, aprì lo sportello e sputai in terra il suo piacere. In quell’istante provai vergogna di me stessa. Ma che avevo fatto? Cosa ero! Maurizio si ricompose e mi offrì un fazzolettino di carta. Disse qualcosa poi lo sentì mettere in moto e solo allora ebbi il coraggio di guardarlo e di dire “ Scusami, non dovevo, non lo avevo mai fatto. Ti prego riaccompagnami a casa!” Fu gentile non parlò e mi riportò a casa, scesi dall’auto e lo salutai con un gesto. Entrai in casa e andai in camera mi specchiai sulle labbra nessuna traccia di rossetto, in bocca avevo ancora il suo sapore, ero sconvolta. Mi spogliai, mi struccai e lavai i denti facendo sparire ogni traccia di Livia e di quello che aveva fatto. Non riuscivo a prendere sonno, rivivevo ogni momento di quella serata, ricordavo il sapore e il piacere che avevo provato senza riuscire a capacitarmi della cosa.
La domenica mattina ancora ero ancora scossa. Alle 11 ricevetti un messaggio “ Passo alle tre, fatti trovare pronta, un bacio!” Risposi che non era possibile, che era stato uno sbaglio. La mattinata corse via, avevo sistemato le cose di Livia in busta per gettarle via decisa a porre termine a quella follia. Un errore si può commettere ma perseverare è da stupide!
Alle 15.30 suonò il campanello di casa, ero in pantaloncini e t-shirt pesando a chi potesse essere aprì la porta e davanti a me c’era Maurizio! Cercai di chiudere ma entrò a forza. Mi squadrò da capo a piedi “ Non accetto un no. Non puoi farmi questo, illudermi così!” Gli risposi che era matto, che non avevo illuso nessuno e poi non vedeva che ero un maschio? A quest’affermazione sbottò in una risata “ Tu maschio? Ma non vedi come sei vestita, quei pantaloncini stretti, le gambe levigate e la maglietta che ti sta come una seconda pelle, manco ti accorgi che ti sei vestita come una donna? Ora preparati che usciamo” m’intimò.
Chinai gli occhi, i pantaloncini erano strettissimi tanto che li sentivo tra le natiche, la maglia era aderentissima al punto che si vedevano i capezzoli turgidi ed ero a piedi nudi sulle punte. Un pensiero mi folgorò, aveva ragione inconsciamente mi ero vestito a quel modo. Con autorità ribadì ” Fai presto!”. Quasi intimorita dal tono deciso ed imperativo corsi in camera e mi truccai, ci volle del tempo ma riuscì a farlo decentemente, indossai le stesse cose della sera prima non avendo altro e quando lo raggiunsi mi sentì in dovere di scusarmi per questo. “ Vorrà dire che oggi faremo shopping!” disse deciso. Uscimmo di casa e ogni mia perplessità accanto a lui ora spariva, mi sentivo donna e non temevo gli sguardi della gente. Mi piaceva camminare sui tacchi, sedere ed accavallare le gambe, mi divertiva osservare gli sguardi degli uomini pieni di desiderio posarsi su di me, la sua forza di volontà mi metteva in soggezione spingendomi ad assecondarlo ma la cosa peggiore era che mi attraeva. Al centro commerciale entrammo da H&M e prendemmo due gonne, dei leggings di cui uno in pelle nera, maglie e felpe, pantaloni elasticizzati, reggiseni, tanga, calze e collant e scelse per me un body trasparente. Mi rifiutai di provarli nel camerino ma il suo sguardo mi fece desistere e con un grande imbarazzo entrai sotto lo sguardo annoiato di una commessa. Quando uscì dal camerino dopo aver ricevuto la sua approvazione su ogni capo obbiettai che non avevo tanti soldi da spendere e disse che erano un suo regalo e pagò. In un negozio di calzature scelse un paio di stivali a tacco alto. Con le buste in mano raggiungemmo l’auto e mi portò a cena in un ristorante elegante. Sentivo gli occhi della gente su di me al punto che gli chiesi sottovoce “ Avranno capito che sono un travestito?!” Lui disinvoltamente rispose “ No è che la gonna ti è salita quasi all’inguine è per questo che ti guardano!” Arrossì e feci per abbassarla “ No! Lasciala così mi diverte vederli sbavare!” . Dopo cena mi riaccompagnò a casa e carichi di pacchi entrammo in casa. Gli offrì da bere ma lui mi abbracciò e mi baciò con trasporto. Mi carezzava sotto la gonna stringendo i glutei. Fu quando disse ” Ti desidero” che compresi le sue intenzioni. Mi allontanai “ Quello no! Sono vergine, non chiedermelo!” Il suo sguardo severo mi rimproverò, si avvicinò e mi baciò ancora e lo lasciai fare non riuscendo a rifiutarglielo. Mi spinse sul divano e m’invitò a toccarlo. Dopo un po’ che lo masturbavo chinai la testa e lo presi in bocca, mi entusiasmava sentire la sua virilità. Per qualche minuto mi lasciò fare poi mi fece sollevare “ Spogliati!” Mi alzai, abbassai la zip della gonna e la lasciai cadere a terra, lentamente sbottonai la camicia poi la gettai via rimanendo davanti a lui in piedi sui tacchi alti in reggiseno e collant. Mi fece sedere sulle sue gambe e sentì sul sedere il cazzo duro, mossi avanti ed indietro il bacino in una sorta di carezza sul cazzo mentre lui mi stringeva i glutei, due dita s’infilarono nel collant abbassandolo e il suo cazzo venne a contatto con la mia pelle. Mi sollevai leggermente “ Ho detto no!” cercai d’impormi ma la sua replica fu “ Non fare l’ipocrita, lo so che lo vuoi, ti piacerà!”. Avevo paura, ma aveva ragione non so perché ma lo desideravo e lasciai che mi divaricasse le natiche e passasse la cappella nel solco. Alcuni brividi di piacere corsero sulla mia schiena. Dopo qualche minuto disse “ Non hai qualche lubrificante?” Mi alzai e tornai con un flacone di gel, ne spalmò un po’ su di me indugiando un po’ sulla passerina e sul suo cazzo . Mi rimisi seduta sopra di lui, un dito carezzò il buchino poi entrò dentro, protestai ma non gli dissi di toglierlo, sentivo il dito scorrere dentro di me ed ormai i sensi avevano il sopravvento sulla ragione. Lo spinse fino in fondo, mi fece un po’ male ma non protestai. Lo tolse “ Mettiti a cavallo su di me!” eseguì l’ordine e qualcosa di caldo e grosso si posò sul buchino, mi ordinò di metterlo dentro, mi sollevai un poco, portai la mano dietro impugnandolo cercai di rilassarmi e mi calai su di lui, la cappella forzò, sentì dolore e feci per rialzarmi ma le sue mani mi bloccarono in vita e spinse verso l’alto, la cappella entrò completamente violandomi. Restai immobile senza fiato per l’inatteso dolore e forse urlai, si fermò e restammo così per alcuni secondi. Mi faceva male ma lasciai che mi penetrasse completamente, lo sentivo squassarmi, premeva in alto nella pancia ormai ero aperta e dilaniata, il mio sedere era schiacciato contro il suo bacino era tutto dentro di me. Respiravo forte, mi mossi piano e lo sentì scorrere, il dolore scemava mentre il piacere saliva. Lo tirai fuori, mi lubrificai ancora e poi lo rimisi dentro. Ad ogni colpo che andava in profondità sentivo dolore misto a piacere. Non so quanto durò quel gioco so solo che mi bastò sfiorare la pisellina per provare un piacere sconvolgente, diverso da quello che fino ad allora provato scopando con una donna, più intenso, più profondo e completo. Venni copiosamente imbrattando tanga e collant. Lui aumentò il ritmo e dopo pochi istanti un fiotto caldo si riversò dentro di me. Eravamo appagati ed estenuati. Avevo ancora dolenzia ed andai a lavarmi accorgendomi che da dentro di me usciva il suo seme. Ero compiaciuta e soddisfatta.
Dopo tre mesi decise che dovevo andare a vivere con lui. Pretese ed ottenne che fossi Livia sempre 24 ore al giorno. Dovetti abbandonare lo studio e divenni la sua compagna. Avevo 22 anni quando mi pose davanti ad una scelta, ho facevo la plastica al seno o tra noi era finita. Ormai ero totalmente soggiogata e sua succube che feci l’intervento, quando uscì dalla clinica avevo una terza abbondante ma la cosa che maggiormente mi stupì era la sensazione di peso e di movimento che percepivo quando camminavo o mi piegavo oppure quando mi scopava le vedevo agitarsi e muoversi era strano ma pian piano mi abituai. Quell’estate al mare volle che prendessi il sole senza reggiseno esponendomi alla vista di tutti, mi vergognavo ma ormai era lui a decidere per me, gli piaceva mettermi in mostra come se fossi il suo cagnolino da esposizione. Aveva fatto correggere i miei difetti, naso nuovo, liposuzione punto vita e fianchi, ovviamente il seno, ogni mia parte del corpo ora era completamente depilata, parlavo in modo femminile e mi muovevo con grazia e femminiltà, i miei capelli erano stati decolorati, ero bionda con capelli lunghi fino alle spalle, l’uomo che ero stato non esisteva più se non sui documenti.
A Febbraio 2016 si stancò di me. Mi lasciò dandomi 5000 euro e mi sbatté fuori di casa, non ero sua moglie e non mi spettava un assegno di mantenimento, disse che era stato buono a darmi i soldi e a pagarmi le spese per la mia trasformazione. Affittai un monolocale in estrema periferia, cercai lavoro ma vista la mia condizione le uniche proposte che mi fecero furono di andare a letto con loro con la promessa di un lavoro futuro. Ero depressa ed incazzata. Fu così che iniziò la mia nuova vita ma questa è un’altra storia.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all’autore del racconto – Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell’autore.
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