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Il ladro

“Passarono quattro giorni da quando finalmente abitavo nella mia villetta, e degli episodi strani mi indussero a rimanere a casa dopo avere simulato un’uscita…”

Il ladro
[ by Boysiculo74 ]

Finalmente dopo vari sforzi, ero
riuscito a completare la mia tanto agognata villetta. Posta in zona periferica ma non del tutto isolata l’avevo ristrutturata con cura e con scrupolosa attenzione nei minimi particolari. Ci vollero due giorni per sistemare il tutto ma rimaneva ancora un unico problema: il sistema antifurto da sostituire. Troppo cari e poche prestazioni, ma alla fine dopo un po’ di ricerche riuscii, grazie anche al consiglio di un collega, a trovare quello che soddisfaceva alle mie esigenze.
Chiamai l’agenzia e fissai l’appuntamento: l’indomani alle 16:00 sarebbe venuto un responsabile per discutere sulle scelte. E così accadde. L’indomani alle 16:00 sentii suonare il campanello ed aprì.
Mi accorsi subito di avere dinanzi un vero professionista che mi illustrò le varie possibili opzioni e col quale dopo un po’ di trattative raggiunsi l’accordo: l’indomani l’agenzia avrebbe mandato il tecnico per il montaggio.
L’indomani pomeriggio nuovamente alle quattro risuonò il campanello e aprii: mi ritrovai dinanzi un tecnico che a dire il vero non era niente male, e che si presentò col nome di Gianluca.
Lo feci accomodare e dopo non poco riuscì a montare il tutto. Faceva caldo e allora gli chiesi: “Posso offrirti qualcosa di fresco da bere? The o altro dimmi tu cosa preferisci”. “The freddo va bene grazie”. Andai in cucina, presi dal frigo la brocca del the e gliene offrì un bel bicchiere. Parlammo del più e del meno, lavoro, ragazze ecc e essendo quasi le sei il tecnico con una forte stretta di mano si congedò.
Finalmente era tutto a posto e per questo motivo decisi di concedermi una serata spensierata: pensai di cenare fuori e chiamai un collega e con lui andai in locale dove si mangiava divinamente.
Dopo una passeggiata rilassante finalmente, la stanchezza era ormai al culmine, rientro in casa, poso le chiavi della macchina vado in cucina per un sorso d’acqua, mi reco in camera, mi spoglio e prima di coricarmi decido di farmi una bella doccia.
Prendo tutto quello che mi occorre ma noto che il cassetto con la biancheria intima è in disordine: “forse non l’ho ancora sistemato”, pensai per trovare in fretta una motivazione, e rimesso tutto in ordine, dopo una bella doccia vado a nanna.
Passarono quattro giorni da quando finalmente abitavo nella mia villetta, e degli episodi strani mi indussero a rimanere a casa dopo avere simulato un’uscita. Bene, spensi tutte le luci e aspettai pensando che qualcuno, in un modo ancora a me non chiaro, visto l’ottimo sistema d’allarme appena montato, sarebbe entrato in casa.
Aspetti finché resistetti ma nessuna anima viva si presentò per cui mi coricai. Era quasi l’una quando in casa le presenze divennero due: disteso nel mio letto prono e nudo visto il caldo e colui che in quattro giorni mi aveva derubato entrò nella sua camera. Mi vide lì disteso sul letto, addormentato a gambe divaricate e piegate, indifeso, con un corpo meraviglioso, abbronzato, glabro, un culo sodo, rotondo. Lo ammirò per un po’ e dopo averci riflettuto, il ladro decise di orientare il furto verso qualcos’altro.
Prese dallo zainetto che aveva con se del nastro adesivo e con molta cautela riuscì, prima che mi svegliassi, a legarmi alle barre del letto. Difatti mi svegliai e prima che potessi gridare aiuto, mi sigillò la bocca col nastro adesivo. Guardai dalla mia posizione e scorsi nella penombra una figura d’uomo col viso coperto, in calzamaglia nera, come uno dei ladri che si vedono in tv. Poi il ladro con un taglia carta intimandomi di stare zitto mi liberò la bocca e gli chiesi: “Cosa vuoi, come hai fatto ad entrare”. Il ladro non disse nulla, e continuò ad osservare il mio corpo iniziando a toccarsi la patta che già si era gonfiata e parecchio.
Alzò un po’ la maschera e avvicinandosi a me cominciò dapprima ad odorarmi e poi si lanciò in un delicato e al tempo stesso sensuale rimming. “smettila, mi fai schifo – dissi, mentre a poco a poco sentivo di cedere alle vibrazioni eccitanti causate dalla lingua del ladro usata con maestria: lungo la schiena, alternata da baci e piccoli morsi appena accennati, fino al sedere.
“Lasciami. Lasciami” dissi ancora. Dopo averle tastate e misurate con le sue mani grandi e forti, il ladro allargò le natiche e cominciò a leccarmi il buco del culo, e poi ancora dissi: “smettila che fai, ti ho … detto …. sme..tti..la..” Senza altra lamentela cominciavo a godere ad ogni intrusione della lingua; non capivo se mi stavo sognando o se veramente ero diventato l’oggetto del desiderio di un ladro che mi stava sottomettendo ad ogni suo piacere sessuale e che oramai aveva capito che mi ero arreso.
Ma poi di botto si fermò e lo sentii allontanarsi. Passarono pochissimi secondi lunghi come un’eternità e poi lo risentii vicino a me: mi stava slegando. “dove sei? Cosa stai facendo? Slegami brutto bastardo!!!” Appena libero mi girai e lo guardai in viso: non potevo crederci io lo conoscevo e d’un tratto tutto mi fu chiaro. Era il tecnico del sistema antifurto, ecco perché ad ogni intrusione non era mai suonato l’allarme. Si allontanò un po’ da me e mi disse: “mi dispiace, non volevo approfittare della sua persona, ma appena l’ho vista ho subito sentito il desiderio di possederla, e per evitare di giungere a tanto ho cercato di avere qualcosa di suo, qualche indumento personale, per sentire il suo odore, e per renderla presente ai miei sensi e al mio piacere senza disturbarla”.
Rimasi senza parole, e per quanto mi stava dicendo e per come me lo stava dicendo. Poi dopo un attimo di silenzio continuò: “capisco che mi sono messo nei guai. È chiaro che mi denuncerà per furto, violenza e inoltre perderò il mio lavoro. Ma so anche che mi merito tutto questo”. Rimasi ancora allibito, e ritornando in me gli dissi soltanto: “te ne puoi andare. Non ti denuncerò, ma vattene via subito”. Senza perdere tempo si girò e andò, ma mi accorsi che le lacrime solcavano il suo viso.
Pensai che tutto sarebbe passato ma invece tutto stava per iniziare: passarono tre giorni dall’accaduto, ma il mio pensiero, a letto, nella doccia a lavoro era … risentire su di me il contatto con la sua pelle, con le sue mani, le sue labbra, la sua lingua. Era diventata un’ossessione e non riuscivo a trovare pace.
Poi un venerdì mattina pensai: “ma perché proprio me, forse se mi spiegasse riuscirei a trovare una spiegazione e a risolvere il problema!!!” Così chiamai l’agenzia dell’antifurto e chiesi se poteva venire il tecnico che lo aveva istallato per dei chiarimenti. Mi risposero che al momento era occupato con altri lavori e che potevano mandarmi un altro operatore, ma insistetti dicendo che lo avevo trovato molto professionale e che quindi desideravo che fosse lui a risolvere il problema. Vista la mia insistenza fissarono l’appuntamento per l’indomani, sabato pomeriggio alle 17:00. aspettai con ansia l’indomani. Mi preparai con discorsi e domande varie e finalmente il campanello suonò. Era lui, in camice sbottonato quasi fino all’ombelico, e visto il caldo sotto non aveva nessuna maglia. Lo feci accomodare e lui, con molta padronanza di sé mi chiese quale era il problema. Io col cuore a mille, dimenticando ogni discorso o domanda preparata risposi di botto: “Il problema sei tu”. Lui sgranò gli occhi, impaurito leggendo nella mia risposta l’attuarsi di una possibile reazione a quanto accaduto: denuncia, carcere e perdita di lavoro.
Poi continuai avanzando vero lui: “Il problema sei tu, perchè non riesco a pensare ad altro da quando te ne sei andato.” Lui indietreggiava ascoltando le mie parole un po’ ancora impaurito e nello stesso tempo dubbioso su cosa stessi dicendo: “A letto, nella doccia, a lavoro, non faccio latro che pensare a quello che mi hai fatto … al fatto che mi hai legato, imbavagliato, spogliato, leccato … – lui al muro – e a quanto ora dovrai pagare … e a quanto io ora ti desideri”. E detto questo lo avvinghiai in un bacio del quale neanche io credevo di essere capace e dal quale lui non si tirò indietro ma rispose con tutto quel desiderio che aveva confessato e che finalmente ora stava appagando. Ci guardammo negli occhi. Non una parola, ma continuando a baciarci e nello stesso tempo a spogliarci ci ritrovammo in camera da letto.
Mi rimisi nella posizione di quando lui mi aveva legato. Mi girai un po’ e lo guardai: i suoi occhi ardevano. Poi si avvicinò a me e ricominciò a tastare il mio sedere, a mordicchiarlo, a baciarlo salendo su con la lingua lungo la schiena fino ad ingoiare il mio orecchio. “Hai un buon profumo di maschio lo sai.
E’ questo che mi fa impazzire di te, il tuo odore.” Poi continuò a baciarmi il collo e scese di nuovo giù fino al sedere.
Mi invitò a girami e mi girai. Si distese sul mio corpo e mi baciò, sussurrandomi nell’orecchio delle parole così sensuali che mi venne la pelle d’oca per il forte desiderio. Poi mi guardò negli occhi, prese le mie gambe le piegò e le pose sulle sue spalle. Lo guardai in tutta la sua bellezza e sensualità. Respiravo molto velocemente perché avevo capito che era pronto per incularmi e avevo un po’ di paura, ma lui fu dolcissimo. Appoggio la cappella nel mio buco e cominciò a stantuffare molto delicatamente. Mi invitò ad inspiare e quando lo feci entrò in me tutto di un colpo e rimase fermo ad osservarmi. Mi mancò per un attimo il respiro, e poi a poco a poco, mentre con un movimento sincronico entrava ed usciva da me, mentre sentivo ogni centimetro del suo pene circa 20 cm allargare il mio sfintere, il dolore iniziale divenne goduria.
Il ritmo divenne sempre più veloce e anche i miei mugolii di piacere sempre più concitati. Non c’erano altri suoi nella notte calda di quell’estate: il rumore delle sue palle che sbattevano contro il mio culo e me che ansimavo mentre oramai avevo perso ogni fattezza di uomo e mi ero trasformato in una troia in calore desiderosa di essere domata e cavalcata.
Continuò così finché di nuovo di botto si fermò, mi fece cambiare posizione: mi sedetti sul suo cazzo e stavolta cominciai io a cavalcarlo. Il mio cazzo saltellava e si induriva sempre più ad ogni mio movimento, sbattendo sulla mia e sua pancia. Lo sentivo dentro di me, sentivo le mie budella ardere di piacere ad ogni sua penetrazione, la mia bocca desiderosa di incontrare la sia langua, i miei sensi di essere avviluppati dal desiderio che quel ladro, perché in fondo tale era rimasto, aveva stranamente infuocato.
Ci baciavamo, mentre lui mi penetrava con una resistenza inaudita finché si fermò. Stava per venire. Volle fermarsi per evitare di venirmi dentro e avendolo capito gli dissi: “Per risolvere il mio problema dobbiamo andare fino in fondo”: lui allora pensò di indossare un profilattico ma lo bloccai, le mie intenzioni erano diverse: mi girai ponendomi nella posizione contraria alla sua. Avevo iniziato un meraviglioso 69, poi mi chiese: “Ne sei proprio sicuro?” La mia risposta fu in un pompino ancora più concitato e lui capendo il mio assenso continuò a succhiare il mio. Non ci volle molto e venne nella mia bocca riempiendola in maniera smisurata.
Avevo letto che in genere la quantità di sperma non supera i 5 ml, ma fui certo che lui li aveva superati di gran lunga. Ingoiai i primi tre zampilli e ma gli altri due rimanenti li trentenni in bocca. Venni anch’io un po’ di quanto venissi in genere. Poi mi girai, gli aprii la bocca ancora piena del mio sperma, e vi riversai la sua. Lo baciai e ci scambiammo quel succulento liquido bianco e caldo che riempiva le nostre bocce.
Rimanendo così abbracciati tutta la notte e ci promettemmo di non lasciarci mai.

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Bisex, Gay

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