– D’accordo, allora: due settimane in barca ci spurgheranno dallo stress che ci causano i tuoi malati, i miei aspiranti evasori, i ciucci di Clara e di Francesca- ma prepariamo tutto perbene in modo da non perdere tempo all’ultimo momento- il caldo e l’umidita’ erano tanto elevati che Lucio ed Alfredo, anche se indossavano bermuda e t-shirts, erano madidi di sudore, e le ragazze, in pareo, si salvavano solo perche si erano impossessate di un ventilatore
.
Noi due ci conoscevamo dai tempi del liceo, poi Alfredo a Medicina io ad Economia ci eravamo persi di vista finche’ un bel giorno Alfredo, venuto a conoscenza che io facevo il fiscalista, non venne al mio studio per le sue tasse. Da allora diventammo inseparabili, anche perche’ le mogli trovarono subito un’intesa, essendo entrambe insegnanti. In città’ trovammo un villino bifamiliare in affitto, al mare acquistammo due monolocali contigui, in uno dei quali ci trovavamo ora, in questa fine di luglio calda e appicicosa.
Alfredo,poi, che poteva permettersi maggiori spese, aveva acquistato, usato, una specie di gozzo, con poppa alla norvegese, lungo una decina di metri, meta’ della quale pontato, sottoponte una cuccetta matrimoniale , due altre cuccette, un bagnetto: nel pozzetto di poppa divanetti a murata, un cucinino, frigorifero, etc. . queste due settimane sarebbero state la prima vera gita .
Avevamo progettato alle 8,30 ma solo verso le 10 mollammo gli ormeggi: avevamo dovuto sistemare cibarie, bottiglie, abiti delle signore, carte nautiche,e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Ancora oggi mi chiedo come abbiamo potuto caricare in una sola macchina, da casa a Fiumicino, la roba e quattro persone. Il viaggio progettato prevedeva costeggiare fino a Gaeta, passare a Ponza, eventualmente a Ventotene, e ritorno.
Dopo una decina di minuti che eravamo usciti dal canale, e costeggiavamo. Spento il motore, andammo alla deriva , ad un paio di miglia dalla costa,per organizzarci. Stabilimmo i quarti di guardia,dalle 8 alle 20, e, come avevamo gia’ fatto nelle precedenti uscite, per evitare che le coppie potessero continuare a bordo i discorsi fatti a casa, stabilim mo che Francesca stesse in turno con me, Clara con Alfredo. Avremmo navigato dalle 8 alle 20, ma non sarebbe morto nessuno se non avessimo osservavato tali orari perche’ attratti dalla bellezza di una caletta, dalla pescosita’ del luogo, da una buona trattoria. Fatto cio’, riprendemmo la navigazione, le ragazze topless, noi in slip.
Le ragazze topless non erano una novita’, in quanto avevamo sempre fatto i bagni insieme. Francesca aveva due belle coppe di una terza misura,capezzolini come ciliegine su areole rosee molto espanse, fino ad occupare quasi un terzo della tetta; Clara aveva due meravigliose tette a pera, una seconda abbondante capezzoli come fragoline, areole strette. Entrambe avevano belle spalle armoniose da nuotatrice, ventre piatto, culetto alto e tondo, fianchi proporzionati. In altre parolele nostre mogli eravo due belle ragazze.
Dopo un’oretta di moto, io e Alfredo decidemmo di alzare il tendalino parasole: le ragazze non vollero, anzi, per godere appieno dei benefici del sole, decisero che avremmo osservato il nudo integrale, e, detto fatto, levarono gli slippini e li calarono anche a noi. Questa decisione ci spiazzo’, perche’ introdusse un motivo di osservazione delle novita’ di tutto quel ben di Dio ora in mostra. Di fatto, io, che non avevo nemmeno degnato di uno sguardo Francesca fino allora, perche’ l’avevo vista cosi’ innumerevoli volte, immediatamente portai la mia attenzione al suo pancino, al suo pube: il suo boschetto, biondo, era parallelo alle grandi labbra e si sviluppava lungo due strisce larghe un tre cm, che inziavano dalle cosce e terminavano un paio di cm dopo le labbra. Notai anche che le grandi labbra erano leggermente gonfie, e mi eccitai. Clara invece mostrava un boschetto bruno, folto, triangolare. e vidi Alfredo che la guardava. Per prendere bene il sole ci sdraiammo sul ponte su grandi asciugamani: Clara da un lato, la testa verso prua, io e Francesca dal l’altro, testapiedi: se mi mettevo su un fianco ammiravo la passera di Francesca. Ci addormentammo, o fingemmo di dormire, tutti.
Il diesel di bordo ronzava, silenziosamente, e trasmetteva una lieve vibrazione ai nostri corpi a contatto del legno del ponte: il tutto ci consentiva, nel bagno solare, uno stato di nirvana nel quale le ragazze si permettevano le figurazioni piu’ spinte. Francesca si toccava le labbra, Clara apriva le cosce, come per permettere una ‘ chiara visione della sua vulva. Alfredo appariva congestionato al timone, io mi sentivo ribollire qualcosa nei coglioni. Come Dio volle, si fece mezzogiorno, cambio del quarto di guardia. Alfredo chiamo’ Francesca, che mi sveglio’, e, spento il motore, si tuffo’ per risalire subito e farsi una doccia. Io accesi il motore, Francesca si mise a preparare panini, Alfredo si sdraio’ sul ponte, di traverso a Clara, e ne ammirava le tette. Clara dormiva, o fingeva
di dormire. Francesca mi diede un panino, ne prese uno lei, e venne sulla panchetta vicina al posto guida, ponendo attenzione a quanto faceva Alfredo. Con estrema dolcezza Alfredo aveva cominciato a baciare le tette di Clara, con mille bacetti, leccatine, morsicini, dalle tette ai capezzoli e ritorno, carezzandole i fianchi. Clara immobile. Alfredo sposto’ i suoi baci dalle tette al pancino, alle cosce, alle gambe, ai piedi: Clara emise un miagolio di piacere, facendo finta di svegliarsi, e partecipando al gioco senza protestare: Alfredo risali’ lungo le cosce, che Clara aveva divaricato, e, scostate le grandi labbra, si tuffo’ nella sua vulva. I gridolini di Clara ci comunicarono che aveva raggiunto almeno tre orgasmi: a questo punto Alfredo,passate le cosce di Clara sui suoi fianchi, la penetro’ lungamente, e dopo almento altri tre orgasmi di Clara arrivarono insieme, con grandi schiamazzi. Io e Francesca per tutto il tempo avevamo ammirato la splendida spontaneita’, quasi animale, dell’accopiamento dei due , e decidemmo di dare un segno del nostro immutato amore ai nostri coniugi: io un lungo bacio d’amore a Clara, lei ad Alfredo. Mentre li ammiravamo, io avevo dato un paio di baci sulle tette a Francesca, lei un paio di baci sul membro a me.Il nostro quarto di guardia si svolgeva dalle 12 alle 16: le piu’ calde. Francesca mi bagnava con secchiate di acqua di mare ogni volta che mi vedeva asciutto, e si innaffiava anch’essa. Veder scorrere le goccie d’acqua sulla sua bella pelle faceva venir la voglia di leccarla come fosse un gelato e, quando si bagnava, offriva i capezzoli al mio bacio. Alfredo e Clara, distrutti, dormirono tutto il tempo.
Si fecero le quattro: svegliati i due, fatta una doccia, Francesca ed io scendemmo in cabina, ed aprimmo tutti gli oblo’: un delizioso venticello spazzo’ via il caldo, e ci sdraiammo sul grande matrimoniale: le nostre lingue si avvitarono, mentre ci scambiavamo dolcissime espressioni affettuose, carezzandoci nei volti. Mi avevano sempre incuriosito le tette di Francesca con le areole enormi, e, dolcemente, iniziai a leccare le meravigliose areole, alternando alla lingua le labbra per mille bacini ed i denti per teneri morsicini. Francesca guidò la mia testa sul suo ombelico e sulla sua fica, mentre disponevo il mio corpo parallelo al suo, e la sua bocca si impossesava del mio uccello: in pochi minuti esplodemmo in un orgasmo simultaneo, ma non per questo disarmammo. Baciandomi le palle ed accarezzandomi l’asta Francesca ridesto’ il mio uccello, e, postasi a cavalcioni, se lo introdusse nella passera, una vera caldaia bollente:
Mi abbraccio’ teneramente e- senti il mio utero che bacia il tuo sesso?- senza che ci movessimo i fremiti del suo utero sostituirono i movimenti del coito: il mio cazzo e la sua vagina erano fatti proprio a misura, come pistone e cilindro. In quel modo Francesca ebbe un paio di orgasmi multipli, finche’ non mi prego’ di venire anch’io, il che io feci, riversandole nel pancino un fiume di sperma: ma le ultime gocce le volle gustare lei, succhiandole golosa.
Alfredo, poco dopo le quattro, considerato che eravamo al Circeo, aveva ancorato in una caletta, aveva indossato gli slip, e li aveva fatti indossare a Clara: un sacco di barche ancorate non ci garantivano alcuna privacy: ma aveva stimato che se ne sarebbero andate. I due avevano gustato tutto lo spettacolo che noi avevamo offerto sul letto sottocoperta e, come avevamo fatto noi prima, ognuno bacio’ con amore il suo coniuge, per significargli che il loro rapporto non era stato incrinato. Indossammo gli slip e ci tuffammo.
I maschietti provarono a pescare, ed in un paio d’ore portammo in barca due cefali e un quattro polpi di taglie diverse, comunque ottimi per fare una salsetta i polpi, e bollire i cefali.
Mentre le ragazze cucinavano, io e Alfredo facemmo un po’ d’ordine e guardammo il telegiornale: menu a base di pesce! calcolammo che avevamo risparmiato sulle settantamila lire a testa. Come ci fummo seduti, simultaneamente – Allora? ne vogliamo parlare?- E ne parlammo, e ci trovammo tutti d’accordo con Clara che anche nei matrimoni meglio riusciti, come i nostri, spesso il sesso diventa routine, e anche i piu’ innocenti segnali d’amore e di desiderio, come il bacio dei capezzoli, vien trascurato, ed è male.
Con Francesca, convenimmo che spesso tra coniugi, anche i piu’ affiatati, si creano per mille motivi dei tabu’ che creano ombre nella coppia. Alfredo osservo’ che aveva sempre sognato di vedere Francesca far l’amore per ammirarne le movenze. Io conclusi che, stando cosi’ le cose, potevamo considerare che ogni marito aveva due mogli ed ogni moglie due mariti.
Discutemmo, allora, su cosa avremmo fatto se avessimo generato figli: anche loro avrebbero avuto due mamme e due papa’. E se la nostra amicizia si fosse incrinata? non si prevedevano motivi economici, sociali o morali: e ci giurammo eterna amicizia. e.. come regolare la nostra doppia coppia in città’?
All’esterno nessuna pubblicita’: avremmo dovuto solo sorteggiare le notti di scambio, una volta per settimana, ma avremmo potuto cambiare i criteri a richiesta di almeno due dei quattro elementi. Meglio pero’ evitare di fare figli o, al limite, procrearli nella coppia reale: ma sarebbero sorti comunque problemi per il menage.
Dopo cena, ci stendemmo ad ammirare le stelle, di nuovo nudi, stretti stretti io e Francesca, Alfredo e Clara: calando l’umido, andammo sottocoperta, a dormire.
1^notte
Alle prime luci, mi svegliai sentendo mille bacetti sui capezzoli: era Francesca che mi dava il buon giorno, e le nostre lingue fecero mille giochini: baci nelle orecchie, brucatine nel collo, bacetti sotto le ascelle: il tutto sussurrando i richiami d’amore piu’ dolci. -Ti piace la mia passerotta? me la accarezzi? senti quanto si bagna? e’ tutto desiderio di te- Francesca mi sussurrava, e man mano che la mia bocca scendeva ad onorare la sua natura il suo ventre sussultava: ebbe un orgasmo lungo e saporito. Si mise a pecorella, offrendomi la sua meravigliosa fica. Il mio cazzo si era inturgidito in modo mostruoso. e la penetrai, lentamente. Come il mio glande entro’ completamente il suo utero ebbe una contrazione, che mi fece eccitare ancor di piu’: le mie mani andarono ad accarezzarle le tette, a titillarle i capezzoli, Francesca mugolava, mia moglie ed Alfredo si svegliarono e si misero ad osservarci. Man mano che la mia asta penetrava il suo utero, la sborretta che Francesca produceva in abbondanza sfuggiva lungo il mio cazzo con mille bollicine e producendo una sorta di pernacchietti. Arrivato alle ovaie le baciai col mio glande, e mi fermai: le mille contrazioni di Francesca, che puntava la fica contro le mie palle -cosi’, amore, cosi’- immersero il mio uccello in una caldaia bollente. Un vai e vieni nella sua natura sempre meno lento provoco’ a Francesca una serie di orgasmi multipli: -Vieni, amore, vienimi in bocca- mi costrinse a uscire da quel paradiso rovente, mentre Francesca si voltava e si precipitava a succhiarmi il fiume di sperma che avevo approntato per lei.
Alfredo e Clara, che fino allora si erano eccitati a guardarci, cominciarono i loro giochi d’amore.Clara, steso il suo compagno culo all’aria, comincio’ a leccargli i piedi: sapeva che effetto dirompente faceva, almeno a me. Io e Francesca, indossati gli slip, salimmo in coperta a preparare il caffè e, acceso il fornello ci sdraiammo per scambiarci mille bacetti sulle guance, sugli occhi, sul collo, come bambini. Pronto il caffè, ci affacciammo a vedere cosa facevan quei due: Clara stava leccando le palle di Alfredo
che, arrapatissimo, la sgrillettava. -Caffe’?- nessuno rispose. Clara, steso Alfredo, gli si era posta cavalcioni penetrandosi col suo uccello, a spegnicandela, tanto per intenderci, e, movendo ritmicamente il suo bacino, se lo scopava, a volte baciandolo, a volte offrendogli le tette. Durarono a lungo in questa posi zione, finchè, dopo parecchi piccoli orgasmi, non esplosero contemporaneamente in un grande multiplo orgasmo, che li fece abbattere entrambi: si rimisero a dormire
Si eran fatte le otto e, se non ci muovevamo, niente giornali pane e cibo: salpata l’ancora, costeggiammo finche’ dopo un’oretta non trovammo un centro abitato: sbarcati, facemmo la spesa e rientrammo a bordo: quei due dormivano ancora: chissa’ cosa avevano combinato la notte a nostra insaputa.
Decidemmo di navigare ancora un po’, fino alla prossima caletta, e li’ ancorare e farci un bagno: un’altra oretta e alle 10 ci fermammo. Mentre io e Francesca eravamo in acqua i due emersero da sottocoperta, reclamando il caffè: -servitevi- e loro fecero una succulenta colazione: non solo caffe’, ma panefresco, burro, marmellata, fichi ed aranciata. Noi risalimmo a bordo: una doccia e al sole; decidemmo che la caletta era abbastanza accogliente, e che era piacevole rimanerci. Un grande asciugamano, io e lei bocca a bocca, le mie mani che le sfioravano il seno. un vero paradiso, e ci addormentammo cosi’. Mentre dormivamo, ci coprirono le teste con dei cappellini, per evitare che evaporassero i nostri cervelli.
Verso l’una ci svegliammo: di corsa in acqua, doccia e a tavola: Clara aveva preparato uno spaghetto aglio ed olio, e una caprese, cibo leggero ed energetico. A tavola, tutti dichiarammo la nostra felicita’ per l’ulteriore affiatamento che avevamo raggiunto: le ragazze erano due gattine che facevan le fusa. -Senza alcuna gelosia, ma per curiosità- chiesi a Clara – Quali sono gli atti che diventano routine nella coppia?-anche il semplice bacio dei capezzoli. Tu me li baci sempre, ma non mi eccito tanto: Alfredo me li bacia
come fai tu, e mi arrapa molto- e – quali i tabu’, Francesca? – non ridete: fin da quando eravamo fidanzati Alfredo voleva penetrarmi il culetto, io temevo che mi facesse male e, ad ogni sua insistenza, dicevo di no: e cosi’ anche dopo sposati; ora, anche se a volte mi gli strofino contro il culo, lui non reagisce: il fatto e’ diventato un tabu.- Dopo colazione, bagno doccia e pennichella. Le ragazze reclamarono che volevano riposare, e che non potevano continuare a far l’amore: si decise che avrebbero dormito per quel
solo pomeriggio col proprio marito, con preghiera di non provocare. Alzato il parasole, ci sdraiammo nella brezzolina che e’ sempre presente a mare. – hai un culetto da sverginare- mi sussurrò Clara- felice?- anche tu hai qualcosa da insegnare, no? lo farai?- -certamente- Questo fatto ci mise ancor piu’ in allegria, e dormimmo tranquilli. Al risveglio, la caletta si era svuotata, e ripresi il mio posto di combattimento vicino a Francesca, che cominciò a sbaciucchiarmi, così come Clara si faceva sbaciucchiare da Alfredo. Dopo un giro sulle tette, scesi a leccare la vulva di Francesca, avendole ben aperto le grandi labbra mentre lei si toccava il clito. Come cominciò a sborrare, guidai con il medio un po’ di sborretta verso il suo buco, e la penetrai dolcemente. -sii, così.. entra..e’ meraviglioso..non fermarti- Clara scosto’ Alfredo e -guarda che accade- gli disse. Io avevo posto le cosce di Francesca sulle mie spalle, e il mio glande si affacciava al suo ano, e la penetro’ leggermente. -Stringiti a me, spingi e dosa la mia penetrazione- le dissi, guardandola nei suoi occhi meravigliosi, ancor piu’ innamorati.
Lei spinse dolcemente, facendosi penetrare fino alle palle: – e’ tanto amore- mugolo’. altro che dolore- e cosi’ dondolammo dolcemente finche’ non venimmo entrambi: un bacio suggello’ l’inculata. Clara ed Alfredo applaudirono al meraviglioso atto d’amore: Alfredo aveva rizzato l’asta. Clara si sdraio’ e reclamo’ un sessantanove, che fecero lungo e sapiente: Prima di imboccare l’asta di Alfredo, che già mugolava sulla figa di Clara, lei gli baciava le palle e gli leccava l’uccello, scapocchiandogli il glande. Come fu venuta un paio di volte Clara lo stacco’, e gli offri’, le cosce sulle sue spalle, il culetto, guidando l’asta per non farsi male: -non ti muovere, ci penso io- grido’, e si penetrò. Come Alfredo l’ebbe penetrata non arrivò alle palle che per la grande eccitazione venne. -Stronzo! non mi hai fatto godere- protestò Clara. Alfredo, la testa tra le sue cosce, coscienziosamente leccò finchè lei non chiese di riposarsi: aveva raggiunto cinque orgasmi
Io e Francesca avevamo osservato con molta attenzione i due. Francesca si era sgrillettata quamdo Alfredo aveva penetrato il culo di Clara e, vistomi arrapato, mi aveva fatto un veloce pompino. S’era fatta l’ora di cena: mettemmo a bollire molte patate, per gustarle poi con tonno e cipolle. Chiaramente sfiniti dal sesso fino allora praticato ne parlammo, commentando i vari fatti accaduti. Francesca era felice dallo abbattimento di un tabu’, Clara soddisfatta dell’amore tra noi quattro, Alfredo dichiarava di non aver mai apprezzato abbastanza gli orgasmi di Francesca finchè non la aveva vista godere con me, io riepilogavo il tutto, sottolineando l’atmosfera di grande amore da un lato, di grande affetto dall’altro, comunque fortemente orgiastica. Come potessero conciliarsi le tre cose era tutto da studiarsi.
Continuammo sul tema durante la cena, che annaffiammo con vinello gelato, e concludemmo con grosse fette di anguria: Francesca se ne passò una sulla fica e la porse al mio morso: quanto era buona, leggermente salata! Passai la fetta a Clara, che la strofino’ a sua volta sulla passera, e la passo’ ad alfredo,che la gradi’, e fini’ di mangiarla. Questo gioco fece venire un’altra idea alle ragazze, che si scambiarono uno sguardo d’intesa. Clara sbucciò una grossa banana, ancora quasi acerba, e se la infilo’ nella figa, lungamente: e la passo’ ad alfredo, che la succhiò e morse, passandola a Francesca, che la introdusse a sua volta nella vulva, strofinandola bene, e la diede a me, che, avendola ben succhiata, la finii. Feci notare che questa era una vera e propria orgia, che avevamo inconsciamente, volenti o nolenti, iniziato: una rapida indagine su chi fosse volente rivelo che eravamo tutti volenti. E’ una via perche’ non diventi routine anche questo nostro nuovo rapporto, disse Clara, e tutti fummo d’accordo.
I primi goccioloni di pioggia tamburellarono sulla tendina parasole: decidemmo di levarla, per goderci la pioggia e il temporale.
Ci sedemmo a pagliolo, in circolo, quasi a contatto di gambe, nudi. I primi lampi ci illuminarono a giorno. buttammo una seconda ancora , pesante, di prua: non si poteva mai sapere, e ci sedemmo di nuovo: continuavano a cadere i goccioloni, che, da radi, si facevano sempre piu’ fitti,e diventavano sempre piu’ violenti. Un potente tuono ci fece
rimbalzare, e le mie mani, come quelle di Alfredo, vennero cercate, e strette, dalle ragazze. -Ognuna di noi ha due mariti, e quindi doppia protezione, no?- fece notare Clara-ma io mi fido piu’ di te, anche se, a far l’amore, siete piu’ o meno uguali. Non e’ così, Francesca?- -Certo, e io so perche’- Francesca rispose , e prese in mano il mio cazzo e quello del marito -come dimensioni sono piu’ o meno le stesse, e variano piu’ o meno proporzionalmente alla eccitazione- e inizio’ a masturbarci, contemporaneamente. L’acquazzone continuava. ed era come se fossimo sottouna doccia tutti insieme. Sempre più eccitato dalla manina di francesca io cominciai a leccarle, e mordic chiarle, un capezzolo. e lo stesso fece alfredo, facendola sdraiare. ‘ E
che? solo io non mi diverto?-disse Clara: e introdusse l’indice nella fica di Francesca,
mentre col pollice le segava il clitoride. In pochi minuti la novita’ del gioco ci fece arrivare al dunque: Francesca completo’ le seghe con due lunghi, sapienti pompini, che svuotarono completamente le nostre palle, mentre Clara si era attaccata avidamente alla vulva di Francesca, e le succhiò la sborretta fino a quando Francsca, fattala voltare, non le succhiò l’anima dalla passera. Siamo in piena orgia, dissi , mentre continuavamo a fare la doccia sotto l’acquazzone: -certo, disse Clara, e stanotte ciascuno col proprio coniuge, senza scopare, altrimenti non ci reggeremo piu’ in piedi.
Seconda notte
In realta’, ad occhio e croce, i maschietti avevano affrontato dalla mattinata un cinque orgasmi, le ragazze una dozzina. -Voglio dormire infilata dalla tua asta- disse Clara- e domattina ti voglio donare me stessa come non facevo da tempo- e, avendo leccato il mio cazzo fino ad intostarlo, se lo infilo’ e ci abbracciammo. Francesca, visto il movimento, fece lo stesso. Ci addormentammo, stremati.
Alle prime luci, Clara, baciandomi l’orecchio,-ti amo immensamente-disse- e sei il mio uomo meraviglioso. Questi giorni ci pongono al riparo di qualsiasi crisi, e tu lo hai capito. Non e’ solo quest’orgia di sensi che ci rivitalizza, ma quest’atmosfera di amore collettivo che ci tonifica, ed ormonizza al massimo. Non avrei mai creduto di riuscire ad ammirare una tua amante mentre gode selvaggiamente con te. e tanto me no avrei mai pensato di possederla a mia volta, e farmi possedere con la lingua, da lei: credimi, non e’ lesbismo, e’ amore di gruppo-. Fremeva al mio franco, e faceva le fusa Clara. E
ritornati al matrimoniale iniziò a farmi una sega alla spagnola. Francesca se ne accorse, e cominciò una spagnola ad Alfredo. Come ebbero destato le nostre aste le ragazze, scambiandosi un bacio in bocca, cambiarono partner. I capezzolini di Francesca sembravano due farfalline sul mio cazzo, due farfalline impazzite: per calmarla le ficcai un dito in culo, che ella gradi’, e mi sussurrò -mi vuoi come una pecorella? Qualcosa di simile accadde anche per gli altri due, che agirono simmetricamente. Dopo un po’ le nostre dame finirono zampette all’aria e..-cambio coppie!- disse Alfredo. Ci scambiammo e..-chi se ne fa di più?- Clara e Francesca 5 pari io e alfredo 3 a testa. Poi ci svegliammo tutti alle 10, felici e disfatti.
Fatta una sostanziosa colazione, non so perche’ le ragazze si diedero da fare per prepararci gustosissimi zabajoni , decidemmo che se non avessimo navigato fino a trovare un centro abitato per comprare cibarie saremmo morti di fame e di consunzione. Riprendemmo la navigazione, ammirando la costa che,ben lavata dall’acquazzone, mostrava colori intensi e brillanti, e trovato un approdo raggiungemmo un camping con supermercato, e ci approvvigionammo. Rientrati a bordo riprendemmo la navigazione e dopo un paio di ore ci fermammo in una caletta semideserta. Le ragazze avevano preparato da mangiare, ma prima di sederci decidemmo di fare ordine e pulizia: fino allora, tra un gioco e l’altro, non avevamo curato troppo questo aspetto della crocierina. Se non fosse stato per la pioggia di ieri sera ci sarebbero stati a terra i rifiuti della prima cena. Ormai i momenti dei pasti erano dedicati alle riflessioni su quanto era accaduto e su quanto sarebbe stato in pentola. Convenimmo che, visti i momenti sublimi fino allora incontrati, una volta al giorno si sarebbe svolta una orgetta, e le regine si sarebbero alternate: tutti d’accordo. Francesca Alfredo ed io decidemmo di far lo scherzo a Clara di fingerci tanto stanchi da non cominciare l’orgetta.
Ci mettemmo a riposare in cabina, tutti sul matrimoniale di prua. Ci svegliammo, ma non lo demmo a vedere, attendendo la reazione di clara, che si girava e si rigirava per svegliarci: niente, tutti facemmo finta di dormire. Dopo una mezzoretta, Clara fece finta di tossire: niente, tutti dormivano.Allora inzio’ a leccarmi le piante dei piedi, i calca gni,ed ad accarezzarmi le palle. in un attimo offrii il cazzo alla sua lingua, che lo per
corse velocemente: mi misi supino, il cazzo all’aria, e Clara si mise a cavalcioni, penetrandosi la passera, ed agitandomi le tette sul viso: Alfredo, vistola culetto all’aria, la penetro’ fino alle palle, mentre Francesca le mordicchiava i capezzoli, accovacciandosi sulla mia bocca.Come fu, come non fu, alla fine lei mi sborrava in bocca, Alfredo arrivava in culo a Clara,cui Francesca mordicchiava i capezzoli, io sborravo nella fica di Clara, che ebbe infiniti orgasmi. il gioco era durato piu’ di un ora, e si avvicinava l’ora di cena.
Fino allora ci eravamo molto divertiti, ma tra poco non ci saremmo più retti in piedi, e decidemmo che, comunque, dovevamo limitare le nostre attività sessuali. come? Avremmo estratto un coppia al giorno, che avrebbe potuto fare qualsiasi gioco una volta nella mattinata ed una nel pomeriggio o nella sera.Degli altri due avrebbe potuto essere invitato uno solo, per completare un gioco, una sola volta per coppia: avremmo così assicurato che almeno uno al giorno si sarebbe riposato per poter ragionare e governare la barca e i giochi.
Terza notte
Rinforzammo gli ormeggi e andammo a dormire. Nella notte sentimmo il discreto ronzio di un grande scafo che si era ancorato nella caletta: la mattina dopo, svegliatici tardi, ammirammo, a una ventina di metri da noi, un enorme cabinato lungo una ventina
di metri. Considerata la distanza alla quale ci trova vamo, e visto che a bordo si vedeva solo una coppia, non ritenemmo opportuno rivestirci: facemmo tranquillamente colazione, e poi controllammo che i viveri a bordo fossero sufficienti per un paio di giorni.
Ci buttammo tutti a mare, e ci mettemmo a giocare con un pallone in acqua: in acqua ci raggiunse la coppia che avevamo intravisto sul cabinato: erano nostri coetanei, lei del tipo slavo, lui sul bruno: educatamente ci chiesero di partecipare al gioco, per fare un
po’ di esercizio in acqua. Dopo in po’ di palleggio, decidemmo di formare due squadre: signore contro signori. Le regole del gioco erano alquanto approssimative. Di sicuro le regole del corpo a corpo per il possesso del pallone erano spesso ignorate, perché i contendenti tendevano ad abbracciarsi: dopo un paio di ore decidemmo di riposarci, e di far colazione. E i nostri amici, Gino e Titti si chiamavano, ci invitarono per un aperitivo a bordo loro.
Immersi nell’acqua non avevamo potuto osservare le nudità dei nostri nuovi amici: come Titti salì sulla scaletta di poppa, e si fece la doccia, mostrò due meravigliose poppe di quarta misura, leggermente a pera, capezzoli e areole grossi neri e sporgenti. Era depilata. Anche Gino era depilato, e mi parve che si eccitasse a vedere Clara e Francesca sotto la doccia. Un vinello bianco, gelato, venne sorbito in un’atmosfera cordiale: Gino e Titti facevano gli assicuratori, ed iniziavano ora le loro vacanze: piccolo cabotaggio fino alle Eolie e ritorno. Ci invitarono a colazione, ed accettammo volentieri, tanto piacevole era la compagnia. All’aumentare del caldo Gino mando’ avanti il condizionatore. Mangiammo una caprese ed un po’ di frutta, innaffiati dal solito vinello. Dopo pranzo caffè e liquori. Io scelsi il cognac: per una fortunata combinazione. Titti lo versò in una coppa e, soppesandola con la mano ‘è troppo fresco-disse-te lo riscaldo io: e portò la coppa tra le meravigliose tette. No sapevo come regolarmi, comunque ‘grazie’ dissi. Degli altri, nessuno badava a noi. ‘ La vuoi prendere tu?- disse .-Certamente, ed andai a recuperare la coppa tra quelle meravigliose mammelle, a due mani, sfiorandole prima i capezzoli: i suoi occhi mi inviarono splendidi messaggi sessuali, e raggiungemmo gli altri.
Intanti la conversazione era andata avanti, Francesca le cosce spalancate davanti a Gino, Clara la testa sul ventre di Alfredo: non avevano rivelato tutto, ma quasi. Continuammo a parlare, e il discorso cadde sulle abitudini sessuali e sui gusti: sinceramente concor dammo-in linea teorica- che la maggior parte delle coppie vive in modo ipocrita, realizzando fuori di casa ogni più spinto desiderio che non si vuole confessare al comiuge. E questa ipocrisia genera spesso incomprensioni e divorzi. Titti dichiarò di es sere esibizionista, e di aver trovato pace solo quando scoprì che anche Gino desiderava esibirsi: il coito è un atto sublime. Volete ammirarci?
Un coro di si accolse la domanda: sgombrammo un divano per far loro posto, e ci sedemmo a guardare.
Inutile dirlo, la novita’ dell’incontro, la frescura del condizionatore, il vinello gelato aveva eccitato tutti, e i maschi lo mostravano col turgore del membro, le femmine dal gonfiore delle grandi labbra, e dei seni.
Innanzittutto, spiegò Titti, mentre Gino iniziava a titillarle i capezzoli con la lingua,il mio bambino deve fare colazione, e rinforzarsi con il mio buon latte. Man mano che Gino poppava il volto di Titti diventava sempre piu’ disteso e con un sorriso diffuso di beatitudine, mentre le sue mani accarezzavano la schiena ed i fianchi del marito. La lingua di Gino scese tra le poppe di Titti, e le sue dita scostarono le grandi labbra, mentre lei mugolava dal piacere: la sua lingua impazzi infine sul clitoride, mentre Titti, in convulsi spasimi, raggiungeva un paio di orgasmi. Clara ed Alfredo, a questo pumto, senza tanti complimenti, infoiati, si rotolarono a terra in un divino sessantanove.
A me la storia del la coppa di cognac mi aveva fatto venire un altro desiderio: scoprire fino a che pumto Titti si voleva aprire con me: con Francesca mi avvicinai al divano, dove ormai Titti e Gino Erano a 69, e Titti mostrava il suo bel culo all’aria.-Succhiati i piedi di Gino- dissi a Francesca, che era indecisa da dove cominciare, ma era molto arrapata. I suoi capezzolini si ergevano sulle larghissime areole. E mentre lei attaccava a leccare i piedi di Gino, io, a cavalcioni sul corpo di Gino ma non poggiandomi su di lui, lubrificato il culetto di Titti lo infilai, lentamente, accarezzandole le tettone e tormentandole i capezzoli: le contrazioni dell’ano di Titti accompagnavano la mia penetrazione.
In men che non si dica era tutto un mugolio: Francesca per un ditalino, io nel culetto di Titti, Titti e il marito per il 69: ci distaccammo infine: Titti venne a succhiare le mie labbra, Gino quelle di Francecsa.
‘Quanto è bella la piena maturità sessuale: la potenza, dico, che ti sentri prorompere dal seno, che tu senti che ti gonfia il pube, che ti bagni dentro: non è meravigliosa?’ disse
Titti, appena fu in grado di ragionare, ed ognuno di noi si riprendeva. ‘E’ stato sublime’. Intervenne Gino, baciandole le mani: ‘hai visto che l’ apertura della coppià può essere molto positiva, se si trovano gli elementi adatti?’ e, rivolto a noi,’ è la prima volta che ci apriamo: io ne ero curioso, Titti spaventata: ma siete stati molto, molto bravi: ci siamo scivolati senza accorgercene, forse perché siete coppie molto civili ed esperte”civili si’, risposi io,’ma noi ci siamo aperti solo da un paio di giorni, e non lo avevamo mai provato, anche se siamo molto, molto amici: e, scommetto, quando ci siamo incontrati, avete pensato che Clara fosse la moglie di Alfredo, Francesca la mia: è così? La serena atmosfera di amore e di sesso che abbiamo saputo instaurare ha coinvolto anche voi, e, vedo, non ve ne siete pentiti.’
‘Meraviglioso’ Gino cinse la spalla di Francesca ‘senza offesa per nessuno, e tanto meno per Titti, credo che la poligamia, e la poliandria, prescritte in molte religioni, siano il risultato di una riflessione sul fatto che variando i partner si introduce il continuo cambiamento dei rapporti sessuali, che variano a seconda di ogni coppia’ ‘ Ti ha piacevolmente sconvolto sentirti fare un pompino agli alluci? A me lo ha insegnato Clara un paio di giorni fa, migliorando il mio bagaglio di prestazioni sessuali’ Francesca mormorò, offrendo i capezzoli alle labbra di Gino, la cui linguà impazzì a titillarli.
Fummo tutti d’accordo a riposarci: si erano fatte almeno le cinque, e si era alzata una deliziosa brezza: volevamo tutti riposare, ma eravamo ancora eccitati. Io e Titti ci tenevamo per mano, giocando a stringerci: Alfredo aveva posato la testa sul ventre di Clara, Gino sulle tette di Francesca. Ci svegliammo dopo un paio di ore: di corsa a mare, e grande doccia, nudi come dio ci aveva fatti. Il bagno e la doccia ci avevano rinvigorito: una bella caprese ci rifocillò, annaffiata dal solito delizioso vinello bianco gelato, mentre sbirciavamo il telegiornale. Le coppie rimasero come si erano determinate, a volte nel quadrato di poppa, sotto un tendalino, a volte nel saloncino. Titti illustrò una sua convinzione: la passera era troppo bella per celarla sotto la pelurie, ed invitò tutti ad ammirare le passerotte presenti: veramente la sua fica era la più bella, rosea e leggermente gonfia, tanto lei si arrapava a sentirsi ammirata.
Le ragazze si convinsero del fatto, e chiesero sapone e rasoio per depilarsi: amche le loro vulve risaltavano meglio nei loro corpi scultorei. Improvvisarono un defilè, mentre il nostro desiderio cresceva.
Pretesero allora di far barba e capelli anche ai nostri cazzi, dato che il cazzo di Gino figurava meglio dei nostri: in un quarto d’ora fummo tutti depilati. E venne il momento della lambada: Lo strofinio delle carni e dei sessi riscaldò ancor più l’ambiente: in breve, sulla moquette, io leccavo Titti, che spompava Alfredo, che succhiava Clara, che sbocchinava Gino, che leccava Francesca, che leccava me.
Quarta notte
L’ingoio finale fu solo l’inizio dei giochi notturni. Titti, che oltrecchè essere la più giovane ‘ solo trent’anni ‘ era quella che solo da oggi si era sessualmente scatenata, ed era naturalmente la più arrapata, prese le redini della situazione. ‘ Siete tutti belli voi maschi, con i vostri cazzi pronti alla battaglia, e le vostre lingue sapienti, e, vedete come siamo belle noi? Mostriamo le nostre tette? Se ce le tocchiamo, vedete come si innalzano gli uccelli? E, se le mostriamo una alla volta, scommettiamo che vi arraperete sempre allo stesso livello? E che ne dite delle nostre passerotte, nude e gonfie? E, bendati, sapreste riconoscere di chi e’ la passera solo leccandola e mandandola in orgasmo? E chi di noi ragazze saprebbe riconoscere di chi è il cazzo che le sta sborrando in bocca, avendo fatto un pompino bendata? Non credete che si tratti di giochi da farsi, e subito?- Un unanime consenso accolse le proposte di Titti, e ci mettemmo a studiare le regole del nuovo gioco: innanzittutto, onestà. Gli occhi avrebbero dovuto essere accuratamente bendati, e l’unica parte del corpo in azione avrebbe dovuto essere la lingua: mani legate, allora. Il partner leccato non avrebbe dovuto assolutamente parlare, al massimo avrebbe mugolato, richiesto, avrebbe dovuto variare la posizione a richiesta del leccatore. I soggetti in gioco sarebbero stati estratti. Il secondo, naturalmente, all’insaputa del primo. Penale? Dopo non aver indovinato il primo ( tempo fino all’orgasmo), si attaccava il secondo oggetto: qui finiva il gioco. Se si indovinava almento il secondo soggetto si aveva il diritto a partecipare ad ulteriori giochi, se no si veniva squalificati per un turno. Se si voleva continuare cambiava il sesso del leccatore. Ma, si prevedeva, in una serata non si poteva andare oltre i tre giochini.
Alfredo si era sdraiato a pagliolo, e mostrava un bell’uccello in erezione: Titti, notatolo, senza perder tempo gli montò addosso, e si infilò il cazzo nella fica bollente, mostrandomi l’ano: me la inculai dolcemente, accarezzandole le tettone. Gino, che aveva anch’egli arrapato, le infilò l’uccello in gola, ruggendo per il piacere. La nostra figurazione durava da un po’, mentre Titti mugolava nei molteplici orgasmi che le procuravamo: e lo spettacolo doveva essere tanto arrapante che Clara e Francesca attac
carono uno splendido 69. Arrivammo, con mille mugolii, tutti insieme, sborrando i tutti i buchi che trovavamo. Dovemmo raccogliere Titti e adagiarla sul letto. Dormimmo tutti a bordo di Gino, sul letto, sui divani, a pagliolo: Ci addormentammo subito, ciascuno accanto al proprio comiuge: Clara mi volse le spalle, prendendo il mio uccello trale sue chiappe, mentre io le accarezzavo la nuca: e così dormimmo, mentre il mio amore mi donava un piccolo orgasmo ogni tanto, comunicandomelo con i suoi fremiti.
Il mattino dopo iniziammo a risvegliarci, e intontiti rimiravamo le nostre nudità: che femmine meravigliose, dentro e fuori, avevamo avuto la fortuna di sposare! Mi venne da pensare a quanto dovevano essere state felici le primitive comunità: alcune coppie, mai in competizione ma sempre alla ricerca della beatitudine del godimento, sempre senza ipocrisie né gelosie, in libero scambio’.mentre a ciò riflettevo Titti si intrufolò tra me e Clara, e si mise a succhiare le labbra di Clara accarezzandole il seno, porgendo a me la vulva. Dopo avergliela leccata per favorire la mia introduzione la penetrai di un sol botto, fermandomi: il suo utero ribollì, e divenne tutto un fremito:i suoi denti serrarono le labbra i Clara, le sua dita i suoi capezzoli: Clara era poggiata su un fianco, il bel culo all’aria: Gino la penetrò mugolando, ed iniziammo a pompare.
Mentre la nostra eccitazione aumentava, le ragazze ebbero un’idea geniale: si voltarono a 69 tra di loro, facendosi inculare beate: dopo un pò Francesca offrì la sua passera alla lingua di Gino, mentre imboccava golosamente il cazzo del marito: mentre tutti si stantuffava le mani si posavano dovunque: le mie in particolare impazzivano sulle tette di Titti, che a sua volta me le accarezzava ringraziandomi. Dopo che le ragazze ebbero
avuto infiniti orgasmi, ci pregarono di venire a nostra volta: Francesca trangugiò lo sperma di Alfredo, mentre io e Gino scaricavamo la nostra gioia nei culi di Titti e di Clara: come le avemmo riempite di sperma, esse volarono a tuffarsi a mare e, tenendosi alla scaletta ebbero una specie di altro orgasmo: scariche diarroiche che accompagnavano con mugolii: come salirono a bordo, leccai accuratamente la vulva di mia moglie, che ebbe un altro orgasmo, e si sdraiò al sole.
Quando la vide assopita, Francesca le allargò dolcemente le cosce, ed iniziò a leccarle gli inguini, con rapidi bacetti sulle grandi labbra che, ormai depilate mostravano la loro meravigliosa nudità. Gino appoggiò il glande sulle carnose labbra di Clara, che iniziò a leccarglielo, mentre Alfredo affacciò anche il suo cazzo su quelle labbra insaziabili:
Clara non si perse d’animo e alternativamente segava e sbocchinava i due cazzi: uno spettacolo meraviglioso: io, arrapatissimo, penetrai dolcemente la natura di Francesca, che veniva abbondantemente ad ogni mio colpo, mentre io mi introducevo in lei fino alle palle. E allora sentii le tette di Titti sulla schiena, e la sua lingua che mi titillava l’ano: furono momenti meravigliosi.
La lingua di Titti, sempre più sapiente, mi penetrava l’ano come un piccolo cazzo. Come sentì che io stavo venendo, Titti mi staccò dalla fica di Francesca e si abbeverò al mio cazzo con lunghe imboccate, mentre le versavo litri di sperma in gola. A in quel momento Gino assatanato come non mai le infilò il culo. In due botte la penetrò fino alle palle, tormentandole i capezzoli. Titti mugolava ed urlava, vinta dall’eccitazione e dal dolore e, visto Alfredo supino e col cazzo inalberato, gli si trascinò sopra e si infilò quel bel cazzo nella vulva, quasi perdendo i sensi per la doppia penetrazione. Dopo molti multipli orgasmi tutti ci assopimmo, per rigenerarci nel sonno.
Ci risvegliammo tutti, tramortiti, verso le due. Titti e le ragazze si misero all’opera per rinfrancarci. Molte le macchinette di caffè, le prime per svegliarci, le ultime per completare dei salutari zabajoni preparati grazie ad un frullatore. Pane burro marmellata furono il complemento di qualla tardiva prima colazione. Ci eravamo rinfrancati. Un bel bagno completò la ricostruzione dei nostri fisici. Lasciate le donne a bordo del gozzo di Alfredo, andammo a fare un po’ di spesa con la barca di Gino. Rientrati, noi passammo nel gozzo e le ragazze nel cabinato a cucinare.
Dico la verità che quel paio d’ore di riposo, al sole, senza sollecitazioni sessuali, ci volevano: ed anche Gino ed Alfredo riconobbero che ce ne era stato bisogno. Ci sentivamo ritemprati, e così stabilimmo che dopo cena avremmo giocato a indovinapisello e indovinalapassera. Gino propose una ulteriore variazione: indovinacapezzolo, da giocarsi in caso di rapido svolgimento dei primi due.
Ci tirammo sulla cima che ci ancorava al cabinato, e raggiungemmo le ragazze. Cena leggera e corroborante: linguine al pesto e pesce spada alla griglia, frutta, gelato e caffè.
Eravamo al caffè, che ci raggiunse una telefonata sul cellulare di Titti: la sorella, che prevedeva una scappatella divertente con un amico francese, non sapeva a chi affidare la figlia sedicenne: senza tante discussioni, gliela avrebbe accompagnata a Sperlonga l’indomani mattina, e la avrebbe ripresa dopo un paio di giorni. Piombammo nella più cupa delle disperazioni: proprio ora che avevamo perfezionato i nostri giochi dovevamo inbterromperli! Dovemmo calmare Gino, incazzatissimo con la moglie, succube della sorella, che arrivava perfino a turbare le loro vacanze. Passammo ai giochi serali
Quinta notte
Le ragazze tirarono a sorte su chi dovesse iniziare l’indovinapisello: toccò a Clara. Noi tre in poltrona, Clara in ginocchio, rigorosamente bendata. Le ragazze pretesero di incollare le nostre bocche con sparadrap, per evitare che si potesse, con mugolii e sospiri, falsare la competizione. Clara iniziò a leccare scrupolosamente le tre aste e le palle, e ad imboccare i glande con mille bacini: era bravissima, tanto che Gino non potè trattenersi ed arrivò con un fiume di sperma bollente. ‘Gino’! esclamò Clara, levandosi la benda: applaudimmo, e passò la prima bottiglia di brut. Constatammo che dovevamo combiar gioco, perché Gino, indebolito, avrebbe potuto essere facilmente indovinato. La scelta cadde su indovinacapezzolo, che poteva essere attivo o passivo, nel senso che si poteva indovinare di chi era il capezzolo leccato o anche chi lo aveva leccato. Toccò ancora a Clara, che si sdraiò, gli occhi bendati. Decidemmo che tutti,maschi e femmine,avevano diritto a leccare il capezzolo di Clara che, per finta o in verità, non indovinò una sola lingua: Pagò pegno, consistente in un pompino a Alfredo mentre io e Gino la penetravamo avanti e indietro, e le ragazze le succhiavano le tette: Sborrammo tutti insieme ed andammo a dormire.
Noi passammo nel nostro gozzo, per non far trovare eccessivo disordine sul cabinato. Certo, era una bella rottura di cazzo interrompere i nostri giochi, sia pure per un paio di giorni: avremmo, comunque, navigato verso Ponza..
Al mattino ci svegliammo al rumore del vericello salpancore del cabinato: Dopo mezzora Gino era di ritorno, con Titti e la nipotina topless. La nipotina si chiamava Luisa.
Salimmo da loro a far colazione: tutti eravamo, chi più chi ,meno, imbarazzati. Luisa si era seduta a tavolo accanto a me: aveva due deliziose tettine a pera, una seconda abbondante, con caoezzolini appena accennati su areole rosee, solo un po’ più scure della pelle del seno. Si accorse che la stavo osservando, e arrossì lievemente: Titti mandava avanti la conversazione:- Mangia, mangia, non aver paura di ingrassare: avrai modo di consumare tutto quanto hai mangiato da quando stavi a balia’le tue tettine devono ingrossare, altrimenti cosa offri al tuo innamorato? Ma.. lo hai? Parla senza ritegno, chè non diremo nulla a mamma. E.. dicci un po”gliela hai già data? A che punto siete?- -Zia, zia, perché fai questi discorsi? Per mettermi in imbarazzo? Questi sono amici tuoi, non miei, lo vuoi capire? La smetti?- Dio, parlo così per toglierti d’imbarazzo: non so se tu abbia dei tabù, ma sappi, e rimanga tra noi, che tra noi sei tabù non ce ne sono: finchè saremo a mare ogni donna avrà tre mariti, ogni marito tre mogli: sei ancora in imbarazzo?
Si alzò, sfilandosi gli slips, mostrando la sua meravigliosa nudità, -e voi? Accennando a noi, che in un attimo rimanemmo nudi: e tu?- Rivolta a Luisa. Luisa, volgendoci le terga, si sfilò lo slip, e poi si voltò. Una leggera pelurie bionda le circondava la passera, che appariva gonfia.-Ancora vergine? Le chiese Gino:- no..noo.- e gli porse le labbra. Mangiondole le labbra, Gino la appoggio alla murata e, portatesi le sue cosce sui fianchi, la penetrò, sapientemente, lentamente, carezzandola tutta: Luisa mostrò di avere parecchi orgasmi,e, quando venne, svenne per il godimento. La appoggiammo su un divano.
Il suo corpo, al sole, era uno spettacolo. I piccoli triangoli di pelle bianca, alle tette ed al pube, facevano risaltare vieppiù il suo sesso: il cimento sessuale appena superato, al quale non era di certo abituata, la aveva spossata, ed ora dormiva della grossa: unico segno, le occhiaie marcate. Rimanemmo tutti in ammirazione del bel corpicino da gazzella,e decidemmo che avrebbe partecipato a pieno titolo ai nostri giochi, se necessario iniziandola alla sodomia. La svegliammo dopo un paio d’ore in modo
originale: io e Gino le leccavamo i capezzoli, Alfredo la fighetta. Appena desta, dolcissima in viso, volle baciarci in bocca a tutti e tre: si avvicinarono anche le ragazze, che pretesero di scambiare con lei, inizialmente confusa, dolcissimi baci: dopo un po’ si era abituata, e si faceva leccare la passerotta dalla zia mentre Clara e Francesca le baciavano le tette. Ebbe ancora molti orgasmi e.. ‘Ho fame! Son già le due!- due spaghetti alla pizzaiola, carne alla pizzaiola, frutta, e pranzammo. Dopo un bagno, tutti a riposare.
Quando ci svegliammo, attorno al tavolo per un caffè, decidemmo di capire fino a che punto questa sedicenne era iniziata ai giochi d’amore, e quindi cominciammo a parlare di sesso. ‘ Sei molto brava, Luisa, iniziò Gino, da quanto tempo fai l’amore? Chi ti ha iniziata? Il tuo ragazzo?- -Non immaginerai mai, zio, chi è stato: Pippo, il figlio di zio Tonino, il cognato di mamma, l’anno scorso, in Grecia- -sii? Ma se ben ricordo e’ molto più grande di te’solo cinque anni- -e come è successo?-
Ricordi che andammo in Grecia, noi e zio Tonino, con la sua roulotte? In campeggio libe ro, su una spiaggia infinita e finissima, i genitori dormivano nella roulotte ed io e Pippo nella tenda veranda. Chiaramente, come faceva giorno, noi ci svegliavamo, ed andavamo a fare il primo bagno: acqua cristallina e tiepida, un vero sogno. La notte vedere mio cugi no in boxer dormire, a volte con le palle che gli uscivano fuori, mi eccitava tantissimo, e mi sditalinavo alla grande. Un bel giorno, appena desti, ci avviammo lungo il bagnasciu ga commentando un divertente film che avevamo visto alla televisione la sera prima: Pippo in boxer, io topless. Ci buttammo a mare, e ci sciacquammo abbondantemente,poi cominciammo una battaglia a spruzzi d’acqua, divertentissima. Lo sapete: quando si gioca a spruzzi chi si arrende si avvicina all’avversario e gli cinge il torace. Così io feci. Come cinsi il petto di Pippo, le mie tettine sulla sua pelle, sentii il suo cazzo premermi il ventre, turgido e palpitante: in un attimo avevamo levato io gli slip lui i boxer, e gli cinge vo con le mie cosce i fianchi: sentii il suo glande premere sul mio imene, e fui io a spin gercimi su: Sentii il paradiso che mi penetrava, ma purtroppo durò pochi attimi: Pippo arrivò, e nell’acqua che si era tinta di rosa galleggiavano sfilacci di sperma raffreddato.
Non ci potevamo accontentare di tanto poco: ci allontanammo lungo la spiaggia, e ci sdraiammo. Fino allora le mie esperienze sessuali non erano andate oltre alle seghe che avevo fatto a vari compagni di banco, ma avevo visto un film hard di mamma e papà in cui regnavano i pompini: mi venne naturale leccare l’asta di Pippo, che stava rinvenendo,
ed imboccarne il glande: Subito si intostò, e ci precipitammo in acqua: Una lunga chiava ta, io appesa alle sue labbra, lui che mi stringeva e mi penetrava fino alle palle. Scopate simili me ne ricordo poche, anche perché Pippo, che era venuto da poco, durò molto ad arrivare, così procurandomi infiniti orgasmi. Da allora, in Grecia o in Italia, quasi tutti i giorni abbiamo fatto l’ amore”..E quando ho avuto le mestruazioni.. come potevo evi tare che Pippo si soddisfacesse altrove? ‘Vi dirò.. e’ stato un maestro anche quando mi ha infilato il culo. Ed è durato fino a pochi giorni fa: è partito per il servizio militare, ed io ero in bianco da una settimana: che fortuna avervi incontrati’direte a mamma che mi volete con voi? Le telefoniamo?
-Certamente, tesoro, – disse Gina- ma sai a cosa andrai incontro? – -Certamente il paradi so- rispose Luisa- Telefoniamo?- La mamma chiese quando saremmo tornati, e si lamen tò che, partita la compagnia con cui stava, sarebbe rimasta sola, dato che il marito era fuori per lavoro. Comunque o sarebbe rimasta a casa, o sarebbe andata dalla cognata.
Sesta notte
S’era fatta ora di cena: insalata, mozzarelle, prosciutto e melone, vinello gelato. Si era indecici sul da farsi, comunque l’orientamento era che avremmo lasciato ogni iniziativa
A Luisa, anche per non spaventarla per il troppo sesso. La serata si annonciava umida, e tutti indossammo T-shirts. Era molto bello vedere i giovani ventri (culetti e sessi) sbucare da sotto le canottiere, ed arrapante. Luisa, inavvertitamente, si affacciò a murata, mostran do il suo meraviglioso sederino. Permetti? Le dissi, e dopo averle dolcemente leccato l’ano la penetrai, afferrandole le tette, spimngendo lentamente ma inesorabilmente, fino alle palle, e poi dondolandomi dentro finche non le rovesciai dentro un fiume di sperma, mentre lei mugolava negli svariati orgasmi che mi donava’.Continuo? disse Alfredo, come ebbi sfilato il cazzo, Si..per favore.. grazie, ed arrivò anche alfredo. Concluse Gino, mentre Luisa era impazzita dalla gioia. La sdraiammo, e le ragazze a turno le vennero in bocca, sulla sua lingua impazzita. Grande doccia, e tutti a letto: per quella notte bastò.
Al mattino, consiglio di guerra. Non potevamo continuare a quei ritmi, anche se il sesso sfrenato aveva provocato in tutti i maschi un notevole ritardo delle eiaculazioni, così generando una maggior soddisfazione delle femmine, che godevano più a lungo. Le ragazze, però, accusavano dolor di fianchi. Occorreva darci una calmata, per poter continuare il più a lungo possibile i nostri giochi. ‘Che?, intervenne Luisa, proprio ora che son venuta io rallentate i giochi?- Analizzate varie soluzioni decidemmo che, fino a nuiova decisione, avremmo impegnato solo una delle ragazze al giorno, in modo che, in tre giorni di riposo, avrebbero avuto modo di ritemprarsi. Avremmo potuto così soddisfare un’altra curiosità emersa: quanti orgasmi di seguito poteva affrontare una femmina adulta e sana? Luisa reclamava di aver diritto ad essere la prima a far l’amore tutto il giorno, essendo stata digiuna per parecchio tempo: eravamo tutti d’accordo, ma Clara richiamò la nostra attenzione sulla necessità che in seguito alla crocierina nessuna rimanesse incinta: giusto, e, scartata l’idea dei preservativi, giù a calcolare i periodi di ovulazione. Iniziava proprio quel giorno il periodo fertile di Luisa, mentre non ‘c’erano rischi per Clara e Titti: anche Francesca era in ovulazione. Tirarono a sorte, e vinse Clara. S’era fatto mezzogiorno: un bagno, un’insalata, un altro bagno, una doccia, e sotto la doccia Luisa attaccò a sditalinare Clara, che ebbe un primo sussulto, ed un abbondante orgasmo che, avendola sdraiata, Luisa succhiò coscienziosamente. Per rispettare la regola degli ‘orgasmi di seguito’, e perché mi ero molto arrapato a veder goder mia moglie, mi sostituii a Luisa e mi attaccai alla vulva di Clara, procurandole tre orgasmi, lunghi e vibranti, dopodicchè, voltatola alla pecorina, la penetrai, infilandomi lentamente nel suo utero bollente, penetrandola fino alle ovaie: I suoi capezzoli erano diventati due durissime ciliegie,e, ogni volta che li stringevo, Clara si lamentava, il che mi faceva vieppiù arrapare. Ebbe tre orgasmi prima che io venissi. Francesca le fece un bidet per liberarla della mia sborra, procurando un altro orgasmo a Clara, e alla sua fica si attaccò e bevve. Clara, che si reggeva ancora in piedi, andò verso il divano, prenden do per mano Gino ed attirandoselo. Gino si stese supino ed invitò Clara a fargli una spagnola, il che Clara fece mentre Titti, leccandole la fica dal didietro, le procurava un altro orgasmo. Come Clara ebbe visto il cazzo di Gino a buon punto, sedendosi su di lui a gambe aperte, se lo infilò nella passera, ed iniziò a dondolarsi: Ebbe quattro orgasmi prima di imboccare il cazzo di Gino facendolo venire, trangugiando per parecchio tempo la sua sborra che, ci disse dopo, era particolarmente saporita.
Avevo sete: andai al frigo per dissetarmi. Dietro il divano Alfredo stava inculando Luisa, che mugolava ad ogni orgasmo: ritenni giusto tapparle la bocca con le mie palle: lei apprezzò il fatto, e si diede da fare per farmi intostare: in questa posizione, ebbi la forza di raggiungere Clara per succhiarle la fica. Arrivammo insieme: Alfredo nel culo di Luisa che ingoiava beata il mio sperma, mentre Clara mi riversana tre orgasmi mentre leccava la Titti, inculata da Gino che succhiava la Francesca.
-Pietà- mormorò Clara: credo che siano una quindicina i miei orgasmi: credo di esser secca: spero di poter continuare più tardi, o dopo cena: la giornata termina a mezzanot te, no? E cadde in un sonno di piombo: era sempre più meravigliosa, così disfatta.
Riconoscemmo che poteva aver ragione, e andammo a fare un bagno. Risaliti, doccia e al sole. Convenimmo che non dovevamo interrompere l’atmosfera quasi orgiastica che avevamo creato, e continuammo a parlare di sesso, delle nostre sensazioni, delle nostre intenzioni: Titti reclamò che dopo la mezzanotte la regina era lei, e con lei avrem mo dovuto fare i conti. Era certa di superare il record di Clara comunque si sarebbe im pegnata. Gli uomini erano spossati: Titti metteva a posto la cucina. Luisa, più arrapata che mai, accarezzava Gino, nella speranza di risvegliarli il cazzo: Se ci vuoi far arrapare di nuovo- le disse lo zio- parlaci delle tue avventure: sempre solo col cugino? Mai. Che so, con un compagno di scuola, un amichetto? ‘Mai, son troppo giovani stronzi ed inesperti: si rischia molto.- E Pippo, solo con te? ‘quante cose vuoi sapere..fatti suoi- ma tu ne sai qualcosa..vero? perché non ce lo dici? ‘ se proprio..ma acqua in bocca..è un fatto molto delicato, ed anche mio: ve lo dirò.
Questo Natale eravamo andati, Pippo, sua sorella, e mia cugina, Bea,che ha un anno più di Pippo, all’ appartamentino nostro in Campo di Giove, nella speranza di poter sciare qualche giorno: ma invece della neve trovammo pioggia, pioggia e temporali, se non nubifragi: l’antivigilia si stava per andare a colazione quamdo ci accorgemmo che man cava il pane: non stava piovendo, e Bea si offrì di andare ad acquistarlo: al ritorno, a po chi passi da casa, scoppiò un temporale violentissimo, e Bea percorse i pochi metri le le rimanevano per rientrare a casa sotto lo scroscio d’acqua. Nonostante avesse l’imper meabile rientrò bagnata fino alle mutande: corse in bagno a spogliarsi ed asciugarsi. Dopo pochi minuti tornò da noi in accappatoio, battendo i denti: ho tanto freddo, riuscì a sussurrare. Pippo volò a prendere una coperta di lana, con la quale avvolse Bea, che tremava ancora tutta ‘ ho tanto freddo ‘ ripeteva Bea ‘ questa non sta bene: va a prepararle un letto- disse Pippo e, sedutosi sul divano accanto a Bea, le cinse le spalle e la tenne stretta per riscaldarla. Bea pallidissima, Pippo scostò la coperta e l’accappatoio
E cominciò a massaggiarla violentemente sulle spalle sulla schiena, sui fianchi. Avevo preparato un letto, e la accompagnammo, e la sdraiammo, infilandola nuda sotto le coperte. Pippo andò a regolare il riscaldamento al massimo, lasciandomi a massaggiare le spalle la schiena ed i fianchi di Bea, che si era rilassata e, credo, assopita. Massag giandola, ne osservavo il corpo: sembrava una modella di Tiziano belle spalle, fianchi un po’ robusti ma morbidi , culetto perfetto.
Passai a massaggiarle i glutei, ben sodi: Bea alzò leggermente il culo, rivelandomi, con un ciuffo di pelini biondi, una bella natura, molto simile alla mia, ma con un clitoride più prolungato:- hai ancora freddo?– Si, tanto- -prepara il matrimoniale,e sdraiati accanto a lei: il tuo corpo la scalderà ‘ Preparato il letto, mentre Pippo andava a prendere Bea, mi spogliai e mi infilai sotto le coperte, nuda, per riscaldarla. Pippo adagiò la sorella accanto a me, nuda anch’essa. ‘abbracciala e riscaldala: mangeremo più tardi,- disse. Non sapevo cosa fare: comunque la cinsi e la abbracciai, stringendola al seno. Lei Premeva contro le mie tette due coppe sode, una quinta a pera scarsa, e sentivo che il suo corpo si riscaldava sotto i miei massaggi; ad un certo punto una mia coscia si trovò dalle parti del boschetto di Bea, e me la ritrovai bagnata. Bea era ancora assopita, ma mi pareva che il grande freddo le fosse passato. Rientrò Pippo: andiamo a colazione? Bea dorme- Credo che sia meglio finire di riscaldarla, risposi io, che avevo una mezza idea: entra anche tu nel letto: faremo prima..non vestito, spogliati! Il nostro calore emana dalla pelle!. Si spogliò, ed entrò dall’altro lato di Bea, che gli volgeva le spalle. Beh, la natura fece il suo corso: il cazzo di Pippo, intostato per la vicinanza ad una fica, si trovò affacciato nella vulva di Bea, che se lo fece penetrare con un sapiente colpetto: mentre facevano l’ amore Bea prima mi baciò dolcemente in bocca e poi scese a leccarmi i capezzoli: mi sditalinai, e arrivai assieme a loro. ‘ Che bel nubifragio, disse alla fine Bea, e- quanto ho perduto finora! Da sei mesi non facevo l’amore’ma ora è assai meglio.. grazie! Siete stati fantastici!- e andammo a colazione.
Anche Bea, rivestitasi,venne a fare colazione: cominciammo a mangiare in silenzio: eravamo molto imbarazzati. Bea attaccò a parlare: ‘non c’è da imbarazzarsi: abbiamo infranto un tabù, ma abbiamo rispettato le leggi di natura, solo se pensiamo alle società primitive.
Come ha fatto la specie a moltiplicarsi? Nei villaggi composti essenzialmente da nuclei unifamiliari non si scopa? E noi’ non è venuto naturale a Pippo ergere l’asta al contat to con la mia passera? Ed a me non e’ venuto spontaneo accogliere quel bel cazzo nella mia vagina’..già molto bagnata.. era un fatto innaturale? E poi..tu Luisa non scopi con un tuo cugino stretto, consanguineo, quasi un fratello? E’ tutto ciò innaturale? Credetemi: il nostro comportamento è stato normale e, direi, liberatorio. Da ora in poi
non dovremo più preoccuparci di fare sesso, né dove né come, e ancor meno di contrarre infezioni. E spero, da ora in poi, che noi si sia un trio indissolubile, visto che anche noi donne ce la intendiamo: che ne pensate? Pippo si alzò, andò alle spalle di Bea e le baciò la nuca, accarezzandole i seni: d’accordo, e tu? chiesero a me.. mi alzai, presi una mano di Bea e me la infilai nelle mutandine: d’accordo. Quel giorno non uscimmo più di casa. Bea era molto in arretrato e, una volta a letto, Pippo tra di noi, attaccò a fargli un pompino, con grande sapienza, una passata alle palle, lunghe leccate all’asta accompagnate dalla mano, tirate via le coperte la vidi culo all’aria, la passera scoperta con il clitoride turgi do: non resistetti ad attaccai a leccarle la fica ed a succhiargliela tanto, che in poco mi venne in bocca, mentre continuava a sbocchinare Pippo: quasi la forzai a stendersi per farsi infilare dal fratello, che la pompò a lungo, facendola venire innumerevoli volte.
Basta, ti prego: e Pippo le sborrò lungamente sul seno, sulla pancia, sulla faccia: un fiume di sborra coronò questo nostro atto d”more, ed io me lo leccai tutto, facendo venire un’altra volta Bea, che chiese di riposare.Da allora, vuoi a casa loro che a casa mia che in montagna abbiamo regolarmente fatto sesso.ed ora che Pippo è fuori ci arrangiamo noi due. E vi dirò sinceramente che fare un pompino al clitoride di Bea mi piace quasi quanto fare un pompino a Pippo
Il racconto ci aveva fatto arrapare, anche perché, parlando parlando, Luisa si era sditali nata, ed era arrivata con molti sospiri, che solo interruppe quando io mi attaccai a quella deliziosa vulvetta per succhiarmi tutto il succo del suo godimento. Gino appoggiò il suo uccello alla bocca della nipotina, che lo imboccò con dolcezza mentre io continuavo a leccare coscienziosamente quella meravigliosa incandescente fica. Gino guidò la testa di Luisa tra le sue cosce, per poter meglio giocare con le sue tette ed i suoi capezzoli: mentre la nipotina mi arrivava con mille gridolini in bocca, dolcissima la sua sborretta, vidi il suo buco del culetto che si dilatava. Che avreste fatto? Dolcemente la penetrai nel culo, mentre Gino le veniva in bocca.
Clara intanto si era svegliata e, sebbene spossata, ricordò a tutti noi che solo una ragazza al giorno doveva far l’amore, sia pure soddisfacendo tutti i desideri di tutti: e tutti , maschi e femmine, avrebbero dovuto far riferimento a lei per fare sesso.
Cenammo frittate di maccheroni, mozzarella ed insalata, e poi un caffè, un bourbon e..Clara mi vide disteso sul divano, ed invitò Francesca a risvegliare il mio uccello,
mentre lei, cui leccavano le tette Luisa e la passera Titti, segava Alfredo e Gino, che avevan la faccia beata. Come ebbe visti ben ritti i tre cazzi, si mise a cavalcioni del mio, penetrandosi la vulva bollente, si prese in culo l’Alfredo e in bocca Gino, mentre sditalinava Luisa e si faceva accarezzare le tette da titti e francesca: era una figurazione a sette, che ci vide arrivare tutti insieme, noi ragazzi una sola volta, Clara tre volte, due le ragazze: ora basta, disse, sono circa a 18: sono spompata, e debbo dormire.
Settima notte
Clara andò a dormire, e noi ci sdraiammo a godere della tepida brezza notturna. Titti ricordò che dalla mezzanotte serebbe stata lei a dettar legge: ed alle nostre proteste di stanchezza dichiarò che si sarebbe accontentata della Luisa: per prima cosa, presa schiuma e rasoio, le pelò la fichetta, che apparve in tutto il suo splendore.
Come la ebbe rasata, con due colpi di lingua ed un succhione la fece venir due volte, e poi le si mise a cavalcioni per farsi succhiare da luisa a sua volta. Luisa era bravissima: ce ne accorgemmo dai capezzoli di titti, che erano diventati nerissimi e turgidi. Un improvviso mugolio e due fortissimi sussulti di Titti ci diedero la certezza che era arrivata anche lei: un cazzo! Un cazzo! Per favoore! Accanto a lei si era assopito Gino, il cui uccello, se pure floscio, era di buone proporzioni. Voltato il marito su un fianco, Titti disse a Luisa di leccargli l’ano, e cominciò a leccargli le palle, l’asta, ed a baciargli la capella, segando con le mani l’asta che cominciava a dare segno di risveglio. Ficcagli la lingua in culo! E, come Gino innalzò lo stendardo, Titti le lo ficcò nel ventre, e iniziò la sua danza d’amore, che durò per cinque orgasmi: dopo che ebbe fatto venire Luisa nella bocca di Gino Titti si acquetò: ora dormiamo, disse, e piombammo nel sonno.
Ci svegliammo presto tutti, storditi dal sesso dei giorni precedenti, ma non per questo disarmati. Titti, dopo averci ordinato di preparare molti caffè, andò a posizionarsi per un 69 su Luisa, che era ancora in dormiveglia, ed attaccò a slinguarla: Luisa reagì pron tamente, facendo mugolare la zia, che venne molto velocemente: si slinguarono poi in bocca prima di prendere un caffè. Dopo un rapido bagno, ci sedemmo per fare colazio ne. Gino ebbe una saggia riflessione: eravamo in sette, disse, e quindi non si poteva far coppia tutti quanti: uno o una sarebbero rimasri in bianco: perché non rintracciare Bea, ed invitarla? Fummo tutti d’accordo: Bea, sapeva Titti, era in campeggio in Sicilia, ed era possibile rintracciarla. Fortunatamente non ci mancavano i cellulari: dopo una venti na di telefonate trovammo Bea a Terrasini, con la famiglia: e la amorosa zia Titti la
invitò a raggiungerci per partecipare alla crocierina: Luisa la convinse con alcune parole in codice: avremmo rimborsato le spese di viaggio, si intende: Palermo-Napoli in super volaviamare, poi in treno fino a Formia, dove la avremmo attesa. Per una fortunata serie di coincidenze in serata Bea arrivava a Formia, dove con una macchina affittata a Gaeta Titti e Luisa la attendevano: Verso la mezzanotte si imbarcavano sulla barca di Gino.
Ottava notte: sonno ristoratore
Al mattino ci raggiungevano nella caletta dove avevamo ancorato. Titti e Luisa non avevano accennato alcunchè circa i nostri giochi, e così erano arrivati Gino con uno slip, le ragazze topless. Vedendoli arrivare così vestiti, anche noi velocemente indos sammo gli slip. Come furono ancorati, salimmo a bordo loro: inutile dire che gli occhi di tutti noi si consolarono a vedere il seno di Bea: due bellissime indescrivibili poppe,
Turgide e ritte, areole in rilievo, capezzolini come frutti di bosco. Bea non mostrò alcun imbarazzo, anzi, coglieva ogni pretesto per andare avanti e indietro, come se facesse far passerella alle sue meravigliose tette; decise di fare un bagno, e a questo punto interven ne Gino.-cara Bea su questa barca non amiamo rimaner vestiti: leva gli slip, e rimani come mamma ti ha fatto- Guardatasi intorno, Bea vide che tutti quanti sfilavamo gli slip
E così fece anche lei: una vulva bellissima, grandi labbra gonfiatesi, con un boschetto cresciuto non ai lati delle labbra, ma sopra ad esse. Luisa le balzò a fianco, e le disse
– amore, ci siamo amati tutti: in questa barca il sesso è libero, e liberati anche tu: abbiamo abbattuto tutti i tabù- e se la portò a mare, seguita da tutti noi. Il bagno fu molto breve: risalimmo quasi subito a bordo, e ci stendemmo al sole, al solito mischiando le coppie. Come Bea ebbe aperto le cosce, Luisa attaccò a leccarle la natura: erano un monumento al sesso. Si ha un bel dire che quando si è tutti nudi diminuisce la libido: tutti noi, maschi e femmine, guardavamo arrapati lo spettacolo finchè Gino, reclamando i suoi rapporti di semiparentela, si mise a cavallo della bocca di Bea, offrendo il cazzo al suo bacio. Sorridendo beata, Bea iniziò col baciargli le palle, mentre gli accarezzava l’asta; Gino, beato anche lui, intostava il cazzo, e le carezzava il collo. Con due meravigliosi sussulti, Bea venne in bocca a Luisa; fatto sdraiare Gino con l’uccello ben dritto all’aria, con mani sapienti si penetrò il ventre con quel ben di Dio, ed iniziò a cavalcare, mentre Gino le strapazzava i capezzolini. Quel giovane corpo infoiato era un vero capolavoro, e mi concentrai a mirarne le chiappe, che erano ancora bagnate della sborretta che non aveva succhiato Luisa. Mi avvicinai, e le infilai il pollice nel culetto:
– -vuoi?- le sussurrai facendole sentire contro il culo il mio membro vibrante ‘mai provato la doppia penetrazione- sussurrò a sua volta- non aver paura- e la penetrai, lentamente, fino alle palle: e sentivo, separato dal mio dall’utero e dal retto della ragazza, il cazzo di Gino che ritmava il suo cantico d’amore. Bea era tutto un
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fremito, e mugolava dal godimento. Io mi eccitavo sempre di più sia per lo sfrega mento del cazzo di Gino che perché la mie mani tormentavano le poppe meraviglio se di Bea: i suoi capezzolini che erano diventati due sassolini, e quando li strizzavo Bea urlava dal piacere. Dopo una decina di minuti Bea, impazzita per la goduria, ebbe un tre quattro orgasmi continuativi,da seccarle l’utero, e venimmo, nell’ordi ne, Gino Alfredo ed io, inondandola di sperma in ogni suo buco. Nel frattempo le ragazze si erano sgrillettate, ed ansimavano per il godimento.
Francesca fece notare che non aveva ancora fatto il suo turno, e concordammo che era ben a ragione la volta sua. Spiegammo a Bea la legge della barca, e lei fu ben felice di rispettarla: si fece una doccia, e Francesca fu ben lieta di aiutarla, insapo nandola in ogni centimetroquadro della sua pelle, e provocandole un orgasmo quando le stava lavando la vulva. Nentre stava arrivando, Bea volle slinguarla, avvi tando tanto bene la sua lingua a quella di Francesca, che anche Francesca ebbe un orgasmo. Le due, strettamente abbracciate, si sdraiarono sulla moquette: e Bea, fatta sdraiare Francesca, iniziò a baciarla dolcemente, al volto, al collo, alle coppe, all’ombelico, agli inguini, alle ginocchia, ai piedi, e a risalire fino a fermarsi sul clitoride, e qui Francesca ebbe il suo secondo orgasmo.
Ci eravamo avvicinati, per meglio godere lo spettacolo dei due corpi frementi, e ne gustavo la visione: Francesca risultava veramente essere la femmina, il corpo snello dolcemente delineato, come sfumato, sul tappeto, le tette che risaltavano per le larghissime areole, le ciliegine violacee, mentre raggiungeva in continuazione quattro violentissimi orgasmi. Le si avvicinarono ai lati Clara e Titti, che attaccarono a mungerle e succhiarle i seni, mentre Luisa andò a cavalcioni della testa per offrire la sua fighetta al bacio: era tutto un mugolio di goduria, quando ritenemmo di dover intervenire anche noi: Gino inculò dolcemente Clara,e così fece Alfredo con Titti. Io cominciai ad accarezzare le mele di Bea, sempre più dolcemente, arrivando anche agli inguini finchè lei non si stacco dalla passera di Francesca,che aveva raggiunto altri due orgasmi, lasciandola ai baci di Luisa. La rivoltai in terra, ammirandone il corpo: il suo ventre sembrava proprio la migliore dimora per il mio cazzo impazzito e fremente, e mentre le nostre lingue si avvitavano mi portai le sue cosce intorno ai fianchi, e la penetrai, dolcemente, lentamente, per sentire il suo utero bollente vibrare contro il mio uccello: non so dire quante mani mi ritrovai: le accarezzavo contemporaneamente il culo, le poppe,
i fianchi, il volto, e quando dopo che lei ebbe tre prolungati e violenti orgasmi, mentre le rovesciavo litri di sperma bollente nel ventre le succhiai le poppe mordendole i capezzoli, così procurandole un altro orgasmo. Quasi nello stesso tempo arrivarono tutti, e si era visibilmente provati. Decidemmo di far colazione, anche perché si erano fatte le tre. Ai fini di una approssimativa contabilitè, Francesca aveva raggiungo un otto orgasmi, Bea un cinque, un paio tutti gli altri.
Avevano comprato delle bisteccone a Formia, e così ne facemmo salute, con una insalatina fresca e molta frutta.
-Grazie dell’invito- disse Bea a tavola-mi avete fatto rinascere a nuova vita- in Sici lia io non battevo un chiodo. Era una noia infinita- -Ma che era, un deserto?- per me certamente: ragazzi immaturi, alcuni omosessuali, ma maschi maschi uno solo, e se lo era fatto mamma- Ma che dici? Mamma 45 e lui?-anche lui 43, bruno, un bel corpo muscoloso e asciutto: con la moglie e due figli nel bungalow accanto al nostro, ed avevamo fatto amicizia. Un paio di giorni prima che mi chiamaste, dopo pranzo c’era una gita in barcone sulla costa, ed avrei dovuto andarci con papà, la nostra vicina, i bambini, ed altri gitanti. Mamma aveva rinunciato, e così il vicino, per il troppo caldo. Giunta all’imbarcadero anch’io mi arresi al caldo, e non partii.
Risalii al nostro bungalow, ed entrai piano nel soggiorno per non destare mamma.
Come fui entrata, sentii certi rumori, che mi erano molto familiari, perché mamma e papà scopano sempre, e un sussurrare venire dalla stanza accanto: sbirciai attra verso la porta e che ti vedo? Mamma che si abbeverava al cazzo del vicino ‘ Elio si chiama- sussurrando.. che belle palle.. che bel cazzo..ti sto leccando bene? Che altro vuoi? Il culetto? Prendilo: sono tua.. sono la tua puttana..dimmi che sono la tua puttana: e passatigli le cosce sulle spalle guidò l’asta di Elio nel culetto, e se la spinse dentro, fino alle palle: Tonino non me lo dà mai così, perché è troppo lungo: il tuo è grosso, ed entra bene’dimmi che sono la tua puttana! Per non interromper li mi allontanai silenziosamente, e andai a fare un bagno in piscina, anche perché mi ero bagnata. Poi, mi avete chiamata voi, e non vi dirò mai abbastanza quanto ve ne sono grata-.
Dopo pranzo, una veloce tuffo e poi all’ombra, a riposare e recuperare. Ci assopim mo tutti: forse avevamo ecceduto un po’ tutti nella mattinata, a prescindere da Francesca. Ero capitato tra Clara e Bea, in dormiveglia mia moglie, assopita Bea.
Riguardando Clara, mi congratulavo con me stesso per la sua bellezza, e per la sua
sensualità, che avevamo sapientemente risvegliato senza turbative per il nostro rap porto. La risvegliai succhiandole dolcemente i capezzoli non senza mille morsicini, il che la fece risvegliare con le grandi labbra gonfie di desiderio: Ci baciammo con tanto amore, e ‘ ci facciamo Bea?- sussurrò-Certamente, e mi misi a succhiare un capezzolino di Bea, leccando poi la grande areola, ed invitai Clara a fare altrettanto
Baciandole i capezzoli le nostre mani carezzavano dolcemente Bea, che dolcemen te si svegliò, con la passera bagnata: Mi tuffai a succhiarla e slinguarla, per procu rarle subito un altro orgasmo, mentre Clara offriva la figa al suo bacio e si attacca va al mio cazzo: Che meravigliosi pompini era capace di fare! Quasi quasi si poteva pensare ad un concorso per il miglior pompino.
Si aggiunse a noi alfredo, che dopo aver leccato il culetto di Clara lo infilò in quel meraviglioso ano, mugolando. Gino non fu da meno: sfruttando i litri di sborretta che Bea produceva grazie alle mie linguate la penetrò lentamente, tormentandole i capezzoli. Francesca aveva Luisa attaccata alle tette, Titti alla fica, e veniva in continuità, sgrillettando le compagne. Instupiditi noi unomini venimmo non prima di aver fatto arrivare continuamente le nostre ragazze finchè non se ne erano secca te le passere.
Beh, le nostre vacanze dovevano finire: l’indomsno la nostra barca doveva rientrare,e, come lo avemmo detto, ci rattristammo tutti: decidemmo di scendere a terra per la cena, e poi ne avremmo parlato.
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