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Filosofia del cazzo

“
La pelle era bianca come il latte e due areole grandissime e rosa scuro incorniciavano due capezzoli dritti come chiodi…”

L’inglese era il suo lavoro, il suo pane, quella roba con cui
si guadagnava da vivere.
Daniele era un traduttore, lo faceva da tempo e lo faceva ancora con passione.

A dire il vero la sua passione era tenere i corsi serali, qualcosa che faceva per raggranellare un po’ di soldi extra…..roba molto diversa dalle noiosissime traduzioni…


Quei corsi gli permettevano di conoscere gente, per lo più adulti e lavoratori, che durante il giorno erano persi nelle loro attività, ma di sera si dedicavano, per motivi diversi, all’apprendimento di una linga straniera.



Ogni volta che iniziava un corso si sentiva in qualche modo eccitato: non vedeva l’ora di dare un volto a persone che fino ad allora aveva conosciuto solo per telefono o via mail.

Ogni corso era composto da massimo 10 persone e Daniele mandava a mente i loro nomi in modo che potesse fare bella figura.



La verità è che spesso restava poi deluso: per la maggior parte erano persone squisitamente ordinarie, talvolta simpatiche, altre dei veri e propri stronzi saccenti che doveva sopportare per mesi.


A dirla tutta, ogni volta sperava ci fosse tra loro una bella donna…..alta o bassa, magra o in carne, elegante o sportiva queste non erano cose importanti….non aveva una idea stereotipata della bellezza e a dirla tutta era di bocca buona.



Il suo passatempo era infatti fantasticare e masturbarsi in aula, una volta che tutti gli studenti se ne fossero andati.

Ogni sera dopo lezione li accompagnava all’uscita e li salutava uno ad uno, per poi correre a mettere mano al suo attrezzo nell’aula rimasta silenziosa mentre la sua fantasia disegnava le situazioni più intriganti e dava potere alla sua mano.

Era una specie di rituale, una cosa sua, segreta e intima…non si sentiva sporco o un maniaco, “lo fanno tutti, tutti almeno una volta nella vita si saranno sparati una sega pensando ad una mezza sconosciuta”…..era qualcosa, infine, che permetteva a Daniele di tornare a casa esausto e riposare.



Talvolta capitava che qualche studente si soffermasse poco più degli altri, per lo più per chiedere chiarimenti, traduzioni o consigli.


“Sei bravo?”.

La domanda era assolutamente incomprensibile e a farla quell sera era Cinzia, rimasta sulla porta dell’aula, mentre tutti se ne erano ormai andati.



Media altezza, capelli corvini a caschetto, labbra carnose e dipinte di rosso fuoco, spesso profumata e sempre vestita in modo elegante e provocante. 

La sua mano ed il suo cervello l’avevano già battezzata più volte e immaginare di vedersela a gambe aperte sul tavolo dell’aula gli aveva già provocato dei liquidissimi orgasmi.



“Dico, sei bravo?”


“Perdonami Cinzia, ma non capisco il senso della tua domanda” rispose Daniele, che effettivamente non aveva idea di cosa lei intendesse.



“Mi chiedevo se sei un uomo tranquillo, oppure uno di quelli che ama divertirsi con le donne senza troppo pensarci.”
Divertirsi con le donne, senza pensarci…queste parole gli martellavano in testa e apparentemente fugavano ogni dubbio sul senso del quesito.



Ora, Daniele non era mai stato un latin lover….un bel ragazzo sì, oddio, magari solo piacevole, ma insieme all’intelletto aveva anche coltivato il suo fisico in piscina e in palestra…
Daniele non era neppure troppo sveglio in fatto di donne, capiva di rado quando un’occasione gli si presentava davanti e spesso lo capiva quando era troppo tardi.

Inoltre era sposato da anni e con il tempo e l’abitudine aveva perso lo smalto e la malizia. Insomma, Daniele non era un fulmine di guerra.


Ma questa volta no, non c’erano troppi dubbi.


“Amo divertirmi con le donne” disse mentre la saliva veniva meno, cercando di assumere un tono spavaldo, “ma non capisco perché tu me lo stia chiedendo.”



“Così, ero solo curiosa. Volevo capire fino a che punto potevo spingermi senza darti fastidio”


“Vieni, fumiamoci una sigaretta” rispose cercando di ostentare tutta la sicurezza che in realtà non aveva.


“Sai, io vivo la vita un po’ così, bevo il bicchiere fino all’ultima goccia, perchè la vita è una sola e le occasioni perse difficilmente si ripresentano”



Filosofia del cazzo, discorsi da Baci Perugina, pensava Daniele che odiava quella roba, ma il suo di cazzo, che era molto più sveglio di lui, aveva già capito tutto e stava gonfiando il petto, spingendo come un dannato in quelle mutande che ora sembravano davvero troppo strette



“Sì, sono d’accordo con te, anche se a questo punto sono io che non so fino a che punto spingermi senza darti fastidio”, rispose Marco che ormai deglutiva impacciato, dando l’ultima boccata della sua sigaretta mentre si sentiva un po’ una merda.



“Scoprilo” disse Cinzia indietreggiando fino a sedersi sul tavolo.


Cazzo, lo stereotipo della studentessa e del professore, come nei peggiori racconti erotici, come nelle stupide trame da film porno….questa cosa lo mandò fuori di testa.



Daniele si avvicinò fino a pochi centimetri dalla sua bocca rossa e carnosa. Neanche il tempo di esitare e le due lingue si ritrovarono aggrovigliate in una danza perfetta.

Daniele non saprebbe dire quanto durò quel bacio, ma i due corpi si ritrovano stretti fra loro, lasciando che ognuno intuisse le forme dell’altro.



Baciava bene Cinzia, oh se baciava bene e a quel punto ogni freno inibitore, ogni indecisione erano spariti.


Con un gesto rapido Cinzia spinse Daniele contro il muro e con l’esperienza che la sua cazzo di filosofia spiccia le aveva regalato, gli slacciò i pantaloni ritrovandosi davanti un’erezione colossale.


“Wow” sussurrò Cinzia, “sembra che ti piaccia parecchio”



Daniele non fece in tempo a rispondere che la lingua di Cinzia stava già percorrendo tutta la lunghezza del suo membro in erezione.

Partiva dal basso e con la lingua umida arrivava fino alla base della cappella, si soffermava per qualche secondo, giusto il tempo di rivolgere lo sguardo verso gli occhi di lui, per poi tornare giù e risalire di nuovo e poi di nuovo. 


Nel giro di poco la bocca di Cinzia fece sparire al suo interno tutto il pene di Daniele, lasciando uscire solo qualche piccolo rivolo di saliva, le sue mani strette sulle natiche di lui a spingere come se volesse inghiottirlo.



Filosofia del cazzo, solo questo Daniele riusciva a pensare mentre cercava di controllarsi per evitare di venire troppo rapidamente.


Daniele avrebbe voluto assumere il controllo di quello che era diventato un accoppiamento selvaggio, ma Cinzia non gliene diede la possibilità.



Si alzò, abbandonando il cazzo eretto e umido, fece due passi indietro e con un gesto esperto fece scivolare giù il suo vestitino leggero.


Calze autoreggenti e giarrettiera nera: succede solo nei film porno, era l’unica cosa che Daniele riusciva a pensare.


Con un gesto altrettanto aggraziato Cinzia si sfilò le mutandine di pizzo e fece volare via il reggiseno, indietreggiando fino a sedersi a gambe aperte sul tavolo.



“Leccami le tette” disse quasi sussurrando.


Il suo seno era bellissimo, era proporzionato e morbido, con la forma naturale e un po’ cadente che solo un seno che non abbia incontrato un chirurgo può assumere.

La pelle era bianca come il latte e due areole grandissime e rosa scuro incorniciavano due capezzoli dritti come chiodi.
Profumava di buono e di pulito.



Uno sguardo alla sua fica rivelò una rasatura perfetta che regalava alla vagina un aspetto da opera d’arte contemporanea, un po’ alla Lucio Fontana.


Daniele nel se lo fece ripetere e si dedicò ai suoi seni, prima delicatamente, ricambiando il ritmo dolce che lei aveva riservato al suo cazzo, poi sempre in modo energico, strizzando quei seni morbidi mentre la sua lingua disegnava cerchi perfetti intorno ai suoi capezzoli.



Mentre si godeva le attenzioni che Daniele regalava al suo seno, Cinzia iniziò a strofinare la cappella del suo membro sul suo clitoride, dando il via ad una danza di mugugnii sempre più eccitanti.


Daniele amava sentire godere una donna e amava sentire il suo membro stimolare il clitoride di una donna…..anche se era un piacere reciproco e se era lei a condurre le danze, questa cosa gli dava una sensazione di potere.



Prese l’iniziativa, abbandonò i seni di Cinzia, e la fece sdraiare sul tavolo. Alzò le sue gambe fino all’altezza delle sue spalle e finalmente la penetrò. 


La sua vagina era accogliente, questo era il pensiero nella mente di Daniele: era ricca di umori, quindi fu facile, ma era anche avvolgente e calda.
Iniziò piano con colpi dolci, mentre la guardava dritto negli occhi.
Sguardo malizioso che era ricambiato.

Poi cambiò ritmo, gli occhi di Cinzia si chiusero, i sui seni iniziarono a muoversi in modo vivace e la sua schiena si inarcò.




Daniele pensava a tutte le evoluzioni che avrebbe potuto fare…….alla pecorina, cow girl, in piedi da dietro…..mentalmente ripassò il suo personale e alquanto povero kamasutra, ma davanti ad uno spettacolo di questo tipo non ci mi mise molto a capitolare…..

Uscì rapidamente dal quel posto che lo aveva accolto in modo unico e fece appena in tempo a prenderlo in mano che il suo sperma atterrò abbondante sulla pancia di Cinzia.



Fu un orgasmo bellissimo, lungo e intenso….come da tempo non provava.

Avrebbe voluto durasse a lungo e ad occhi chiusi e in silenzio ne assaporava le sensazioni che pervadevano mente e corpo. 

In silenzio…..


“La prossima volta ti faccio venire in bocca” disse Cinzia mentre cercava di recuperare un respirò regolare.


Ecco qui, momento magico distrutto da una battuta da film porno.

“Uh, wow” disse Daniele mentre la sua testa urlava filosofia del cazzoooo e il suo corpo aspettava la prossima volta.





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Lui & Lei

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