“Ero senza auto e per tornare a casa mi sarei dovuto organizzare con i mezzi pubblici…”
Questo racconto è frutto della mia fantasia.
Elena, ex modella alta
1,75, seconda di seno scarsa, gambe lunghe e magre, capelli castani, occhi castani. Oggi ha 45 anni fa la segretaria e si dedica alla palestra per mantenersi in forma. Lei è la segretaria di colui che era il mio capo prima del mio cambio di lavoro. Lui mi è sempre stato antipatico. Il classico ingegnere occhialetto tutto precisino e fiscale; zero flessibilità, zero eccezioni. Forse è anche per questo che ho cambiato lavoro. Lei, Elena se la tira; se l’è sempre tirata e ha sempre avuto una serie di colleghi mosconi che le ruotavano attorno. L’ho definita una profumiera perché l’ha sempre fatta annusare a tutti, ma non l’ha mai data a nessuno. Tornando a Elena, con lei ho sempre avuto un rapporto civile, non ho mai litigato a differenza di altri colleghi e, sempre a differenza loro, non ho mai fatto il moscone. Massimo rispetto e massima distanza. Forse per questo l’ho sempre un po’ incuriosita e quando ha saputo delle mie dimissioni ha voluto augurarmi buona fortuna in modo sorprendente. Uno dei miei ultimi giorni in studio l’ho incrociata e con mia grande sorpresa mi ha chiesto di andarla a salutare prima di lascire definitivamente lo studio.
Detto fattto, il penultimo giorno di lavoro a metà pomeriggio sono andato in ufficio da Elena. Era alla scrivania di spalle e non si è accorta del mio arrivo. “Ciao Elena, eccomi!!” l’ho salutata. E’ sobbalzata, “Non ti aspettavo adesso” mi rispose. “Perchè dovevo venire a trovarti ad un orario preciso” chiesi. “No, è che adesso sono un po’ presa. Facciamo che ti chiamo più tardi e beviamo insieme un tea” mi disse. “Ok, fammi sapere” risposi. Dopo un’oretta circa mi arrivò un messaggio su whatsapp da un numero che non avevo in memoria che mi chiedeva di bere un tea da lì a cinque minuti. Memorizzai subito il numero e andai in ufficio a trovarla. Le tazze erano già ricolme e lei mi stava aspettando. “ti ho mandato un messaggino così possiamo rimanere in contatto e se si apre un’opportunità per me dove andrai fammi sapere. Sai che qui non sopporto più nessuno. Vorrei cambiare aria.” fu il suo sfogo. Parlammo del più e del meno e intanto bevevamo il nostro tea. Il tempo passava e non ci siamo resi conto che ormai erano le cinque e mezza. Elena a quell’ora ha sempre staccato per andare a casa. “Vabbè, allora ti saluto e grazie per il tea. Ci vediamo domani in tarda mattinata” le dissi mentre mi alzavo. Lei si mise il giacchino di jeans e si alzò “Aspetta che io esco e scendiamo insieme le scale” mi rispose. Scendemmo a piedi al piano sotto dove avevo il mio ufficio e ci salutammo dandoci un bacio sulla guancia. In quel momento una vibrazione strana mi percorse la schiena e, nel momento in cui le nostre guance si staccarono, me la trovai di fronte. Fu un attimo. Ci guardammo dritti negli occhi in modo intenso. La vibrazione era più forte e gli sguardi erano intensi. Mi avvicinai a lei e ci offrimmo a vicenda le nostre labbra il bacio fu breve e molto passionale. Ci staccammo e sorridemmo. “Era la mia ultima occasione” mi disse. “Anche la mia” risposi. “Allora ci vediamo domani” e se ne andò.
Il giorno dopo arrivai in ufficio tardi, ormai avevo già chiuso tutti gli scatoloni, dovevo solo caricarli in auto per un ultimo viaggio. Sarei dovuto poi passare da Elena per consegnare tutta la mia dotazione (pc portatile, cellulare ma non il numero che mi veniva lasciato e le chiavi dell’auto, ecc). Verso la una meno qualche minuto entrai nel suo ufficio. Era bellissima. Vestiva una canottiera con infilata sopra una camicia in jeans aperta e una minigonna bianca. mi accolse sorridendo. Inizia a consegnarle quanto avevo portato e le formai i moduli. nel giro di pochi minuti facemmo tutto. “Dove pranzi oggi?” le chiesi. Lei mi disse che avrebbe saltato la pausa pranzo e che sarebbe uscita quel giorno un’ora prima per andare a far compere insieme ad un’amica. La salutai e ci avvicinammo per salutarci ma questa volta ci baciammo subito in modo appassionato. Le passai una mano sulla sua gamba luga e tonica e ele alzai la minigonna per esplorarla più a fondo. Si mise a ridere e mi scostò la man “Non quì e adesso” mi disse e mi baciò spingendomi via delicatamente. Sorrisi e lasciai il suo ufficio col cazzo duro. Me la sarei scopata volentieri. Presi un panino veloce e tornai in ufficio. Ero senza auto e per tornare a casa mi sarei dovuto organizzare con i mezzi pubblici. Verso le due mi arrivò un messaggio di Elena che mi diceva che sarebbe uscita alle sedici ma aveva cambiato programma. se avevo bisogno di un passaggio mi avrebbe accompagnato lei alla stazione.
Accettai ma ci accordammo per vederci un paio di isolati distanti dallo studio per non farci vedere. Anche lei abitava fuori città, nella mia stessa direzione quindi le chiesi di lascirami alla stazione del suo paese così avrei preso il treno da lì. Strada facendo le chiesi il suo nuovo programma per il pomeriggio e mi rispose che era quello di proseguire il nostro incontro in ufficio. Andammo così in un motel. Appena entrati ci buttammo subito sul letto e ci baciammo. Non facemmo in tempo neanche ad accorgerci che ci eravamo già spogliati. Ci abbracciammo einiziammo a baciarci appassionatamente. Le nostre lingue si intrecciavano e le nostre mani esploravano i nostri corpi. Aveva due seni tondi e i capezzoli era già duri. Il mio cazzo stava scopiando e appena Elena me lo prese in mano lo sentii gonfiarsi ancora di più. Le misi una mano in mezzo alle gambe che prontamente si spalancarono. La figa nera era pelosa e curata e già piena di umori. ” Scopami Federico, ho voglia del tuo cazzo” e mi fece spazio tra le sue gambe lunghe e toniche. Le entrai piano, senza sforzo e senza fatica e iniziai a muovermi lentamente. “Ahhhhhh, Elena, sei una gran fica” le sussurrai all’orecchio mentre le leccavo il lobo. “Dai Fede, dai!!!!” mi disse, e io inizia a scoparla con forza. lei mi stringeva forte con le game e con i talloni mi puntava il culo. Godeva sotto i miei colpi e io pure. “Siiii, ahhhh, si Elena, sborroooo”, e li ci fu il pezzo forte. Come un’anguilla mi fece scivolare fuori, me lo prese in mano e se lo puntò in faccia e iniziò a menarmelo fino a farsi riempire la faccia della mia sborra calda. Con la sborra che le colava iniziò a farmi un pompino mentre con la sua mano destra inizò a farsi un ditalino. Il mio cazzo continuava ad essere duro come il marmo e lei lo leccava. La scena che vedevo, inutile dirlo, mi arrapava. Decisi che era arrivato il momento di farla godere come mai aveva fatto in tutta la sua vita. Le tirai in dietro la testa e la feci sdraiare. Le divaricai le gambe e ci infilai dentro la tasta. Con la lingua mi feci spazio tra le grandi labbra e iniza a stuzzicarrle il clitoride. Mi lasciava fare, mentre con una mano ancora umida della sua fica calda giocava con i suoi capezzoli duri. Continuai a leccarla e sentivo il suo piacere aumentare. Ansimava e si contorceva. “Fammi leccare il tuo cazzo” mi disse ma io continuavo a leccarle la fica che ormai era diventata un lago e piano piano iniziai a farmi largo con le dita. “Allora mi bevo a tua sborra” e mentre le infilavo lue dita in figala vedevo dimenarsi e ripulirsi il viso ingoiando la mia sborra. La sua figa era fradicia e gli umori colavano lungo le gambe. Sfilai le ditta e la vidi alzarsi. La bloccai e la feci mettere a pecora. Iniziai a leccarle il buco le culo che si allargava sempre di più senza che io dovessi insistere più di tanto. La feci abbassare e le appoggiai la cappella sul buco dilatato e ben bagnato dai suoi umori. Feci colare della mia saliva sulla cappella e sul buco del culo e iniziai a spingerglielo dentro lentamente. “Aahahhhhhhhh, siiiiiiii. Scopami il culo” mi disse. “Te lo scopo tutto bella vaccona” le risposi e inizia a scoparla. Godeva e si dimenava.
“Ti paiace il cazzo in culo eh”
“Siiiii, dai spingi, mi piace..:”
E me lo scopavo sempre più violentemente. Elena ogni tanto sentivo che gemeva dal dolore ma era in preda alla smania di scopare e sentiva solo il piacere. “Dai, dai porco, socpami che vengooooooooooo” e con la voce rotta dagli scatti iniziò a pisciare i suoi umori. Io non mollavo e spingevo. La sentii cedere sulle gambe ed essausta si sdraiò. Il mio palo era duro e non volevo ancora sborrare.
La feci girare, aprii le sue gambe e vidi la figa più gonfia e più bagnata della mia vita. Le spinsi dentro il cazzo e vidi che esausta recuperava un filo di voce e sorise: “Dai seminami la figa”. Arrapato come uno stallone iniziai a scoparmela. Il mio sudore mi colava e le gocce le cadevano addosso. I nostri corpi sudati scivolavano e dopo una decina di minuti lei riprese a muoversi a scatti. Mi sentii percorrere dai brividi. ero arrivato anch’io. “Si, si, dai Fede….. Vengooooooo” e io dissi “Siiiiii, sborroooooo ah aha ha ah” e gli scaricai nella figa una quantità di sborra mai immaginata.
Uscii lentamente e la vidi alzarsi e sentiii aprire la doccia. La raggiunsi e ci lavammo insieme. La guardai e le dissi che era la scopata più bella che mi era capitata fino a quel momento.
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