Mi chiamo Alessandra, ed ho 35 anni, sono una ragazza normale; non molto alta circa 1.67 per 48kg capelli rossicci occhi marrone chiaro, un corpo nonostante l’altezza, longilineo, un seno medio, ossia la terza.
Da 5 anni lavoro come insegnate di Aerobica in una palestra, dove da due anni, prima che inizi la mia lezione passo una mezz’oretta al corso di autodifesa.
La mia storia ha inizio una sera di aprile.
Stavo tornando dalla palestra, con il mio scooter ed ero appena uscita dal garage, ma non quelli attinenti alle abitazioni, perché purtroppo in una grande città come la mia, hanno pensato bene di costruire moltissimi palazzi, ma non hanno pensato di metterci anche i box per le macchine; quindi me ne ero dovuta affittare uno, che per altro, era un box per la macchina, ed io avevo solo lo scooter, ma certo ai proprietari non interessava. Per fortuna lo avevo trovato a 200 metri da casa.
Talmente ero assorta nei miei pensieri, che mi accorsi tardi che mi era rimasto il casco in mano, ma ero troppo pigra per tornare indietro riaprire la serranda del garage e posarlo.
Attraversai la strada e iniziai a rasentare il muro del mio palazzo, quando mi si fecero incontro due ragazzini, credo avessero 18, 19 anni; al momento dell’incrocio, invece di proseguire mi si misero davanti, ed entrambi allungarono le braccia e affondarono le loro mani sul mio stomaco spingendomi contro il muro. Poi uno si mise quasi sul ciglio del marciapiede a mo di palo, e l’altro mi premeva una mano sul petto e con l’altra agitava un coltellino svizzero.
‘Allora signora, ce la dai la paghetta, o il tuo bel visino deve subire dei cambiamenti?’
Io lo guardai con uno sguardo comatoso, senza esprimere nessun stato d’animo, e di scatto feci partire il mio braccio destro dal basso verso l’alto, colpendo quel ragazzo con il casco in piena faccia; fu una botta tremenda, il ragazzo cadde a terra e inizio a mugolare tra dolore e pianto, tenendosi le mani sul viso.
L’altro si girò di scatto e vide la scena.
‘Vuoi una cascata anche tu forse, piccolo delinquente?’
Non accettò la sfida e soccorse il suo compagno ancora agonizzante, lo tirò su e si allontanarono.
Io ancora con l’adrenalina che mi scorreva nelle vene, cercai di abbassare l’affannoso respiro e entrai dentro al portone, e con il passare del tempo mi calmai. Mi sorpresi della mia reazione, ma ne fui contenta, il corso di autodifesa aveva funzionato, anche se mi ero imbattuta in due adolescenti, che forse avevano avuto più paura di me.
Non raccontai nulla a mia madre per non farla preoccupare, e del resto non era successo nulla, ero sana e salva.
Tre sere dopo come al solito tornai dalla palestra e aprii la serranda del garage a metà , entrai scesi dallo scooter, stavolta posai il casco sotto il sedile; poi mi misi a pulire il parabrezza dal fango che avevo incontrato per strada, poiché era stata una giornata piovosa, e se ne era formato parecchio.
Sentii il roboante rumore della serranda che si chiudeva, mi girai di scatto e mi trovai davanti cinque ragazzi, tutti credo sui 18-19 anni, vestiti uguali, chiodo in pelle nero, maglietta nera, jeans blu scuro e scarpe nere a carro armato. Riconobbi subito il ragazzo che avevo colpito giorni prima; non era messo molto bene, infatti aveva tutta la parte sinistra livida e gonfia, con delle escoriazioni sullo zigomo e sull’arcata sopracciliare.
Uno di loro, fece due passi avanti; forse era il loro capo, era il più alto, insomma’.forse era alto come me.
‘Allora bella signora, ti diamo due possibilità : la prima è quella di consegnarci, anzi di farci dono del tuo bel scooter’..ops’.ma vedo che ha una cilindrata di 250′..ohhhh mi spiace ma noi non possiamo guidarlo, che ci facciamo. Vabbè dai ti rimane la seconda possibilità . Non è bello sai picchiare un ragazzino innocente con tanta veemenza, quindi ora dovrai essere carino con lui, ma siccome noi siamo una banda dove vige l’uno per tutti, dovrai essere carino con tutti noi!, hai afferrato? Bella signora?’
Avevo capito eccome, questi volevano abusare di me, ero stata brava l’altra sera, ma ora erano in cinque, e anche se fossi riuscita a stenderli tutti o buona parte, che ne sapevo se non fossero ritornati con un numero maggiore?. Forse era meglio sfruttare la possibilità che mi aveva gentilmente offerto il tizio.
Continua’..
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