“Ragazze per favore… non possiamo farlo ora, ci sono i vostri genitori…”, il vecchio indietreggiò, ma le tre fecero tutte dei passi ostinati nella sua direzione, puntandogli il cazzone nei mutandoni. “Non lo facciamo mica…”, ribatté Magda palpandosi le tette come pure facevano le altre. “Vogliamo solo sapere…”, disse Rossana per poi lasciare a Pamela il compito di completare la frase: “Chi tra di noi è più brava a fare pompini”. Risero con malizia davanti all’uomo che, prima guardò alla finestra poi, sornione, si abbasso i mutandoni: “Ah bhe… mmm… vi concedo due minuti a bocca!”. Il vecchio si guardò l’orologio ed iniziò a cronometrare.
Iniziò Rossana… la rossa, accovacciata sulle ginocchia accanto alle altre due, provava in tutti i modi ad ingurgitarne la cappella, condotta dalle rudi pigiature della mano della bionda, alla nuca, mentre la bruna sputava ripetutamente sul bastone. Tra bolle e corposi fili di bava, Rossana succhiava, succhiava e si lordava di saliva mento e tette. Il suo fare da porca colpì sia Magda che Pamela che capirono davvero di dover dare il meglio per vincere la sfida. Le labbra carnose e tumide della rossa volevano cazzo, solo cazzo, e si serrarono aspirando con vigore quel bel torrione di carne. Fu però interrotta.
“Basta son passati i due minuti…”. La ragazza allora boccheggiò, rise e sputò in faccia alle altre aprendo a più non posso la bocca e mostrando l’ugola e la sua lingua violacea. Le due ricambiarono scatarrandole dentro saliva pastosa che finì, penzolante e densa, a schiumare scivolosa lungo il collo con bollicine e filamenti. E toccò a Madga…
La rossa e la bionda se ne stettero per qualche secondo a lato, ridendo e sgrillettandosi con le mani nei pantaloncini. Magda stendeva la lunga lingua sulla spranga e sulle palle. Succhiò, spremette, poppò. Stracolma di bava spumosa e bianca si dilungò ad aspirare con passione mentre continuava a bagnarsi di saliva appiccicaticcia che le cascava dalla bocca come muco. Le altre iniziarono a sbaciucchiare la pertica nei punti liberi, carezzandola con slinguazzate furtive e sbarazzine. Magda sbocchinava quel cazzo con le narici vistosamente dilatate, ebbre di quel pungente profumo. Ricevette occhiate d’ammirazione dalle due, ma non se ne accorse, era troppo presa dal bocchino, così presa che Rossana e Pamela dovettero tirarle i capelli con forza per farle mollare il cazzo. Il vecchio se la rise: “Ehehe due minuti scaduti”. E toccò a Pamela…
Le tre si baciarono, limonarono con la salivazione a mille, tutte insozzate con chiazze di sudiciume sulla pelle e filamenti di bava che, come liane, pendevano dalla tetta di una a quella dell’altra. Raccolsero quei filamenti gioendo e scambiandoseli, palpandosi e limonando ancora. La bionda prese possesso del cazzo e si mise d’impegno a lustrare quello scettro. Poppava, quasi soffocava, mentre Magda succhiava la palla destra e Rossana quella sinistra. Una enorme lacrima di saliva iniziò a pendere dalla sua bocca. Si fermò lasciando che lui gli pestasse l’affare in gola per qualche istante, scalfendogli il palato, e, come non sazia, tirò fuori la lingua spalmandogliela sotto i coglioni. Rossana la guardò a bocca aperta, prima di tornare a crogiolarsi del contatto labbra-cazzo.
“E’ finito il tempo…”, la voce maschile sancì la fine della sfida. Le tre, entusiaste, si accucciolarono buone buone al cospetto di quel cazzone. L’uomo si masturbò ferocemente fino a esplodere in un raglio potente sferzando la sua mousse calda, effervescente, su quelle tre facce di troia che ridevano a bocce larghe gemendo da puttane. Finirono tutte e tre imbrattate di sperma. La rossa fu la prima a mettersi in piedi mentre con le mani raccoglieva la sborra sul suo viso portandosela alla bocca. La bionda la braccò con le mani sulle chiappe, lei rise, chinò il capo, aprì le labbra e lasciò cascare un gocciolone di sborra e saliva nella bocca dell’altra, mentre la mora, come una gatta, ripuliva il viso della bionda con lunghe e calde leccate. Stettero a travasarsi lo sperma di bocca in bocca in un gioco sudicio, con le tette nude, le labbra vermiglie, le lingue divenute interminabili e gonfie.
“Allora chi è stata la più brava?”, chiese Pamela con la sua solita voce da oca.
“Bhe… siete tutte e tre fantastiche…”, gli rispose il vecchio con lemma disarmonico.
“Uffi ma chi ha vinto?”, insistette Rossana.
“Avete vinto tutte…”.
“No ci devi dire chi ha vinto, su!”, perseverò Magda, ma c’era poco da fare, non avrebbero mai avuto una risposta.
“Sono fiero di avere tre eccellenti pompinare come nipoti. Tornate presto a far visita al nonno”.
Le ragazze malinconiche si ricomposero ed uscirono dalla stanza mentre il nonno tornava a letto. Senza distinguere le voci, le sentì mormorare: “Non mi arrendo… E’ una ingiustizia… Oggi ho vinto io… Ma dove?… Io dico che sono la migliore e lui lo sa ma non vuole ammetterlo per non ferirvi… E’ un bravo nonnino… Ci ama, non addolorerĂ mai nessuna di noi… Però è stato bello insieme… Sì… Sìsì… E poi è uno spettacolo il suo cazzone… Dobbiamo rifarlo…”. Il vecchio si toccò i coglioni svuotati e guardò dalla finestra i genitori delle ragazze che, ignari di tutto, si intrattenevano a pranzo sotto il pergolato d’uva del giardino.
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Aggiunto: 3 anni fa
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