“Capivo che stava tenendosi, che non voleva venire in fretta, anche se era eccitatissimo…”
Il giovedì arrivò.
Ci incontrammo con Anna e Gianni in un
bel localino sulle rive del Po.
Approfittando di un clima ancora dolce, era inizio settembre, andammo a sederci su due piccoli divani esterni, abbastanza isolati, ove non vi erano problemi a conversare lontano da orecchie indiscrete.
In me ed Elena c’era grandissima curiosità riguardo il mondo dello scambismo ed anche verso le loro esperienze precedenti. Curiosità maturata dal fatto che anche noi ormai ne facevamo parte a pieno titolo, seppur neofiti, con i nostri cinque giorni appena di ‘anzianità ’.
Non mancarono, ovviamente, gli scontati apprezzamenti per l’erotismo vissuto con loro il sabato precedente, insieme ai reciproci complimenti sulla signorilità e sulle capacità sessuali evidenziate quella notte.
Il motivo dell’incontro odierno era però un altro, era per noi cercare di apprendere, di saperne di più, sentimento comune a tutti coloro che entrano in un ambiente nuovo.
Tutti e quattro eravamo in jeans, e già l’abbigliamento palesava la comune volontà di dialogo e non di gioco, anche se, a onor del vero, le ragazze mostravano lo stesso charme di sempre, anche in virtù di una décolleté ed un sandalo, tutti e due tacco 12, ovviamente.
Fui io ad aprire l’argomento: “Allora, per voi come fu il primo approccio a questo mondo?”
Certamente un quesito di assoluta banalità , ma utile per uscire dall’imbarazzo iniziale.
Iniziò Gianni: “Vedete… tra noi c’è sempre stata grande intesa e grande dialogo, con la conseguente capacità di affrontare ogni tematica insieme.
Entrambi, all’epoca, dividevamo, a grandi linee, l’umana società in due: da un lato coloro che, con più o meno intensità , lo vivevano in modo tradizionale, dall’altro coloro che fregandosene della morale comune, privilegiavano l’aspetto carnale, da vivere in piena libertà .
Intervenne Anna: “Dopo venti anni di rapporti sessuali tradizionalmente ‘ordinari’, col tempo ci siamo venuti a trovare in mezzo al grande guado che li divide.
Da anni eravamo una coppia che si poteva definire ‘estremista’, all’interno della maggioritaria categoria dei ‘tradizionalisti’. Avevamo già , prima d’allora, provato praticamente tutto ciò che si poteva fare in due per trarre piacere sessuale. Usavamo normalmente giocattoli di vario tipo, dai vibratori alle manette, dagli ovetti alle palline cinesi, ai legacci.
In questo modo abbiamo maturato una sorta di eccitazione perenne, probabilmente trasmessa anche dalla visione dei tanti filmini in tema, tanto da immaginarci spesso facenti parte di un trio, di uno scambio di coppia o addirittura di un’orgia”.
“Il fantasticare su terze presenze mentre ci trovavamo nel letto” aggiunse Gianni “Ci portò a scoprirci favorevoli ad un sesso liberato dal limite di coppia ed orientato verso la ricerca del piacere fine a sé stesso, con l’unico limite della consensualità ”.
“Certo” riprese Anna “Non fu facile trasformare in realtà quello che era stato fino a quel punto un proposito, per quanto stuzzicante.
Si iniziò a simulare, con il pensiero e le parole, la presenza di estranei nel letto: una vagina calda e grondante da assaporare insieme, un pene turgido che si insinuava in me mentre un’altra donna deliziava il glande di mio marito con le labbra, e cose del genere.
Tante fantasie create per rendere ancor più eccitante il nostro rapporto a due ma che, comunque, continuava a restare tale”.
Gianni precisò: “Contestualmente analizzavamo gli aspetti secondari di quel salto.
Avevamo il timore di esporci con terzi, in quanto sconosciuti, ma ancor di più con amici che avrebbero potuto in seguito non dimostrarsi tali, anche se da mezze parole si poteva arguire che avessero la nostra stessa voglia di ‘saltare il fossato’.
In più vi era la paura del ‘dopo’, derivante dalla secolare cultura del sesso come espressione a due, che da sempre accompagna la crescita di donne ed uomini, in particolare in Italia”.
A questo punto mi sovvenne una considerazione su quanto appena sentito. Effettivamente, due coniugi che hanno storie segrete di sesso con i rispettivi amanti, sono, sì, considerati dalla morale comune deplorevoli, ma sono comunque persone che in fondo fanno una cosa tutto sommato normale… che ‘fanno quasi tutti’.
Se quegli stessi coniugi fanno le stesse cose ma le fanno insieme, senza quindi tradirsi, per la stessa morale sono dei viziosi: una contraddizione in termini.
Tanto Anna che Gianni mi dissero che avevo perfettamente centrato il problema… questa è la contraddittorietà della morale corrente infarcita di cattolicesimo, dominante nella nostra società .
“Comunque” proseguì Gianni: “Noi eravamo lì, sulla riva, sempre più con i piedi nel fiume ed il desiderio di varcarlo, ma al tempo stesso timorosi di farlo. Vivevamo un dualismo di bene e di male, di luce e di oscurità . Il buio attrae e respinge”.
Anna aggiunse: “Appunto: lo vedevamo proprio come una sorta di salto nel buio: ci attraeva nell’irrazionale e ci respingeva nel razionale.
Tante volte ci siamo collegati ai vari siti di annunci per scambio, tante volte ci siamo fotografati in atteggiamenti non certo casti, con l’intenzione di ‘metterci in rete’ ed attendere. Alcune volte siamo arrivati addirittura all’uscio di un club privè: mai però ci decidemmo, al dunque, al grande passo. Il timore aveva costantemente il sopravvento sul desiderio.
A quel punto Gianni iniziò ad approfondire su cosa fece per sentirsi sulla sponda trasgressiva, restando però su quella tradizionale. Prima di dircelo, ci anticipò che questo fare ipocrita, ed un po’ ridicolo, fu comunque la leva determinante per il grande balzo. “Un giorno, per provare quantomeno la simulazione del grande desiderio represso, all’insaputa di Anna acquistai una bambola ed un bambolo gonfiabili riponendoli, pronti all’uso, nell’armadio.
Tornati a casa da una cenetta a due, con Anna ancora eccitatissima per aver tenuto nella vagina l’ovetto vibrante che, a sorpresa, attivo io con il telecomando nei momenti più impensati, ci spogliammo con foga per soddisfare la frenesia che ci aveva assaliti al ristorante, causa ovetto.
Dopo un po’ di preliminari manuali e orali, tirai fuori dall’armadio i due bamboli tra la sorpresa di Anna, incapace di ogni reazione davanti a quegli inaspettati giocattoli.
A questo punto Anna lo contraddisse: “In verità la reazione ci fu, eri tu ad essere confuso per la novità e ricordi male. In realtà io mi tuffai a capofitto a leccare quella vagina artificiale, seguita da te, ma solo dopo alcuni istanti che occorsero affinché ti riprendessi”.
Mentre Anna puntualizzava, il marito, un po’ confuso, prese ad annuire.
Sia io che Elena eravamo eccitatissimi ad ascoltare, così li pregammo di scendere nei particolari.
Gianni riprese il discorso: “Lei, dopo un po’, lasciò la finta vagina per passare al fallo vibrante del bambolo, su cui passò lingua e labbra, lente e veloci, come fosse un pene di carne”.
In loro, aggiunsero all’unisono, l’eccitazione superava la consapevolezza di quanto fosse ridicolo essere in un letto con due bamboli gonfiabili. Mentre Gianni penetrava la bambola, sua moglie si sedeva sul bambolo, provandone il pene ed alternandolo nei suoi due buchini del piacere. Ad un certo punto lei volle in bocca tanto il glande di Gianni quanto quello artificiale, urlando che aveva sempre sognato di spompinare due uccelli contemporaneamente. Poi leccò a lungo i testicoli del marito -sempre più eccitato- che entravano ed uscivano ora dalla figa ed ora dal culetto della bambola.
Precisò Gianni: “Ricordo che, vedendola sedersi sul fallo del bambolo portato a massima velocità di vibrazione, e immaginandola in quel momento posseduta da un uomo vero, la penetrai in bocca con un ritmo sempre più violento e crescente. Alla fine siamo venuti insieme, in un orgasmo veramente insolito.
La cosa in assoluto per me più eccitante fu il vederla impalmata da quel simulacro di uomo ed il sentirla godere, sguaiatamente e senza ritegno, mentre andava su è giù su quel fallo vibrante”.
Anche Anna non ebbe remore nel confessarci: “Per me la massima eccitazione era essere posseduta da un uomo, anche se solo artificiale, davanti a Gianni, mentre lui mi veniva in bocca. Entrambi eravamo certi che proprio quello scambiarci gli strumenti del piacere, guardandosi l’un l’altra mentre lo facevamo, fosse il vero nucleo di tanta estasi.
Capimmo, cioè, che la vera differenza tra il sesso a due e quello allargato sta nel fatto che nel primo si è artefici del piacere dell’altro, mentre nel secondo ognuno cerca il piacere autonomamente e vedere l’amato/a raggiungerlo, è fonte di accrescimento del proprio”.
Ci dissero infine che solo dopo aver goduto e goduto come poche volte in vita loro con quei due simulacri, si resero conto del loro essere doppiamente ridicoli: prima per aver usato dei bamboli per fare sesso e poi per non avere il coraggio di fare quello che, veramente, entrambi desideravano.
Consci di ciò, decisero di lasciare ogni precedente timore e di attraversare finalmente il guado che, da anni, li vedeva praticamente nel mezzo: i corpi su una sponda, le menti sull’altra.
A questo punto ad Elena sovvenne la più ovvia delle domande: “E, una volta deciso di valicare ‘sto benedetto fiume, come avvenne?”
Fu Gianni il più pronto a rispondere: “Fece tutto lei. Andò così: una sera, tornato a casa dal lavoro, vi trovai Paola, una sua amica e cliente, con il marito, Luca.
A mia insaputa li aveva invitati a cena da noi: era una coppia che conoscevo a mala pena.
Sì, ci eravamo visti, prima di allora, ma non più di quattro o cinque volte e, nonostante entrambi fossero indubbiamente molto attraenti, non provavo particolare simpatia verso di loro… poi, secondo me, erano troppo giovani per poter essere un nostro riferimento relazionale.
Finito di cenare, io e Luca ci sedemmo sul divano in salotto per il liquorino di rito, mentre le due donne, con la scusa di vedere un certo documento contabile per il giorno dopo, andarono nello studio.
Dopo un quarto d’ora ci chiamarono: erano vestite con la sola biancheria intima, sedute sul divano, con accanto il bambolo gonfiabile. Avevano nelle mani i slippini una dell’altra e stavano masturbandosi, sotto gli occhi vitrei di quel simulacro in gomma.
Subito guardai Luca: non mi sembrò sorpreso quanto me. Dedussi che forse anche lui faceva parte della combine, in quanto ero l’unico a non essere preparato a quanto stava avvenendo. Quel mio attimo di silenzio e di imbarazzo fu rotto dalla voce di Paola, che ci chiese se lei e mia moglie potevano contare su di noi per finire la serata o dovevano accontentarsi del bambolo. Le due erano palesemente eccitate dal reciproco masturbarsi e da quanto immaginavano sarebbe avvenuto di lì a poco… gli slippini, visibilmente umidi, lo attestavano senza possibilità di errore.
Fu un attimo passare dalla sorpresa all’eccitazione. Mentre mi spogliavo, come vedevo fare in contemporanea da Luca, mi ritrovai in piena erezione. Vidi gli sguardi delle due donne sui nostri falli, entrambi pronti alla battaglia ed allora, senza altro pensare, mi avvicinai a Paola iniziando, un po’ timoroso, a palparle la vagina mentre le leccavo i capezzoli.
Con la coda dell’occhio vidi mia moglie, molto meno incerta e timorosa di me, prendere in mano il pene di Luca ed accarezzarlo, mentre lui unì la sua mano a quella di sua moglie nel masturbarla.
Ad un certo punto sentii la bocca di Paola calare sul mio glande con delicatissimi colpi di lingua… la guardavo mentre mi succhiava e leccava, era veramente molto sexy, con delle bellissime tette sode, non meno di una terza, e un perfetto fondo schiena rotondo.
Poi, particolare non trascurabile, aveva quattordici anni meno di me”.
A questo punto del discorso, mia moglie chiese ad Anna se poteva continuare lei, per immedesimarsi meglio e perché si stava eccitando.
Non nascondo che, per l’eccitazione che era sorta anche a me nel sentire quei due raccontare, mi stavo pentendo di aver preferito un luogo pubblico per l’incontro.
In quel momento sarei saltato addosso ad Anna, l’avrei leccata ovunque e mi sarei fatto leccare senza posa da lei. Capivo che altrettanta voglia ce l’aveva Elena, voglia della lingua di Anna e di quella di Gianni, voglia di sentire quattro corpi all’unisono, alla ricerca di un piacere estemporaneo.
Anna non si fece pregare e, rubando la parola a suo marito, riprese il racconto di quella per loro indimenticabile prima serata: “Vedendo Paola spompinare mio marito, l’eccitazione mi andò alle stelle ed immediatamente mi chinai sul membro di Luca, prepotente, duro, pulsante. Ero eccitatissima… i due uomini in piedi, noi due sedute sul divano con i loro strumenti di piacere in bocca. Era la prima volta che vedevo mio marito fare sesso con un’altra donna e lo era altrettanto per lui vedere la mia lingua su un altro uomo. Altroché i bamboli, queste erano bocche e membri vivi, veri, niente a che vedere con quella simulazione: lì era surrogato, qui godimento puro.
Dopo non molto lasciammo i due uccelli volare liberi e ci dedicammo a noi.
Paola conduceva il gioco ed io, anche se inesperta, cercavo di non essere da meno.
Ci mordicchiammo leggermente i capezzoli, ci accarezzammo le fighette, poi ci stendemmo una sull’altra per goderci le vulve a sessantanove e… venni di continuo. Passai da una orgasmo all’altro senza pausa, proprio come Elena l’altra sera.
Il ricordo di pochi attimi prima, di mio marito succhiato da un’altra donna, mentre praticavo ricambiata il cunnilingus ad una femmina, mi fece impazzire di piacere.
Mi sembrava di essere proprio dentro il set di uno dei tanti film porno che guardavamo facendo sesso, mentre continuavo a godere, con il mio culetto esposto verso i maschietti.
Era talmente invitante che pure loro si misero a leccarlo, dalle chiappe al buchino, penetrandomi con le loro lingue ed incrociandole con quella di Paola, che mi leccava la passerotta. Ebbi, in quel momento, uno dei maggiori orgasmi della mia vita.
Dopo esserci rese conto che i maschietti non ce la facevano più, ed inoltre avevano i loro diritti, li invitammo, facendoli sedere sul divanetto. Senza pausa passammo dal piacere saffico a quello etero. In ginocchio tra le loro gambe, iniziammo a leccarli ovunque… capezzoli, viso, testicoli, cazzi, culi… alternandoci tra noi, scambiando continuamente i corpi ai quali elargire i nostri tocchi di lingua.
Volli provare ad avere entrambi i falli in bocca contemporaneamente… quando lo feci, sentii che Gianni, guardandomi, stava venendo, non riusciva ormai quasi più a tenersi ed anch’io, con quel duplice ripieno, ebbi l’ennesimo orgasmo.
Luca volle bersi gli umori che colavano, così si chinò su di me, stendendomi sul tappeto, il suo viso si incuneò tra le mie cosce per non perdere una sola goccia di quanto stavo producendo, mentre Paola mi mordicchiava i capezzoli.
Io, a mia volta, avevo in bocca il pene di Gianni, ormai implorante l’orgasmo liberatorio. Bastarono pochi colpi di lingua e venne sul viso mio e quello di Paola, spruzzandoci di seme dal collo ai capelli. Era ormai palese che, tra non molto, si sarebbe infranto anche l’ultimo tabù: mio marito avrebbe posseduto Paola mentre io sarei stata posseduta dal suo. Così fu.
Luca, che non era ancora venuto, continuò a leccarmi tra le cosce, mentre Paola si impossessò del membro di Gianni, molliccio per l’orgasmo appena avuto.
Iniziò a leccare come neppure io avevo mai fatto, non ci fu centimetro di zona su cui non si soffermasse. Vidi sul viso del mio lui tornare quella carica di libidine che aveva pochi minuti prima e mi unii a Paola nel leccarlo.
Non ci volle molto a rivederlo in forma. Da porcone qual è, quell’atmosfera e le nostre bocche ebbero su di lui un effetto afrodisiaco quasi istantaneo, ma ciò che fu veramente determinante nel farlo tornare in tiro come un ragazzino, fu quello che fece Luca.
Mi venne dietro e, delicatamente, iniziò a strofinare il suo glande tra le labbra della vagina. Non capii più niente, sentivo quell’uccello tra le cosce, quella cappella stuzzicare il mio buchino. Gli dissi: infilalo, schiaffamelo dentro, lo voglio! Bastò quella frase per far tornare durissimo anche il cazzo di Gianni… lo vidi, mentre Luca giocava con la mia fessurina, riempirmi, marmoreo, la bocca.
Luca mi penetrò piano poi aumentò il ritmo, per poi rallentarlo nuovamente. Capivo che stava tenendosi, che non voleva venire in fretta, anche se era eccitatissimo.
Alternava momenti di pausa a colpi violenti. Anche se di giovane età , ci sapeva fare, eccome! Davanti a me, che ero a quattro zampe sul pavimento con Luca che giocava con il suo uccello dentro la mia vagina, si aprì la più eccitante delle scene.
Fu Paola a prendere l’iniziativa: fece stendere Gianni sul pavimento e si impalò sul suo pene. La mia testa era esattamente sopra quella di Gianni, i nostri corpi invece distanziati ed usati per il piacere loro e nostro. Ci baciammo più volte mentre godevamo dei corpi di altri e facevamo godere altri corpi. Venni con un orgasmo ancor maggiore di quelli precedenti, non so se mi eccitarono di più le penetrazioni di Luca o la visione del cazzo di Gianni che entrava ed usciva, so solo che lo feci contemporaneamente a Luca che, all’ultimo momento, uscì per inondarmi le chiappe di sperma copioso e caldo.
Mi disse poi che non si era parlato prima della possibilità o meno di venire dentro ed allora, pur dispiaciuto, aveva preferito venire fuori. Comunque, il sentire i miei gemiti uniti a quelli di Luca che mi stava prendendo, ebbe un effetto ‘letale’ su Gianni… venne quasi subito dopo di noi e non si preoccupò di farlo dentro Paola: le inondò la vagina, gemendo ed urlando come un animale.
Dalla mia posizione vedevo chiaramente lo sperma di Gianni colarle tra le cosce, mentre lui, ancora urlante, si esibiva negli ultimi violenti colpi che fecero avere un altro orgasmo prolungato a quella maialina che mi aveva sverginato, si fa per dire, il marito.
Non volli mandare perso quel ben di Dio, così mi precipitai a leccarlo tra le cosce della mia amica, pulendo contemporaneamente la verga del mio maialesco coniuge e gli umori di Paola, mischiati nel più erotico dei cocktail”.
A questo punto Gianni si intromise di nuovo: “Memore dei soliti filmini pornografici con uomini che scopano per ore senza smettere e senza venire, in quel momento mi sentì come un adolescente alle prime esperienze.
Appena Anna iniziò a urlare il suo godimento, con Luca che la penetrava e con Paola che mi cavalcava, mi sembrava di avere un unico ininterrotto piacere. Sarò durato due o tre minuti al massimo e la cosa mi imbarazzò molto. Altroché i filmini dei grandi scopatori da record di durata! Sembravo, con i miei quasi cinquant’anni, un adolescente. Quando mi scusai, sia Paola che Luca si misero a ridere e mi raccontarono che lui, senza fermarsi ogni cinque o sei colpi come aveva fatto con Anna, più dello stesso tempo non durava.
Avendo vissuto varie esperienze con altre coppie, poteva ben testimoniare che quelle super durate dei filmini sono, per l’appunto, da filmino, cioè mera finzione cinematografica.
Per me fu un sollievo apprenderlo: quel poco più che ragazzetto aveva dato una lezione di sesso a me, un quasi cinquantenne.
Gianni continuò nel racconto di quella serata memorabile dicendoci che, dopo una breve pausa con liquorino annesso, ripresero le danze ed andarono avanti sino a che la stanchezza non prese il sopravvento.
Erano le quattro del mattino, ci disse, quando i loro corpi smisero di vibrare di piacere. Fecero sesso, quella notte, per oltre cinque ore e lui, nonostante l’età , venne addirittura tre volte e lo disse battendosi scherzosamente il petto a mo’ di gorilla.
Ebbe persino una quarta erezione, con cui, pur non venendo, fece impazzire ancora sia Paola che Elena, penetrandole entrambe tanto davanti che dietro e ricorrendo al burro per incularle, in emulazione di Ultimo Tango a Parigi, il film che più di ogni altro lo aveva arrapato da giovane.
Chiuse il racconto Anna, dicendo che tutto finì con un lunghissimo bacio saffico tra lei e Paola, a sugellare ciò che si era rivelato un trionfo: quello che loro stesse avevano ideato e costruito.
A quel punto, proprio mentre Elena ed io stavamo per chiedere se fossero d’accordo a trasferirci da qualche altra parte per scaricare l’eccitazione che ci avevano suscitato con il loro racconto, Anna disse: “Immagino che adesso mi chiederete come feci a combinare quell’incontro con la mia amica Paola all’insaputa di Gianni.
Se volete saperlo, dobbiamo andare via di qua… o a casa nostra o a casa vostra, per raccontarvelo voglio assolutamente essere in un posto chiuso ove nessuno possa sentirci o vederci”.
Una scusa, era chiaro l’intento, era ciò che speravamo avvenisse… alla faccia delle iniziali intenzioni di sola conversazione. Sentii la mano di Elena stringere la mia e nei suoi occhi vidi tutta la libidine del sabato precedente.
Pagammo i mojto bevuti e ci avviammo a casa loro: da noi non si poteva, quella sera la prole era presente. Il loro figlio, invece, era in gita scolastica… benedì le gite.
Una volta arrivati, entrammo insieme nell’ascensore. Non si erano ancora chiuse le porte che Anna prese il viso di Elena tra le mani ed iniziò a baciarla sensualmente, dicendo: “E’ tutta la sera che lo sogno!”
Capii e capimmo che non ci sarebbe stato più alcun racconto da ascoltare, ma solo uno da vivere.
I nostri indumenti caddero nell’ingresso e raggiungemmo il salone già nudi, io palpando i glutei di Anna e Gianni accarezzando le tette di Elena. In un attimo ci trovammo avvinghiati sull’enorme tappeto, in una confusione assoluta di corpi, intenti a cercare i punti del reciproco piacere con mani e lingue.
Questa, però, è un’altra storia, un episodio nuovo dell’avventura che era iniziata da una settimana esatta… da quella famosa cena, involontariamente galeotta, in un noto ristorantino…
FINE
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