““ questo è per farti capire quanto ti amo…grazie ancora amore”…”
Nel chiacchiericcio, tra una pietanza e l’altra, si rideva e si scherzava.
Io le ero accanto e lui di fronte. Aveva negli occhi lo stesso luccichio dei primi tempi da fidanzati. Si scambiavano occhiatine e sorrisetti. Arrossamenti e occhi abbassati. Lui era sempre più audace, ed io sempre più silente. Lei magnetica. Era tanto tempo che non era così bella e la conversazione a tre diventava mano a mano un dialogo a due.
Quando, tra gli spaghetti allo scoglio e la frittura, lui andò in bagno lei mi disse grazie. Mi disse che mi amava tanto, che ero il suo amore unico e le stavo facendo un regalo bellissimo; mi prese la mano “senti amore, senti che lago”. Io ritrassi le dita bagnate quasi subito, guardandola con lo stupore di un gesto che mai le avevo visto fare.
Dopo il caffè e l’amaro lui mi disse “paga il conto che noi ci avviamo fuori”. Cercai in lei un cenno d’intesa e mi fece capire che, si, io dovevo andare, da solo, a pagare il conto e loro, insieme, si sarebbero avviati fuori. Non avevo immaginato che sarebbero andati mano nella mano. Il cassiere quando mi vide mi chiese se stavo bene. Non risposi. Sotto la coltre dello spaesamento c’era un’ eccitazione strana, diversa. Nuova.
Pagato, uscii fuori. Stavano abbracciati con le teste distanti, ma i corpi ben aderenti, a ridere di non so cosa. Forse di me? Non lo so. Non so nemmeno se sono convinto di continuare a giocare, ma come potrei interrompere tutto questo? Non saprei come e non ne avrei nemmeno il coraggio, pensai. “ vai a prendere la macchina tesoro” mi fece lei mentre stavo imbambolato a guardarli.
Mentre andavo pensai che avevo immaginato tutto diverso. Mi ero immaginato di essere più coinvolto. Credevo che sarebbe stato un gioco “ di gruppo”; invece tra loro era nata un’intesa difficilmente prevedibile. Ed io? Che potevo fare, oltre avere il privilegio di osservare tutto? Infondo lei mi ama, mi dissi. Me lo ha detto anche stasera. Mi ha ringraziato. Sono un marito fortunato, infondo. Ho una moglie bellissima, che mi ama, e che ha accettato di infilarsi in una situazione in cui io l’ho spinta. Io le ho chiesto di conoscerlo. Io ho dato a lui il suo numero. Io ho confidato a lui cosa le piace e cosa non. Lei ha solo accettato. Cosa posso volere di più? Solo, non credevo di essere qui in macchina, solo, andando a prendere loro due.
Si erano incamminati verso di me, per farmi fare meno strada con la macchina, forse. Lo scoprii quando li trovai lungo la strada, lei appoggiata con la schiena al muro di un palazzo e lui addosso che la baciava tenendola per le mani. Potevo quasi vedere le loro lingue intrecciarsi. Potevo quasi sentire nel naso il suo odore. Quello che normalmente emana quando è così eccitata e bagnata. L’odore intimo della mia donna, che adesso lui baciava sul collo e le faceva tenere la bocca aperta e gemente.
Mi fermai con la macchina e li chiamai. Invano. Li chiamai di nuovo. Niente. Chiamai mia moglie per nome “Rossella…Rossella…?” Niente. Erano troppo occupati. Sentivo il fiatone di mia moglie fin dentro la macchina. Lui se la stava slinguando in maniera oscena per strada, e lei, anziché fare la timida come aveva sempre fatto con me, miagolava ad alta voce senza ritegno.
Mentre due ragazzi sulla ventina passavano sul marciapiede accanto a loro, curiosi di vedere fin dove si sarebbero spinti, Rossella, che al contrario di quello che pensavo si era accorta di me, mi disse “ si amore, un minuto e arriviamo”. Proprio mentre passavano quei due sbarbatelli, che si guardarono tra loro, ridacchiando di me, di sicuro.
Lui le aprì lo sportello e salirono in macchina, dietro. Mentre guidavo davo un occhio alla strada ed uno allo specchietto, sbagliando strada per ben tre volte. Pietro, il nostro amico, continuava a dirmi “ che moglie che hai, è superba. Sei un uomo fortunato. Non ti farò pentire di avermi scelto”. Ed io, più che pentirmi non sapevo più cosa aspettarmi. È vero, era un gioco e sarebbe finito, ma avevo perso totalmente il controllo su di lei, su di lui, persino su di me. Non capivo più. Sapevo solo che tutto quello che stava accadendo mi sconquassava; mi si torcevano le budella mentre mi si drizzava il cazzo. E non avevo ancora idea di quello che poi sarebbe successo arrivati a casa nostra, nel nostro letto matrimoniale.
Dopo una curva a gomito verso destra, tornai a puntare lo specchietto, ma lei non c’era. Non la vedevo più. C’era solo lui che, a gambe divaricate, teneva le braccia dietro la testa e gemeva ad occhi chiusi. Dopo un altro bel curvone pieno d’ansia, scoprii che lei c’era eccome, solo che essendo chinata, del tutto piegata si di lui, intenta a leccargli il cazzo, non la vedevo. Dallo specchietto vedevo solo Pietro che si godeva il lavoretto di mia moglie. Tra l’altro, ebbe anche modo di aprire gli occhi, il porco, controllare visivamente di come si prendeva cura del suo attrezzo la mia Rossella, scorgere il mio sguardo riflesso e farmi l’occhiolino, come a dire “ complimenti, è proprio brava”.
Parcheggiai. Scendemmo dalla macchina e mentre stavo assicurandomi di aver chiuso a chiave lei mi si avvicinò da dietro. Stava per mano a lui. Con l’altra mi prese sotto il mento e mi diede un bacio. Si strusciava e mi baciava senza lasciare la mano di Pietro. Ed io, invece del suo solito profumo di femmina, le sentivo addosso un odore diverso. E la sua saliva era più acidula del solito. Non era l’odore della mia Rossella, era un misto. “ questo è per farti capire quanto ti amo…grazie ancora amore”. Si girò verso di lui e a braccetto proseguirono verso il portone di casa per attendere che io aprissi. Mentre entravamo Pietro mi disse, con lei che si era leggermente avvantaggiata su per le scale “grazie Mirko, sei un amico. Stasera te la trombo a dovere. Ti faccio godere di un grande spettacolo” grazie a te amico mio, pensai. E mandai giù un litro di saliva.
[Continua
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