Il tempo perduto

“Ho atteso tanti anni questo momento! e mi sono tirato tante seghe immaginandolo!
Lei, accarezzandolo sulla testa, le rispose con dolcezza:
– Tesoro, ti…”

Il tempo perduto

E’ incredibile come i grumi adolescenziali repressi o
sublimati, comunque irrisolti, resistano al tempo e riaffiorino di continuo nel corso della vita.
Adriano era ormai un uomo di 39 anni, ingegnere professionalmente affermato, con una bella moglie, Serena, anch’essa professionista, avvocata, e due bei figli, Aurora e Piergiorgio, ormai arrivati alle scuole medie.
Una vita lineare ed esemplare, almeno in superficie. Una intimità più sofferta, perchè egli continuava ad avvertire ad intermittenza il richiamo di antiche passioni mai sopite. Di una in particolare, di quella voglia mai soddisfatta per una matura signora, di quasi 30 anni più vecchia di lui, che sin dall’età di 13/14 anni aveva intensamente desiderata, quella alla quale aveva dedicato centinaia di seghe. C’era solo un piccolo particolare, quella donna era sua madre Mirella!
Mirella era una donna rigogliosa e appetibile, lui la spiava di continuo, ed era tanta l’insana attrazione per lei che molto presto si fece scoprire e sgamare. Mirella era anche una donna particolarmente attenta e giudiziosa e fu brava a gestire le morbose attenzioni del figlio, trasformandole in un gioco sottilmente ambiguo, ma intelligentemente scherzoso. Ad esempio, con la scusa di chiedergli qualche piccolo massaggio, si lasciava accarezzare le gambe; nell’abbracciarlo, spesso indugiava volutamente a fargli sentire la pienezza soda delle sue grosse tette; e si fingeva distratta se il ragazzo ogni tanto le assestava qualche manata sul culo o le si strusciava addosso, sfregando il suo cazzetto indurito contro i suoi fianchi. Sapeva benissimo che Adriano smaniava e si masturbava, ma pensava che quelle cose lo aiutassero a non esasperare le sue voglie. Il tempo, che è galantuomo, avrebbe fatto il resto.
Quello che Mirella non avrebbe mai immaginato è invece che, a distanza di venticinque anni, Adriano avrebbe continuato a covare in sé quelle insane voglie e che il diventare uomo, marito e padre, non le avrebbe affatto cancellate. Tanto più che lei era ora una signora 64enne, vedova da 8 anni, viveva sola nell’appartamento nel quale aveva passato tutta la sua vita coniugale, i segni della sua antica bellezza erano ancora visibili nel volto ancora armonioso e nelle forme giunoniche, ma il suo corpo si era notevolmente appesantito.
E’ vero che il figlio non aveva mai dismesso l’assiduità delle visite, non mancava mai di passare da lei tutti i fine settimana, a volte da solo, altre con la sua famiglia, e almeno una volta al mese la teneva ospite a pranzo a casa sua; ma mai una parola, un gesto, un atteggiamento, aveva fatto affiorare alcunché di equivoco o sospetto da parte sua.
Finchè una domenica, che era stata appunto a pranzo a casa del figlio, sparecchiata la tavola, Mirella lo pregò di riaccompagnarla a casa in auto. Non abitava lontano e di solito preferiva fare quattro passi, ma quel giorno pioveva a dirotto, così il figlio fu lieto di darle un passaggio.
Arrivati sotto casa, la donna gli chiese se voleva salire per un caffè e Adriano accettò di buon grado. Seduti sul divano continuarono a chiacchierare delle cose di cui avevano già parlato a tavola, mentre fuori il tempaccio infuriava creando dentro casa un’atmosfera di tepore e di intimità particolare.
Così, quando Mirella osservò che era veramente felice della bella famiglia che il figlio aveva messo su e della bella moglie che aveva scelto, lui replicò secco:
-Sì, Serena è brava e affettuosa ma devi sapere che nessuna donna potrà mai prendere il tuo posto.
La madre si sentì gratificata e, accarezzandolo teneramente sul viso, disse con un sorriso dolce:
– La mamma è sempre la mamma ma una moglie è un’altra cosa. E poi tua moglie è anche una bellissima donna. Cosa potresti chiedere di più?
Adriano si fece improvvisamente serio e le rispose senza sorridere:
– Vuoi sapere cosa mi manca? Mi manchi tu!
– Io? Ma io sono qui, mica mi hai perso!
– Sì sei qui, ma mica sei mia!
Mirella restò qualche secondo perplessa, poi capì perfettamente quello che il figlio intendeva, e facendosi a sua volta seria:
– Adriano, pensavo che certe idee ti fossero passate crescendo!
– Ti sbagli mamma, non mi sono mai passate. Non che non abbia cercato di cancellarle, ma certi desideri sono duri a morire, soprattutto quando non sono soddisfatti.
– Ma Adriano, ti rendi conto di quello che dici? come puoi continuare a pensare certe cose? e poi, capisco quando ero giovane, ma adesso sono vecchia, ho quasi 65 anni.
– Mamma, il fatto è che adesso mi piaci ancora più di prima! Non credo di essere un pervertito, ma queste tue forme, più grosse di un tempo, mi fanno impazzire!
Adriano non perse tempo e concentrò i bollenti rigurgiti di quella voglia ancestrale su quel corpo in decadenza, ma ancora per lui tanto attraente, avvicinando le mani verso quei senoni ancora imponenti, quei fianchi ampi ed accoglienti, quelle coscione arrotondate dalla cellulite, ma ancora ben modellate.
Mirella era sinceramente turbata e confusa, non si aspettava una cosa del genere e non sapeva come reagire. Se da un lato quei complimenti le facevano piacere, perché la facevano sentire ancora donna, dall’altro la spaventavano, perché riportavano alla luce vecchi turbamenti.
Così quando il figlio, che si sentiva come liberato da quella confessione, l’abbracciò ed appoggiò le labbra alle sue, lei non reagì e lo lasciò fare; e quando la lingua del figlio si insinuò nella sua bocca, la lasciò entrare. Era combattuta: non sapeva se resistere e respingerlo prima che le cose prendessero una piega irrecuperabile, o invece accondiscendere per non mortificarlo, cercando di riportarlo alla ragionevolezza.
Ma mentre lei era presa da questi pensieri, le mani di Adriano si erano insinuate laddove mai gli aveva permesso di arrivare: una si era infilata dietro e perlustrava il solco profondo delle sue chiappe burrose, l’altra invece era scesa sul davanti e ormai le accarezzava i peli della fica.
Quegli stimoli di piacere sopravvenienti ebbero la meglio sulle incertezze di Mirella, che col passare dei minuti si lasciò definitivamente andare: divaricò le gambe per permettere alla mano di Adriano di introdurre due dita nella sua fica e rispose al bacio facendo mulinare la sua lingua in bocca al figlio. A quel punto, vinta dal piacere, Mirella portò la sua mano sul cazzo inturgidito di suo figlio e lui subito ne approfittò e lo liberò dalla patta.
In breve i due si ritrovarono a masturbarsi reciprocamente, baciandosi lascivamente in bocca. Quindi Adriano passò a sfilare le mutande a sua madre, la fece accomodare per bene in poltrona e si inginocchiò tra le sue gambe praticandole una appassionata leccata di fica.
Erano anni che la fica di Mirella non conosceva piaceri tanto intensi e coinvolgenti, quella lingua la stordiva, la faceva vaneggiare. Teneva le mani sulla testa del figlio che lappava, stuzzicava sapientemente il suo clitoride, e, con la testa riversa sulla spalliera della poltrona, emetteva gemiti e gridolini dimenticati. La donna ebbe due orgasmi in rapida successione e, mentre lei si rilassava, il figlio, reggendosi con le ginocchia sul pavimento, puntò la cappella gonfia e violacea alla fica di sua madre. Lei gli facilitò la manovra spostandosi un pò in avanti con il bacino in modo da accogliere il cazzo palpitante di Adriano che, in un baleno, la penetrò interamente.
Mirella godeva, gemeva, si agitava e sbrodolava come una vacca, Adriano la pompava con vigore ed esternava tutta la sua foga gridando il suo godimento. Nella stanza risuonava il suono di risacca dell’andirivieni del cazzo in quella ficona piena di umori. Quando lei si accorse che il figlio era ormai prossimo ad eiaculare, lo incoraggiò ad alta voce:
– Sì figlio mio sìììì va bene così godi, bello di mamma, godimi dentro!
E lui, dando sfogo ad una passione che covava da almeno venticinque anni, esplose tutto il suo piacere in quel ventre tanto bramato:
– Sì sì mamma è una meraviglia godoo mammaaaa!
Mirella sentì i potenti getti di sborra del figlio irrigarle la vagina e venne anche lei, ancora una volta.
Complice il temporale, il sogno di Adriano si era realizzato e il destino di Adriana si era compiuto! Tutto si era rivelato più semplice e naturale di quanto lei avesse temuto. Era incesto, ma Mirella non avvertì la peccaminosità di quell’atto.
Stefano sfilò il cazzo ancora gocciolante degli umori vaginali e sedette accanto alla madre. Erano lì mezzi nudi a guardarsi con gli occhi umidi e ad accarezzarsi; lui, strizzando le tette un pò cascanti e soppesandole un pò, le disse:
– Mamma, lo sai che hai sempre avuto due tette fantastiche?
Lei sorrise, poi gli chiese:
– Ti è piaciuto tesoro, o sei rimasto deluso?
– Deluso? Non ho mai goduto tanto in vita mia! starti dentro è stata la cosa più bella che mi sia capitata, mi sento un altro uomo …. anzi, se me lo permetterai, voglio rifarlo ancora. ho atteso tanti anni questo momento! e mi sono tirato tante seghe immaginandolo!
Lei, accarezzandolo sulla testa, le rispose con dolcezza:
– Tesoro, ti chiedevo se non ti avevo deluso perché ho la mia età e, a paragonarmi con tua moglie, mi sento molto a disagio ma, se ne hai voglia, potrai rifarlo tutte le volte che vorrai. Hai ragione, figlio mio, hai penato tanto! la mamma ti farà tutto quello che vuoi.
Adriano, incoraggiato da quelle parole, non perse tempo, le passò una mano dietro la nuca e, spingendola piano verso il basso, le disse:
– Davvero tutto? E allora mamma, perché non me lo succhi? Sapessi quante volte, mentre mi masturbavo, ho desiderato quella bocca!
Lei sorrise nuovamente e acconsentì immediatamente, si chinò su quel membro che aveva già ripreso consistenza. Lo leccava e lo succhiava, andava su e giù con la testa e gli accarezzava i coglioni. Adriano si fece lavorare un pò di bocca e poi, quando già la donna si stava predisponendo a ingoiare il suo sperma, avanzò sottovoce un’altra richiesta:
– Mamma, ora che me l’hai fatto indurire come quello di un cavallo, che ne diresti se …. se te lo metto dietro, in culo?
Mirella interruppe il bocchino, alzò la testa e guardò negli occhi il figlio. Non era preparata a quella richiesta ma, visto il tono quasi supplichevole del figlio, gli rispose sorridendo:
– Tesoro, hai detto che vuoi sentirmi tua ed io ti ho detto che farò tutto quello che vuoi ….
La donna si girò prontamente e si mise a pecora sul divano esponendo le sue chiappone divine, il figlio puntò deciso il suo membro inalberato verso il buco posteriore. Ma, quando portò il glande all’imboccatura dell’ano, lo vide slabbrato, segno che era stato violato insistentemente. In un attimo mille domande affollarono la sua testa: la madre non era quella donna irreprensibile che lui aveva sempre immaginato, ma a chi e a quanti la madre aveva dato il culo? A suo padre? Non gli parve verosimile, perché la buonanima non era un gaudente e poi ero morto proprio per una lunga e incurabile malattia. Era evidente che la madre si era sollazzata con altri e l’aveva fatto senza alcun pudore.
La scoperta di quell’ano lacerato ebbe l’effetto di far scattare in lui un forte moto di gelosia e, insieme, un furore represso, tanto che all’improvviso, come se da dr. Jekill diventasse d’un tratto mr. Hyde, si imbufalì e passò a trattare sua madre come una puttana.
– Ehi Adriano piano, piano… non dimenticare l’età che ho.
– Uuuhhhmmm facevi tanto la signora perbene … mi hai tenuto alla larga tanti anni … adesso vedo che l’hai già preso in culo … a me dicevi no e da altri ti facevi inculare … e chissà quante corna hai fatto al povero papà! troia! scopro che mia madre è una vera troia … allora te lo sfondo io per bene
Mirella rimase in silenzio mentre lui glielo ficcava con brutalità, non si lamentò e non si scompose, capì che non era il momento di spiegare, perciò si adattò all’improvviso cambiamento di umore e di stile del figlio e gli rispose con lo stesso tono:
– Sì amore dai, inculami, spaccami il culo… sì, vero, tua madre è una troia depravata ed ora se lo fa sfondare da suo figlio!
– Ora stai giù e apri bene quelle chiappe, voglio montarti come una vacca poi mi spiegherai i tuoi segreti, vecchia troia!
– Sì amore, poi ti racconterò tutto ma ora dai, sfoga tutta la tua voglia ….. sìì cosìì dai, cavalcami, fammelo sentire tutto dentro.
Adriano la montò e la pistonò con forza, quasi con violenza, ma non ce la fece a trattenere troppo la sborra che premeva per uscire e dopo tre-quattro minuti le inondò lo sfintere. Mirella strinse istintivamente le chiappe per non far uscire nessun rivolo dal canale, poi, quando Adriano si riversò di lato per rilassarsi, lo accarezzò di nuovo e gli disse:
– Amore, oggi sei stato grande! hai fatto riassaporare a tua madre piaceri che aveva dimenticato …. devi sapere che erano anni che andavo avanti sfogandomi da sola. è vero, i cazzi non mi sono mancati ma tuo padre l’ho amato ….. poverino, era malato e, capisci, a letto non ce la faceva ma, da quando è morto, non ho più visto un cazzo! ma adesso ci sei tu, il mio figlio porcellino! ne abbiamo da recuperare di tempo perduto!
Adriano ripensò subito agli ardori della sua adolescenza ed a quella voglia che si era portata dietro per tutto quel tempo e, rivolgendosi alla madre, le rispose:
– Venticinque anni! dobbiamo recuperare venticinque anni! E poi, voglio sapere tutto della tua vita segreta, voglio vendicare papà!
Mirella sorrise divertita osservando:
– Beh, ce ne vorrà del tempo. Vuol dire che devi dire a Dio di pazientare un poco prima di chiamarmi! ah ah ah…..
Ma Adriano ribadì con convinzione il concetto:
– Vuol dire che da oggi ti scoperò tutte le volte che potrò, e senza nessun riguardo, mi voglio togliere tutti i capricci. Abbiamo perduto troppo tempo ma non è mai troppo tardi!

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Incesti

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