“Raccolsi tutto e sgattaiolai i camera da letto…”
La mi memoria si sfuma nel tempo e molti visi si sfocano
nei ricordi. Si chiamava Luigi, il cognome non l’ho mai saputo forse perché non me lo ha mai detto. Abitava in Germania a Stoccarda dove gli italiana ce n’erano tanti alla fine degli anni settanta. Era un gay e non ha mai nascosto la sua sessualità in un periodo dove i froci erano visti come il fumo negli occhi da quei connazionali impegnati a mantenere alta la bandiera della italica virilità in terra straniera.
Eppure, in tanti lo cercavano, di nascosto e lui non s’è mai negato.
“io sono un frocio perché mi piace il cazzo, è vero. Mi sento attratto da quello che ci posso fare? Non sono una femmina questa sia chiaro” e giù a ridere a crepapelle. Lui non si sentiva femmina ma solo un uomo con una visione della vita diversa dagli altri. A quel tempo cominciavo a capire anche io la mia sessualità. Sentivo che ero diverso anche da lui perché io, al contrario, mi sentivo femmina dentro mi piaceva l’idea di un pene duro e grosso che mi penetrava nella mia vagina con ritmo sempre più accelerato. Si, mi sentivo donna e a lui glielo confidai.
– Anche a me piace il cazzo – gli dissi – ma io quando l’ho in mano o in bocca mi sento donna e mi comporto come una di loro. Mi piace quando lui mi chiama da femmina, quando mi incita a comportarmi da troia.
– ti senti un puttanella in calore?
– A volte si. Vorrei che lui mi prendesse a mi scopasse in maniera decisa come farebbe con una puttana di strada.
– E cosa ti piacerebbe fare se avessi a disposizione un bel cazzo in tiro?
mi chiese incuriosito
– certamente un bel pompino. Non credo ci sia cosa più gratificante per una donna che prenderlo in bocca e succhiarlo con gusto. Riuscire a farlo venire solo utilizzando la bocca deve essere fantastico, immagino il suo cazzo che trema tutto e vibra di piacere prima di scaricare tutto il seme nella mia bocca. Penso che non ci sia niente di più speciale.
Lui mi guardò in faccia e mi disse
– si, è fantastico. A me è capitato e una volta che lo provi non vorresti smettere mai. Penso che per te sia ancora più esaltante perché lo fai da donna e quindi con una passione per il membro ancora più decisa. Un giorno, conobbi un ragazzo. Un militare che stava di stanza a Torino. Provavo per lui una certa attrazione e aveva capito cosa volevo. Era bello e selvaggio. Ci appartammo in un giardinetto dietro ad cespuglio all’imbrunire. Io sino ad allora avevo solo fatto delle seghe. Qualche volta avevo anche spompinato. Ma il suo cazzo era meraviglioso. Grande, grosso, duro come l’acciaio. La cappella rossa, morbida e setosa. L’ho presi in mano ma non persi tempo ad inginocchiarmi. Lui mi prese la nuca e la spinse verso quell’arnese. Dio mio quanto era grosso! A fatica lo presi tutto in gola. Scivolavo sull’asta dura con passione e con velocità crescente. Lui godeva e mugolava di piacere. Ad un certo punto fece per sfilarmelo per scoparmi. Allontanai le sue mani e continuai a succhiare sempre più forte. Serravo le labbra sul tronco di carne per avere maggiore contatto e farlo godere. Perché volevo solo mi venisse in gola copiosamente. Ad un certo punto lo sentii tremare. Il corpo vibrare sempre più, mi bloccò la testa e cominciò a scoparmi in gola sempre più velocemente fino a che godette e mi inondò di sborra. Ingoiai freneticamente e lui mi lasciò il cazzo in bocca per qualche istante. Era sempre duro, ma stava perdendo un po’ di consistenza. Lo sfilai e lo guardai quel meraviglioso oggetto di piacere. Rossa la cappella, lucida di saliva e di sperma. Bagnata l’asta di piacere. Lo presi a leccare nuovamente godendo dei piccoli rivoli di sperma che ancora mi centellinava. Mi chiese se mi era piaciuto. Domanda idiota. Ecco questa è stata la mia prima volta con un vero cazzo. Spero che possa accadere anche a te di provare un cazzo del genere
Rimasi in silenzio. Era una sorta di confidenza e di passaggio di consegne.
Poi gli chiesi
– come si fa a far godere un maschio?
– bella domanda
rispose
– una volta una puttana di Amburgo mi disse che tutto stava nei testicoli. Stimolare i testicoli era cosa divina per chi pratica e per chi riceve. In effetti devo dire che quando l’ho fatto è stato stupendo ma anche in questo caso devi trovare il maschio dotato di un cazzo speciale. Grande, grosso con un sacco scrotale delicato con palle penzoloni e grosse. Devi sollevare il membro per tenere libero il sacco e senza ami utilizzare le mani leccare l’involucro e quando è ben lubrificato aspirare una delle due palle ingoiandola delicatamente in bocca. Poi giocare con la lingua roteando velocemente. Tutto questo in maniera delicata perché per un maschio è una zona sensibile. Poi ci giochi con il testicolo come fosse una pallina di gelato la fai uscire e la riprendi in bocca. E’ fantastico lo vedi impazzire di gioia.
Non ho mai avuto modo di provare questo gioco erotico. Lo avevo dimenticato. Un giorno di qualche anno fa, a casa del mio uomo, mi attendeva una sorpresa
Entrò Dom con un un pacco in mano con un bel fiocco.
– e’ per te
mi disse
Guardai il mio maschio stupita
– cosa festeggiamo?
– niente avevo voglia di farti un regalo
– ho capito vuoi scopare
– quello sempre
e mi diede il pacco
Una carta rosa shocking avvolgeva una scatola. Con delicatezza aprii incuriosita. Mi ritrovai in mano tre scatole. Una conteneva un coordinato intimo nero di pizzo slip e reggiseno. Bellissimi e come piace a me il reggiseno senza ferretti. Un’altra un reggicalze sempre nero orlato di un delicato pizzo con le bretelle che terminavano con gancetti coperte da un delicato raso nero. Unita a queste delle calze fume lavorate sul bordo coscia. Infine un vestitino a tubino avvolgente di finta pelle con scollato dietro e avanti sino a metà seno. Spalline sottili reggevano questo capo che si modellava sul corpo come una doppia pelle.
– me è bellissimo
gli dissi stupita
– vai a indossarli ti prego
Non persi tempo. Raccolsi tutto e sgattaiolai i camera da letto. Mi spogliai in un attimo ed indossai con religiosa lentezza tutto il coordinato. Mi sentivo a mio agio con quel reggiseno piccolo che copriva il mio minuscolo seno di finta donna. Gli slip erano a fascia larga sui fianchi, non li avevo mai provati prima. Mi stava bene addosso. Indossai il reggicalze e con estrema attenzione per non rovinarle, anche le calze. Quando agganciai i ferretti completai l’operazione mi alzai guardandomi davanti allo specchio. Ero una donna! Finalmente. Davvero bellina. Infilai il vestito che aderì alle mie forme trasformandomi in una donna pronta per uscire vivere la sua vita. Salii la lampo dietro la schiena. Passai in bagno e mi diedi un filo di rossetto sulle labbra.
Chiamai Domenico.
Entrò e quando mi vide restò senza fiato.
– sei proprio bella
– grazie. Mi sali la lampo?
Lui si avvicino e tirò su la lampo. Avevo ai piedi una decoltee con tacco 12 su cui mi muovevo non senza qualche difficoltà
– Sei fantastica, e la lampo… te la scenderei a dire vero
disse il mio uomo
Mi muovevo per la stanza e mi guardavo allo specchio. Voleva scopare, era evidente
Cosa dirgli?
– se vuoi…
Mi abbracciò e baciò. Sentivo il suo viso sulla spalla mentre mi afferrava sull’addome spingendomi indietro verso la sua patta che adesso era a contatto con il mio sedere. Sentivo la sua eccitazione mentre con la mano cercava il mio seno. Tutta la mia femminilità stava esplodendo dentro di me mentre uan voglia pazzesca di cazzo mi dominava
– Dom ti voglio
gli ansimai mentre lui mi stringeva un seno inturgidito nel capezzolo dal desiderio.
Si scostò leggermente per far scivolare lo zip del tubino. Feci per tglierlo ma lui mi fermò
– faccio io
mi girò verso di se e fece scivolare una bretella sulla spalla e poi l’altra. Lentamente tirò giù il vestito regalandogli la vista della sua donna in intimo nero. Non so dovevo essere particolarmente sexy perché vidi il suo membro ancora rinserrato nei pantaloni fremere. Lui se ne accorse
– ti vuole
mi sussurò
– anche io voglio lui
gli mormorai da troia e con la mano gli accarezzai il basso ventre. Mi lasciò fare. MI sentivo a mio agio con indosso quell’intimo nero. Avevo la sensazione di averlo sempre indossato come fosse cosa normale. In fondo in quel momento ero femmina senza se e senza ma. Come ogni donna che si rispetti il mio desiderio era essere posseduta dal mio uomo.
Il suo cazzo era in tiro, duro ne percepivo sotto le dita la consistenza. Mi girai e chinai in modo da dargli il mio sedere come fronte. Lui mi prese sui fianchi e spinse la patta verso il buchino. Il contatto fu eccitante. Scariche elettriche salivano verso il mio cervello e questo causava l’inibizione di ogni forma di autocontrollo. Mi girai nuovamente e presi a slacciargli la cintura dei jeans. Sbottonai i pantaloni che scivolarono a terra. Lui si sfilò la maglietta mostrando il petto villoso. I muscoli duri del lavoratore non del palestrato erano una visione eccitante. Gli slip azzurri non contenevano più l’erezione del suo pene. Entrai con la mano nel suo intimo e impugnai il suo cazzo. Duro come l’acciaio e bollente lo portai fuori in libertà. Lo lasciai e lo guardai con adorazione.
– è sempre più bello
gli dissi
– ti vuole. Vuole la tua bocca.
Mi inginocchiai davanti a sua maestà. Lo presi in mano e lo segai per un po’.
Lo portai sule labbra per assaporarlo sulla punta. Scappellato, la pelle del glande serica, morbida. Il prepuzio leggermente sporgente. Davvero un pene di tutto rispetto. Feci entrare un bocca solo il glande e lo lavorai sulla punta con la lingua. Passavo sulle piccole labbra e sul filetto che da dietro congiungeva i due emisferi del glande. Punti sensibili per il maschio. Godeva del mio lavoro.
– prendilo tutto
lo accontentai. Mi spinsi sull’asta lentamente assaporando ogni millimetro della sua pelle. Il cazzo era durissimo. Feci fatica ad ingoiarlo tutto ma, ormai, sapevo bene come fare. Arrivai sino al base del tronco. I peli neri lunghi mi solleticavano il naso. I suoi testicoli penzoloni il mento. Allora mi ricordai di Luigi e della puttana di Amburgo. Tornai indietro con la nuca e riaffondai ancora per tenere il cazzo al massimo della tensione. Poi me lo sfilai dalla bocca
– che fai?
Mi disse deluso da quanto stavo facendo. Lo voleva ancora lavorato tra le mie labbra
non gli risposi.
Con il pollice e l’indice sollevai il membro liberando alla mia vista i suoi testicoli. Il sacco scrotale penzolava sotto la forza delle due palle gonfie ora di piacere. Con la punta della lingua sfiorai i testicoli. La sua immediata risposta fu un gemito sommesso e una vibrazione dell’asta. Andai avanti ripetendo l’operazione diverse volte. Con la lingua spingevo in su il sacco per poi farlo ricadere lentamente sulla mia bocca.
– Aaahhh
gemeva di piacere.
Ero la sua donna che gli stava regalando un piacere nuovo. Tra le mie gambe il mio clitoride era erto di piacere. Pensai che se avessi avuto la vagina sarebbe bagnata fradicia di piacere. Chissà che sensazione sarebbe stata. Adesso i sacco era sulla mia bocca aprii le labbra e cercai un testicolo. La mano destra sempre sul suo cazzo impugnata e stretto. Trovato il testicolo lo feci entrare delicatamente in bocca. Lo succhiai leggermente e lo spinsi fuori per poi aspirai e lo feci rientrare e succhiai nuovamente.
– è bellissimo
mi disse
– continua così ti prego
continuai come promesso. E ripetei l’operazione anche sull’altro testicolo. Succhiavo e abilmente mandavo fuori per poi aspirarlo di nuovo dentro.
– ti voglio
mi disse Dom infoiato di piacere. Mi fece alzare. Avevo in bocca il sapore del maschio, inebriante,mi fece girare e chinare.
-mettiti come un cagnolino dai, ti voglio tutta per me
Mi chinai sullo schienale della poltrona mentre lui mi fece scivolare via le mutandine. Poi armeggiò dietro di me. Sapevo che stava preparandosi per la penetrazione. Infatti, sentii che con un dito mi violava la pseudo vagina. Poi fece scivolare un po’ di lubrificante e con il dito lo dispose su tutto l’ano. Riposizionò di nuovo il dito e mi penetrò con quello. Stava cercando di allargarmi per facilitare la scopata e rendere più goduriosa l’esperienza. Mi penetrò con due dita e già così era bellissimo
– ti voglio
gli dissi
– ti voglio dentro di me. Sono la tua femmina ed ho bisogno del tuo cazzo e della tua sborra
– ti accontento subito
sfilò le dita. Restai per un attimo così, appoggiato alla poltrona mentre aspettavo che lui mi facesse sua.
Le sue mani sui miei fianchi, allargai al massimo le gambe fasciate con le calze di seta nera, appoggiò la testa del suo ariete sulla mia fighetta lubrificata e spinse leggermente. Ero così eccitata che la entro entrò senza fatica. Un calore intenso pervase il corpo arrivando al cervello. Lo avevo dentro tutto.
– sono in te
– è bellissimo
– adesso ti scopo come meriti
Si tirò indietro. Poi rientrò in me delicatamente, senza fatica sino ad ancorare il suo addome alle mie natiche. Di nuovo indietro e poi avanti ma questa volta un po’ più rapido. Non volevo che andasse via da dentro di me. Mi piaceva sentirmi riempita dal suo essere maschio. Lui inesorabile continuava a scoparmi lentamente. Ogni volta che riaffondava i miei sensi esplodevano in un piacere assoluto. Prese un ritmo costante. Mi stava scopando divinamente senza che me ne accorgessi ma con la naturalezza propria di una femmina in calore seguivo e anticipavo il suo movimento con il culo scorrendo sulla asta che mi contemporaneamente mi penetrava.
Ero una donna che stava scopando con il suo uomo e con la mano cercavo lamia vagina per godere con il clito. Era piccolo ma erto e duro. E bagnato perché squirtavo ormai con continuità.
– sei magnifica
mugugnavo di piacere intenso e rimasi malissimo quando se ne uscì da me. Mi girai e guardalo ma lui si era già spostato verso il letto. Il suo membro lucido e durissimo svettava. Voleva che lo cavalcassi. Non persi un secondo a buttarmi su di lui.
– ti monto e galoppo
gli dissi sorridendo prima di prendergli il cazzo in bocca per una veloce succhiatina. Scivolai sull’asta e poi sulle palle ormai gonfie di piacere. Di nuovo una passata di lingua sulla cappella prima di alzarmi e montarlo.
Lui era steso ed io di fronte gambe divaricate all’altezza del suo inguine. Portai ditero il braccio e senza mai staccare gli occhi da lui cercai il suo membro. Durissimo e bagnato lo guidai verso la mia fighetta. Trovatala mi appoggiai sulla punta. Io ero bagnata e questo facilitò di molto la penetrazione. Mi appoggiai sempre di più e man mano che entrava in me mi sentivo sempre più eccitata. Sembrava nno finisse mai solo quando le natiche poggiarono sul suo addome muscoloso mi fermai. Iniziai a roteare i glutei per assestarlo meglio quell’enorme palo di carne. Lui, sfilò il reggiseno e mi prese i capezzoli, li strinse delicatamente senza farmi male. Mi abbassai su di lui per facilitargli i movimenti, in realtà così facendo il suo pene si muoveva dentro di me regalandomi brividi di infinito piacere.
– ti scopo
gli dissi
– dai
mi rispose
– non aspetto altro
– voglio berti alla fine
– sarò la tua fontana
mi scostai da lui e facendo leva sulle ginocchia mi alzai stando ben attenta a non far uscire il suo membro dal pertugio. Adesso ero in ginocchio con il cazzo di Domenico appena dentro di me per uno spegnicandela di rara fattura. Scivolai sul suo membro fino a raggiungerne la base, poi risalii e di nuovo giù. Sempre più velocemente questo scorrere sull’asta diventò una forsennata corsa verso il godimento più assoluto. Le mie piccole tettine erte nei capezzoli di piacere ballavano leggermente. Il suo cazzo dentro di era un’inebriante piacere. Sentivo però che la sua resistenza stava per finire. Voleva scaricare il suo piacere. Conoscendolo sapevo che voleva riempirmi.
– scendi ti prego voglio venirti in bocca
senza parlare feci uscire il suo membro. Lui fece cenno di sdraiarmi ed io ubbidii. Mi montò sopra come gli piaceva fare spesso. Portò il membro ad altezza della mia bocca. Il glande era grosso, il prepuzio dalle labbra piccole gonfie, bagnato e lucido. Un incanto da vedersi, un piacere da gustare. Mi mise un cuscino dietro la testa affinché stessi più comoda ed io aprii le labbra per farlo entrare. Si accomodò riempiendomi la bocca e spinse giù fino in gola. I suoi testicoli sul mento i peli pubici sul naso. Sapeva di maschio, di sole, di terra e di grano. Si tirò indietro ed affondò. Ripetè l’operazione più volte e sempre più velocemente. Io accarezzavo la sua schiena aspettando il momento in cui mi desse da bere perché ero assetata del suo sperma.
– sta arrivando
mormorò
mi preparai e tenendo in bocca solo la parte alta del cazzo lasciando lo spazio per l’ondata di sperma che stava per arrivare. I suoi muscoli tremarono e poi arrivò la marea. Eruttava il cazzo tanto sperma che ingoiavo in massima parte qualcosa uscì dalla bocca. Scopò un pò nella bocca per facilitare l’uscita delle ultime gocce. Come sempre tenni il cazzo in bocca ancora per un certo tempo. Quando sentii che stava perdendo forza lo sfilai. Era bello, lucido, bagnato. Aveva fatto il suo dovere come un bravo soldatino. Io avevo squirtato tante volte che si era formata una pozza tra le mie cosce avvolta dalla seta nera delle calze.
Leccai con gusto il glande insaporito e pensai che era meraviglioso essere femmina.
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