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Lì la luce lunare non riusciva a penetrare il folto della vegetazione; pertanto, ci misi un po’ a ritrovare le tracce di Erdie. Quando ci riuscii, fu facile per me mantenere la pista… ma ero terrorizzato. Ad ogni piccolo rumore sobbalzavo, aspettandomi di essere aggredito da un momento all’altro. Fu in quell’istante che mi resi conto di essere stato anche io così sciocco e precipitoso da non rivestirmi… “Due giovani elfi in perizoma nel bel mezzo della terra dei peggiori criminali del mondo. Cosa può andare storto?”
Man mano che seguivo il sentiero calcato da Erdie, mi accorgevo di starmi dirigendo verso una luce fioca, probabilmente torce di una capanna, o un falò…
Le tracce non subivano deviazione alcuna, non era la prima volta che Erdie percorreva questa strada. Ma perché? Mi avvicinavo sempre di più, e cominciai a sentire delle voci, prima indistinte, poi sempre più chiare.
-… lo sai-
“È Erdie!”
-Oh no, proprio no. Rinfrescami la memoria, dai- gli rispose una voce profondissima, gutturale, quasi animalesca.
“Oh dei, sta parlando con uno di loro!” Ero ormai abbastanza vicino da poterli vedere, nascosto tra le piante: Erdie, fra noi due, era sempre stato quello alto, dotato com’era di lunghe gambe ben tornite, ma sembrava una gattina in confronto alla stazza di quell’orco dalla pelle grigiastra e lucida di sudore: una faccia simile a quella di un cinghiale, zanne sporgenti, naso schiacciato, una criniera di capelli nero pece legati in larghe trecce e sopracciglia foltissime a coronare due sadici occhi di brace; alto quasi due metri, la sua pancia era ampia, gonfia e tesa come la pelle di un tamburo, probabilmente a causa della troppa birra ingollata; gli arti erano spaventosi, sia le braccia che le gambe incastonate di muscoli massicci, tozzi e venosi, e le mani parevano abbastanza grandi da potermi circondare senza difficoltà la testa; il tutto ricoperto da una folta peluria. In conclusione, uno spettacolo spaventoso, un essere che al solo guardarlo imponeva timore cieco, una minaccia ambulante.
-Spiegami che ci fai alla mia porta a quest’ora, elfetto- lo intimò tra il minaccioso e il divertito.
-Ho… ho cambiato idea- rispose Erdie tremante
-Su cosa? –
-Voglio… provare-
-Cos’è che vuoi provare, bambolina? Devo sentirtelo dire- grugnì l’orco
“Perché gli permette di parlargli in questo modo?! Devo fare qualcosa!” Ma non sapevo cosa. In testa riecheggiavano gli ammonimenti del Saggio, di non fare gli eroi… Ero pietrificato, impotente davanti alla scena che si consumava sotto il mio sguardo… e le parole che Erdie pronunciò, dopo qualche esitazione, furono il colpo di grazia.
-Voglio che tu mi faccia assaporare il tuo membro- disse Erdie tutto d’un fiato.
Non potevo credere alle mie orecchie. Ci fu un attimo di silenzio, finché l’orco non proruppe in una risata sguaiata:
-Parli proprio come un elfo! Vuoi dire che vuoi succhiarmi il cazzo? –
Erdie guardava a terra, e credetti di sentire il battito del suo cuore tuonargli contro il petto. Ma annuì.
“No!”
-Vuoi riempirti le guance con le mie palle pelose?
Un altro cenno di assenso
-Vuoi che ti annaffi la faccia di sborra? –
Erdie tremava, era viola in volto, ma annuì nuovamente.
“NO!” Ero disperato. Il mio migliore amico si stava consegnando volontariamente al mio peggior nemico. Ed io ero lì, a guardarlo senza poterlo salvare.
-Sei addirittura venuto in perizoma a chiedermelo… ma quanta voglia di cazzo hai? –
Erdie non rispose, si limitò a continuare a guardare in terra… non lo avevo mai visto così sottomesso in vita mia.
-Va bene allora, riproviamoci- ghignò di nuovo la bestia -Mettiti in ginocchio, come l’altra volta-
Ed Erdie, obbediente, si inginocchiò, prendendo la stessa posizione di poco prima, quando ci stavamo rilassando vicino al fuoco.
Adesso non guardava più in terra: aveva lo sguardo, intimorito ma pieno di libidine, fisso sull’orco che si avvicinava tronfio; la bocca semiaperta, in anticipazione di ciò che stava per accadere…
La bestia si fermò ad un palmo dal volto di Erdie, troneggiando su di lui come un cacciatore con la sua preda:
-Che aspetti? Tiralo fuori- gli ordinò perentorio.
-S-sì…- ubbidì. Erdie cominciò ad armeggiare con mani incerte sulle cinghie del calzone del suo aguzzino, finché non cadde a terra.
“Flap”
Un enorme corpo scuro balzò fuori, finendo per colpire leggermente il viso di Erdie, che non era riuscito a reprimere un sussulto di sorpesa, seguito da un sospiro.
-Ohh…-
Era in estasi. Non riusciva a staccare gli occhi da ciò che si era ritrovato ad un palmo dal naso: un grosso, straripante membro, lungo quasi quanto un nostro avambraccio e largo più della metà, percorso in tutta la sua interezza da vistose vene pulsanti e che terminava con un glande scuro e gonfio… un volgare totem di depravazione. Una visione ipnotizzante.
-Era questo quello che volevi eh? –
lo schernì l’orco, compiaciuto per la reazione adorante di Erdie
-…sì…- mormorò, senza ritegno
-Di’ la verità – continuò l’orco, baldanzoso, mentre con la cappella violacea sfiorava impertinente le labbra di Erdie -ci pensavi tutti i giorni, vero? Da quando te l’ho fatto vedere la prima volta…-
-È così… lo ammetto- confessò lui.
-Eri rosso in faccia come lo sei ora, e lo guardavi a bocca aperta, come fai ora. Ma quel giorno lo hai rifiutato… perché mai? –
Erdie, che non osava muoversi per non rischiare di rovinare quel sordido incantesimo in cui era caduto, non rispose: si limitava ad accettare il contatto della cappella con le sue labbra.
-Non rispondi eh? Come ti pare… ma ora voglio sentirti dire quanto ti piace la mia minchia-
-Mi… mi piace. Tantissimo, Skak. È addirittura più grande di come la ricordavo. Ed è bollente… così invitante… e profuma di… di muschio-
L’orco, di nome Skak, sembrava godersi molto la scena, a giudicare dai grugniti soddisfatti.
-Brava, bambolina, così mi piaci… e che bel faccino che hai… sei più bello di molte delle umane che ho farcito…-
-T-ti ringrazio…- ridacchiò Erdie genuinamente lusingato.
Io, nel frattempo, me ne stavo nascosto tra i cespugli, incapace di registrare quello scambio di commenti dissoluti: mi sentivo ancora stordito da quello che era senza dubbio il pene più grosso che avessi mai visto. Non che ci fosse mai stata molta concorrenza in effetti, i genitali degli elfi non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quel palo di carne pulsante: senza nemmeno accorgermene la mano corse a toccare il mio e sgomento non potei che constatare l’abissale differenza. Mi sentivo sempre più impotente ogni secondo che passava, mentre osservavo Erdie lasciarsi schiaffeggiare le gote dall’orco con quell’arnese, per grande diletto di quest’ultimo:
– Ah… mh…-
-AHAHAHAHAH che spettacolo che sei- lo umiliava -Ti piace quando ti struscio la minchia in faccia? –
-Sì… io…lo adoro…- gemette in risposta
Un’altra grassa risata. Ormai lo aveva in pugno.
-Immagino che tu voglia cominciare ora…-
Erdie, che aveva ceduto completamente alla lussuria, annuì con un entusiasmo che non riuscì a dissimulare.
-Allora chiedi per favore-
-P-per favore…-
-Per favore cosa?
-Ti imploro, Skak, usa la mia bocca, fanne ciò che vuoi… ti prego, non resisto più! Voglio godermi questa meraviglia…-
“Ritorna in te, folle!” mi disperavo mentre osservavo Skak ridere di gusto, ed Erdie, ormai persa ogni goccia di lucidità, spalancare la bocca con la lingua penzoloni, in attesa, le mani poggiate sulle ginocchia.
-Oh, quanto mi divertirò con te- ghignò Skak, e con fare trionfante spinse quella grossa, unta cappella nella bocca cedevole del mio migliore amico.
La vidi scomparire tra le sue labbra carnose, invadendole e contaminandole irrimediabilmente per farsi spazio in quella bocca che ormai era sua: l’osceno spettacolo ebbe inizio.
Erdie sembrò come essere colpito da un fulmine: si irrigidì, spalancò gli occhi, sorpreso, sbatté un paio di volte le palpebre e poi, sciogliendosi lentamente, un velo di eccitazione sfrenata e di abbandono totale si posò sul suo volto.
In quel momento, avrei dovuto capire di averlo perso. Non sarebbe mai tornato quello di prima, perché si era appena reso conto di aver trovato il suo posto nel mondo… non a pattugliare i boschi per il clan, ma tra le cosce villose di un orco, a soddisfarne i più bassi istinti.
Nel frattempo, aveva cominciato a prendere coraggio e ritmo nel suo sporco lavoro: si muoveva in maniera goffa, inesperta eppure incredibilmente devota, e con passione crescente.
-Mh… mph… nnhg… mlah…-
-Così, così… ohh bravo… che boccuccia-
-Mhh! Ngh!-
-Brava la mia bambolina… usa le mani, così…-
Per un tempo che parve infinito, nella foresta risuonarono solo i suoni sporchi e lascivi della bocca di Erdie che si prendeva cura del pene di Skak, il quale non lesinava commenti degradanti.
-Ti piace eh? Eh? –
-Mpah… sì… sì Skak mi piace, mi piace troppo succhiarti il cazzo… mmh…-
-Lo sapevo… so riconoscere una puttana quando la vedo-
Ero orripilato, sconvolto, eppure… non riuscivo a distogliere lo sguardo: Erdie era a stento in grado di accogliere poco più della cappella nonostante spalancasse la bocca all’inverosimile, ma il suo mento, il petto e le ginocchia erano già inondati di fluidi che colavano incessanti dalle sue labbra, cosa della quale non si curava minimamente, anzi: pareva crogiolarsi in quella sozzura come se fosse nettare, come se fosse la cosa più gustosa del mondo, come se l’unica cosa importante fosse far godere quella grossa… gonfia… succosa asta… quel fallo prepotente e aggressivo.. così venoso, così… come poteva Erdie far sembrare una cosa così lurida talmente… invitante?!
“Ma cosa DIAVOLO mi viene in mente??”
Con orrore, constatai che il mio insulso pene aveva deciso di unirsi alla festa.
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