Era un fastidioso e piovoso pomeriggio di settembre, nonostante fosse una domenica e quindi un giorno non lavorativo mi trovavo a Verona per incontrare un amico di vecchia data, nel momento in cui ero invischiato nel traffico e stavo percorrendo l’ennesima deviazione per dei lavori in corso, pensavo che in fondo avrei finalmente trascorso qualche ora in pieno riposo. La lentezza del tragitto mi stava nel frattempo facendo perdere la pazienza, finché a un tratto m’accorsi che sul marciapiede vicino camminava con un passo affannato una persona che conoscevo bene, precisamente una mia collega d’ufficio, appesantita da due borse della spesa, cosicché accostai gridandole:
‘Serve una mano?’.
A seguito del mio improvviso e inatteso strepito lei sussultò e non appena s’accorse chiaramente della mia presenza riconoscendomi, non esitò a domandarmi all’istante:
‘Potresti accompagnarmi fino alla taverna della mia abitazione?’.
Che donna eccezionale e che opportunità , perché intento a interpretare nella mia mente le lodi verso Marinella mi ritrovavo ansimante e per di più carico nel pensare innumerevoli supposizioni. Chissà , che cosa mai avrà acquistato di così pesante, mi chiedevo io salendo le scale ormai a pochi passi dal varcare la porta d’ingresso del suo appartamento.
Con lo stupore e il rispetto che si prova varcando la soglia d’una cattedrale, entrai con il cuore in gola in un locale a prima vista accogliente e confortevole arredato però con notevole gusto, giustappunto in perfetta affinità e con armonia dalla padrona di casa. Io non avevo mai avuto occasione prima d’allora di salire da lei, nonostante la nostra amicizia fosse di lunga data. Il flusso dei miei pensieri impetuosamente e passionalmente m’occupava a tal punto, che mi ritrovai seduto al tavolo della cucina solamente con una tazza fumante di tè, senza sapere peraltro dove fosse Marinella. Io avevo perso completamente la sensibilità del tempo e tornai celermente in me, sentendo il rumore dell’acqua corrente della doccia, a quel punto inediti pensieri e nuove libidinose intenzioni s’affollarono in cuor mio, dal momento che per la prima volta sentii un certo compiacente e un piacevole diffuso imbarazzo.
‘E’ stato un vero piacere incontrarti, io però devo proseguire, perché ho un impegno da trattare’ – le riferii alla svelta.
Io stavo raggiungendo agevolmente la porta, quando Marinella con l’accappatoio indosso mi venne a salutare ringraziandomi per il passaggio in automobile che le avevo cavallerescamente offerto. Fu allora, che come per incanto, con un gesto amabile e pacato si liberò dell’indumento, dato che le scivolò ai piedi rivelandosi in tutto il suo completo splendore: che autentica meraviglia avevo di fronte a me. I suoi occhi scuri come il carbone, la sua pelle luminosa e vellutata, i suoi seni piccoli ciononostante aggraziati e il suo ventre nero, che peraltro mostrava una depilazione ormai lontana, io cominciai sennonché smaniosamente a baciarle il viso e le labbra, poiché sui seni s’intuiva un’indubitabile e tangibile eccitazione.
Lei in quell’istante mi condusse rapidamente verso la camera da letto, io iniziai a stuzzicarle con finezza l’interno della coscia sino ad arrivare alle grandi e smaniose labbra, dove lì di sotto persi definitivamente e totalmente la ragione inebriandomi della sua fragranza. Il cuore mi batteva forte, giacché i suoi gemiti mi davano animo e coraggio spronandomi ulteriormente, dal momento che mi procuravano un piacere ancora insolito e maggiore. A un certo punto fu Marinella stessa a pigliare l’iniziativa dominando il gioco, dato che si sistemò sopra di me nella posizione della smorza candela, giacché il ritmo dei suoi movimenti aumentava così come il suo smanioso ansimare. Quand’ero vicinissimo ormai per raggiungere l’orgasmo si tolse di colpo afferrando il mio cazzo tra le mani continuando nel movimento, avvicinandolo accortamente alla sua bocca per ricevere tutta quella maestosa e succulenta esplosione finale.
Io captavo tutto, intercettavo ogni emozione che il mio organismo ormai prossimo all’eiaculazione mi segnalava, perché vedevo la sua lingua sfiorarmi accuratamente il frenulo, mentre squadravo lei diventata ansiosa, desiderosa e impaziente sempre di più di ricevere il mio seme, che repentinamente assaporò e si gustò del tutto nell’arco di pochi secondi.
{Idraulico anno 1999}
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