āIn principio creai il cielo e la terra. La terra era informe e deserta, e le tenebre ricoprivano lāabisso , mentre il mio spirito aleggiava sulle acque. Io dissi āSia la luceā E la luce fu. Vidi che la luce era cosa buona, e separai la luce dalla tenebre. Chiamai luce il giorno e tenebre la notte.
Indugi tra i Batticuori e i Buongrano. Ti osservo rimanendo alle tue spalle. Penso intensamente āScegli quelli al cioccolatoā. Tu subito prendi quelli. āBeneā. Avanzi per i corridoi del supermercato. Cammini leggera. Hai la vita sottile e il naso leggermente arcuato, esattamente come piace a me. Ti ho scelta per la tua eleganza. Indossi un abito bianco, lungo, la tua veste sacrale. Sento in te purezza, determinazione. Tu sei perfetta. Respiro la delicata scia di profumo che lasci dietro ai tuoi passi. Lavanda. Mi manda in estasi. Con raccoglimento penso āfermatiā. Esattamente in quellāistante ti fermi. Io penso āBrava. Ora voltati e guardami. Sono alle tue spalle.ā Indugi. Io aspetto. Senti i miei pensieri e ti domandi cosa ti sta accadendo. āConto fino a cinque. Uno. Due. Tre. Quatā¦ā. Non arrivi al cinque. Non mi piace aspettare cosƬ tanto. Mi guardi. Ti guardo. Mezzo secondo, poi ritrai la vista. Mi hai visto. In quella frazione di secondo hai accettato di diventare mia.
Accendo e spengo le stelle come fossero fiammiferi. Le lancette del mio orologio disegnano lāeternitĆ .
Esci dal supermercato con il carrello. Osservo lāondeggiare mistico del tuo sedere. Ti porti alla tua macchina. Penso āGuardamiā. Intanto mi siedo al tavolino del bar davanti al supermercato. Ordino al barista due caffè. Per te lo prendo macchiato. Penso āOra vieni da meā. Se io fossi pazzo in un istante potrei diventare il monarca supremo del mondo. Ma io sono Dio. Nulla mi importa del potere e della grandezza, poichĆ© nessuno è piĆ¹ grande di me. Io vedo ogni cosa, passata e futura. Io parlo e ascolto con la mente. Posso essere una buona ragione per vivere, o una altrettanto valida per morire. E oggi ho deciso che ti farĆ² mia.
Partecipo dellāUniverso anche nel gesto della piĆ¹ piccola formica. Ho disegnato questo mondo per abitarlo. Da oggi e per sempre io, per te, sono Dio
Mi guardi. Depositi la spesa in auto. Poi chiudi lo sportello. Subito ti dirigi verso di me con unāaria di circostanza. Ti fisso mentre ti avvicini con discrezione. āMi scusi. Capisco che le potrĆ² sembrare sfacciata. E non la voglio certo importunareā,mi dici. Annuisco, senza curiositĆ . Non mi serve certo la voce per parlarti. Il barista mi porta proprio in quellāistante i due caffè. Ti faranno sentire a tuo agio. āSi accomodiā ti dico. āPer lei macchiato, vero?ā Ti blocchi. Sei sorpresa. Non capisci cosa ti sto dicendo. Poi sorridi come se fossi stupita. Rimani in silenzio. āSiā¦ macchiatoā¦ Grazieā¦ Molto gentileā. Sorrido. Penso āSieditiā. Ti siedi.
Io sono Delirio e VeritĆ . Infinito e infinitesimo. Pace assoluta e assiduo combattimento.
Mi senti. Ma non hai ancora il coraggio di ammetterlo a te stessa. Datti tempo. Capirai. Ascolto la scusa che hai pensato.āIo.. Io credo di conoscerla. Saā Prima lāho vista, al supermercato e mi sono detto certa di averle parlato in passato, da qualche parte. E forse ho capito anche doveāAnnuisco, senza pronunciare nemmeno una sillaba. Ti guardo. Rimango in attesa che tu prosegua. Porto il mio sguardo sul tuo seno che affiora nelle sue prosperose forme attraverso la camicetta. Arrossisci. Con la mano fai il gesto di chiudere. āMi sono convinta che lei sia una persona che ho conosciuto otto anni fa a Reggio Emilia. Facevo la tesi allāospedale giudiziario e ho trascorso lƬ qualche settimana.ā
Io sono ovunque. Non solo qui. In ogni galassia. In ogni istante del tempo. Io sono ovunque e per sempre.
Penso āTogli la manoā. La togli. āOra appoggia la mano sul tavolino.ā.Appena lo fai, te la prendo. Vibri. Non ti opponi. La testa ti sta girando e i tuoi sensi si sono accesi. Mi stai sentendo, e ti sto ubriacando di me. Il pulsare del tuo cuore mi attraversa. āEā possibile. Io sono sempre in giro per lavoro. PuĆ² anche darsi che io sia stato pure lƬā. Pensoā Ora allarga le gambeā. Apri gli occhi in preda allo stupore, come a chiedermi āQui? Davanti a tutti? Siamo in un bar!ā. PensoāUno. Due. Treā¦āNon mi fai arrivare al quattro, questa volta. Obbedisci. āNessuno ci sta vedendo. Fidati di me e lasciati fare tutto.ā Infilo la mia mano sotto la tua gonna. Sollevo con lāindice le mutandine poi metto le dita in mezzo. Voglio sentire quanto sei bagnata. Infilo una falange del medio tra le tue labbra. Lo sei moltissimo.
Ogni mio pensiero è imperativo. Ogni mio capriccio è legge. Io sono caos primordiale di tenebre e di luce.
Rimani ferma, mentre tolgo la mano. Sei rossa come un peperone. Sei ammutolita e ti guardi in giro. Nessuno ci ha visti. Senti di aver perso il controllo della situazione. Hai paura di me. Ti alzi.
āForse è meglio che io vada via. Mi sono ricordata che ho un impegno oggi pomeriggioā
Pensoā Torna indietro e sieditiā Esci dal bar. āUno. Due. Tre.ā Rieccoti qui. Mi guardi con occhi enormi. Prima di sederti mi rimproveri severamente: āLei non si deve piĆ¹ permettereā. Annuisco, sorridendo. āMi dica. Cosa si ricorda di me?ā Ti torni a sedere. ā Lei si chiama Marco Petrai, era uno dei pazienti piĆ¹ interessanti. In carcere la chiamavano āGodā. Al tempo era convinto di essere Dio. Le ho fatto una lunga intervista. Sul suo caso ho fatto la mia tesi di laurea. Eā sicuro di non ricordarsi di me?ā
āMi segua a casa mia. Voglio mostrarle alcune cose.ā Il tuo cuore inizia a battere allāimpazzata. Non riesci a dirmi in alcun modo di no. Mi alzo e sorrido.āPrego. Dopo la riaccompagnerĆ² quiā.
Il primo capitolo di questa storia è completamente opera di fantasia, ed è tratto dal mio blog. IL RAMO RUBATO
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Simile a un dio mi sembra quellāuomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Rimani in silenzio durante il tragitto. Ti vergogni di essere qui. Sei disorientata. Hai lo stomaco in subbuglio, ma al tempo stesso sei morbosamente attratta dalla capacitā di importi la mia volontā. Cā qualcosa di soprannaturale in questo magnetismo, pensi. Non lo sai che la telepatia, da sempre, ā il linguaggio piā profondo con cui comunicano gli amanti? Guardo dentro di te. Ripercorro ogni giorno della tua vita. Mi annoia questo silenzio. Penso āFammi una domandaā. Ti volti verso di me. āPosso chiederle dove stiamo andando?ā Nella tua voce cā un filo di impazienza e di insicurezza che mi manda in erezione. āNo. Eā una sorpresaā. Volti la testa. Guardi fuori dal finestrino Sono oltre venti minuti che siamo in macchina assieme. Siamo usciti da Bologna e ti sto portando lungo lāappennino. Metto la freccia e incanalo la macchina lungo una stretta stradina. Entriamo nel bosco. Avverto in te paura. La strada diventa sterrata. Terrore. Ascolto il tuo cuore che accelera come se fosse musica. Hai voglia di scappare via. Intanto la mia essenza si espande allāinfinito. Abito i tuoi ricordi. Cammino sul fuoco dei tuoi pensieri. Tengo la briglia della tua mente mentre cammina verso un burrore. Entro nella tua mente. Mi spingo fino a quando eri una ragazza. Unāestate tuo cugino Mario ti aveva portato nel bosco. Quando eravate stati sufficientemente lontani da tutto, gli avevi detto che ti scappava la pipā. Lui aveva risposto che anche a lui scappava e che potevate farla assieme. āMa tu devi essere scemo!ā Gli avevi risposto. Ti vergognavi e avevi iniziato a ridere. Era la stessa vergogna che provi oggi. Una specie di blocco mentale da superare. Lui non aveva aspettato un secondo e lo aveva tirato fuori. Era enorme. Non ne avevi mai visto uno. Lo avevi fissato in silenzio per qualche secondo. āDai. Calati le mutande. Devi farla anche tu, la pipā. Il cuore ti batteva allāimpazzata, esattamente come oggi. Gli avevi risposto di no. Ma subito dopo, senza capire il perchā, avevi alzato la gonna e avevi calato le mutandine. La avevi fatta davanti a lui. Ti era piaciuto essere guardata. Travalico i secoli. Vivo dentro ogni essere. Sono il volto di ogni Dio che popola le culture di tutta lāumanitā. Guardi fuori dal finestrino. La macchina si ā allontanata molto dalla strada. Non fai domande. Pensi a quanto ā folle ciā che ti sta accadendo, ma dentro di te sei animata da un fortissimo desiderio di sapere. La curiositā, anche nelle situazioni piā assurde, muove le donne piā del desiderio stesso. Vedi approssimarsi una grande casa. Accosto la macchina. Mi guardi. Penso āscendiā. Ti guardi intorno. Chiudo lo sportello e ti faccio cenno di venire avanti. Apro la porta e ti guardo negli occhi. Non abbassi lo sguardo. Ma ancora non sai che ciā che troverai in questa casa ti sorprenderā molto. Io tutto ho creato. E ora sto creando nuovi mondi. Poi creerā una nuova te stessa. Mario a sua volta ti aveva mostrato la mirabilante capacitā di gittata di un maschio. E dopo aver fatto pipā, aveva iniziato ad accarezzarselo velocemente davanti a te, ordinandoti di rimanere a guardare. Dopo un paio di minuti, dalla punta del pene, era uscito un lungo fiotto bianco e denso. Mario aveva trattenuto un gemito e tu eri scappata via di corsa. In tanti anni non avete mai piā parlato di quello che era successo quel giorno. Eppure tutti e due ricordate perfettamente ogni cosa. Ti plasmerā ad immagine dei miei desideri. Penso āAppoggia la borsa. Togliti la giacca. Appendila allāattaccapanniā. Esegui, senza indugi. āBene. Siamo qui. Che cosa mi doveva fare vedere? Tiro fuori una cartella. Eā quanto hanno scritto di me allāospedale giudiziario, pochi mesi dopo che sei andata via. Il soggetto in esame ā stato arrestato piā volte ed ā da ritenersi pericoloso. Il suo āIOā sempre piā ipertrofico ha fatto perdere al paziente il contatto con la realtā. Egli ā convinto di essere Dio. Di essere onnipotente. Di essere il dominatore del mondo. Ha convinto tutti i pazienti del reparto di essere Dio e ha organizzato una rivolta che ā costata la vita ad un infermiere. Si dispone la reclusione in isolamento per le prossime settimane. ā Alzi gli occhi. Provi ad aprire bocca. āFermati. Non parlare. Dovrai fare tutto ciā che ti comando. Da ora in poi non useremo piā le parole, ma il pensiero.ā Non rispondi. Mi guardi. Sei stupita e terrorizzata. Allo stesso tempo sei eccitatissima.āChi sei? Cosa vuoi da me? Come fai ad essere uscito dallāospedale dopo questo casinoā Mi guardi. Spalanchi gli occhi e rimani senza parole, come paralizzato. Ho assunto il volto di tuo cugino e ti sto sorridendo.
Il secondo capitolo di questa storia ā completamente opera di fantasia, ed ā tratto dal mio blog. IL RAMO RUBATO
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