“I complimenti e le avances che ricevevano (in certi ambienti – diversi da quello alto borghese d’appartenenza – anche decisamente pesanti) le divertivano e, …”
Barbara e Monica erano molto amiche, anche perché tanto simili tra loro.
Entrambe sui quaranta (erano state compagne di classe ai tempi della scuola media), sposate con uomini piuttosto anziani, un solo figlio ancora piccolino, nessuna occupazione extrafamiliare, una bella casa, una certa passione per gli eventi culturali (ma determinata più che altro dalla noia e dalla voglia di stare in mezzo alla gente).
Giravano assai spesso insieme ed il loro rapporto si era andato consolidando nel tempo, per la continua frequentazione.
Belle e molto curate, d’una avvenenza appena appena giunonica, vistosa ma non volgare, si distinguevano essendo l’una – Barbara – mora con gli occhi scurissimi, la splendida bocca, un tipo davvero mediterraneo, l’altra bionda naturale, occhi blu, capelli lunghi e lisci, un aspetto un po’ più delicato, meno aggressivo.
Andando in giro insieme s’erano accorte di suscitare delle vere tempeste nel pubblico maschile con cui venivano a contatto: naturalmente, come tutte le donne belle, sapevano benissimo di piacere molto ma, da sole, non suscitavano lo stesso entusiasmo ed apprezzamento di quando si muovevano in coppia.
I complimenti e le avances che ricevevano (in certi ambienti – diversi da quello alto borghese d’appartenenza – anche decisamente pesanti) le divertivano e, con l’andare del tempo, si accorsero anche che quel tipo d’apprezzamento le lusingava e inorgogliva, tanto che a volte cercavano in qualche modo di suscitarlo o favorirlo, per esempio con atteggiamenti di finto candore oppure velatamente da vamp.
Non che questo le avesse mai portate ad esagerare o a buttarsi in qualche avventura erotica, magari di quelle senza grosse complicazioni.
Per quanto belle, consapevoli di esserlo e dotate d’un temperamento tutt’altro che freddo, non si erano mai lasciate andare, sicure di se stesse e della corazza che si portavano dietro (per molti costituita dalla loro stessa bellezza, per altri dal loro distacco e dalla capacità di sapersi porre a distanze siderali dall’interlocutore, quando volevano).
Tuttavia erano senza dubbio insoddisfatte ed annoiate, in una stagione della vita in cui un complesso di circostanze o una situazione particolare le poteva rendere di colpo estremamente vulnerabili, privandole, in un solo istante, di tutte le loro forme di difesa.
Quel pomeriggio di novembre erano andate a teatro ad assistere ad uno spettacolo di cui si parlava da lungo tempo e che stava per lasciare la loro città per una lunga tournée, dopo aver tenuto il cartellone per oltre due mesi.
Erano andate da sole e, durante la fila per lasciare le pellicce al guardaroba, subirono le normali inevitabili avances di due ragazzi (assai più giovani e piuttosto carucci, come convennero con una rapida occhiata) in coda con loro.
Conversarono scherzosamente tutti e quattro, fino a che Monica sembrò estraniarsi e Barbara colse in lei uno strano, improvviso imbarazzo.
Consegnati gli indumenti e ritirate le contromarche, i giovani (si chiamavano Rocco e Giambattista, GB per gli amici) vollero offrire alle due signore qualcosa al bar del teatro, visto che mancava ancora qualche minuto all’inizio.
Se ne stettero così un altro po’ insieme e Barbara scherzò sul fatto che non avesse potuto pagare lei le consumazioni, come pure le sue condizioni di “tardona” le avrebbero consentito…
Ma Rocco e GB protestarono su quella sua autodefinizione di tardona: ma quale tardona, dissero, sembrava una fidanzata, come la signora Monica del resto!
Si lasciarono richiamati dalla campanella che preannunciava il prossimo inizio della rappresentazione ed andarono ai propri posti.
Per la verità i due ragazzi non subito, perché si attardarono a parlare tra loro: GB avvertì Rocco che, durante la coda, si era preso qualche passaggio con la biondona e che lei, a suo parere, ci stava…
S’era infatti mostrata un po’ imbarazzata, ma senza minimamente sottrarsi, per cui…
Rocco lo fissò sbalordito: sapeva che GB era uno assai abile con le donne, però non credeva che lo fosse fino a tale punto. Né che fosse tanto impudente!
Comunque, ne convenne, si poteva fare certo un tentativo, magari poi, all’uscita del teatro.
Quella signora mora, la Barbara, lo aveva del tutto stralunato.
Gli venne d’improvviso un’idea: perché aspettare la fine dello spettacolo e non approfittare dell’intervallo tra primo e secondo atto? E perché non provare qualcosa di più durante lo stesso spettacolo?
Il problema era dove, ma Rocco ebbe un’illuminazione e, guardate dalla sala le “barcacce” (cioè i palchi di proscenio) vide che quelle del terzo e quarto ordine sembravano vuote.
Allora lui salì a controllare il quarto ordine a destra e mandò GB a sinistra, correndo sulle scale a perdifiato.
Dopo pochissimo si ritrovarono sotto, con il fiatone ma con l’espressione contenta di chi ha fatto una scoperta piacevole: i due palchi erano effettivamente vuoti e, se avessero potuto convincere le due signore a seguirli lassù…
Andarono a prendere posto proprio mentre si spegnevano le luci e si apriva il sipario.
Dal canto loro, anche Barbara e Monica si erano confidate.
La prima, infatti, aveva chiesto all’amica cosa le fosse successo e come mai si fosse mostrata tanto imbarazzata poco prima: Monica raccontò che quel GB, durante la coda, le si era fatto sotto e, tra una chiacchiera e l’altra, le aveva fatto sentire chiaramente il… sì, insomma, il… il coso contro il sedere!
Barbara rise di gusto e si burlò dell’amica: significava che aveva fatto colpo, no? Di cosa dispiacersi?
Potevano accettare di scherzare e giocare con i due ragazzi fin quando ne avessero avuto voglia, poi stava a loro vedere fin dove spingersi e quando troncare il gioco… Una volta tanto!
Accidenti che sciocchina era Monica: dov’erano finiti tutti i discorsi che avevano fatto tante volte tra loro, quando e come accettare una corte, come suscitare l’interesse di qualche bell’uomo, come giocare di fioretto in un flirt?
Si sedettero sorridendo. Tutte e due.
All’intervallo, come previsto, con una consapevolezza non del tutto omogenea di quanto si era appena profilato e con varie speranze di come si potevano modificare le premesse nella prosecuzione del gioco, Rocco e GB si ripresentarono alle due signore e le invitaromo a prendere qualche altra cosa al bar o a fare due chiacchiere nel foyer.
Quando la campanella risuonò per avvertire che il secondo atto stava per incominciare, GB piazzò il suo invito ad assistere tutti e quattro insieme al procedere dello spettacolo.
Sì, va bene, ma dove?
Saltò fuori la proposta di una “barcaccia”, dal basso (dissero i due ragazzi) quelle del quarto ordine sembravano vuote: perché non andare lassù?
Se le signore non avevano mai visto una commedia da una barcaccia, questa era l’occasione per porvi rimedio: era un’esperienza interessante, si stava a strapiombo sulla scena e si aveva una visione insolita ed affascinante del teatro.
Le signore sembrarono un po’ incerte, colte in contropiede, ma poi alle insistenze dei due giovani finirono con l’accettare…
Andarono dunque tutti di sopra e, lungo le strette scale del teatro, Rocco precedeva tutti, le due belle signore lo seguivano e GB chiudeva il gruppetto, con gli occhi smarriti dietro la magnificenza di quei sederi rigogliosi, straripanti dalle gonne strette…
Al corridoio del quarto ordine, dietro i palchi, procedendo verso la porta della barcaccia, GB prese per la vita la bionda Monica mentre Barbara andò a mettersi spontaneamente sottobraccio a Rocco.
Entrati che furono, GB chiuse la porta e continuò a stringere alla vita la signora Monica mentre gli altri due procedettero verso il proscenio, girando l’angolo di quel lungo palco a L, il cui lato corto (quello verso la porta, appunto) era del tutto nascosto anche agli eventuali spettatori disposti sulla barcaccia gemella di fronte.
Mentre Rocco e la signora Barbara, si sedevano dunque sul divanetto al parapetto, GB attrasse a sè la Monica e le sussurrò un complimento…
La signora stava già da tempo smarrendo le coordinate, visto che tutta quella situazione, le riportava confusamente alla memoria le manovre di quando da ragazzina andava al cinema a limonare con i suoi boy friends.
Si sentiva in tumulto, stordita, stranamente emozionata, e si accostò tutta al ragazzo lasciandosi baciare, dopo una breve esitazione…
Un bacio tenero ma subito pieno di voglia, vibrante, che i due interruppero solo quando sentirono Barbara chiedere sommessamente, di là dell’angolo:
“Ehi, che fate? Non venite?”
“Si… si… ora veniamo!” disse a bassa voce GB e, mentre lo diceva, passò la sua mano dalla schiena al sedere rotondo e sodo di Monica, spingendosela tutta addosso e riprendendo a baciarla con passione, febbrilmente…
E lei come ci stava, come contraccambiava tutte le sue avances, spingendo tutta la sua lunga lingua di velluto nella bocca del maschio!
GB assaporava quella lingua come fosse una caramella fresca e dolcissima e intanto pensava a quando, tra poco, quella lingua si sarebbe andata a strusciare sulla cappella del suo cazzo… perché questo sarebbe successo, era inevitabile!
Cominciò a sollevarle la gonna da dietro, cercando di tirarla su intorno alla vita: per consentirglielo lei si allontanò meccanicamente dal suo ventre… Quando ci fu riuscito mandò la mano ad esplorare quello splendido culo quasi nudo, appena protetto dal perizoma.
Girò la donna su se stessa e cominciò a spingerle il cazzo attraverso i pantaloni in mezzo a quelle natiche prorompenti, mentre due dita s’intrufolavano dal davanti sotto il perizoma e, sfiorando la peluria setosa e morbida della fica, andavano a massaggiarle con voglia il monte di Venere e scivolavano sempre più giù…
Era già tutta bagnata, la bella Monica, e ad occhi chiusi si lasciava palpare da lui nel silenzio più assoluto, il cuore in gola…
Quando lui le prese un polso e le guidò la mano ad impugnare il cazzo, che nel frattempo aveva tirato fuori dalla patta, la signora lo assecondò docilmente e cominciò a muovere la sua mano delicata con il ritmo che lui le dettava…
GB tornò a girarla verso di sé e riprese a baciarla lingua in bocca mentre la masturbava e lei, a sua volta, procedeva completamente persa nella gran sega che aveva avviato.
Di là, intanto, Rocco e Barbara avevano cominciato a percepire qualcosa, fruscio di vesti, movimento impacciato di piedi, un respirare frequente…
C’era ormai ben poco da immaginare!
Rocco cinse per la vita la morona e se la tirò tutta vicina sul divano, con lei che lo assecondava mollemente, un po’ rossa in volto.
Quando le poggiò una mano sulla parte alta della natica, la signora Barbara sussultò, poi si alzò appoggiandosi al passamano in velluto sul parapetto del palco, come per guardare meglio di sotto, sulla scena.
Così facendo sollevò il suo splendido sedere verso la mano di Rocco che si dispose nel solco tra le natiche rotonde in una lunga, insistita, viziosa carezza…
Il ragazzo si alzò a sua volta e, dopo avere passato l’uccello eretto lungo il morbido solco che aveva fino ad allora accarezzato con la mano, indusse la Barbara ad alzarsi per precederlo verso la parte nascosta del palco, dove erano rimasti GB e Monica.
Barbara avrebbe voluto baciarlo subito, ne aveva una voglia terribile, ma non lo fece e lo precedette a piccoli passi impacciati sugli alti tacchi, con lui che l’aveva ripresa alla vita, da dietro, ed ora la sospingeva piano a colpi di cazzo verso l’angolo…
Quando ci arrivarono, la signora Barbara vide, nella penombra oscura che c’era lì, la sua amica Monica, con la gonna arrotolata intorno alla vita, il sedere nudo, inginocchiata davanti a GB, che teneva la testa contro il muro e la mano sulla nuca di lei, a darle il tempo del pompino…
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