“L’oggi travolge il rimorso, l’istante cancella il passato…”
Era la terza volta che succedeva. Scesa dal taxi ha aperto il
portone. L’atrio era luminoso, bianco ed elegante, silenzioso, come non ci fosse nessuno ad abitare quel palazzo. Il rumore dell’ ascensore che si arresta al terzo risuona nella tromba delle scale. Chissà perché ma non vuole che qualcuno la veda, che possa pensare alcunché su di lei, anche non fosse un giudizio ma una semplice ombra di perplessità. Non ha voglia di mettere in discussione ogni volta la sua decisione.
Le due chiavi sono legate da un fiocchetto rosso. Con un sorriso appena accennato ripensa a quando glie le ha date e a cosa le ha sussurrato, lui già sapeva allora che non avrebbe potuto rifiutare.
Velocemente entra e si chiude la porta dietro di sé. Anche questa volta le aveva chiesto di arrivare prima di lui. Doveva riconoscere che quell’attesa di pochi minuti, all’inizio fastidiosa, le serviva per rilassarsi, svuotarsi della sua vita e prepararsi, ogni volta con il cervello vergine, all’incontro. Appoggia il cappotto all’ appendi abiti e ripone la borsa sul tavolo d’ingresso. La mattina era stata presa dal nervosismo davanti all’armadio, infine aveva deciso per il vestito corto a pois, come sempre voleva piacergli, lei adorava piacere agli uomini, essere guardata, osservata, desiderata ma anche temuta. Sapeva del suo fascino ed indulgeva spesso ad incrociare gli sguardi finché loro non deponevano altrove le loro attenzioni. Lo considerava una specie di rituale. Quasi mai era lei la prima ad abbandonare la presa. Lui era uno di quelli con cui aveva desistito. Era troppo sicuro di sé, ma non era per questo che gli aveva ceduto. Comunque con quel vestito voleva provocarlo e sperimentare la provocazione. Mentre lo indossava immaginava già quando lui glielo avrebbe sfilato.
L’appartamento è ampio, quasi asettico, pochissimi mobili, nessun libro, angoli illuminati a giorno ed angoli profondamente bui, volumi virtuali dove far sprofondare la realtà della vita. A lei piace quello stile, gelido e tagliente, quasi impersonale.
Il rumore dei tacchi riempiono quel vuoto, sprofonda nella poltrona al centro della stanza, dove filtra la penombra della luce pomeridiana, reclina la testa, lui sarà lì prestissimo, ne avverte quasi la presenza, sente un odore diverso dal solito nell’appartamento, pungente, sembra un profumo femminile. Forse ci sono altri paia di chiavi con un laccetto rosso.
Non le interessa affatto, chiude gli occhi, scaccia gli ultimi residui di sé e sente la porta aprirsi.
Chiude gli occhi, si svuota di tutti pensieri .. e sente finalmente il suo profumo, quel profumo che le rimane addosso anche il giorno dopo
…e lui e per un pomeriggio no c’è niente altro che solo loro due, lei vuole che quel momento dure per sempre
Si avvicina a lei, si sorridono a vicenda. Non servono parole, non basterebbero a descrivere l’intensità né ne hanno bisogno per dirsi cose ovvie e scontate. Il sorriso muta progressivamente in seria espressione di desiderio, le labbra di entrambi leggermente dischiuse. Si avvicina a lei, ora in piedi, le scosta il capo e la bacia sul collo. Ha capelli legati come le aveva chiesto. I gesti non sono lievi, armoniosi ma ritmati dal desiderio, preda della voglia di consumare il tempo, di bruciare ogni schema. Le pone le dita sulle labbra, mentre i loro occhi si fondono.
Il dorso della mano risale le sue gambe, questa volta lentamente, mentre le piega il capo all’indietro tirandolo dalla coda dei capelli.
inspira il suo odore…e si lasciano andare quasi volessero condensare in un solo pomeriggio tutto ciò che hanno perduto e perderanno..
La schiena si piega in un arco di voluttà incandescente. Le loro energie sprigionano calore ed attrito. Anche il tempo viene avvolto da questa dimensione, compresso e dilatato, diluito nei gemiti di piacere, ripudiato dall’ atto della penetrazione. Mentre è di schiena al muro, sospesa sulle sue anche la colonna vertebrale di lei diviene prolungamento del suo membro, via verso il suo cervello, nei meandri del piacere cerebrale che si somma alla furia fisica. Il cortocircuito tra volere e piacere è completo, l’ abbandono li rende paghi, il sale del sudore cancella ogni ritegno morale, i brividi inferti dalle unghie sulla schiena amplificano la tensione di ogni muscolo e neurone.
Hanno perso entrambi il passato, una parte della loro vita, il non detto e non fatto si condensa in quell’atto di pura sessualità animale, non c’è tempo per capire, non c’è voglia di sapere. L’oggi travolge il rimorso, l’istante cancella il passato.
E tanto più intenso è il grido dell’amplesso quanto più certa è l’assenza del futuro, tanto più splendente la luce dell’orgasmo quanto più profonda la convinzione che perderanno il domani. Lo perderanno comunque andrà a finire, perderanno la verginità di renderlo diverso o lo perderanno ancora una volta nel rimpianto.
Comunque lo perderanno
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