Sono stato per anni insegnante di francese in un liceo, sono andato da pochi mesi in pensione, mi godo la vita, sono divorziato da dieci anni ormai e le mie due figlie sono grandi e vivono per conto loro.
Sono un uomo affascinante, sia chiaro che non me la tiro affatto, me lo hanno sempre detto, tante volte le mie alunne si sono lasciate andare a complimenti, alcune pur di avere un bel voto ci hanno chiaramente provato.
Non mentirò dicendo che la cosa non mi piacesse, anzi, più volte sono stato tentato dal cedere alle avance, le ragazze di oggi sono delle troiette, arrivano in classe vestite provocanti e credono di poter conquistare il mondo.
Essendo mie alunne ho evitato di farmi coinvolgere in questo modo, però, quando ho saputo che sarei andato in pensione, ho deciso di togliermi uno sfizio, precisamente con Alessia, una ragazza diciottenne della quinta B.
Erano due anni che faceva la gatta morta con me, si presentava alle mie interrogazioni vestita in modo sexy, faceva chiare allusioni e fuori dall’aula cercava sempre il momento buono per fermarmi e parlare.
So che lo faceva perché non era bravissima in francese e voleva qualche aiuto, a me piaceva molto, mi eccitava, a volte dovevo incrociare le gambe per evitare che si vedesse un po’ di erezione dei pantaloni quando si poggiava col culo sulla cattedra e guardava la lavagna in cerca di una risposta alle mie domande.
Una mattina avevamo l’ultima ora, suonata la campanella di fine lezione lei aspettò che uscissero tutti per avvicinarsi e chiedermi un favore, voleva un passaggio a casa.
Per me quello fu il chiaro segnale che voleva qualcos’altro da me, in macchina mi iniziò a chiedere come pensava di muoversi con i voti, io gli dissi che lei non era un granché nella mia materia e lo sapeva ma che avrebbe potuto fare qualcosa per migliorare la situazione.
Si illuminò nel viso, mi chiese di cosa si trattasse, io accostai in un parcheggio vuoto, dietro a dei grandi alberi, li non passava mai nessuno, spensi il motore, misi le sicure, mi girai verso di lei che mi guardava un po’ confusa.
“Sai benissimo cosa puoi fare, sono due anni che mi provochi, ora ti tiri indietro?”.
“Forse mi ha frainteso…”.
“Succhiamelo…”.
Lo tirai fuori dai pantaloni, lei mi guardò un po’ spaesata, il gioco era diventato troppo pericoloso, cominciai a farmi una sega, il cazzo si gonfiò, le intimai ancora di succhiarmelo.
“Professore non mi pare il caso…”.
“Vuoi un bel voto? Prendilo in bocca”.
Non mi rispose, teneva molto ad avere quel 7 che le avrebbe evitato un debito, così si avvicinò al mio cazzo e lo prese in mano, prima iniziò a muoverlo su e giù lentamente, poi si chinò con la testa, tirò fuori la lingua e cominciò a leccare la cappella.
Il contatto con la sua lingua calda mi fece impazzire, misi una mano dietro la sua testa e la spinsi leggermente così lo prese tutto in bocca, quella sensazione di calore mi mandò in estasi, cominciò a pompare e a succhiare, la puttanella ci sapeva fare, chissà quanti pompini faceva ai suoi amici.
Ad un certo punto sembrò prenderci gusto, iniziò a farmi godere impegnandosi davvero, se lo sbatteva sulle labbra e sulla lingua, lo infilava tutto dentro fino in gola e poi pompava, era bravissima.
Avevo una voglia assurda di scoparla, abbassai il suo sedile della macchina, si stese, io gli montai sopra, non potevamo spogliarci, anche se non c’era nessuno era meglio essere pronti a risistemarsi velocemente.
Desideravo succhiare i suoi capezzoli, così gli tirai fuori le tette dal top scollatissimo che indossava, li presi in bocca e li leccavi poi li succhiai, lei gemeva ed il mio cazzo duro premeva tra le sue gambe.
Le sollevai la gonna che indossava, spostai il perizoma e lentamente infilai il cazzo dentro la sua figa, era bagnatissima la puttanella, con in bocca un suo capezzolo cominciai a spingere dentro di lei.
La macchina si riempì di sospiri, ansimi e gemiti di piacere, la scopavo sempre più forte e veloce, lei non riusciva a reagire, stava distesa sotto di me completamente inerme e totalmente immersa in quella goduria che ogni colpo le dava.
“Sei una puttanella, girati…”
Non se lo fece ripetere due volte, a pecorina sul sedile glielo infilai nella figa da dietro, aveva un culo sodo, glielo strinsi con le mani, quasi mi aggrappai e spinsi velocemente il cazzo, lei si lasciò scappare delle urla di piacere, io le diedi degli schiaffi sulle chiappe, le allargai e vidi il buchetto più stretto e non ancora violato completamente bagnato.
Infilai un dito dentro e la stimolai, le piaceva, era una vera porcellina, ci sputai sopra, infilai due dita per testare la dilatazione, poi ci infilai il cazzo, mentre entrava sentii un po’ di dolore, era un po’ stretto ma una volta arrivato in fondo, ripresi a scoparla come un toro.
Sapevo che non sarebbe più successa una cosa simile, così decisi di godermi il momento fino in fondo, glielo sfondai quel culo, le mie mani la tenevano ferma, riuscivo solo a spingere sempre di più, ogni suo urlo di piacere era musica per le mie orecchie, quando sentii di essere molto vicino all’orgasmo mi abbassai un po’ su di lei e mi avvicinai al suo viso.
“Ora ti riempio il culo di sborra…”.
Lei non mi sembrò molto contenta di questa cosa, diede un colpo all’indietro con la schiena come a volersi liberare, io feci forza, aumentai il ritmo fino ad arrivare all’orgasmo e a schizzarle tutto il mio sperma caldo nel suo buchetto.
Lungo la strada di ritorno fino a casa non mi disse una parola, prima di uscire dalla macchina si limitò a dire: “Spero che sia valso un buon voto”.
Ovviamente le misi il buon voto che le avevo promesso, forse in francese non era stata brava in due anni ma a fare la troia e a scopare meritava decisamente una lode.
Autore: Biagio B.