Ormai sapeva cosa la aspettava, sapeva quanto sporco stesse giocando Olmo e soprattutto sapeva che, una volta uscita dal suo ufficio, si sarebbe sentita nuovamente umiliata come la volta precedente.
Non aveva parlato a nessuno di quella storia, nemmeno a Marco, il suo compagno di banco al quale, quando le aveva chiesto che tipo di punizione le fosse stata assegnata, aveva risposto con una scrollata di spalle dicendo che Olmo le faceva fare solamente dei ripassi di latino.
Eppure, nonostante avesse provato a prepararsi psicologicamente, era in uno stato di ansia cronico durante quell’ultima ora di lezione, prima di recarsi nell’ufficio del bastardo.
Al suono della campanella aveva programmato una veloce sosta in bagno, con l’intento di svuotare completamente la vescica prima di andare incontro a ciò che l’aspettava.
Si avviò quindi a passi rapidi e ansiosi verso le toilettes del piano in cui si trovava la sua aula. Sapeva che, con tutta probabilità sarebbero stati chiusi. Primo perché le bidelle a quell’ora spesso avevano già fatto le pulizie, e secondo perché altrettanto spesso, Olmo dava ordini precisi di tenerli chiusi.
Provo a spingere la maniglia ma il risultato fu proprio quello previsto. Erano chiusi.
Sbuffando si voltò e fece per dirigersi verso le scale, dove avrebbe raggiunto quelli al piano di sotto, ma qualcosa la fece trasalire.
“Professor Olmo!”, esclamò andando quasi a sbattergli addosso.
“Melania”. “Stavo giusto andando nel mio ufficio, sono sicuro che tu stessi facendo altrettanto”.
Inorridita davanti a quella prospettiva, e accorgendosi improvvisamente di avere una gran voglia di fare pipì, scosse la testa.
“Io…veramente…visto quello che mi aspetta, volevo prima andare al bagno”.
“Sarà necessaria meno acqua così”, tagliò corto lui facendole segno di seguirlo.
“Come?”.
“Seguimi”.
Incapace di aggiungere altro, obbedì.
Per la seconda volta Melania si trovò nel caotico ufficio di Olmo, e prese posto nella sedia davanti alla scrivania, dove una bottiglia di acqua la stava già aspettando.
Pochi minuti dopo stava procedendo con i compiti per casa e lo studio ma, ad ogni bicchiere che ingurgitava, poteva chiaramente sentire la vescica lanciare segnali minacciosi.
Inconsapevolmente iniziò a muovere le gambe su e giù producendo un rumore ritmico da sotto la scrivania.
“Tutto a posto?”.
Solo davanti alla domanda di Olmo si rese conto di ciò che stava facendo.
Si affrettò ad annuire.
“Ci sono state altre persone alle quali ha assegnato questa punizione in passato?”, osò chiedere staccando momentaneamente gli occhi dal libro.
“No. Tu sei la prima. Ho assegnato diverse e svariate punizioni ma con te mi sono spinto oltre. Sento che hai delle ottime potenzialità ma le stai sprecando”.
“Quindi secondo lei aver bisogno di andare in bagno è sinonimo di infantilità ?”.
“No, Melania. Tutti abbiamo bisogno del bagno. Quello che è infantile è che tu non sappia trattenerti”.
“Ma non posso farci niente se…”, iniziò con voce lievemente stridula, ma lui la stoppò con un gesto della mano e le fece segno di procedere con lo studio.
Passarono quaranta minuti fatti di studio e bicchieri colmi d’acqua prima che arrivasse ad uno stadio di disperazione decisamente avanzato.
Le era impossibile stare ferma e focalizzare il cervello su ciò che stava leggendo, ecco perché alzò lo sguardo verso il bastardo.
“Sì?”, fece lui di rimando.
“Mi scappa da morire”, rispose lei in un sussurro.
“Bene, è questo il momento in cui devi imparare a trattenere”.
“Non riesco più a studiare…e sono stanca”.
Era vero. Oltre alla tremenda pisciata, aveva anche fame e voglia di tornare a casa dopo tutte quelle ore di scuola, ma lui sembrava non accorgersene.
“Capisco. Facciamo una piccola pausa allora”.
“E posso andare al bagno?”, domandò ingenuamente.
“Direi di no Melania, direi proprio di no”.
Sbuffando appena si alzò dalla sedia e mosse con impazienza le gambe finendo con l’incrociarle.
“Per porti davanti un livello maggiore di difficoltà ti faccio ascoltare questo”, continuò Olmo schiacciando alcuni tasti del proprio pc.
“Mi creda, sono già in difficoltà ”.
Aveva appena finito la frase quando un rumore di acqua corrente le giunse alle orecchie. Aveva messo l’audio di un video per stimolarla ulteriormente.
Voleva imprecare, insultarlo, ma tutto ciò che riuscì a fare fu gemere per lo stimolo e piegarsi lievemente in avanti.
“Per favore, mi lasci andare…”, supplicò trascinando le parole.
“Non chiedere, limitati ad obbedire”.
“Ma non resisto più! La sto tenendo da ore!”.
Olmo restò a fissarla qualche istante, poi parlò di nuovo: “Voglio concederti un’opportunità . Ora metto un secchio nel pavimento. Se davvero non resisti più potrai farla lì dentro, così eviterai di bagnarti come l’altro giorno…ma sono certo che l’imbarazzo di farla davanti a me ti farà passare buona parte dello stimolo che realmente hai”.
Lo guardò a bocca aperta, poi si limitò ad annuire sentendo un crampo all’altezza della pancia. Aveva la vescica così piena da provare dolore.
Olmo sparì per qualche secondo, poi ricomparve con un secchio vuoto che pose davanti alla scrivania, come aveva detto.
Quella era la sua unica ancora di salvezza, doveva farla lì dentro. Le scappava troppo per perdere quell’occasione…magari poteva alzare appena la gonna, ma non troppo, in modo che lui non vedesse niente.
Ad ogni modo, l’imbarazzo era molto, ecco perché aspettò altri dieci minuti prima di agire.
“E se fossimo all’esame di maturità cosa faresti? Saresti costretta a trattenere”.
“Non posso più trattenere…mi sta esplodendo la vescica!”.
Si contorceva davanti a lui tenendo costantemente una mano fra le cosce.
“Allora se è così urgente, falla nel secchio”.
Lo fulminò con lo sguardo, ma i suoi occhi si riempirono di orrore quando sentì i propri muscoli cedere e le prime gocce di pipì bagnarle le mutandine. Stava per farsela addosso.
Velocemente, senza pensare, allargò le gambe posizionandosi sopra al secchio. Abbassò mutandine e collant da sotto la gonna ma fece attenzione a non lasciar intravedere nulla.
Non ebbe il tempo di abbassarsi perché un potente schizzo di pipì colpì subito il fondo del secchio producendo un rumore che riecheggiò in tutto l’ufficio.
“Fermati! Fermati!”, la voce di Olmo la spaventò e la costrinse, con terribile sofferenza, a fermare quell’orgasmico getto.
Portò entrambe le mani all’altezza della fighetta sforzandosi di ricacciare indietro l’enorme pisciata.
“Decido io quando è il caso di iniziare e quando smettere”. “Ora ricomincia lentamente”.
Cercando di comandare il getto, lasciò che altra pipì cadesse nel secchio…ma ce n’era tanta, troppa, e i suoi muscoli erano sfiniti.
“Stop”. Quella parola fu una tortura, ma obbedì.
“Ricomincia”. “Stop!”.
Fu a quel punto che, nel tentativo di fermarsi, sentì un solletico simile a dolore all’altezza dell’uretra e le fu impossibile non esplodere. Ignorando la voce di Olmo che le ordinava di fermarsi, lasciò che la sua pisciata uscisse con potenza emettendo un forte ed intermittente sibilo.
“Ahhhh” gemette incapace di trattenersi. Il getto era così potente che schizzò per ben tre volte fuori dal secchio, bagnando il pavimento sottostante.
Dopo un minuto la stava ancora facendo…il sibilo era diminuito di intensità ma continuava in quell’ormai debole getto che le usciva da in mezzo alle gambe. Dopo numerosi sgocciolamenti, finalmente, finì.
Alzando lo sguardo, viola per la vergogna, si accorse degli occhi di Olmo. Erano di fuoco e la spaventarono tantissimo.
“Mi hai sporcato l’ufficio”.
“Mi dispiace…”, fece lei coprendosi la faccia con entrambe le mani.
“Sei solo una ragazzina. Vattene a casa ora”.
Senza esitare obbedì richiudendo la porta alle proprie spalle.
Non appena se ne fu andata, Olmo sbottonò finalmente la patta dei propri pantaloni ed estrasse l’uccello pulsante pronto ormai a schizzare da un momento all’altro. Era un porco, lo sapeva, ma non poteva farci niente. Si alzò in piedi osservato il secchio ancora appoggiato al pavimento, circondato da schizzi. Il suo pene, eretto ed enorme, sussultò davanti a quella vista. Lo afferrò con una mano e si masturbò velocemente…in pochi secondi eiaculò. Era così eccitato che gli schizzi arrivarono fino all’altro lato della scrivania, vicino al secchio e gemette forte provando un orgasmo intenso ed estenuante.
CONTINUA…