Da quando scrivo questi racconti ricevo molte email, i motivi sono diversi, alcune sono critiche, alcune elogi e alcune veri e propri tentativi di approccio per un incontro, cosa che di regola non concedo mai.
Da un po’ di tempo però mi scriveva, fra i tanti, un uomo di cui non farò il nome che si distingueva per il suo fare gentile e garbato, mostrava un’evidente cultura sopra la media ed aveva un modo di fare molto rassicurante, da brava persona. Abbiamo flirtato per un po’ finché ha iniziato a chiedermi di inviargli delle foto, a quel punto mi sono infastidito e per un po’ non gli ho più risposto finché un giorno, sapendo che muovendomi per lavoro avrei pernottato nella sua città, gli mandai un’email con scritto: ‘questa sera sarò all’hotel ****, ti va un aperitivo?’.
Mi rispose quasi subito di si chiedendomi il numero di telefono, non glielo diedi e gli risposi che lo avrei aspettato alle 20:00 in punto al bancone del bar dell’albergo con addosso un paio di jeans neri e una polo rossa di una nota marca, se gli fossero andati bene quelli sarebbero stati gli unici indizi che gli avrei dato per trovarmi.
Arrivai all’albergo alle 19:00, salii in camera, posai la valigia, mi feci una doccia e mi depilai le parti intime perché si: se mi fosse piaciuto e ci avesse provato ci sarei andato a letto, mi vestii come gli avevo scritto nell’email e pochi minuti prima delle 20:00 mi recai al bancone del bar.
Subito mi si avvicinò un bell’uomo alto, con le spalle larghe e i capelli leggermente brizzolati, ‘mi stavi aspettando per ordinare?’ mi chiese.
‘Certo’ risposi, ci stringemmo la mano e ordinammo un aperitivo, parlammo un po’ e più la conversazione andava avanti, più lui mi piaceva. Gli proposi di rimanere per la cena ed accettò.
Era spiritoso e spesso condiva la nostra conversazione con un gradevole sarcasmo, al terzo bicchiere di vino che mi versò gli dissi: ‘poi basta, altrimenti finirò per ubriacarmi’.
‘Ma io voglio farti bere per doverti accompagnare in camera poi approfittare di te’ rispose strizzandomi l’occhiolino.
‘Si, ma di questo passo finirei per addormentarmi vestito appena tocco il letto’ risposi.
‘Vorrà dire che ti spoglierò io, ti girerò a pancia in giù e mi divertirò da solo’ ribatté ridendo.
‘Versa ancora’ gli dissi maliziosamente, ‘anche se preferirei ricordarmi del divertimento, domattina, non solo chiedermi perché faccio fatica a sedermi’.
‘Allora smetti di bere’ mi disse lui togliendomi il bicchiere da davanti e versandomi l’acqua nell’altro che non avevo ancora usato, ‘faremo in modo che ti possa ricordare’.
La cena finì, ci servirono il caffè e lui chiese il conto.
‘No, che fai? Pago io’ gli dissi.
‘No, offro io’ disse lui, ‘ti sentirai più in obbligo di darmi quello che voglio’.
Lo lasciai pagare e ci avviammo verso l’ascensore, fu il primo momento in cui ci ritrovammo completamente soli e notai che stando di fronte a me fissava qualcosa alle mie spalle, ‘che guardi?’ gli chiesi.
‘Il tuo culo nello specchio’ mi rispose.
Non dissi niente, mi voltai di spalle a lui e gli dissi: ‘vuoi toccarlo?’.
Iniziò a palpeggiarmi e io mi lasciai fare finché l’ascensore arrivò al piano, le porte si aprirono e mi feci seguire, quasi di corsa, verso la porta della stanza, l’aprii ed appena fummo entrati lui mi prese con foga e mi fece stendere a pancia in giù sul letto, si mise sopra di me ed iniziò a strofinare il suo pube contro il mio sedere con ancora addosso i vestiti.
Sentii che il suo cazzo era già durissimo e tra un movimento e l’altro mi slacciai i pantaloni e me li abbassai, assieme alle mutande, fino a metà coscia.
‘Aspetta’ gli dissi, ‘fammi andare in bagno per darmi una rinfrescata’.
‘No, ti voglio inculare così’ mi rispose.
‘Ok, nella mia valigia ci sono i preservativi e del gel lubrificante, prendili’.
‘Prima voglio giocare un po” mi disse, e con le mani frugò fra le mie natiche fino a guidare il suo cazzo, che non avevo ancora visto ma che sembrava avere delle dimensioni assolutamente rispettabili, contro il mio buchetto. Rimase li a ‘bussare’ contro il mio culo con la sua cappella irruenta per un po’, finché mi accorsi che si era inumidita parecchio e siccome so che quando si arriva a quel punto è un attimo che scivoli dentro, e che quando un maschio arrapato si ritrova dentro spesso non sente ragioni e non esce più finché non si è svuotato le palle, prima di ritrovarmi con una copiosa schizzata di sperma di uno sconosciuto nelle viscere e incorrere nelle conseguenti, ovvie, paure lo esortai nuovamente a prendere i preservativi nella mia valigia.
‘Va bene ma tu non mi scappare’ mi disse alzandosi da sopra di me e dandomi due sonore pacche sul culo.
‘Oh no’ risposi, ‘rispetterò i patti, mi devo togliere il debito della cena’.
‘Guarda che scherzavo prima, non devi concederti perché ti ho pagato la cena’
‘Ma a me piace fare questi giochi come se non volessi ma devo’ gli risposi.
Mi disse che anche a lui piaceva l’idea di fare il gioco in cui mi aveva comprato ed io dovevo subire, stabilimmo una parola d’ordine che avrebbe interrotto tutto in caso qualcosa non mi fosse andato bene e subito mi ordinò di denudarmi completamente e rimettermi nella stessa posizione, ovvero sdraiato a pancia in giù ma questa volta con il viso rivolto verso i piedi del letto, poiché voleva vedere la mia faccia nello specchio mentre mi avrebbe penetrato.
Mi fece divaricare le gambe e si inginocchiò fra di esse, iniziò a stuzzicarmi il buchetto con le dita mentre lo lubrificava con il gel, ma le sue dita non entravano, capii che non voleva allargarmi e voleva farmi sentire tutta la potenza del suo cazzo che dilatava il mio ano ancora stretto, d’un tratto lo sentii appoggiare il tubetto di gel al mio buco e premercelo contro, ‘non vorrà infilarmi il tubetto’ pensai, e invece lo strizzò spruzzandomi dentro il gel.
‘Così mi fai un clistere’ gli dissi.
‘No, ti lubrifico anche dentro’ mi rispose.
Appena lo ebbe fatto non riuscii a trattenere quello che mi aveva spruzzato dentro, ne fui imbarazzato e gli chiesi scusa ma senza nemmeno rispondere, e mostrando tutt’altro che fastidio per quello che aveva visto, lui lo raccolse con le dita e se lo spalmò sul cazzo dopo aver calzato il preservativo, si stese sopra di me, lo appoggiò dove doveva e mi ordinò di chiudere le gambe.
‘Guarda la tua faccia nello specchio mentre ti inculo, adesso’ mi disse con tono autorevole.
Con un colpo secco mi infilò tutto il cazzo nel culo, io vidi nello specchio la mia faccia assumere un’espressione di dolore con la bocca aperta senza la capacità di emettere nessun suono per un attimo, poi un urlo mi scappò e lui mi tappò la bocca con una mano.
‘Zitta, subisci quello che ti spetta in silenzio, puttana! Ti ho affittata e adesso ti fai scopare, se non ti sta bene dici la parola d’ordine’.
Rimase fermo così per qualche secondo dentro di me, poi tolse la mano e io subito mi lamentai e lo implorai di toglierlo, lui mi rimise la mano sulla bocca e mi disse: ‘allora non ci siamo capiti? Se vuoi che smetta dici la parola d’ordine, altrimenti subisci, adesso toglierò di nuovo la mano per darti la possibilità di pronunciare, eventualmente, la parola che abbiamo concordato, ogni altro lamento o preghiera saranno per me parte del gioco, siamo intesi?
Feci cenno di si con la testa mentre ancora avevo la sua mano sulla bocca, lui la tolse ed iniziò a muoversi dentro di me.
Ad ogni suo colpo, profondo e deciso, emettevo un gemito, ‘ti piace eh? Puttanella?’ mi chiese.
La risposta sincera sarebbe stata ‘si molto’ ma avrei rovinato il nostro gioco, così gli risposi: ‘no, mi stai facendo male, smettila, ti prego’.
‘Dovevi ‘ pensarci ‘ prima ‘ di ‘ farti- offrire ‘ la ‘ cena- puttana!’ e fra ogni una di queste parole mise uno dei suoi energici colpi di cazzo.
Andò avanti a scoparmi così per un bel po’ esortandomi a guardare le nostre facce nello specchio mentre mi sbatteva, poi mi ordinò di cambiare posizione, mi fece stendere a pancia in su e mi fece alzare le gambe, mi afferrò le caviglie e se le mise sulle spalle, mi penetrò nuovamente ed iniziò a muoversi dentro di me per un po’, il suo cazzo urtava perfettamente la mia prostata e stavo godendo parecchio, ma quando fui quasi a un filo dal venire si fermò e volle cambiare posizione di nuovo.
Si stese a pancia in su e mi ordinò di impalarmi, di schiena, sopra il suo cazzo, gli obbedii e quando fui completamente seduto sul suo bacino con tutto il suo cazzo dentro mi afferrò le spalle e mi trasse a se, facendomi stendere sopra di lui a pancia in su.
Avvolse le mie gambe con le sue costringendomi a tenerle chiuse, poi rimanendo fermo con il suo cazzo duro dentro di me afferrò il mio con una mano e iniziò a segarmi, mi lasciai fare finché gli venni nella mano e durante quei secondi lui commentò come il mio culo si contraeva attorno al suo cazzo.
‘Sentire il tuo culo che si stringe attorno al mio cazzo mentre vieni è meglio di un pompino!’ mi disse, e in quel momento, subito dopo essere venuto, tentai di sfilarmi perché si tratta di quell’attimo in cui tutte le tue voglie sono scemate (ma tornano presto) e non vorresti niente dentro.
‘Dove vai?’ mi disse avvolgendo con più forza le sue gambe attorno alle mie e afferrandomi il petto con le mani come se avessi un paio di tette da strizzare, ‘è adesso che viene il bello!’
Subito cominciò a muoversi freneticamente dentro di me e io rimasi a subire il fastidio di quel cazzo che per un po’ non avrei più voluto.
‘Fatti inculare a pancia in giù’ mi disse. Nel frattempo la voglia era già tornata e fui felice di mettermi in quella posizione, che tra l’altro è la mia preferita.
Si mise nuovamente sopra, mi penetrò di nuovo e cominciò a muoversi dentro di me, poi si avvicinò con la bocca al mio orecchio e mi chiese: ‘me lo fai un regalo?’
‘Vuoi venirmi in bocca?’ gli risposi.
‘No, mi lasceresti venire nel tuo culo? Tanto c’è il preservativo’.
‘Chiudi gli occhi, pensa che non ci sia e immagina di innaffiarmi’ gli risposi.
E mentre gli dicevo così sentii il ritmo dei suoi colpi cambiare, il suo respiro diventare affannoso e il suo cazzo pulsare mentre veniva nel mio culo.
Rimase li fermo sopra di me per un po’ mentre il suo cazzo si sgonfiava, poi gli dissi: ‘credo sia ora che tu vada’.
‘E mi mandi via così? Non vuoi un po’ di coccole?’
‘Non si rimane a coccolare le puttane’ gli risposi maliziosamente.
‘Ma non mi dai nemmeno il tuo numero di telefono?’
‘Il nostro gioco è bello così, hai la mia email e io ho la tua, se ripasserò per questa città ti costerà un’altra cena’.
‘Capisco, e a te costerà un’altra inculata’ mi rispose dandomi una pacca sul culo mentre si rialzava dal letto e si rivestiva.
Mi salutò ed uscì dalla camera, io rimasi per un po’ steso sul letto con il culo sfondato pensando all’ennesima porcellata che avevo appena fatto e dicendomi che prima o poi avrei dovuto smetterla pur sapendo che, tanto, non l’avrei fatto.
Rimasi un po’ ad osservare nello specchio il mio culo sfondato poi mi alzai, andai a lavarmi e mi misi a dormire.
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