“Il mio corpo totalmente abbronzato, depilatissimo, mi sembrava ambrato ed eccitante…”
Incontrai per caso Khadim sulla spiaggia carico di biancheria intima da donna,
foulards, parei, gioiellini e cose di questo tipo. Insegno gratuitamente italiano agli stranieri e Khadim è uno dei miei allievi (e fra i più bravi) perciò lo salutai molto calorosamente. Erano le sei del pomeriggio ed ero lì ad arrostirmi in quella spiaggia di nudisti dalle 10 di mattina.
“Stavo per andare via Khadim, vuoi un passaggio per tornare a Roma?” – “Sì grazie professore, sei gentile” – indossai pantaloncini, maglietta e scarpe e ci avviammo alla moto.
Salii in sella e Khadim dietro di me con tutta la sua merce tenuta in mano miracolosamente. Durante il viaggio lo sentivo accostato a me, era la prima volta che c’era una prossimità così stretta fra il mio corpo ed il suo e devo confessare che la cosa mi creava un po’ di turbamento.
Arrivammo sotto casa sua, alla periferia di Roma e lui scese. Mi fece un gran sorriso scoprendo i suoi denti bianchissimi e mi ringraziò, poi disse “Sali un attimo da me professore, parliamo un po’ in italiano” – Sorrisi – “Ma guarda che tu non hai proprio bisogno di ripetizioni, parli già benissimo italiano, però salgo volentieri” Non volevo proprio offenderlo. Sapevo però che viveva con altri 5 senegalesi come lui. “Sei sicuro che non disturbo? Ci saranno i tuoi amici” “Ma no, i miei amici tornano più tardi, lavorano con i ristoranti”.
La casa era come immaginavo, una grande stanzona con tre letti a castello, una cucina con un tavolo al centro ed un gabinetto. Quello che non mi aspettavo era che fosse molto ordinata e pulita e con un buon odore di sandalo, evidentemente dato dai bastoncini bruciati. “Professore gradisci un bicchierino di vino di palma? E’ tipico di Senegal. Da noi bere vino o the serve per stare intorno a un tavolo a parlare per ore di niente” “Certo che lo gradisco”. Versò il vino in due bicchierini e bevemmo lentamente.
Cominciammo a parlare del più e del meno, del suo lavoro, del mio, mi spiegò alcune cose del suo paese, delle differenti etnie che vivono pacificamente fra loro, Wolof, Sérère, Peulh, Toucouleur, Diola, Mandingo. Mi disse anche di essere figlio di una Mandingo ed un Sérère, ed intanto i bicchierini di vino si moltiplicavano. Non so se fosse l’effetto del vino ma piano piano cominciavo a prendere consapevolezza della bellezza del suo corpo, altissimo, muscoloso, ed ero attratto fortemente dalle sue labbra. Inoltre mi affascinava la sua dolcezza, le cose che diceva e come su ogni argomento parlasse con una delicatezza ed una profondità eccezionale.
Ad un certo punto disse “Scusa professore si tu permette prendo una doccia, tutto il giorno su spiaggia, sono troppo sudato.” – “Ma scherzi Khadim, sei a casa tua no?” E gli elargii un grosso sorriso accentuato dall’effetto del vino.
Mentre lui era di là cominciai a gironzolare per la stanza, a guardare la sua merce che aveva poggiato su uno scaffale e mi corse l’occhio agli splendidi perizoma da donna che vendeva. Forse sempre per effetto del vino non so cosa mi prese ma mi tolsi maglietta e calzoncini e ne indossai un paio. Mi specchiai. Il mio corpo totalmente abbronzato, depilatissimo, mi sembrava ambrato ed eccitante. Mi tolsi il perizoma e ne indossai un altro, sempre specchiandomi con movenze alquanto femminili.
“Se vuoi puoi tenerlo”. Mi voltai di scatto, non mi ero accorto che Khadim era tornato nella stanza avvolto in un grande pareo dalla vita in giù. Rimasi di stucco, forse balbettando qualcosa. Lui si avvicinò a me e mi mise un dito sulla bocca come per dire “Stai zitto, non devi spiegare nulla”. Poi prese un foulard con delle paillettes e delle perline e me lo avvolse intorno alla testa. Poi sempre nel silenzio più assoluto prese due orecchini a clip e me li fermò alle orecchie. Eravamo vicinissimi ed io ero ipnotizzato dalle sue labbra carnose. Come in un film le labbra si avvicinarono alle mie e mi ritrovai a baciarlo dolcemente, appassionatamente. Le lingue si cercarono per un tempo infinito mentre le mie mani correvano su tutto il suo corpo e le sue sul mio. Sentivo stringermi le natiche nelle sue mani forti, le sue dita spostare il perizoma ed entrare delicatamente nel solco a cercare e sfiorare il mio buchino senza nessuna violenza.
Mi girava la testa, ero perso completamente. Scesi con la bocca a leccargli i capezzoli e lui fece altrettanto, leccandomeli, mordicchiandoli. Con un gesto lentissimo gli sciolsi il pareo ed andai con le mani alla ricerca del suo sesso. Lo sentii subito turgido, enorme, tremai al pensiero di doverne subire la penetrazione, ma al punto in cui eravamo mi sembrava che non avrei potuto sottrarmi a quel Mandingo, né mi sembrava di averne intenzione. Le sue mani portarono dolcemente la mia testa verso il basso senza incontrare alcuna resistenza da parte mia. Mi ritrovai con la bocca a leccare il suo membro ancora incappucciato, infilavo la lingua sulla punta per andare a leccare la cappella e piano piano, aiutandomi anche con le mani, lo scappucciai.
Pur essendo la mia prima esperienza omosessuale, lo leccavo con una maestria da “frocio” consumato. Mi venne in mente questa parola così brusca e cercai di scacciarla dalla mia testa. Intanto lo stavo succhiando avidamente e me lo spingevo fino in gola per quanto potevo, lui si muoveva con gesti lenti e ritmici come se mi stesse scopando in bocca. Lo sentivo eccitatissimo e pensai che a momenti mi avrebbe voltato e preso brutalmente e ne avevo uno strano misto di paura e voglia.
Evidentemente i video hard mi deformavano la mente perché invece ad un certo punto mi disse con dolcezza “Vuoi fare amore completo con me? Dimmi solo se vuoi professore”. Mi fece ridere il fatto che mi chiamasse professore anche in quell’occasione. “Sì Khadim, ne ho molta voglia ma devo confessarti che è la mia prima volta ed ho paura di sentire molto male, dovrai farlo con molta delicatezza e pazienza” – “Non ti preoccupa professore, se senti troppo dolore tu mi dici ed io smetto” – “Ma non chiamarmi più professore, ti prego, scegli un nome da femmina che ti piace e chiamami così, come se fossi la tua donna stasera” – “Allora stasera sarai mia dolce Marèm”. “Credo però che serva qualcosa per lubrificarmi, il tuo membro è troppo grosso” – “Cosa significa lubrificare?” – “Significa mettere qualcosa di cremoso nel mio buchino o sul tuo membro perché scivoli meglio e non mi faccia troppo male” – “Ah, ho capito, ho burro di arachidi” – Ok – risi di gusto – penso che in mancanza di meglio andrà bene”, però Khadim, scusa se te lo chiedo, hai preservativi? – Fece un sorriso ed annuì aprendo un cassetto che praticamente ne era pieno.
Poi prese il burro dal frigorifero e lo poggiò sul tavolo, logicamente era gelato, allora ne presi un po’ con un cucchiaio e me lo misi in bocca per scioglierlo. Poi gli infilai il preservativo e mi accostai con la bocca al suo cazzo, che nel frattempo si stava ammosciando, quindi glie lo avvolsi di nuovo con la bocca lubrificandoglielo quanto più potevo. A quel punto mi voltai e mi chinai sul tavolo a gambe larghe. “Ti prego ancora Khadim, fai piano”. Mi sentivo completamente la sua femmina. Sentii le sue dita spostarmi il perizoma poi le sue grandi mani afferrami i fianchi e la punta del suo cazzo, ora durissimo, poggiarsi sulla rosellina vergine del mio culetto…..
(continua)
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