Quando aprii gli occhi notai che la sveglia segnava quasi le dieci e trenta. Era la mattina del 13 Ottobre, giorno memorabile della mia vita. Avevo le idee un po’ confuse. Forse era stato il vino che avevo tracannato la sera precedente durante la festa dell’anniversario di matrimonio dei miei genitori. Mia madre avrebbe compiuto da lì a due giorni il suo quarantesimo compleanno. Io di anni allora ne avevo diciotto, nonostante ne dimostrassi qualcuno di più. Ricordo che la serata precedente c’era stata parecchia baldoria. Avevo ballato con mia sorella Luana, ventitre anni, un culo e due tette da spavento. Ricordavo vagamente che la avevo fatta incazzare. Pian piano la memoria tornava. Avevo alzato un pò il gomito. Ricordavo perfettamente che mentre ballavo con lei le mie mani erano scivolate sulle sue stupende chiappe sode. Non ricordavo di più. Una chiazza all’altezza della patta dei pantaloni mi ricordò che probabilmente avevo avuto un’eiaculazione notturna o qualcosa del genere visto che da tanto tempo ormai non facevo più la pipì a letto. Forse avevo sognato di fare l’amore con mia sorella Luana o forse c’era qualcosa. Magari era successo qualcos’altro di cui non conservavo il benché minimo ricordo. Avevo fatto un sogno. Sembrava qualcosa di reale. Feci una lunga doccia calda e intorno alle 11 mi presentai in cucina pronto a fare colazione. Mia madre mi accolse con un gran sorriso ‘passata bene la notte Alberto..hai bevuto un po’ troppo ieri sera’ Aveva un sorriso radioso. Era bellissima nella sua vestaglia rossa. Aveva i capelli sciolti come piacevano a me. Anche senza il trucco era bellissima. Grandi occhi neri. Lineamenti regolari. Naso leggermente all’insù, labbra piuttosto carnose. E poi il fisico. Era mia madre, ma non mi vergogno a dire che aveva delle tette stupende. Una terza abbondante. Non erano mosce, stavano su come quelle di una diciottenne. Ma il pezzo forte di mia madre era il culo.Un mandolino stupendo e sodo che aveva occupato i miei pensieri di tredicenne annaffiati dalle prime polluzioni dell’adolescenza. C’era anche Luana al tavolo a fare colazione. Notai che guardava in modo strano mia madre. Di solito andavano d’amore e d’accordo. Qualcosa l’aveva turbata forse. ‘scusa per l’altra sera Luana ero un po brillo’ in realtà non mi era dispiaciuto toccare il sedere di mia sorella ma dovevo salvare la faccia. ‘sei un birichino’ disse mia madre strizzandomi l’occhio. Mia sorella era sempre più insofferente alla presenza della mamma che quella mattina aveva qualcosa di strano. La sua vestaglia era semi aperta. Riuscivo a vedere le sue tette quasi interamente ogni volta che si abbassava per prendere qualcosa dai cassetti più bassi dei mobili della cucina. Si accorgeva che spiavo le sue tette ma sembrava piacergli. Mi sorrideva e mi strizzava l’occhio, soprattutto quando mia sorella Luana era voltata di spalle. Non sapevo come prenderla. Anch’io le sorridevo ingenuamente, ma i suoi sguardi si facevano sempre più maliziosi. ‘Mamma ti devo parlare in privato ‘ disse Luana quasi esausta. Sembrava dovesse togliersi un gran peso dallo stomaco dal modo in cui lo aveva detto. Mia madre non si fece pregare tanto ‘puoi lasciarci sole un secondo Alberto?’ mi chiese. ‘Certo’ dissi senza capire cosa stava succedendo. Mi alzai notando che il mio pene era diventato decisamente barzotto. Qualcosa mi aveva eccitato : era mia madre. Il suo atteggiamento soprattutto. Era maliziosa. Mentre uscivo dalla cucina non potei fare a meno di notare che mentre passavo dietro di lei stretta tra il tavolo ed il muro non aveva fatto sforzi per scostarsi, anzi aveva pressato il mio pene semi duro con le sue maestose chiappe. Stavo per impazzire dall’eccitazione. Non potevo crederci. Dovetti quasi scappare dalla cucina ed andare in bagno a spararmi una sega per trovare un po di pace. Quando ridiscesi sentii mia sorella discutere animatamente con mia madre. ‘ho visto quello che hai fatto ieri sera’ è incredibile’ diceva Luana ‘ hai ragione piccola mia ma avevo bevuto un bicchiere di troppo ed è successo”mettiamoci una pietra sopra’. che ne dici?’ la mamma non voleva lo scontro ‘che ne dico? Se io avessi fatto a papà quello che tu hai fatto ad Alberto cosa ne avresti detto?’ Luana sembrava furiosa ‘hai ragione Luana è una cosa spregevole ma non ero in me credimi e poi’ ‘ ‘ e poi cosa..?’ ‘ beh anche tu una volta ti sei sditalinata guardando la foto di tuo padre ‘ti ho beccato ricordi?’ Spiavo la scena senza farmi scoprire udendo per la prima volta parole che non avrei mai pensato di sentire dalla bocca della mamma. Il mio cazzo stava salendo nuovamente dentro le mutande. Luana rossa in volto usci sbattendo la porta della cucina. Accese il motorino e sparì in fondo alla strada. Mia madre per niente turbata rise di gusto. ‘Mamma’ dissi ‘ cosa succede perché Luana è andata via sbattendo la porta’ sapevo tutto ma facevo il finto tonto per vedere fin dove sarebbe arrivata mia madre. ‘è solo un po nervosa Alberto’ disse fissandomi con sguardo malizioso. Mi andai a sedere in salotto e presi un giornale in mano facendo finta di leggere. Non potevo muovermi Il mio pene era diventato di dimensioni notevoli. Solo stare davanti a mia madre in vestaglia me lo faceva gonfiare. ‘Alberto potresti aiutarmi’ mi chiese. Mi girai e vidi che stava di fonte ad un mobile con tanto di spolverino . ‘aiutarti a fare cosa?’ domandai ‘Devo spolverare quel sopramobile lassù’ disse indicando una statuetta di nessun interesse. ‘devi proprio?’ domandai. Non potevo alzarmi avrebbe visto il mio cazzo gonfio. ‘dai sbrigati pigrone vieni ad aiutare la tua mammina’ disse sorridendomi ‘ok ok’ mi alzai lentamente e notai che lei mi fissava. Fissava un punto in particolare all’altezza della patta dei miei pantaloni. Mi avvicinai ‘cosa devo fare’ chiesi ‘tirami su’ disse ‘cosa? Tirarti su, ma come?’ ‘prendimi in braccio’ disse guardandomi con aria maliziosa. Poi prese le mie mani e le mise intorno alla sua vita ‘così’. tirami su’ avevo il cuore in gola. Le sue tette premevano sul mio torace. Presi coraggio. Misi le mani sotto le sue chiappe e la tirai su. ‘no così è troppo alto Alberto’. un po’ più in basso ‘ Adesso la tenevo per le natiche. Avevo mia madre su di me e la tenevo dal culo. Le sue chiappe erano splendidamente sode. Due sfere di carne vellutate e incredibilmente rotonde. Non portava le mutandine. Potevo sentirlo. Il sedere era libero dentro la vestaglia.Il mio pene a quel punto stava per esplodere. Era dritto e duro come un pezzo di granito. ‘cosi bravo Alberto’ diceva mia madre. Il suo respiro era affannoso e la sua voce tremolante. Con un gesto involontario la tirai più in basso cercando il contatto tra la sua passera ed il mio cazzo. Nel frattempo cogliendomi di sorpresa aveva avvolto il mio giro vita con le sue cosce incrociando i piedi dietro il mio sedere e stringendomi in una fantastica e morbosa morsa. Stava succedendo qualcosa di magico. Anche lei lo aveva capito e adesso senza accorgercene i nostri sessi stavano strusciando uno contro l’altro. ‘Alberto’ diceva mia madre quasi sussurrando. Non rispondevo continuavo a muovere il bacino come un cane in calore spingendo contro il sesso della mia cara mammina. ‘Alberto ‘ insisteva. Adesso non faceva nemmeno finta di spolverare. Pensai che stava perdendo il controllo su se stessa. Mi tirò su la testa ‘ mettimi giù ti prego’ disse ‘ cosa ti prende” continuò sorridendo ‘ ma guarda guarda’ appena toccò terra con la mano destra inizio ad accarezzare il mio cazzo imprigionato nei pantaloni. ‘ti faccio questo effetto?’ chiese continuando ad accarezzarmi il glande ‘mamma forse è meglio che io vada in bagno’. scusami non resisto’ ‘perché in bagno? Piccolo mio” così dicendo mi porto per mano nella sua camera da letto e senza pensarci due volte liberò il mio uccello da quella tortura abbassandomi bruscamente i pantaloni del pigiama . ‘ma guarda che bel cazzo’ ‘mamma’ dissi ‘ ma” ‘ sta zitto fai fare a me’ Fece cadere la sua vestaglia mostrandomi il suo corpo da favola. Prese le mie mani e le mise sui suoi seni gonfi . Era eccitata. Le dimensioni dei suoi capezzoli turgidi non lasciavano dubbi. ‘succhia’ disse avvicinado la mia bocca alle sue tette . Iniziai a leccargliele. Ero fuori di me. Sentivo che la mia temperatura stava salendo. Leccavo quei seni sublimi. ‘mmm si bravo piccolo’ mentre la mia bocca straziava i capezzoli da vacca della mamma le mie mani avevano iniziato ad esplorare le chiappe dure , la pelle vellutata e calda. Mi spinse sul letto e si gettò assetata sul mio cazzo ‘sai ieri quella stronza di tua sorella non ci ha fatto finire’ disse ‘ adesso facciamo le cose per bene’ si cacciò la mia cappella gonfia e rossa tra le labbra carnose spompinandomi a dovere. Adesso cominciavo a capire il motivo della chiazza sui pantaloni. La troia voleva scoparmi. Mia sorella Luana l’aveva interrotta la sera precedente. Saliva e scendeva senza sosta sul pezzo di carne che da tempo aveva desiderato. ‘ si mamma come succhi bene’ dicevo steso sul letto impotente al risucchio di quelle labbra infuocate di desiderio ‘ ti piace porcellino, dai fallo anche tua me adesso’ disse senza lasciare il mio cazzo mentre mi porgeva culo e fica proponendomi un 69 da rimanere senza fiato. Iniziai a leccarla. Era calda umida aveva un buon sapore quella passera. Non mi fermai fin quando non raggiunsi quello che mi attirava di più. Era il buchetto tra le chiappe. Iniziai a solleticare l’ano e a penetrarlo con la punta della lingua. La mamma inarquava la schiena. Era sensibile il suo buchetto. Ogni volta che lo leccavo si accaniva con succhiotti sempre più violenti sulla mia cappella, mentre le sue tette strusciavano sulla mia pancia facendomi provare dei brividi mai sentiti prima di quel momento. Andava tutto a gonfie vele quando il telefono sul comodino vicino al letto squillò. Mia madre lo prese portandolo all’altezza dell’orecchio e rispose mentre con l’altra mano mi spingeva la testa fra le sue chiappe. ‘ si caro tutto bene ‘Alberto si è svegliato e Luana è uscita’ parlava con mio padre senza tradire la minima emozione tranne che per le espressioni del viso ‘ ti lascio adesso ho qualcosa sul fuoco che devo cucinare’. ciao amore’ diceva guardandomi maliziosa. Ero io ad essere sul fuoco. Dovevo essere cucinato. Posò il telefono, si girò di scatto e senza che nemmeno potessi accorgemene si era infilata il mio cazzo tra le labbra della fica.’si ‘. Com’è duro piccolo mio’ diceva. Aveva intenzione di farsi pompare a lungo dal mio cazzo ed io non mi sarei certo tirato indietro. ‘ adesso la tua mamma ti cucina questo bel cazzone’ Dopo essersi fissata con le mani sulla spalliera del letto ed avermi messo le enormi tette in faccia aveva iniziato a dimenare il bacino. All’inizio lentamente poi sempre piu veloce ‘sii’mmm’.non venire amore che la tua mamma ha ancora bisogno del tuo bel pisello duro’ continuava a scoparmi in un fantastico smorza candela senza fine. Era lei a scopare me mentre io non potevo fare altro che mungere le sue tette e succiarle i capezzoli. Lavorava la mia asta con la fica facendola scorrere lungo tutta la carne dura dalla cappella alla base carezzando i mioi ciglioni con le sue chiappe formidabili. I testicoli mi ribollivano. Ero andato ormai ‘ mettiti alla pecorina mamma’. voglio fotterti alla pecorina” rimase quasi inebetita dalla mia richiesta. ‘che porcellino” In pochi secondi le fui dietro. Le presi il bacino. Rimase attaccata alla spalliera del letto. Aspettava di essere montata. Le feci sentire la punta della cappella. Lei spinse il culo verso di me per prendere il mio glande tutto in fica. Non volevo darglielo subito, volevo farla soffrire un po. Pian piano la ficcai dentro. Pompandola a dovere sbattendo il mio cazzo nella sua topa senza risparmiarmi ‘ahh si scopami Alberto scopa la tua mammina cosi’ era felice la cagna ma avevo ancora qualcosa in serbo per lei. Il letto cigolava a causa dei miei colpi di reni che spingevano la mia asta nella fica bollente e fradicia di quella vacca di mia madre. I ciglioni schiaffeggiavano le sue chiappe. ‘Ciaf’ ‘ciaf’ ‘ciaf’ era il rumore ritmato dei colpi di cazzo . Era ora del dessert finale. Estrassi repentinamente il mio cazzo prima che esplodesse in una copiosa sborrata e glielo puntai sul buco del culo. ‘ no alberto’ non voglio’ ‘ so che ti piace’ dissi ‘ si ma mi fa male non voglio’ ‘ non fare la difficile non vorrai rovinare tutto’ non rispose . spinsi. Iniziai a infilare il primo pezzo di cazzo. La punta era dentro. Trovai poca resistenza. Sicuramente il culo se lo era fatto rompere già da tempo la vacca. Pompai tirandomi in piedi sul letto quasi verticalmente al buco del culo ormai spanato di mia madre. ‘piano’ dai’ piano..’ ‘ti piace’troia ‘ chiesi ‘sii’.ma piano’ ti prego’fammelo gustare bene’. Lo facevo lentamente senza sforzare. Lo sfintere si rilassò dopo meno di un minuto e in men che non si dica mi ritrovai i miei venti centimetri di cazzo dentro quel buco accogliente che fasciava la mia mazza come un guanto caldo ‘ahhh’. Iniziai a pompare ormai esausto, sempre più violentemente. Stavo tempestando il culo della mamma come se fossi un martello pneumatico. Sbattendo ad ogni botta le palle sulle sue chiappe e facendo ribollire lo sperma che stava per eruttare in gran quantità ‘ sto per venire’ ‘ si dai vienimi in bocca amore’ estrassi la mazza calda e bagnata e mia madre tremante dopo averlo preso in mano e senza esitare se lo schiaffo in bocca, mentre mi faceva un’ultima sega. Non ci volle molto. Dopo una decina di secondi le innaffiai la bocca col mio sperma che a zampilli usciva dal cazzo. ‘sei stata fantastica mamma’ ‘volevo farlo da molto tempo’ mi disse ma ‘ non ne potevo più e appena tua sorella e uscita ho preso la palla al balzo’ scoppiò in una risata fragorosa, mi diede un bacio sulla bocca. Limonammo lingua a lingua per qualche minuto. Il cazzo era di nuovo in tiro. Non si fece pregare. Si avvinghiò ancora affamata alla mia cappella lappandola come una bambina golosa atratta dal lecca lecca al gusto preferito. Un fiotto di sperma innaffiò le sue tette. I miei ciglioni era vuoti. ‘ adesso devo andare in cucina a prepararti un pranzetto coi fiocchi’.non voglio sciupare troppo il mio cucciolo’devi mangiare se vuoi rimanere in forma come oggi..la tua mamma sa cosa ti fa bene ‘ leccò l’ultima stilla di sperma rimasta sulla cappella poi mi strizzò l’occhio e sorridendo mi abbandonò sul letto col cazzo penzoloni, svuotato dentro ma soddisfatto come non mai, e si diresse dritta in cucina a preparami il pranzo. ‘La mamma è sempre la mamma.’ pensai.
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