“Il cazzo di Giovanni misurava circa quindici centimetri, non di più, grosso e davvero duro…”
Da quel sabato sera passò qualche giorno, non incontrai nessuno, sentii
via messaggio tutti gli stalloni, tranne Marco che non rispose, e l’unico appuntamento che presi fu quello con il Signor Giovanni che il martedì pomeriggio scrisse un sms –“Salve Gabriele, se ancora interessato a visitare l’appartamento io sono disponibile per giovedì alle ore dodici. Mi faccia sapere per conferma”-. Ovviamente non potevo farmi sfuggire l’occasione e confermai l’incontro. Quando arrivò la mattina di giovedì tanto attesa, sveglio presto dall’euforia, intorno alle nove e trenta, dopo aver fatto una doccia e sbirciato un po’ i tre maschi in veranda, decisi di andare al mercatino per comperare della frutta fresca. Dopo aver indossato una tuta sportiva e aderente uscii dirigendomi tra i mercanti in fiera. Prima di avvicinarmi alla bancarella di Franco scrutai il mio vecchio appartamento alla ricerca di movimenti sospetti. Una volta tranquillo e sicuro di non essere visto e beccato mi incamminai sotto il balcone. –“Buongiorno”- dissi alle spalle del figlio che sistemava i prodotti –“Buongiorno a lei”- , -“C’è Franco?”- domandai –“E’ andato a fare una commissione non penso che tarderà. Le occorre qualcosa?”- , -“Si volevo sapere se avete il pane sardo di ******”- mi inventai la prima cosa che mi venne in mente –“Dice questo?”- indicandomi una confezione –“Si, quello. Me ne da un pacco?”-. Mentre Luigi pesava la confezione e faceva il conto continuai a guardarmi intorno con il terrore di imbattermi in Raffaella che spesso frequentava il posto –“Sono cinque e quarantacinque”- disse distogliendomi dai pensieri –“Facciamo direttamente cinque, so che è amico di mio padre”-. Alzai gli occhi verso i suoi, Luigi mi sorrise –“Ah grazie”- dissi –“Devo salutarglielo quando rientra?”- mi domandò –“Si, me lo saluti tanto e grazie ancora”- , -“Che devo dirgli? Saluti da…?”- , -“Gabriele”-. –“Ah ok, i saluti da Gabriele il ragazzo che abitava qua sopra”- , -“Si esatto, grazie”-. Mi allontanai perplesso, ma riflettendoci bene Luigi mi conosceva di vista, mi vide più volte in terrazzo e salutare suo padre, quindi mi tranquillizzai e mi incamminai. Era quasi arrivata l’ora di andare a fare visita a Giovanni. Una volta sistemata la frutta e il pane andai in camera per prepararmi all’appuntamento. I tre alla finestre non avrebbero mai potuto immaginare che tra qualche minuto avrei camminato tra loro in quella veranda. Spalancai la finestra e iniziai a spogliarmi rimanendo ancora una volta completamente nudo sotto i loro sguardi. Indossai una canotta larga aperta dall’ascella sino ai fianchi e un vecchio paio di jeans aderente con degli strappi, soprattutto sul didietro, appositamente non infilai nessuna mutandina, volevo far sbirciare da vicino i miei glutei marmorei e ancora abbronzati. Prima di chiudere il balcone incontrai gli sguardi curiosi dei tre. Mi accomodai alla scrivania attendendo l’arrivo di Giovanni che non si fece aspettare, alle undici e cinquanta, con dieci minuti di anticipo, sbucò in veranda tra i maschioni. Non volendo perdere tempo prezioso corsi alla porta chiudendo tutto e uscii. Quando arrivai in strada prima di citofonare presi un respiro profondo perché agitato.
– “ZZZZZZ”-
-“Si? Chi è?”-
-“Il Sig. Giovanni? Sono Gabriele, sono un po’ in anticipo”-
-“Ah Gabriele, non si preoccupi, salga pure. Quarto piano , porta a sinistra”-
-“Ok, salgo”-
Il portone del palazzo si aprii e mi infilai dentro il piccolo ascensore che mi portò su al quarto. Una volta alla porta feci un altro respiro e bussai due colpi. Il portone si aprì dall’interno e quando Giovanni si trovò me di fronte, le sue pupille saltarono quasi fuori dagli occhiali –“Piacere Gabriele”- dissi allungando la mano –“Giovanni”- rispose lui. Un po’ sotto shock mi fece entrare nell’appartamento e il suo viso cambiò colore da bianco pallido a rosso imbarazzo. Era palesemente agitato –“Eccoci finalmente”- dissi per rompere il ghiaccio –“Venga inizio a mostrarle l’appartamento”- disse cercando di stabilizzarsi. Lo seguii lungo il corridoio e la prima tappa fu la cucina –“Scusi per la polvere e il disordine, ma sa, come le avevo detto ci stanno gli operai”- , -“Non si preoccupi”- , -“Ecco questa è la cucina che è collegata alla veranda esterna”- la casa era davvero carina oltre ad essere immensa –“Venga”- disse aprendo la veranda –“Le mostro la parte più bella della casa”- e uscì fuori. Il mio cuore iniziò a battere forte, stavo per imbattermi con i tre stalloni. Appena varcai la vetrata lo sguardo dei tre mi cadde velocemente addosso, si bloccarono per qualche secondo sorpresi e perplessi. –“Ecco qua, come può vedere la veranda è nel bel mezzo dei lavori”- disse Giovanni, ma le attenzioni più che su la veranda furono rivolte a i maschi che tornarono subito chini a lavoro. –“Venga a vedere, vi è un panorama fantastico”- disse l’uomo sporgendosi. Andandogli dietro notai che il biondino scambiò qualche battuta sotto banco con gli altri due generando una risatina, ma non mi levò gli occhi di dosso. Continuai a girare tra loro guardando la bellissima visuale. Il panorama era bello, ma i tre stalloni non erano da meno. Quando stavamo per rientrare dentro mi voltai ancora una volta verso loro e il biondo si palpò guardandomi con insistente sfida. Quel suo atteggiamento mi irritava ma allo stesso tempo mi eccitava, probabilmente mi schifava, ma se solo si fosse fidato si sarebbe ricreduto alla grande. –“Mi segua che le mostro il resto”- disse Giovanni ignaro di tutta la scena –“Chiudo qui?”- domandai –“Si, mi faccia la cortesia. Grazie”- . Voltandomi per chiudere la porta della veranda vidi il bono muscoloso dalle labbra carnose sorridere a testa bassa, il biondino accanto gli parlava e il baffuto in disparte guardava i nostri movimenti –“Mi segua pure”-. Raggiunsi Giovanni –“Questa è la sala”- mostrandomi una grande stanza arredata adiacente alla cucina –“E qui abbiamo un bagno”- . –“La zona notte è da questa parte invece”- andammo in fondo dalla parte opposta alla veranda –“Qui abbiamo due camere da letto, entrambe matrimoniali se si desidera e un altro bagno”-. Una delle due stanze da letto era davvero bella e moderna e il lettone era davvero invitante -“Molto bella questa camera”- dissi sfiorando il copriletto con le dita e girando attorno al letto in maniera tale che l’uomo potesse osservare il didietro –“Sono comodi?”- domandai sfacciatamente –“Beh si, comodi e nuovi”- , -“Posso?”- dissi sedendomi –“Certo”- rispose titubante.
–“Noi andiamo a pranzo, ci vediamo più tardi”
Udimmo provenire dal corridoio. Giovanni varcò la porta e mi alzai all’istante seguendolo, fermò il baffuto, il principale dell’impresa da quel che avevo intuito, e sul ciglio della portone d’ingresso scambiò qualche parola sui lavori prima di lasciarlo andare. Quando lasciarono l’appartamento il suo sguardo tornò a me –“Venga le mostro l’altro bagno”- e lo segui dentro. –“Questo è nuovo e riservato”- era spettacolare, moderno, confortevole e in più presentava una grande vasca da bagno con idromassaggio –“Diciamo che è la ciliegina sulla torta insieme alla veranda”- disse sorridendo –“Direi di si, bellissimo”- risposi io. –“Ah e poi abbiamo un piccolo ripostiglio dietro la cucina”- passò davanti sfiorandomi –“Ora che sono andati via posso mostrarglielo”- e mi portò dentro una piccola stanza vicino alla cucina –“Scusi il disordine ma al momento questo è l’angolo dei muratori”-. A terra erano presenti attrezzi da lavoro, scarpe e maglie sudate. Quello stanzino profumava di testosterone. Avrei voluto raccogliere tutti gli indumenti e annusarli, persino i calzini. Entrò facendosi spazio tra gli attrezzi e tentò di aprire il balcone per arieggiare, ma era incastrato –“Vuole una mano?”- domandai alle sue spalle –“Non si preoccupi, dovrò fare vedere questa finestra a Giacomo”- , -“Mi lasci provare”- insistetti portandomi avanti . –“Accipicchia è davvero incastrata”- ma mettendoci un po’ di forza riuscii ad aprirlo –“Ecco qui”- dissi voltandomi faccia a faccia con il Signor Giovanni che mi guardò in silenzio prima di ringraziarmi e andare verso la porta –“Bene, poi se vorrà potrà tornare a vederla quando i lavori saranno finiti”- . Stava per uscire quando lo afferrai per mano tirandolo a me e si voltò di scatto –“Non c’è bisogno che mi dia del lei Signor Giovanni”- dissi carezzandogli la pancia sotto il suo sguardo –“Mi dica.. ora che siamo soli, non le piacerebbe uno spettacolino dal vivo?!?”- portai la mano tra le sue gambe –“Mah mah veramente..”- rimase di stucco davanti a quell’inaspettata azione –“L’ho vista sbirciarmi dal balcone qualche pomeriggio fa”- , -“Ehm.. si, ma…”- cercò di fermare la mano –“Mi dica, le piacerebbe approfondire?”- , -“No e che sono sposato, non so se mi va.. e poi non qui”- , -“Perché no? Siamo soli”- dissi affondando la palpata tra le sue gambe. Socchiuse gli occhi e tirò indietro la testa, stava per cedere –“Meglio di no dai..”- , -“Si rilassi, si goda qualche momento di piacere”-. Mollò la presa, lo spintonai al muro e mi misi ai suoi piedi sbragandolo. Il suo pacco iniziò a gonfiarsi e prendere consistenza. Tirai fuori solo il cazzo e i coglioni belli pieni fuori dal pantalone, li tastai bene prima di assaggiarli. Il cazzo di Giovanni misurava circa quindici centimetri, non di più, grosso e davvero duro. Prima di affondarlo in bocca lo guardai in viso, teneva gli occhi chiusi. –“Aaaaahhhh”- esclamò dall’alto sentendo sparire tutta la sua nerchia nel caldo e umido tunnel. Cominciai a ciucciarlo bene affondandolo tutto sino alle palle. Riuscivo ad ingoiarlo con facilità. Aveva un leggero sapore di pipì, ma la cosa mi eccitava. Dopo aver slinguato per bene il glande portai la lingua affamata sulle sue palle gonfie e pelose che cominciai a leccare –“Oooh siii”- mugolava l’uomo in preda al godimento. Affondai ancora una volta l’intera asta in gola e cominciai a spompinarlo come si deve –“Le piace?”- domandai avvinghiato alla sua pelle –“Sii, sei bravissimo”- , -“Si me lo dica ancora”- , -“Sei bravissimo”-, -“Si, sono una ciuccia cazzi”-. Ingoiai affondo tutta la nerchia e la spompinai a lungo. -“Scopami”- dissi completamente in calore –“Ti piace anche nel culo troia?”- , -“Si porco”. Non so quanto sarebbe durato, era già bello eccitato, mancava poco all’orgasmo. Mi misi di spalle e feci scivolare giù il jeans rimanendo nudo –“Guarda che bella maiala”- disse dietro di me, mi misi a gattoni divaricando le gambe, si accasciò a terra dietro e iniziò a leccarmi il buco –“Oooh fammi sentire bene la lingua”- mugolai. Affondò meglio facendomi sentire la punta umida e curiosa, non era grande, ma sapeva muoverla bene –“Hai preservativi?”- domandò eccitato –“No scopami in culo senza”- , -“No senza non lo faccio”- . Deluso dalla sua decisione mi voltai facendolo alzare –“Allora riempimi la bocca”-. Ciucciai avidamente segando con forza il cazzetto –“Cazzo vengo”-. Non tardò a spruzzare tre schizzi caldi in gola –“Oooh ooh ohhh”- esultò l’uomo inondandomi. –“Woww.. mai nessuno mi aveva fatto venire nella bocca, neppure mia moglie”- disse ricomponendosi e tirando su la zip –“Le è piaciuto?”- , -“Si, sei davvero bravo”-.
–DRIIIINNN-.
Lo squillo di un telefono al di là della porta richiamò la nostra attenzione. Giovanni sbiancò all’istante. Mi ricomposi velocemente pulendo la bocca e uscimmo in corridoio
–BOOOM-
il portone d’ingresso ci fece sobbalzare. Era troppo tardi, chi era stato li era scappato via
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