“Pulì tutto e si sdraiò a gambe larghe e figa aperta vicino a me…”
Sono un bel ragazzo alto un metro e 70 circa. Ho 18
anni e mi chiamo Giulio ( NOME INVENTATO )
La prima volta che la vidi stavo ritornando dalla biblioteca in cui ogni tanto andavo per studiare.
Lei era sull’ uscio del suo negozio, una specie di Intimissimo, tanto per farvi capire cosa vendeva, a parlare con due sue amiche. La notai subito.
Indossavo un maglione attillato che metteva in risalto il suo seno (una terza abbondante).
I jeans stretti e un paio di stivali neri completavano il suo vestiario.
Mi fece subito arrapare, forse per la sua aria da porcona, non lo so..
Comunque tirai dritto cercando di non far vedere quella protuberanza tra i pantaloni e diedi una rapida occhiata all’ora in cui avrebbe chiuso il negozio.
La sera dopo alle 19:30, ovvero l’orario di chiusura, arrivai al negozio.
Entrai, fingendomi trafelato.
“Scusi stiamo chiudendo.” disse lei.
Ora la vidi meglio. Più alta di me, circa un metro e ottantacinque, capelli lisci biondi che le arrivavano alle spalle. Imponente, ma magra. Le tette mi fecero impazzire: una terza abbondante che risaltava sotto il maglioncino attillato grigio. Stavolta non portava più i jeans, bensì una minigonna che faceva intravvedere le sue splendide gambe (e non solo).
Pinzata nel maglione, altezza seno, una targhetta con il nome: Daniela (non è quello vero,naturalmente).
“Volevo solo fare un regalo ad una mia cara amica! La prego domani compie gli anni, non mi faccia andar via a mani vuote.”
Mi guardò un po’, poi disse:”Va bene.”
Si spostò nel reparto donna (girandosi le vidi quel gran bel culo grosso che aveva) e disse:”Aveva già in mente cosa comprarle?”
“Non so pensavo un reggiseno, o qualcosa del genere.. Qualcosa che indossi voglio dire..”
“Sa che taglia ha?”
“Mah.. Non so bene..All’incirca come la sua..”
Quella gran porcona sorrise, si sfiorò un seno con la mano e disse:
“Come la mia? Le faccio vedere i modelli allora..”
Mi condusse sculettando verso i reggiseni e le mutandine.
Ogni volta che faceva un passo la sua minigonna s’alzava e faceva intravvedere un po’ del suo culo.
“Quale preferisce..?” mi chiese.
Io le indicai un paio totalmente a caso:”Questo dice che va bene?”
“Si, si. Voleva altro?”
Lei, pensai di risponderle. Ma invece dissi:”Si, stavo cercando anche un paio di mutande per me.”
Di nuovo, mi portò sculettando al reparto uomo.
Ne presi un paio, nuovamente a caso, e chiesi:”Posso provarlo?” pensando che mi avrebbe risposto di no.
Invece:”Certo.” Mi condusse al camerino. “Prego” Mi disse.
Mi spogliai.
Cercai di mettermi le mutande, ma con il cazzo duro era molto più difficile.
Per sbaglio, diedi una botta ad un soprammobile messo lì per bellezza, che cadde.
Daniela entrò subito in camerino e chiese: “Che succede?”
Io ero ancora con il cazzo duro di fuori.
Ni.. Niente..”blaterai.
Lei intanto mi fissava il cazzo.
Ci passò una mano e lui ebbe un sussulto.
“Posso..?” chiese.
Io non speravo in altro.
Chiuse il camerino a chiave e iniziò a lavorarmi il cazzo con la bocca.
Sentivo che mentre o faceva mugugnava un po’.
Le venni tutto in bocca e lei ingoiò.
La presi e la feci sedere sullo sgabello che c’era nel camerino.
Mi inginocchiai davanti a lei e le tolsi prima la maglietta e il maglione, poi le slaccia il reggiseno.
Mi gettai sulle sue tette. Gliele leccai per benino. Ogni volta che passavo sui capezzoli lei gridava da quanto le piaceva.
Poi con la lingua iniziai a scendere, prima sul suo petto, poi sull’ombellico.
Aveva ancora la gonna ma gliela tolsi in fretta. Rimase con le sue mutandine. Notai di sfuggita che erano trasparenti. Mi misi a leccargli la fica attraverso le mutande. Lei spingeva la mia testa contro la sua patata.
Poi tolsi le mutande. Vidi che era pelosa.
“SEI PELOSA, BRUTTA TROIA!” dissi.
“SIII, MA TU LECCAMI TUTTAAAAA LA FICAAA! DAIIII!”
Sentivo i suoi umori che sgorgavano dalla figa.
“MMMM.. SIII.. SEI BRAVISSIMOOO.. VOGLIO ESSERE LA TUA TROIAAAAA!!”
Le strapazzavo bene il clitoride, gliela leccai, penetrandola bene con la lingua. Le leccai tutto bene, soprattitto le labbra della fica
Quando mi sembrò stesse per raggiungere l’orgasmo, mi fermai.
La feci alzare e la appoggiai contro il muro.
Iniziai a penetrarlo con il mio cazzo.
“OOOOH!! SIIIII!! STO VENENDOOOOOOOOO!! NON TI FERMAREEEEEE!!”
Dopo un po’ raggiunse l’orgasmo:
“OOOOOOO! VENGOOO, VENGO!! OOOOOOOH SIIII!
Allora mi staccai e lei si accasciò al suolo, ansando.
Io però non avevo ancora raggiunto l’orgasmo.
Le feci aprire le gambe al massimo e la penetrai completamente.
“OOOH!! VAI, DAI!!”
Le allargavo le gambe sempre di più e lei iniziò a toccarsi la figa mentre io la penetravo con il mio cazzo.
“OOOOH SIIII! SONO LA TUA PUTTANELLA!! FAI DI ME QUELLO CHE VUOI!!”
Con una mano le tenevo le gambe aperte, con l’altra le toccavo quel seno di straordinaria bellezza, grandezza e durezza.
Dopo un po’ in questa posizione venni. Le sborrai tutto in fica, senza pieta, in mezzo a quella foresta di peli. Rimasi con il mio cazzo dentro la sua fica, ansante, per un po’, non so dire bene quanto.
Poi mi venne in mente il suo culone, che mi aveva messo davanti agli occhi, mentre mi portava verso i vari reparti.
Senti che tornava duro.
La presi con forza la misi a novanta, e le dissi:
“PUTTANA, PREPARATI CHE ORA TOCCA A QUEL TUO GROSSO CULONE!!”
Lei provò ad obbiettare che non avevamo vasilina nè altra roba simile, ma io avevo un solo pensiero fisso.
Le feci rimettere la minigonna e la rimisi a novanta.
Le tirai la minigonna su e appoggiai il mio cazzo a quel buchetto del culo.
Iniziai a bagnargli l’ano con la mia sborra e i suoi umori.
Poi con una botta secca le entrai dentro.
“OHH!! FA MALEEE! OH DIOOO!! SENTO BRUCIARE TUTTO!!”
Iniziai a muovermi avanti e indietro.
“VAIII! SONO LA TUA PUTTANAAA!! SFONDAMI IL CULOOO! FAMMI GODEREE!”
Dopo una decina di colpi, le inondai il culo di sborra, che l’ano non era abbastanza profondo da contenere. Quindi un po’ cadde a terra.
Io mi staccai dal suo culo (che ormai era rosso) e mi sedetti sullo sgabello.
Poi le dissi:”PULISCI, ZOCCOLA!”
Lei si mise a leccare dov’era caduta la sborra.
Pulì tutto e si sdraiò a gambe larghe e figa aperta vicino a me.
Passo un po’ di tempo e mi disse:
“Martedì prossimo, stessa ora, qui. Porta la tua amica..”
Io sorrisi
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