“Il volto della sua amica è bello e mi eccitava ripulirlo con la mia lingua, baciarlo, pulirlo con cura, finché lei non ha cominciato a ridere:
“È proprio…”
Il Padrone ama proprio esibirmi, darmi in uso ad altri Maschi.
“Io sono il Padrone, tu sei la MIA cagna. Perciò io godo di te ogni volta che ne abbia voglia e quando non ne ho voglia ti offro ai miei amici e a chiunque abbia voglia perché tu, tu sei un animale da piacere. Non ha senso tenerti a far la muffa e, soprattutto, voglio che tu non ti aspetti che io sia sempre presente: tu sei la mia cagna ma io non sono “il TUO” Padrone”, mi ripete spesso.
Con questo pensiero mi sveglio. Sono ancora su un letto.
Sono da dieci giorni in giro per l’Italia e parte dell’Europa con lui a servirlo costantemente, come docile sissy di servizio per la cucina o l’armadio; come cuscino su cui appoggiarsi se il divano della stanza è troppo profondo o come puff su cui riposare i piedi se stanco della giornata mentre guarda un film; come autista quando è stanco di guidare e invece accovacciata con la bocca attorno al suo sesso quando ha voglia di guidare e con una mano tiene il volante e l’altra la mia testa mentre il suo sesso cresce dentro di me, viene, si rilassa ancora, e poi di da capo se il viaggio è lungo e il Padrone ha voglia che la mia bocca sia la guaina in cui riposa il suo sesso; come femmina per cucinare nuda sui tacchi e con il corsetto stretto tanto da far mancare il fiato e il collare sempre indosso con il guinzaglio che è arrotolato al collo quando non nella sua mano, in un rapporto 24/7 in cui lui controlla con quel guinzaglio ogni mio momento, compresi quelli intimi del bagno, della pulizia e del sonno.
Mi fa stare tutto il tempo nuda con degli stivali con il tacco quindici – senza alcuna zeppa all’anteriore, ovviamente – e intendo letteralmente tutto il tempo perché li ho tolti solo per le regolari docce di pulizia in attesa dei Maschi.
E quanto li tolgo mi sembra così strano, camminare in quella maniera, sentirmi così bassa e sgraziata…
“Questo è il tuo abito, cagna: gli stivali, il guinzaglio e una mente altrettanto nuda.” – mi spiega ogni volta – “non pensare, perché per te penso io. Non decidere alcunché, perché sei un mero animale di semplice piacere e saranno i Maschi a decidere cosa vogliono e tu devi solo compiacerli, farli godere, prestare il tuo corpo e quelle due splendide bocche all’uso che Loro riterranno. Capisci?” mi dice con voce pacata, in più occasioni, durante questi giorni di addestramento.
Io annuisco soltanto, abbasso lo sguardo e assumo la posizione di attesa in attesa dei Suoi ordini.
L’orologio del Padrone suona un bip leggero a ogni ora – spesso sono solo le sei del mattino, o è il primo pomeriggio, o dopo cena; ho perso il senso dello scorrere del tempo e di che ora del giorno sia perché a volte le sessioni di addestramento durano la notte intera e poi dormo di giorno o dormo cicli di due ore ogni quattro o cinque ore di sessione di addestramento – sento quel bip e con attenzione sposto la mia testa fino a raggiungere il suo sesso perché in questi giorni l’addestramento richiede che qualora io lo trovi già sveglio allora inizi a occuparmi di quello con baci, carezze e con la lingua, senza però mai prenderlo in bocca, mentre qualora non lo sia ancora che io faccia del mio meglio per risvegliarlo dal suo sonno con attenzioni sempre comunque non invasive, cui non sono autorizzata, e attenda impegnata in questa attività fino a quando la mano del Padrone non mi afferri la testa e sollevandomi per i capelli mi apra la bocca e affondi con il suo grosso cazzo fino in gola o qualunque altra cosa Lui decida.
È già ritto, e l’odore di Maschio del Padrone mi riempie la gola. Sospiro. Respiro profondamente e inizio a baciarlo e leccarne la base, l’asta, l’angolo tra le belle palle ben disegnate e l’attacco della coscia. Arriva già la sua mano che mi prende la testa. Rilasso il collo, stringe la presa sui capelli e mi solleva la testa.
Apro la mia bocca quanto più posso e lo accolgo.
Prendo bene fiato prima, perché so che gli piace stare lì dentro, fino alla gola, muoversi, farmi magari venire accenni di conati di vomito – che controllo sempre meglio – ma comunque non oserei mai tirarlo fuori dalla bocca e dalla gola, perché quella bocca e quella gola sono SUE, e ne farà ciò che vuole finché ne avrà voglia.
Ieri, forse perché era ancora molto eccitato dalla notte precedente o da qualche sogno, ha usato la mia bocca fino a quando non l’ha letteralmente riempita della sua crema. Non ho fatto errori, né ingoiarla né lasciarla uscire finché non me l’ha ordinato, quella volta.
E che maestria, il Padrone: ha usato la mia gola di cagna fino a venire ma ha arretrato il suo grosso cazzo un attimo prima, quel tanto indietro da potermi riempire la cavità orale invece di spruzzarmi il suo sperma direttamente in gola. Ero talmente eccitata da quel suo potere di controllo che ho iniziato a vibrare.
“Adesso ingoiala, cagna. Sarà la tua colazione.” Mi ha detto lasciandomi i capelli che stringeva nella mano sinistra mentre depositava la crema sulla lingua.
L’ho ringraziato con un cenno del capo, dopo essermi nutrita, poi ho messo di nuovo la mia bocca a guaina del suo cazzo, che era diventato più morbido ma ancora grosso e mi sono addormentata.
Ma oggi continua a scoparmi la gola, non è ancora venuto. A volte al mattino ci vuole più di un’ora.
Sento la sua presa sul guinzaglio, svolge le spire attorno al mio collo, mi tira, vuole che mi volti. Obbedisco al suo desiderio troppo lentamente e la sua mano atterra tesa, con violenza sulla natica. E sull’altra. E di nuovo. E nuovamente. Sento le sue dita nodose atterrare e sento punture di aghi nel cervello a ogni colpo. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci volte.
Un mugolio è quanto mi concedo. Nello stesso tempo in cui riprendo coscienza della situazione quest’ultima è già cambiata: è dietro di me, il suo cazzo dritto punta tra le mie gambe, ha afferrato la coscia sinistra e con la mano destra ha preso una noce di lubrificante perché sento il cambio repentino di temperatura del gel, freddo, che mi impone quando non vuole attendere che io mi bagni da sola.
E dopo un istante sento il suo sesso dentro quella bocca ingorda tra le mie gambe e mi scuoto in una vibrazione e inizia ripetutamente a fare dentro e fuori con un ritmo possente, così possente che faccio fatica a restare nella posizione a quattro zampe in cui mi aveva messa.
I colpi e i miei mugolii hanno avuto un effetto positivo: si sono svegliati gli altri due amici del Padrone, che dormivano nella stanza affianco e ora non oscillo più avanti e indietro sul letto perché, mentre il Padrone occupa la bocca tra le mie gambe, il più grosso dei suoi due amici ha iniziato a occuparsi dell’altra bocca e sento il suo sesso che, a ogni colpo, si gonfia nella mia gola.
“Vieni, dammi una mano, ché uno solo è troppo poco” sento il Padrone dire al terzo e il Biondo – come l’ho soprannominato tra me e me giacché il Padrone non mi dice mai i nomi dei Maschi a cui mi dà da montare poiché “a una cagna non serve sapere il nome dei Maschi che la vengono a coprire” – il Biondo si infila sotto di me.
AH! Mi strappa un gemito.
Quel suo cazzo dritto e bello largo si è affiancato a quello del Padrone dentro la bocca tra le mie gambe aprendola con un colpo secco. Si è accomodato abbastanza con facilità , perché con il passare dei giorni quella mia bocca diventa sempre disponibile, perché io divento sempre più veloce a bagnami, ad aprirmi, sempre più rapida a lasciare che i tanti Maschi cui sono stata data in uso in questi giorni trovino la via del piacere tra le mie carni, ma l’ho sentito benissimo… li sento benissimo, ogni volta…
Mi abbandono, so che l’unica cosa da fare è cedere. Cedo ogni resistenza, lascio che godano delle mie bocche, del mio corpo nudo vestito solo degli stivali coi vertiginosi tacchi a spillo e il collare con il guinzaglio ancora nella mano del Padrone.
Il Padrone e il Biondo mi aprono quella bocca a turno, coi loro grossi cazzi a stantuffo, chiudo gli occhi, e l’altra bocca vorrebbe gridare un urlo senza voce – il Padrone vuole che io faccia sentire quanto sto godendo solo quando decide lui, e in questi giorni mi addestra a urlare piacere ma muta – ma l’altro suo amico, “il Grosso”, mi sta afferrando la testa dalla mandibola, la spalanca ed è un continuo dentro e fuori sulla mia lingua con quel suo cazzo a forma di butt-plug, corto e tozzo ma di non meno di sei centimetri di diametro. Respiro. Sospiro. Di più non posso fare. Mi lascio godere.
Sento che la colazione sta per arrivare perché sia il Grosso che il Biondo ansimano sempre più forte – il Padrone è un Uomo Perfetto, la fa sempre a comando, quando vuole, e quindi mi darà la sua crema quando vedrà che anche gli altri sono pronti, consumati dalla voglia e dal mio corpo lussurioso e accogliente – e io ne ho voglia, ne voglio ancora, non ricordo quanto tempo è passato dalla volta precedente ma in questi giorni mi sembra quasi d’essermi nutrita solo di quello, della loro voglia, del loro godere, del loro sperma e mi sembra che non mi basta mai.
Adoro sentirmi così.
Presa così dai Maschi. Posseduta liberamente, senza altra pretesa che quella di essere il loro godimento.
Per questo quando il Padrone mi lascia andare al bagno io pulisco le mie bocche con cura, intimamente, con il doccino, per questo rimuovo ogni pelo dal mio corpo e mi vesto di nudità e sottomissione con il collare che il Padrone mi ha messo al collo e gli stivali con cui devo muovermi. E la coda da cagna infilata tra le mie carni, da tenere sempre lubrificata con cura perché possa essere infilata e sfilata a ogni desiderio, del Padrone, dei Maschi, delle loro amiche.
Perché mi prendano così. Perché il mio corpo – il mio abito da schiava – stuzzichi le loro fantasie e abbiano voglia di realizzarle proprio sul corpo di quella cagna: io.
Come quella volta quando una delle amiche del Padrone ha voluto usare due dei suoi giocattoli assieme al cazzo del Padrone dopo che Lui l’aveva aveva cominciato a scoparla mentre lei mi metteva il rossetto e poi mi baciava. La sentivo cacciare dei gridolini mentre comandava con i telecomandi i suoi due grossi vibratori scuotendomi con violenza, tra quelli e i colpi del Padrone, che infine è venuto e ha ricoperto di crema il volto della sua amica.
Il volto della sua amica è bello e mi eccitava ripulirlo con la mia lingua, baciarlo, pulirlo con cura, finché lei non ha cominciato a ridere:
“È proprio una bella cagnolina, guarda come mi lecca tutta, ora mi lecca anche la mano; mi piacerebbe che me la prestassi, un fine settimana”
“Lo sai, cara, che non la lascio mai sola, nei fine settimana. Prendila in settimana, se vuoi. Può dormire ai piedi del letto, ti scalderà , e al mattino sarà una bellissima sveglia, con la sua lingua, vedrai”.
Non ricordo la risposta di lei.
Il Grosso è il primo.
“Tieni, cagna, prendila tutta in bocca, forza” mi dice e continuando a tenermi la mandibola aperta con forza deposita con due schizzi abbastanza crema da riempire un mestolino.
Penso solo a non farla cadere, tenendola nella bocca mentre ancora il Padrone e il Biondo mi danno colpi da dietro.
Il Biondo ha tirato fuori quel suo grosso cazzo e ora è davanti alla mia bocca anche lui
“Vieni qui” mi dice prendendomi dai capelli.
La sua sborra e quella del Grosso mi riempiono la bocca, io dilato di più la cavità , spingo in avanti la mandibola e inarco le labbra per fare posto a tutto quel liquido denso e attendo quella del Padrone che esce in questo momento dal mio sesso e mi tira a sé col guinzaglio.
“Brava, cagna. Bravissima. Prendi anche questa e poi ingoiala tutta. Sei stata brava. Te la sei meritata”.
Mi afferra per la testa e appoggia il suo cazzo dritto e scappellato sull’arcata inferiore, i denti coperti dal labbro come mi ha addestrata a fare in questi mesi, con due soli colpi rilascia tutto il suo carico all’interno e poi esce e mi chiude la bocca.
Attendo il comando…
“Così. Ora ingoiala”
La mando giù, e con la lingua ripulisco tra i denti, il palato, l’intero cavo orale, ne gusto il sapore e l’aroma e… mi piace. Ne vorrei ancora…
Quando tutti sono soddisfati, se i suoi amici sono felici del mio comportamento e lo fanno sentire orgoglioso il Padrone mi concede di dormire sullo stesso letto in cui dorme lui, in fondo, sul morbido piumone, chiaramente sempre nuda con gli stivali e il collare con il guinzaglio, che lega al piede del letto e con una coperta sopra al corpo e la testa vicina ai suoi piedi. A volte mi lascia appoggiarvi la testa sopra e mi addormento immediatamente, stremata dalle lunghe sessioni della giornata.
Sento il Biondo parlare in piedi con il Grosso mentre sono sdraiata inerme, in posizione fetale dietro al Padrone seduto sul bordo del lettone
“È proprio una cagna meravigliosa”
“Sì. Mi ha fatto venire fame, a forza di scoparla. Chi vuole un po’ di pasta?”
Si alzano, il Padrone ha lasciato il guinzaglio quindi non ritiene che io sia necessaria di là con loro.
Il mio posto è qui.
La luce del tramonto si intravede dalla finestra.
La notte arriverà e torneranno, in due, in tre, o in più di tre.
“Riposa, cagnolina”, sussurro tra me e me, immaginando che sia la voce del Padrone a dirmelo.
Nuda, con gli stivali alti fino al ginocchio, il grosso collare di cuoio e il lungo guinzaglio che penzola lievemente dal bordo del letto e la mia mente totalmente nuda.
L’abito del mio corpo, l’abito della mia mente.
Mi riaddormento.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.