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Detto ciò, buon divertimento!
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Avevo un’erezione. Mi ero eccitato guardando il mio migliore amico fare un pompino ad una feccia criminale.
Credetti di impazzire, quando la situazione non fece che degenerare.
-Aah che goduria… ora le palle, puttanella, succhiami le palle-
-Mmpaaaah- con un umido schiocco Erdie si separò dal suo giocattolo giusto il tempo necessario per riprendere fiato, prima di obbedire e fiondarsi volenteroso nel bosco di peli scuri che nascondevano le palle gonfie di Skak.
-Mmmh!- gemette Erdie mentre si riempiva la bocca di quei sacchi di sperma: faceva saettare la lingua avida ovunque sullo scroto e alla base dell’asta, deciso a soddisfare ogni singolo capriccio del suo aguzzino.
“Come posso eccitarmi davanti ad uno scena talmente disgustosa?”
Ma il mio corpo, a quanto pare, la pensava diversamente… non riuscivo a capire cosa mi stesse succendendo.
-Sei proprio un talento naturale, elfetto…-
-Ngh… d-davvero? –
-Oh sì! D’ora in poi quando avrò bisogno di una lucidata sarai il primo a saperlo, sei contento?-
Se possibile, il viso di Erdie si infuocò ancora di più, di un entusiasmo che non gli avevo mai e poi mai visto manifestare: senza smettere di segarlo esclamò
-Sì! Sì, Skak, non chiedo altro. Voglio essere tuo. No… voglio essere tua! Sono la tua troia!- e si gettò con rinnovata passione nel suo compito… su e giù, su e giù…
“Deve essere un incubo, ditemi che è un incubo”
Ma la risata vittoriosa di Skak era fin troppo reale.
-Certo che sei la mia troia! E adesso preparati ché ti scopo la faccia!-
Il ritmo del pompino cambiò drasticamente: l’orco allontanò le mani di Erdie, lo afferrò violentemente dalla nuca e cominciò a muovere aggressivamente il bacino per penetrargli ancora più in profondità nella gola. Era stato di parola, gli stava letteralmente scopando la faccia.
Erdie, preso alla sprovvista, tossendo e lacrimando copiosamente, tentava di incassare l’assalto tenendosi ancorato con le mani sulle cosce poderose di Skak.
Ero pietrificato.
-Grr! Huff… oh sì… sì che gola stretta! Ora sborro! Ora sborro!
-Gah-gah-gah-gah!-
-OOOOOH-
-Mmlaaaah!-
Con la destra lo tirò per i capelli e lo tenne fermo davanti alla sua cappella, con la sinistra si segò furiosamente. E poi…
Uno spruzzo. Due spruzzi. Tre. Quattro. Cinque oceanici getti di densa, pesante sborra scaturirono da quella macchina da sesso e si andarono a schiantare rumorosamente su un incredulo Erdie.
-Ahh!
Lo sperma gli inondò la faccia e il petto e le cosce, entrò nella bocca accogliente, prese possesso della lingua, degli occhi e persino dei capelli. Per un attimo credetti che avesse impregnato anche l’unico indumento che indossava, il perizoma, ma poi mi resi conto di una cosa ben peggiore: Erdie aveva avuto un orgasmo. Senza essersi toccato nemmeno una volta, aveva avuto un orgasmo. Era stato marchiato a fuoco dal frutto del piacere di Skak e aveva avuto un orgasmo.
Un orgasmo che ora desideravo anche io: ero preda di un’erezione quasi dolorosa, causata da quello sfoggio di virilità per me inaudita che aveva sottomesso così facilmente una delle persone più forti che conoscessi.
“Ma cosa mi succede?!”
Né Erdie né Skak avevano ancora proferito parola. Ansimavano, scossi, lucidi di sudore e, nel caso di Erdie, di sborra abbondante.
-Uff… brava… sei stata proprio brava…-
-Ah… eheh… grazie Skak… sono contento… contenta… di averti soddisfatto- rispose con voce innocente e allo stesso tempo civettuola. Ero sicuro che si stesse sforzando di suonare più femminile.
Erdie non sembrava essere intenzionato ad alzarsi senza che gli venisse ordinato, e anche Skak pareva volersi togliere ancora qualche sfizio, infatti riprese a schiaffeggiarlo leggermente col glande sulle guance e sulle labbra, che ora però erano arricciate in un tremolante sorrisetto. Erdie era ormai suo complice e si prestava volentieri come vittima per i suoi giochi di potere.
-E la mia sborra? Ti piaciuta anche quella?-
-Sì, Skak, ne era così tanta… mi hai riempito la bocca al primo schizzo…-
-Dimmi perché ti è piaciuta-
-Perchè è calda…- e si leccò le labbra -cremosa…- raccolse col dito un grumo dallo zigomo e lo succhiò – ha un profumo così pentrante e il sapore… mhh- mugulò, lascivo – be’, sa di sborra di orco… e a me piacciono gli orchi-
“Basta… basta!” gridai dentro di me, non so se rivolto più a loro o al mio corpo che reagiva a queste oscenità contro il mio volere.
-Me lo stai facendo venire duro di nuovo, puttanella… e l’hai ingoiata tutta?-
-Tutta quella che mi hai dato. Ne sentivo arrivare altra, e altra ancora, sempre di più… non ho resistito e…sono venuta-
-Fammi capire, ti è piaciuto così tanto spompinarmi che ti sei venuta addosso? Incredibile…-
Incredibile era che tutto ciò che alle mie orecchie arrivavano come cocenti insulti, per Erdie erano palesemente complimenti: rideva compiaciuto e regalava leccate per cogliere le ultime gocce di sborra colante dal cazzo di Skak.
-Mi pare di capire che sei soddisfatta dell’esperienza?-
-Tantissimo-
-Come pensavo. Per oggi basta così, ma da domani ti voglio qui tutti i giorni a quest’ora a svuotarmi le palle. Volevi essere la mia puttana? Complimenti, ora lo sei-
-D’accordo, Skak. Sarò la tua puttana- affermò Erdie alzandosi tremante da terra.
-Adesso vai, micetta, prima che qualcuno si chieda dove sei finita- ordinò Skak, stampando un ceffone sul culo di Erdie
-Oh!- esclamo lui, sorpreso e compiaciuto, e fece per andarsene
-Ah, un’ultima cosa- grugnì l’orco -fatti crescere i capelli. Sono più comodi da afferrare- disse ridendo sguaiatamente
Rise anche Erdie:- Tutto quello che vuoi Skak. Non vedo l’ora-
Così dicendo si dileguò nella selva, verso il fiume, esibendo il più grande sorriso che gli avessi mai visto fare.
Rimasi tra quei cespugli per un tempo che mi parve infinito. Erdie se ne era andato e Skak si era rivestito, aveva spento il falò ed era rientrato nella capanna senza sospettare minimamente che lì vicino si nascondesse un altro giovane elfo in perizoma.
“Non ci posso credere. Non è successo davvero”
Mi sentivo stordito, incredulo, orripilato, ma anche, nonostante cercassi di negarlo con tutte le mie forze, eccitato come non mai. Nemmeno riuscivo a capire bene da cosa: dalla trasgressione? Dall’atto in sé? Da Erdie? Da SKAK?
“No. Nononono. Non da lui. Non da un orco. Mai.”
Ma la mia erezione si rifiutava di svanire, testarda.
Mi resi conto che non potevo più rimanere lì, ogni secondo che passava rischiavo di essere scoperto, così mi feci forza e cominciai a muovere i primi passi. Piano e in silenzio prima; poi, man mano che il rumore del fiume si faceva più vicino, sempre più veloce e disperato. In men che non si dica ero sulla sponda. Mi sentivo sporco: ciò di cui ero stato appena testimone sarebbe stato troppo per chiunque.
Senza pensarci mi tuffai nell’acqua fredda e placida nel tentativo di togliermi di dosso tutte quelle sensazioni contrastanti, ma il ricordo di quella notte era ormai penetrato ben al di sotto della mia pelle.
Le immagini continuavano a comparirmi davanti agli occhi. Erdie seminudo tra le gambe di quella bestia imponente… il suo membro volgare che si faceva largo nella bocca umida e ospitale del mio amico… le labbra piene, serrate affamate attorno alla cappella straripante di fluidi che colavano, schizzavano, e lo sporcavano per sempre… quei mugulii, quelle parole… le gote paonazze di Erdie, in un contrasto indecente con i suoi occhi azzurri…
e la potenza innegabile di Skak… aggressiva e conquistatrice, prepotente…
La mano si mosse da sola: bastarono pochi tocchi leggeri e proruppi nell’orgasmo più godurioso della mia vita, portato subito via dalle acque del fiume insieme con la malsana eccitazione che mi aveva attanagliato sino a quel momento. Rimase solo la vergogna.
“Come ha potuto? Come io ho potuto?”
Sconvolto e disgustato da me stesso, mi avviai verso l’accampamento che avevo lasciato da poco più di un’ora, un’ora che pesava come una vita.
Lì vi trovai Erdie apparentemente addormentato, disteso su un fianco. Potevo vedere solo la sua schiena e le sue curve, che mai come allora mi parvero estremamente sensuali. Avrei dovuto parlargli, dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma in quel momento mi resi conto di quanto sarebbe stato difficile guardarlo negli occhi, figurarsi rivolgergli la parola.
“Ma se non gliene parlo non mi toglierò mai questo peso di dosso! È tradimento? Dovrei dirlo al Saggio? Ma è il mio migliore amico! O almeno lo era…”
Quei pensieri funesti mi tennero sveglio ancora per molto, fino a farmi scivolare in un sonno agitato. Non mi accorsi minimamente di non essere l’unico ad avere difficoltà ad addormentarsi…
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