Era stata una lunghissima giornata di lavoro, tra l’altro difficoltosa e pesante. L’ampia finestra del suo ufficio era un quadro che mostrava limpidamente una città accaldata e stremata, quella luce accecante aveva violentato abusando i suoi occhi per tutto il giorno, pertanto finito il lavoro non aveva voglia di mettersi in auto per tornare verso casa, perché non aveva volontà alcuna di vedere migliaia di fari contro i suoi occhi già diventati rossi, in questo modo decise di concedersi una pausa. Gli uffici erano ormai vuoti, i colleghi avevano lasciato velocemente l’edificio alla fine dell’orario di lavoro: al presente c’era silenzio, si sentiva unicamente il ronzio delicato del condizionatore, cosicché appoggiò la schiena contro la sedia e mise le mani incrociate dietro la testa. Sentiva i muscoli del collo e delle spalle indolenziti, ecco, il silenzio, al momento la luce era spenta e la stanza era piena di molteplici ombre.
A un certo punto gli sembrò di sentire chiaramente un rumore, dei passi veloci, i passi di qualcuno che stava in pratica correndo, perché il suono sembrava dirigersi diffondendosi verso la sua porta, captò i passi di continuo più forte, finché non vide spalancarsi la sua porta di colpo: un cono di luce bianca investì parte del tappeto rosso antistante la scrivania e poi sparì, con un sonoro colpo la porta era di nuovo chiusa, però lui non era più da solo. Al momento sentiva il fiato forte di lei, dato che a ogni respiro il suo petto s’abbassava e s’alzava, intanto che il petto imperioso sembrava volesse uscire dalla camicetta bianca bagnata di sudore. Lei aveva gli occhi chiusi, la testa appoggiata contro la porta chiusa come a voler impedire che venisse nuovamente aperta, laddove la gonna corta mostrava gambe bellissime e lucide. Si lasciò andare, scivolò educatamente sfregando contro la porta e finì seduta sul tappeto davanti a lui. Allora lo vide, però non gli disse nulla, la luce bianca della luna lo rendeva un sogno e forse lo era per davvero. Accanto a lei un piccolo mobile con delle bottiglie e dei bicchieri, allungò una mano e si versò dell’acqua, dopo portò il bicchiere alla bocca e iniziò a bere, ma il liquido finì in gran parte sul mento e sulla camicia, che s’appiccicò in modo lussurioso alle sue forme prosperose.
Lei lo guardò negli occhi, con lo sguardo allusivo e insinuante d’una femmina in calore iniziò ad aprire il primo bottone di quella blusa leggera che già mostrava un seno dilatato e tumido di desiderio, che prometteva un piacere esclusivo, in tal modo, senza giammai smettere di guardarlo si tolse la camicia e abbassò le spalline del reggipetto, poiché gran parte del seno era già fuori da quella stoffa morbida e traforata e anche la parte coperta era perfettamente evidente. Poggiò le mani sulle cosce e fece scivolare la gonnella verso il bacino, scoprendo il tanga bianco che spariva nel solco fra le gambe, lui immaginò fortemente che fosse inzuppato e intriso del suo intenso profumo di femmina, cosicché aprì le gambe come per volergli mostrare dove finiva quel sottilissimo filo bianco fra le gambe. Scostò appena il bordo da un lato per mostrare una pelle liscia e le labbra umide e vogliose, giacché un dito scivolò delicato all’interno, mentre la testa slittò all’indietro battendo contro la porta. Un gemito, la mano lentamente faceva su e giù, un dito, poi due. Era magnifica, eccitante, era la sua dea dell’amore. Afferrò la bottiglia e si dissetò con una lunga sorsata, poi leccò il collo della bottiglia e se lo fece scivolare lungo il corpo fino alle grandi labbra, dove entrò in modo aggraziato ed elegante di qualche centimetro, mentre lei gemeva a dismisura attanagliandosi e frignando per quell’appagamento inusuale sperimentato.
Lui la osservò ancora per pochi minuti, poi il richiamo diventò troppo forte, in seguito si sollevò e con un balzo fu accanto a lei aprendo con impazienza i pantaloni e scoprendo un’erezione sorprendente. Affondò le mani nei capelli umidi spingendole la testa verso il suo sesso e lei rispose nel modo desiderato. Sentì le labbra morbide dischiudersi e quel calore bagnato avvolgere intenso e forte il suo cazzo carnoso e rigonfio, poi si ritrasse e la guardò. In quel momento lei s’inginocchiò verso la porta, volgendogli le spalle, lui agguantò il filo del tanga con i denti, lo scostò e iniziò ad assaporare quel fiore nascosto e fragrante tanto desiderato e voluto, appoggiò il membro contro le labbra e con un colpo deciso la penetrò.
Lei strillo per quell’intensa, febbrile e pregnante situazione, la sua eccitazione si moltiplicò potenziandosi di molto, allora anelante e ansimante di piacere lei di riflesso si ritrasse fuggevolmente, lui la penetrò fermamente con decisione infilandole il cazzo nel didietro, malgrado ciò con tutta la buona volontà , pur sforzandosi e volendo resistere più del dovuto lui non durò molto, perché poche spinte gli bastarono per erompere in modo definitivo. In quel preciso istante balzò di fuori riversandole addosso e sbraitando tutto il suo liquido seminale accumulato, sborrando incantevolmente e squisitamente su quell’adorabile, delizioso e compatto fondoschiena, da tanto tempo lungamente agognato e ambito, marchiandola e possedendola questa volta in maniera definitiva.
{Idraulico anno 1999}
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