Il Signor Giulio mi incula di continuo.
Si è rivelato un vero porco. Gli obbedisco incondizionatamente, anche perchè paga bene.
Qualsiasi momento è buono per buttarmelo nel culo. Ci siamo conosciuti, per caso, in un locale di P..
Vado sempre in città col treno, mi cambio là sopra, in bagno, oppure nei cessi della stazione.
Oggi fa un caldo terribile, mi sono trasformata infilandomi un paio di minuscoli shorts strappati, in jeans, il perizoma che spunta, le chiappe di fuori, ciabattine alla moda e canottiera bianca, reggisenino dello stesso colore, borsettina firmata a tracolla. Trucco leggero ma un rosso deciso sulle labbra, capelli sciolti.
Si vede lontano un miglio che sono a caccia di cazzi.
Lo zainetto con le cose da maschio rimane al deposito bagagli.
Mi sto dirigendo verso luoghi dove, fin da quando ho memoria, c’è chi mi ha preso e me lo ha schiaffato dentro.
Io agghindata come una troietta ho ingoiato litri di sborra e mi sono sempre fatta inchiappettare con una certa facilità.
Mi faccio pagare, a casa mia hanno chiuso i rubinetti. Tra l’altro c’è stato un certo sentore su quello che faccio, voci giunte all’orecchio di qualche mio parente, imbarazzante, anche se non me ne frega nulla.
Anche oggi sono lì per quello, non ho il becco di un quattrino mi servono i soldi per acquistare le mie cose da femmina.
Questo mio bisogno di soldi mi ha portato ad aumentare smodatamente il numero dei rapporti, rendendo il mio buco, di certo non più piccolo e stretto da molto tempo, un vero e proprio antro nel quale accedere e sfogarsi con facilità.
Sono arrivata in un bar dove rimorchio sempre, in questo ultimo periodo lì ho trovato da succhiare e me lo hanno messo nel culo praticamente ogni volta che ci sono venuta.
C’è il Signor Giulio, lo frequenta da poco, appena sono entrata mi ha puntato è si avvicinato, poi: “Buongiorno signorina, io sono Giulio, ci verresti a fare un giro con me?”.
Non ho potuto certamente dirgli di no.
In realtà mi ha messo un po’ in soggezione, sulla sessantina, bruttino ma ben vestito, alto, voce profonda, mi é venuto d’istinto chiamarlo “Signor Giulio”.
Chiaramente non gli interessa il pompino nel cesso.
“Si ci vengo, Signor Giulio”.
“Va bene, ti aspetto fuori”, mi ha detto lui.
Ho subito capito che questa storia del “Signor” lo intriga parecchio.
Ci siamo incamminati piedi, mi dice che la sua auto é dall’altra parte del parco, “Cavolo” ho pensato “Sarà un chilometro” e con le ciabattine…
Quel punto del parco è praticamente un bosco, ad un certo punto ci siamo addentrati per qualche metro, ci fermiamo nel punto dove, a volte, servo i maschi, invisibile ai passanti: “Dai, calati quegli straccetti che porti”.
Abituata a questo ordine ho obbedito subito, del resto quando batto i tipi che mi scopano fanno spesso in questo modo, sulle loro auto, dietro a qualche angolo, nei cessi dei bar e appunto nei parchi pubblici, mi inginocchio e glielo succhio così come sono oppure mi entrano nel di dietro senza fronzoli o preliminari, denudo il culo, chiappe di fuori, una sputazzata sul buchetto e vai, tutto dentro, un po’ di colpi e poi la sborrata, quasi sempre interna. I soldi prima.
Mi vendo sempre, a chiunque, mai una volta che dica di no. Ho pensato che sarebbe stata una cosa veloce anche con lui, per me normale, ordinaria amministrazione, come ho già detto ho il culo così spanato, largo come un secchio che li sento appena quando entrano, cazzi di tutte le misure, larghi, stretti, storti, diritti, lunghi, corti, non fa differenza, invece mi è piaciuto il suo cazzo.
Non è molto grosso, anzi, più piccolo di molti altri che ho preso, ma appena ha spostato il perizoma e me lo ha messo dentro provato uno sfrigolio, un moto di intenso piacere, ma, ahimè, ha dato solo una mezza dozzina di colpi, poi: “No, qui non mi va, é scomodo e magari ci vedono. Vieni, andiamo da me, non c’è nessuno”.
“Va bene, Signor Giulio”.
Una certa delusione, come ho detto sto godendo e quando é uscito fuori ci sono rimasta male.
Mi ha spiegato dove abita, a qualche isolato da lì, cinque minuti di strada.
Durante il breve tragitto in auto mi ha detto che sono una gran fica, ma che, purtroppo, ce l’ho parecchio spanato e che per questo c’é poco da fare: “Vabbè, è chiaro che una come te è molto richiesta”
Ho risposto che é vero, in più: “Sa, Signor Giulio, sono stato inculato, la prima volta, che ero piccolo, quasi non ho ricordo di quel momento, quando me lo hanno rotto i ragazzi del paese si sono accorti che ero una femminuccia che ci stava, buona per godere, giocavamo a nascondino oppure andavamo nei campi e li me lo mettevano dentro uno dopo l’altro, sempre col culo di fuori! Lo fanno ancora. si sono divertiti anche a infilarmi dentro delle cose, zucchine, cetrioli, manici, di tutto… poi sono arrivati i grandi, cazzi grossi come bottiglie, da allora il mio buco del culo è stato usato praticamente senza interruzione, per questo è così spanato”.
Poi mi ha domandato se sono anche un po” attiva, io ho risposto che lo sono molto poco, quando me lo chiedono gli uomini, quando mi succhiano, capita raramente di fare altro, oppure con le mie amichette, quelle come me con le quali “lesbico” magari davanti ai maschi che ci possiedono, del resto ho un pisellino che, da duro, è lungo otto centimetri.
Mi ha detto che gli piacerebbe vedermi giocare con queste amichette, poi il Signor Giulio mi ha rivelato che ha cinquantanove anni, è separato e vive in una villetta a schiera, da solo, aveva un cane ma é morto.
I figli sono grandi, li vede ogni tanto.
Appena entrati mi ha invitato a mettermi comoda, ovvero mi ha fatto spogliare quasi completamente, sono rimasto col solo reggiseno che lo eccita da morire.
Mi guarda e si spoglia pure lui, é peloso, ha la pancia ma non é male.
Gli ho chiesto se posso fare una doccia, sono accaldata e sudata, ha risposto di si, però vuole stare a guardare. E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere.
Mi sono lavata davanti a lui, quando mi sono passata il sapone sul cazzo e sul culo gli è venuto duro.
Per questo ho fatto appena in tempo ad asciugarmi, siamo andati in camera, sul grande letto matrimoniale, tutti nudi, però poi ha voluto che mi infilassi di nuovo il reggiseno.
Prima se lo è fatto succhiare un po’, dopo mi sono sdraiata a pancia in su, il Signor Giulio me l’ha preso in bocca, si è trastullato qualche istante poi si è spostato, mi ha spinto le gambe in su fino a piegarmi in due, il culo spalancato, mi è salito sopra guardandomi in faccia per entrarmi dentro col suo cazzo, nella posizione del missionario, i muscoli anali sfibrati non hanno opposto alcuna resistenza.
“Ti piace R.? Dai, dimmi che ti piace”.
“Si che mi piace, Giulio”. Mi piace veramente.
E’ eccitato e mi è venuto nell’intestino quasi subito.
Appena fatto mi ha detto se volevo guardare della roba porno, che ha nel computer, anche veramente pesante, tipo rapporti con animali, fisting, pissing, bdsm, anale estremo, etero ma soprattutto gay, twink, sissy, trav, trans, roba così.
Ha acceso il computer e me li ha fatti vedere.
Guardando quei video gli è tornata voglia, ha abbiamo fatta un’altra e mi ha sborrato nel culo di nuovo.
Di iniziativa gli ho lavato il cazzo con la bocca, ha apprezzato moltissimo.
Adesso ha finito, gli chiedo di accompagnarmi al bar, mentre andiamo mi da i soldi.
Cento euro, una cifra folle! Bastano e avanzano, rinuncio al bar, mi porta alla stazione e me ne torno a casa. Magari un atro paio di clienti li avrei trovati, ma sono stanca, non ho più voglia.
Col Signor Giulio è diventata un’abitudine, io vado a casa sua e lui mi fa tutto quello che vuole, mi succhia sempre un pochino ma, in definitiva, sono grandi inculate, con annesso pompino ripulitore.
Mi scopa fino a non poterne più, qualche volta gli viene un infarto.
Adesso mi paga uguale agli altri, ma va bene così.
Lo facciamo anche direttamente al bar, alcune volte, quando non c’è tempo, chiusi nel cesso, soprattutto in bocca ma anche un po’ nel culo, in quel posto è normale.
C’è un giro di puttanelle.
Lì non c’è solo lui, un vasto mondo di inculatori seriali ci gravita e si muove attorno a me e ad altre troiette come me, tipo le storie che avete letto.
Sono trascorsi alcuni mesi dalla prima volta col Signor Giulio, siamo a casa sua e mi ha scopato come sempre, è già venuto due volte, in culo e in bocca.
Ne ha voluto ancora ed anche se mi è sembrato spompato gliel’ho fatto tornare di nuovo sufficientemente duro, con la bocca e con le mani, poi mi sono steso sulla pancia, per farmi inculare rilassata. Si è steso completamente sopra di me e mi ha penetrato per l’ennesima volta.
Pompa da un po’, con scarsi risultati, poi: “Sai, R., mi scappa da pisciare” mi ha detto.
“Beh, se le scappa la faccia” ho risposto.
Io intendevo che si alzasse ed orinasse nel cesso, invece si è lasciato andare e mi ha pisciato nell’intestino, tantissima, ho sentito gonfiare la pancia, una forte sensazione di calore, di bruciore.
“Ma che ha fatto Giulio, Lillo, brucia!” ho protestato io, anche se, in verità, non è stato poi così spiacevole, anzi, proprio da troia sottomessa.
“Mi hai detto di farla e io l’ho fatta”. Paraculo.
Dopo che si è svuotato completamente è sorto il problema di non bagnare il letto.
“Lo tiro fuori, tu R. stringi il culo, più che puoi”.
Nonostante le condizioni del buco del culo (ribadisco e mi dovete credere, che è stato talmente usato da essere veramente scassato, mi entrano dentro senza sforzo anche quando lo tengo stretto stretto, mi chiedono di tirare i muscoli anali per sentire qualcosa, un medico che ogni tanto mi incula mi ha consigliato di fare ginnastica, di stringere e mollare di continuo, ogni volta che posso, ma è faticoso) sono riuscita a chiudere e mi sono precipitata in bagno dove ho spruzzato nel water l’orina di Giulio.
Dopo quel giorno lui si è intrippato in questa storia del “pissing” anale ed ha iniziato a pisciarmi dentro quasi tutte le volte che sono stato a casa sua e dopo anche al bar e lì intorno, si è sparsa la voce e quei maiali che mi frequentano hanno voluto farlo anche loro, parecchi altri.
Del resto mi hanno sempre fatto tutto quello che vogliono, sono da sempre totalmente succube.
Per la verità grazie a questa la pratica ho tirato su molti soldi, ovviamente ho preteso di più da chi lo ha fatto. Piuttosto frequentemente nel mio intestino c’è una mescolanza di sborra e piscio che non riesco a trattenere, sono arrivato a sporcare le mutande nel bar e negli posti dove non posso mettermi nuda. Le ho dovute gettare, ma ogni volta ho aumentato il prezzo.
Durante un pomeriggio all’aperto il Signor Giulio ha completato l’opera e mi ha fatto bere il piscio.
Mi ha affittato per una giornata intera e siamo andati a fare un giro in campagna, mi sono messa una magliettina rossa con su scritto “Love”, una minigonna inguinale tipo tennis e scarpe da ginnastica, i capelli acconciati con due belle treccine, una ragazzina. Le mutandine con l’interdentale sono talmente piccole che praticamente non esistono, una stringhina nel solco del culo fine come un filo da pesca.
La mia mise gli è piaciuta tantissimo, ha sbavato tutto il giorno, non mi ha mai tolto le mani di addosso.
Quando siamo andati al ristorante, conosce il posto, mi ha presentato come la sua nipotina. Il ragazzo che serviva mi ha puntato, avrebbe voluto il numero di telefono ma inizialmente non ho potuto darglielo perché il Signor Giulio ha fatto il geloso, dopo gliel’ho scritto su un tovagliolino.
Io questo giorno sono sua ed acconsento a tutto, gli sto ripulendo il cazzo con la lingua dopo che mi ha inchiappettato in un prato, mi è venuto in bocca, facendomi ingoiare.
Improvvisamente, mentre ho tutto in bocca il suo cazzo, ormai moscio, mi ha bloccato la testa, mi ha avvertito: “Occhio tesoro, adesso piscio, bevi amore!”.
Ho bevuto, deglutito e mandato giù fino all’ultima goccia. Non appena ha finito ho vomitato, faceva veramente schifo, molto meglio la pisciata nel culo.
“Ma come, vomiti? La sborra la bevi come fosse acqua!” ha esclamato.
“E’ vero ma non è così cattiva” replico io.
Me lo ho fatto rifare, ho imparato a bere anche l’orina, la sua e quella degli altri.
Non si finisce mai di imparare.
Sono sempre più femmina, adesso prendo di nascosto delle pilloline che mi prescrive il mio amico dottore, mi fanno venire le tettine e sparire i peli.
Questa cosa ha eccitato tutti tantissimo, la principessina che si fa usare aldilà di ogni depravazione.
Oltre che a farmi bere la piscia ed inocularmela nel culo adesso il Signor Giulio e gli altri me la fanno anche addosso, soprattutto quando sono in gruppo e ci troviamo in qualche posto sicuro, dove si può bagnare in giro tranquillamente, mi stendo a terra, nuda o con la sola biancheria intima e loro tutti attorno mi pisciano addosso, insultandomi.
E’ arrivato l’inverno, le gitarelle in campagna sono un ricordo. Anche questa prima volta è presente il Signor Giulio, lui non ama le cose di gruppo ma lo hanno coinvolto, adesso ci troviamo all’interno di un appartamento vuoto, da ristrutturare, uno dei presenti ha la chiave e ci ha portati lì, in periferia. Ho già ritirato i soldi da tutti quanti.
Cinque o sei elementi, compreso lui.
Uno di questi: “Dai, R., facci sto’ pompino”.
“Già, si mette nuda la fighetta e ci da anche il culo! Ah ah ah!” dice un altro, ridendo.
Hanno steso un vecchio telo che era là abbandonato da una parte, di quelli che vengono impiegati per coprire i mobili.
Mi sono spogliata ed inginocchiata, pronta riceverli in bocca, so già che sarebbe stato un lungo pomeriggio.
In questo momento sono la schiavetta del gruppo, del branco.
A prescindere dal fatto dei soldi sono una troietta che si sottomette ai maschi e che gli fa fare tutto quello che vogliono, che non è capace di tirarsi indietro.
E’ incredibile come, quando un gruppo di uomini trova qualcuno come me, arrivi ad approfittarsene fino all’estremo.
Un gioco pesante, il gioco del piacere, dell’orgasmo fisico e cerebrale, io sono il giocattolo, quello necessario, mi faccio fare tutto e quindi bisogna fare tutto.
A qualcuno è scappato da pisciare: “Mi scappa e a voi?” ha detto questo.
Il Signor Giulio ha subito risposto che gli scappava anche a lui, poi: “Dai R., stenditi che la facciamo tutti”.
Sdraiata sul telo, nuda, sto aspettando. Il primo a mollarla è proprio Giulio, il getto mi è finito in faccia poi la l’ha fatta scorrere giù, su tutto il corpo. Gli altri subito dopo, tutti attorno, mi hanno orinato addosso, con il piscio negli occhi vedo appena tutti quei cazzi sprizzare, come rubinetti.
“Dai, apri la bocca!” ma io non la apro, rischio di affogare.
Negli occhi, nel naso, sul petto, sui genitali, dappertutto.
“Dai, R., falla anche tu!” mi sono lasciata andare, stesa sulla schiena anche la mia mi é ritornata addosso, un deliquio.
Completamente bagnata.
Come ho detto pomeriggio epico, piscia, sborra, in culo, in bocca, addosso, dappertutto.
Sono trascorsi un po’ di giorni, non mi sono mossa dal paese, dopo la grande pisciata mi sono dovuta riprendere. Mi vesto da ometto, non posso travestirmi ma c’è comunque chi mi scopa, maschi che lo fanno fin da quando ho toccato un cazzo per la prima volta, oppure le mie sorelline e qui è tutto gratis.
Non resto mai troppo tempo senza soddisfare un cazzo.
Il Signor Giulio mi ha cercato, ora ha il mio numero di cellulare, ha detto che ha troppa voglia, mi viene a prendere, niente treno.
Vado poco fuori dal paese, in un posto convenuto, fa un freddo cane ma, fortunatamente, arriva dopo pochi minuti, salgo al volo. Vedo che non è solo con lui c’è Alfredo, un tizio sulla quarantina che mi scopa al bar e che ha partecipato al pissing totale.
Siamo andati a casa di Alfredo e l’albero di Natale fa bella mostra di se, lo hanno fatto la moglie e i figli che sono in montagna.
Mentre io e Alfredo, che ‘ anche passivo, ci stiamo trastullando col suo cazzo, toccandolo, succhiandolo, leccandolo e baciandolo un po’ per uno, il Signor Giulio sta decidendo come divertirsi, ha in mente di fare qualcosa di diverso.
Chiaramente, per me, sarebbe finita con un bel pieno di sborra e piscio ma, questo, già non gli basta più.
Sta dicendo che ormai nel mio culo ci naviga, ha ragione, per incularmi adesso mi fa posizionare su un fianco, lui si incastra dietro di me e mi fa contrarre forte già prima di penetrarmi, poi me lo mette dentro mentre sto così, nonostante stringa al massimo entra lo stesso facilmente, forzando appena, con un buco appena più normale non ci sarebbe riuscito, però così mi “sente” bene. Da quando si è scoperta questa tecnica molti mi coprono così.
Comunque, ormai, lui mi viene quasi sempre in bocca. Anche se mi ha inculato, da solo o in compagnia, all’ultimo lo tira fuori e me la fa bere, poi lo ripulisco e lui piscia.
Ho un completino rosso, ha sfilato la culotte e me lo ha messo nel culo in quel modo, sul fianco, ha dato un po’ di colpi poi, quando si é apprestato a tirarlo fuori per essere sostituito da Alfredo ha l’idea.
“Aspetta Alfredo, metticelo anche tu, assieme a me”.
Io adesso sono a pecorina, sulle ginocchia e sulle mani, Alfredo si incastra sotto, mi abbasso sul suo cazzo, che mi scivola dentro, Giulio viene dietro, mi appoggia le mani sulle spalle, fa scorrere il suo cazzo su quello dell’amico, dopo un minimo di resistenza entra dentro assieme a lui.
“Minchia, è entrato!” hanno esclamato tutti e due.
Dopo tanto sto provando veramente qualcosa nel culo ed anche loro si sentono stretti.
Gli è piaciuto sentirmi gemere.
Due cazzi insieme, una piccola troia sfondata.
Notevole.
Mentre mi incula assieme il Signor Giulio dice che l’avremmo rifatto anche quando ci saranno gli altri del gruppo, vuol vedere in quanti sarebbero riusciti a mettermelo dentro contemporaneamente.
Stanno cercando di muoversi all’unisono, sono scivolati fuori alcune volte, lo infilano di nuovo e ricominciano a sbattermi, poi, dopo l’ultima dozzina di pompate si sono rialzati e ovviamente hanno deciso di schizzarmi in bocca.
Li ho succhiati alternativamente, poi al Signor Giulio è venuta in mente l’ennesima idea: “L’ho visto nei porno… aspettate, Jerry, dammi un catino o un piatto, qualcosa così”.
Jerry ha capito cosa vuole Lillo e dice che va a cercare in bagno, dove c’é la lavatrice ed è tornato con un piccolo catino celeste.
“Questo va bene?” domanda.
“Perfetto” ha risposto Giulio.
Io ora sto in ginocchio, i loro cazzi davanti alla faccia, li succhio uno per volta e li smanetto, entrambi hanno sborrato dentro al catino che poi il Signor Giulio ha appoggiato a terra davanti a me.
“Su R., cagnetta, leccala”.
Ho abbassato la testa e mi accingo a leccare ma Lillo non é contento, ha spostato il catino sul piatto della doccia, mi sono chinata di nuovo.
Ha pisciato, l’ha fatta dentro al contenitore mentre lappo, fa cenno ad Alfredo di farla anche lui, questo si é concentrato un momento poi si é svuotato. Una lunghissima pisciata.
Inginocchiato sul pavimento, con la testa chinata sul catino inizio a mandare giù tutta quella brodaglia rivoltante, senza battere ciglio.
Nel frattempo Giulio si è inginocchiato dietro di me, me lo ha messo ancora nel culo, pompando fino a venire di nuovo.
Alfredo ha esultato: “Vai bella, piena davanti e dietro!”.
L’ho cacata fuori dal buco nel culo, direttamente nel catino, poi ho ingoiato tutto quanto, leccando il contenitore di plastica fino a renderlo lucido come uno specchio.
Hanno deciso che va bene così.
Quando sono arrivata a casa mia madre mi ha domandato se avessi mangiato qualcosa, mentre mi fiondo in bagno a lavarmi: “Si, mamma, ho bevuto lo yogurt!”.
A proposito, il giorno dopo in tre tutti assieme mi sono entrati nel culo, anche questo é diventato normale, quattro raramente, ma non perché non ci stanno, semplicemente perché è veramente scomodo.
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