“Lui ci pensa, poi alla fine accetta…”
Questo racconto è dedicato alla lei di una coppia qui su A69.
Buona lettura…
Appartengo al mio Master. Solo a lui, anima e corpo. Ogni suo desiderio è un ordine per me.
Oh, giusto,sono Valentina, una schiavetta cicciottella e porcellina, un diavoletto in veste di angelo, e come dicevo sono il giocattolino del mio padrone. Mi occupo di Lui, in tutto, e assecondo ogni suo desiderio. Mio compito è aspettarlo ogni sera quando rientra dal lavoro; devo aspettare a quattro zampe davanti all’ingresso, ma non devo dire nulla, altrimenti il mio padrone mi sculaccia; Lui mi avvicina da dietro, mi abbassa le mutandine e infila tre dita nella mia patatina, già bagnata al solo pensiero e solo allora sospiro “Bentornato, padrone…”
Il mio padrone mi ha fatto un bel regalo pochi giorni fa: un plug di media grandezza con una bella testa color ametista, che fa un bel contrasto con la mia pelle chiara. Mi ha ordinato di indossarlo sempre, tutto il giorno, perché il mio buchino deve abituarsi e diventare bello morbido, Lui ne reclama la verginità. La patatina me l’ha sverginata tre anni fa, era la mia prima volta, e quando ho sentito il Suo meraviglioso cazzo dentro di me ho capito che ero sua, in suo potere. Da quel giorno lo scopo della mia vita è diventato essere un oggetto di piacere, nulla di più.
Tornando a noi, le dita del mio padrone indagano in profondità la mia fica, facendomi tremare le gambe; “Hai fatto la brava bambina oggi?” mi chiede, e io allargo le mie paffute chiappe, mostrando il plug ben inserito.
Mi ordina di alzarmi e togliermi la maglietta, sotto non porto niente, per Suo ordine, e le mie grosse tette si paesano ai suoi occhi, i capezzoli già eretti e duri come chiodi. Il mio padrone prende degli elastici da un sacchetto che porta sempre con se, ne prende uno e lo fa passare attorno alla mia tetta sinistra; lo allarga per poi lasciarlo andare di colpo, uno schiocco secco e un gemito da parte mia. Stessa scena sulla tetta destra, quel piacevole dolore mi fa bagnare ancora di più. Il mio padrone mi applica due mollettine di plastica sui capezzoli, fa un po’ male ma mi piace, li sento gonfiarsi dal piacere. Il Master sorride, gli piace il gioco; prende una molletta e ci gioca, mi tira il capezzolo, i miei gemiti diventano sempre più forti e lunghi, la Sua mano si insinua tra le mie gambe, me le allarga, le sue dita cercano il mio clitoride, che freme sotto le sue carezze.
“Giù le mutandine”
Obbedisco subito, restando tutta nuda davanti a Lui: vedo il Suo sguardo eccitato, il grosso bozzo al suo inguine. Voglio il Suo cazzo dentro di me, voglio il Suo sperma bollente, voglio essere Sua, ma il Master non ha ancora finito: allarga le labbra cicciotte della mia patata scoprendo il clito tremante di voglia; prende una terza molletta e la chiude proprio lì: un urlo di piacere esce dalla mia bocca, goduria e dolore finemente mescolate, i miei umori mi colano lungo le cosce, sto impazzendo. Il mio padrone mi prende per mano e mi porta in cucina e mi mette a pancia in giù sul tavolo. Finalmente il Suo bellissimo cazzone svetta dalla patta dei pantaloni, e tutta felice faccio per girarmi e dargli le coccole che merita, ma il Master mi dà una sonora sculacciata: “Bimba cattiva, se fai così oggi non ti do la ricompensa.”
No, tutto ma quello no… Ho bisogno che Lui mi scopi, che mi faccia sentire Sua. Agito il mio culone, implorandolo: “Padrone, ti prego, ne ho tanto bisogno… Ti prego…”
Lo guardo con due occhi da cerbiatta, massaggiandomi le tettone gonfie per gli elastici e le mollette. Lui ci pensa, poi alla fine accetta. ” Ti svergineró dietro oggi. Però prima devi tirare fuori il plug. Senza mani “.
Se voglio essere scopata devo fare come dice il mio padrone: prendo un respiro lungo e inizio a spingere, ancora e ancora; sento il plug scivolare lento nel mio retto, ma nonostante i miei sforzi non vuole uscir. Il Master a questo punto afferra la testa del plug e lo tira fuori tutto in un colpo, si sente proprio il rumore, fatico a trattenermi dal gemere troppo. Il mio padrone avvicina la cappella al mio sfintere già dilatato, ne sento il calore sulla pelle, la sento premere sul buco, durissima, sembra enorme, mi mordo le labbra; il Master mi afferra i fianchi, mi tiene ferma e inizia a farsi strada nel mio culo. Non mi controllo più, gemo come una cagna, la fica sbrodola felicemente, e finalmente, con un colpo secco il Suo cazzo entra completamente.
“Ahhhhh~ Masteeeerrr…”
Lui mi dà un altro sculaccione, le sue mani forti lasciano dei bei segni rossi sulle chiappe, mentre mi incula senza pietà. Inarco la schiena, le sue mani mi afferrano decise le tette, strizzandole forte, tirando le mollette collegate ai capezzoli, mandandomi in estasi.
“Dimmi, schiavetta, chi sei tu?” mi sussurra.
Tra un gremito e l’altro sussurro “… Tua, padrone…”
“Più forte, non ti sento…” dice lui con un sorriso un po’ cattivo.
Con tutto il fiato che ho urlo “Sono tua, padrone, soltanto tua!!!”
Lui risponde “Molto brava, credo che tu ti sia meritata la ricompensa…”
Una Sua mano resta sul mio seno, tirando il capezzolo, l’altra scende sul clito prigioniero della molletta e lì parte il mio orgasmo, assieme ad un ululato di godimento, sono una cascata, la mia broda bagna la mano del mio padrone, che mi porta le dita alle labbra perché le ripulisca; lecco ogni goccia del mio nettare, mentre dentro di me il Suo cazzo trema, pronto ad espelle il suo bollente carico; il mio padrone spinge il suo cazzo più in fondo possibile e sborra, tantissimo, mi sento come se stessi per scoppiare.
“Padroneeeee!!!!” urlo, in preda al secondo orgasmo di fila.
Quando anche l’ultimo schizzo ha raggiunto il suo traguardo, il mio padrone esce dal mio culo e aspetta che ripulisca il suo cazzo. Mi inginocchio, il buchino rosso e piacevolmente dolorante e lo pulisco con tutto il mio amore da ogni traccia di sperma.
Il Master mi accarezza la testa, dolcemente.
“Brava schiavetta, hai fatto un buon lavoro anche oggi.”
Do un bacio sulla sua cappella rosso scuro: ‘Grazie, padrone, Ti amo tanto, sono e sarò Tua per sempre… “
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