“Com
(quelli volgari saranno subito cestinati)…”
Passai diversi giorni guardando il numero del ‘tecnico della racchetta’ che Ambra
m’avevo memorizzato nel cellulare, senza però aver mai la forza di far partire la chiamata. Decisi anzi di andarmi a comprare un bel completo intimo, che non fosse il classico completo reggiseno e mutandine, ma qualcosa di decisamente sexy da mettere magari sabato sera per vedere se riuscissi a ‘risvegliare’ mio marito Pietro.
Mi recai così al centro commerciale dove trovai quanto cercavo, un bel completo in raso rosa e pizzo nero con tanto di reggicalze, che mi costrinse a prenderne un paio nere visto che usavo solo le collant.
Una volta uscita dal negozio quasi sbattei contro Ian, che sicuramente m’aveva visto mentre facevo quell’acquisto, e si era messo ad aspettarmi fuori.
“Ma guarda chi si vede, la signora Nicoletta !” mi disse fingendosi sorpreso “Chissà che cosa di bello hai preso in questo negozio….”
“Ciao Ian, no nulla di che, una cosuccia….”
Lui però mi prese il sacchetto dalle mani, e gli bastò un’occhiata per capire che era qualcosa di molto sexy.
“Beato l’uomo che ti vede con questo indosso, ma forse l’hai comprato per me, o sbaglio ?”
“Sì cioè no, ecco io ….” balbettai senza sapere in realtà cosa dire.
Lui mi prese sottobraccio e mi condusse verso l’uscita, con me che non solo non m’opponevo in alcun modo, ma che anzi fui quasi felice che fosse lui a prendere l’iniziativa e togliermi dall’indecisione sul da farsi.
“Dove andiamo ?” gli chiesi un po’ stupidamente quando mi ritrovai davanti alla sua auto, un’utilitaria che aveva visto tempo migliori.
“A casa mia, sempre che non vuoi che ti porti a casa.” mi rispose beffardo.
Non so perché ma m’aspettavo un viaggio in macchina con la sua mano fra le mie gambe, ed invece Ian fu a dir poco cordiale parlando soprattutto della musica del suo paese.
Il suo atteggiamento cambiò non appena entrammo in ascensore, quando mi strinse a sé e mi baciò con una passione che non vedevo da tempo. Una volta poi entrati in casa sua, un piccolo monolocale molto pulito ed ordinato, m’indicò il bagno lasciandomi interdetta sul da farsi.
“Mettiti quello che hai comprato.” mi disse come se fosse un ordine.
Ubbidì cercando anche per non so quale motivo di fare in fretta, anche se mi ritrovai a litigare con quel tipo di calze che non ero abituata a portare. Quando finii mi guardai allo specchio, e quella che vidi non era la solita Nicoletta, ma una donna pronta a tutto pur di godere.
Se da un lato avevo paura per quello che mi poteva fare Ian, viste anche le notevoli dimensioni della sua mazza, dall’altro mi sentivo donna come non mi accadeva da anni, fiera del mio corpo e del volerlo usare per dare e ricevere piacere.
Aprii la porta del bagno e subito Ian mi fece un fischio il cui significato era fin troppo chiaro, così m’avvicinai a lui sino a potergli mettere una mano sul petto.
“Sai fare qualcos’altro oltre a fischiare.” gli dissi cercando d’esser il più sensuale possibile.
Lui non mi rispose ma mi baciò con ardore, mettendomi allo stesso tempo una mano sulla natica che il piccolo perizoma che avevo indossato lasciava di fatto nuda.
Mi abbandonai completamente alle sue forti mani, chi toccarono ogni lembo del mio corpo seminudo, facendo crescere in me un’eccitazione tale, che non ebbi alcun pudore nell’infilargli le mie nei pantaloni per tirar fuori l’oggetto dei miei più perversi desideri : il suo gran cazzo.
“Brava la mia signora, adesso fammi vedere quanto vuoi bene al mio cazzo prendendolo in bocca.” mi disse dopo avermi dato un ultimo lungo bacio in bocca.
Ricambiai scendendo con la bocca lungo il suo corpo sino a ritrovarmi la sua mazza davanti alla faccia, allora per essere più comodo m’inginocchiai e dopo avergli afferrato il membro con una mano iniziai a leccargli la cappella. Cercai subito di perderglielo in bocca, ma di fatto mi era impossibile, così continuai a passare la lingua su tutta l’asta, quando non mi soffermavo sulla sola punta, tenendogli però in mano tutto il resto.
Ad un certo punto gli sollevai il membro per potergli leccare i testicoli, che ovviamente erano proporzionati a quello che avevo sopra, e fui quasi rapita da quel forte odore di maschio, che mio marito non aveva mai avuto.
“Per essere una mezza santa sai come tenere in mano il cazzo, ora però vai sul letto che ti voglio scopare come si deve.” mi disse indicandomi la sua camera.
Mi sdraiai sul letto convinta che lui mi saltasse addosso, invece Ian mi sfilò il perizoma per poi iniziare a leccarmi la passera, mandandomi subito in visibilio. Anche se avevo già avuto modo di saggiare le sue capacità nel sesso orale, adesso che eravamo solo noi due, si prese tutto il tempo del mondo per non solo farmi godere della sua lingua, ma eccitarmi a tal punto che lo pregai di farmi sua seduta stante.
“Dimmelo ancora cosa vuoi.”
“Il tuo cazzo dentro di me.” gli risposi quasi urlando quell’invocazione.
Ian mi alzò le gambe puntando la sua mazza sul loro interno, poi poggiò la cappella sulla mia passera ed iniziò a spingere piano piano.
In me si mescolarono subito il dolore per la penetrazione, ma anche l’immenso piacere che mi dava il sentire quella bestia dentro di me, e anche se il primo era notevole, il secondo non fu mai da meno, tanto che non cercai mai di fermarlo. Il ragazzo da parte sua ben sapeva come muoversi, fermando quando le mie smorfie di dolore erano più visibili, per poi riprendere a scoparmi non appena gemevo di piacere.
Sapevo di non essere una masochista, e del resto non provato certo piacere quando mio padre mi sculacciava da bambina, ma quasi non potevo fare a meno di quel sempre più sottile dolore che provavo quando Ian forzava il ritmo, sino a quando scomparve dai miei sensi.
“Adesso fammi vedere quanto ti piace il mio cazzo.” mi disse con tono di sfida sdraiandosi sul letto.
Volendo provare il massimo del godimento m’accucciai fra le sue gambe per lasciare quanta più saliva possibile sulla sua cappella, per mettermi sopra di lui quando capii che l’avevo ricoperta col mio liquido vischioso.
Così lubrificata quella spada di carne entrò in meno quasi senza trovare attrito, col risultato che m’impalai completamente in meno d’un attimo, ritrovando subito quel piacere che avevo lasciato da poco.
Ian poggiò le mani sul mio culo per aiutarmi nel mio sali e scendi, e ben presto iniziai a godere tanto che quasi urlavo senza più alcun ritegno.
“E bravo il mio troione.” mi disse Ian dando un paio di poderose spinte dal basso “Facevi tanto la santarellina e poi guarda come scopi ! Voi donne di mezza età siete tutte uguali, signore di giorno e puttane di notte.”
“Senza quelle come me ti faresti solo delle gran seghe.” gli risposi credendo di poterlo controllare
“Ora mi faccio una sega con la tua fica.”
Ian mi buttò sul letto per poi girarmi per i piedi facendomi mettere carponi, e per un attimo ebbi il terrore che volesse sodomizzarmi facendomi del male. Il porco invece m’infilò di botto il membro nella passera, per poi afferrarmi per i fianchi ed iniziare a scoparmi come un ossesso.
Subito riprovai del dolore, ma ben presto questo scomparve e ripresi a godere anche peggio di prima, mentre lui martellava senza sosta.
“Allora bella signora chi si fa le seghe io o tuo marito ?” mi domandò facendo ben trapelare una certa superiorità nei miei riguardi.
“Mio marito, ma tu non smettere e fammi godere.” gli risposi ben sapendo quello che voleva sentirsi dire.
“Certo che ti scopo così ti rimando da lui con la fica rotta in due.”
Fu una bellissima e per certi versi interminabile cavalcata, durante la quale ebbi diversi orgasmi, uno più intenso dell’altro, sino a quando non fu lui a raggiungere il suo, che mi schizzò in piena faccia facendomi sentire la peggiore delle troie, ma allo stesso tempo la più appagata delle donne.
Non so neanche quanto tempo impiegai a riprendermi tanto ero stravolta, ma alla fine ripresi i miei vestiti per poter tornare a casa, dopo aver rimesso il mio intimo sexy nella sua busta certa che non l’avrei indossato quella sera.
Me ne andai dopo aver salutato Ian che era rimasto nudo sul letto, ben sapendo che quel pomeriggio avevo aperto un vaso di Pandora che sarebbe stato impossibile richiudere.
Quando mio marito tornò a casa cercai di comportarmi come d’abitudine, e forse anche grazie al fatto che era stanchissimo non s’accorse di nulla, cenando quasi di fretta per poi mettersi un paio d’ore al computer e mettersi quindi a letto, dove io fingevo di dormire.
“Mi dispiace averti tradito.” dissi a me stessa quando iniziò come sua abitudine a russare “Ma con Ian provo sensazioni che tu non mi hai mai saputo dare, e del resto non potresti neanche farlo, sempre che anche tu non mi tradisca con qualche puttanella che lavora con te.”
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