“Spinge il pube contro l’altro e va a sentire il vigore della mazza ritta contro la figa e il ventre; Norma si sorprende un attimo, verificando che lo spessore…”
Arrivano alle porte delle camere che sono sovreccitati per le affettuosità, più
o meno esplicite, che si sono scambiati lungo tutta la lunga cena sociale e il relax con qualche bicchierino galeotto, subito dopo; lei si appoggia a lui con tutto il corpo, mentre briga con le chiavi elettroniche per entrare insieme nella camera scelta; chiusa la porta dietro le spalle, comincia davvero la loro ‘storia d’amore e di sesso’ che lei ha intravisto e che lui ha in mente sin dalla partenza.
In parte per sua naturale propensione; in parte anche per reazione alle dichiarazioni della compagna, che ha parlato apertamente di libertà di costumi quanto meno perversi ed estremi, come può facilmente dedurre, sente di dovere, a se stesso prima che alla donna con cui sta, una seduta di amore intenso e profondo, per quanto provvisorio, per la situazione contingente che suggerisce prudenza.
Abbraccia Norma con tutto il trasporto che in quel momento sente; riesce a trasmetterle, con la sola presa delle spalle, la voglia di possederla e il desiderio di sentirla, per quel poco, disponibile e pronta anche a scelte definitive; lei sente l’abbraccio come un gesto protettivo, quasi il mantello che rende invisibile o che trasporta nell’empireo, come da bambina aveva spesso sognato; Oscar le appare come il principe azzurro capace di tutelarla da ogni male.
Spinge il pube contro l’altro e va a sentire il vigore della mazza ritta contro la figa e il ventre; Norma si sorprende un attimo, verificando che lo spessore è quello a cui è abituata, se non maggiore; tutte le chiacchiere di Noemi sulle lungaggini di lui nei preliminari, sulla limitatezza del cazzo in figa, le risultano apertamente invenzioni speciose per nascondere un’insoddisfazione originata non sa da dove; con quel cazzo prevede scopate immense.
Lui le ha fatto passare un braccio in vita, portando una mano sulla curva morbida delle natiche, là dove le dolci colline dei glutei cominciano a levarsi al cielo; l’altra mano la usa per carezzarle il viso, dolcemente, in ogni punto, quasi a prendere coscienza della sua conformazione; la carezza lieve la manda ai pazzi, specie quando si sofferma sulla bocca e sulle orecchie; è incerta, Norma, se preferisce essere adorata a lungo, come una dea, o sentirlo duro e forte nella figa.
“Oscar, fammi sentire nel corpo la tua virilità; poi ci carezzeremo quanto vogliamo; più di te, desidero sentire il tuo corpo, centimetro per centimetro, e vivere il tuo amore sull’epidermide, nel sesso, in tutti gli anfratti del corpo; ma, nell’immediato, ho bisogno di sentire la tua mazza riempirmi il ventre; anche se devi farti violenza, prendimi subito, come fosse la prima volta di due sposi impacciati, senza neppure spogliarci; poi saremo gli amanti esperti e maturi che siamo.”
Non ha bisogno di rispondere perché forse ha la stessa emozione; la spinge al centro del letto, vi sale anche lui e si stende sul corpo morbido e languido di lei; le sale addosso, fa combaciare arto ad arto, corpo a corpo; sente che quasi coincidono, nella passione, le mani che si stringono, i ventri che si strusciano, i capezzoli che si sfregano; infila tra i corpi una mano e le solleva la gonna dalle ginocchia all’inguine; la arrotola sullo stomaco, afferra uno slip zuppo di umori, infila il medio e la penetra in figa.
Norma non se ne sta immobile a farsi possedere; la sua mano è scivolata sulla patta e fa scorrere la cerniera; il sesso è ora a portata di mano, chiuso ancora nel boxer ma vivo e palpitante; lui la aiuta sfilando pantalone e boxer e facendoli scorrere fino ai piedi; lei sente finalmente la mazza nuda nella mano e la carezza come per impossessarsene; guida la punta alla figa, scatta verso l’alto col ventre e si infila il cazzo fino all’utero, con un gemito lungo di piacere.
Non la cavalca, lui; fedele a principi suoi, lascia che sia lei a cercare il contatto, la scopata e la sborrata che è senz’altro l’obiettivo previsto; i corpi cavernosi che si riempiono gonfiano la mazza che occupa il canale vaginale e stimola i fasci muscolari che lo proteggono; lei sente che la figa sta succhiando, con le contrazioni muscolari, il piacere dal cazzo; gira le gambe intorno alla vita di lui e incrocia i piedi dietro la schiena; sente che la mazza è tutta dentro e gode senza soste.
L’orgasmo arriva incontrollato, quasi imprevisto, e li manda in un paradiso psichedelico; Norma è sconvolta di come il piacere l’abbia sommersa all’improvviso e si sia sentita travolta da uno tsunami di libidine; Oscar sta ancora cercando di capire come mai non sia riuscito a controllarsi, lui che normalmente ci riesce fino allo spasimo; deve ammettere a se stesso che questa donna lo ha sconvolto e gli ha provocato emozioni di cui ancora non valuta la portata.
Si trovano sdraiati sul letto, fianco a fianco, con le mani sui sessi, quasi a prolungare il languore del piacere che li ha sconvolti; lei gli chiede se si comporta sempre così; lui è costretto ad ammettere che non gli è capitato spesso di rimanere sconvolto per una scopata così bella, ma che è felice di essere lì, con una donna straordinaria dopo una scopata che non ha confronti nella sua memoria e pronto a darle tutto quello di cui è capace.
“Io voglio tutto da te, il lecito e l’illecito, il già visto e quello da scoprire; non sono vergine, da nessuna parte, ma voglio percorrere con te tutti i sentieri dell’amore e del sesso come se per miracolo fossi di nuovo la ragazzina che scopre la realtà dell’amore e del sesso; se ‘rischio’ momenti come questo, ti assicuro che vale sempre la pena … “
“Il problema sarà che io voglio solo ed esattamente quello che tu vuoi chiedermi, anche di giudicare vergini fori abusati da sempre; dimmi cosa vuoi che facciamo e sarò il tuo impeccabile compagno di viaggio.”
“Chiaro che ti voglio in tutti i buchi, innanzitutto nel culo; anche se ho capito che sai usare il cazzo come un pennello da cipria, comunque hai una signora mazza e, se non ci procuriamo del lubrificante, non voglio rischiare una emorragia facendomi lacerare l’ano; abbiamo ancora due notti e un giorno; il culo te lo darò, appena avremo della vaselina o del buon sapone alternativo; voglio succhiarti l’anima dal cazzo e bere la tua sborra; voglio prenderti fra le tette, su tutto il corpo; voglio sentirmi posseduta e amata, adorata e carezzata; ce a fai a darmi tutto, in questi due giorni?”
Si spogliano reciprocamente e lentamente; Norma è felice di vedere come lui la accarezza e la lecca, a mano a mano che gli abiti cadono; sente i capezzoli vibrare e irrigidirsi, quando lui li stringe fra le labbra e fra i denti, uno per volta; e si abbandona al piacere di sentire le dita e la lingua che passano su tutta la superficie del corpo, dal viso alla gola, dai seni al ventre, a mano a mano che li porta alla luce; quando cade anche lo slip, aspetta con ansia che tocchi alla figa essere deliziata da mani e lingua.
La spinge carponi sul letto e prende a leccarla da dietro; un poco la disorienta dover guardare il lenzuolo mentre alle sue spalle si scatena il paradiso terrestre; ma le sensazioni che le da la figa leccata e penetrata dalla lingua come da un piccolo cazzo ripagano largamente la postura non straordinaria; quando poi la lingua passa a spatola dal monte di venere all’osso sacro coinvolgendo culo e figa, si abbandona a fuochi pirotecnici che esistono solo nei suoi occhi.
Sente che lui si è sistemato in ginocchio dietro il culo e che il cazzo mira alla figa; entra come spada e affonda fino a farle sentire male; accompagna la penetrazione con un gemito lungo, di estrema goduria; sente le mani che le artigliano i lombi e il culo sbatte contro il ventre con uno schiocco tipico; le mani si spostano e abbrancano le tette, leggermente appese, per la posizione; capisce che l’azione è anche funzionale perché i colpi contro il culo sono duri, lussuriosi; urla ad ogni botta e gode senza fine.
Vorrebbe non avere chiesto di rinviare l’inculata; in quella posizione, con la disponibilità che sente di avere, per libidine, per passione, forse per un pizzico d’amore, prendere la mazza nel culo sarebbe la conclusione più bella; ma subito dopo riflette che qualcosa deve pure lasciare per dopo; sono due giorni e due notti di lussuria e hanno deciso apertamente e concordemente che saranno ore di sesso e di passione, con un pizzico d’amore.
Ha sborrato ancora tre volte, ma lui resiste impassibile; finalmente è riuscito a controllarsi e le da tutto l’amore di cui è capace senza le sborrate che lo ridurrebbero a uno straccio; per lei è assai più semplice e può godere quante volte vuole; si sfila dalla figa e la spinge supina sul letto; si piega su di lei e le succhia vogliosamente i capezzoli; Norma sente di nuovo l’emozione partire dalla figa e attraversare tutto il corpo fino al cervello; gli prende i capelli e spinge la testa verso il basso.
Lui afferra il clitoride tra le labbra e, subito dopo, tra i denti; lei urla il piacere degli orgasmi violenti che la succhiata le da e gli stringe la testa spasmodicamente; lo blocca e guida il corpo a ruotare finché ha in faccia il cazzo durissimo che si alza dal ventre come una spada; lui coglie l’intenzione del 69 e ribalta la posizione per avere davanti agli occhi la figa rorida e il culo scultoreo; cominciano la leccata più saporita e lunga che avrebbero potuto immaginare.
A gesti, lui le fa capire che devono alternarsi nella funzione attiva per non accavallare le emozioni; lei si blocca e si lascia strappare l’anima dalla figa; poi gli stringe la testa, lo frena e si dedica all’obelisco che si leva dal ventre; lo lecca, lo succhia, se lo fa scivolare fino alla gola e ne gusta tutto l’afrore, l’aroma, il desiderio; avverte ogni tanto lo sforzo che lui fa per frenare una sborrata che può essere rinviata ancora solo per poco.
Anche Oscar capisce che è quasi al limite della resistenza; due sborrate in meno di due ore non sono poche, specialmente in vista di un tour de force che può durare fino a lunedì mattina; si sgancia da lei e la fa ruotare supina sul letto; le monta addosso e appoggia il cazzo fra le tette; lei intuisce e solleva le mammelle ai lati per stringere in mezzo il cazzo che sente vivo e palpitante; scopano per qualche tempo fra le tette, poi lui spinge a fondo e la cappella arriva al mento.
Norma è pronta ad aprire le labbra ed accogliere il cazzo; vorrebbe che anche la sborrata avvenisse in bocca; glielo sussurra e lui le chiede se vuole concludere lì, in attesa di riprendere la sera; gli fa cenno di si, sposta il corpo verso la testa e succhia il cazzo con estremo impegno; lo guarda mentre la sta scopando e ne sottolinea le dolcissime smorfie ad ogni brivido di piacere; sente gli spruzzi che le arrivano sparati in gola e gode enormemente.
Mentre si rilassano per recuperare un minimo di energie, lei gli chiede cosa si aspetta da quell’occasione straordinaria di passione; Oscar non ha esitazione a dirle che, se fosse d’accordo, potrebbero anche pensare ad una doppia rottura che facesse nascere una nuova realtà; Norma non è d’accodo; sta con Manfredi da quando era quasi una ragazzina e non vuole affatto distruggere una storia che ha avuto momenti brutti ma che, nel complesso, è stata degna di essere vissuta.
Per lei, quell’occasione è preziosa e non esiterebbe a riproporsi, se se ne presentasse l’opportunità; è anche amica di Noemi e sa per certo che è stata una stupida ragazzata il rifiuto aprioristico del ‘maschio’, forse sulla spinta di qualche cattiva consigliera; sa che possono e devono recuperare; insomma, per lei, qualche cornetto ogni tanto, se necessario senza neppure farlo sapere, è più consigliabile di una rottura insanabile; Oscar sa che ha ragione e ammette che deve percorrere prima tutte le vie per ricucire.
Per tutta la durata del soggiorno l’unica occupazione importante per loro è scopare; naturalmente, come si erano ripromessi, lei recupera da una cassetta sanitaria la boccetta della vaselina e gli impone di sfondarle il culo; ha atteso troppo quel momento, per rimandarlo oltre; la sera della domenica è il momento chiave per dargli quella che è una quasi verginità, considerato il rapporto tra la mazza e l’ano, anche dopo i violenti e frequenti passaggi di Manfredi che ama molto incularla.
L’unica vera interruzione, a parte i pranzi, le cene ed i momenti protocollari del convegno, è quella che Noemi ‘impone’ chiamando il marito alle 10 del mattino di domenica, a ridosso dell’ora prevista per andare dai suoi a pranzo; Oscar le risponde con la stessa cattiveria con cui lei gli si è rivolta la notte precedente; avverte nel tono della voce un cambiamento radicale; capisce che sta prendendo coscienza che l’arroganza della presa di posizione le impone rinunce a cui non ha pensato.
L’idea di essersi privata forse di un sostegno fondamentale comincia a lavorarle nella testa e le impone una revisione radicale degli atteggiamenti e delle affermazioni; troppo tignosa per cedere, non fa eccessive concessioni e si barrica dietro il suo diritto alla libertà e al libertinaggio; ma la coscienza che sta distruggendo anche i sogni e i progetti di suo padre la induce a trattare con più garbo; si lasciano con un poco più di duttilità.
Lei sa che lui ha accettato di partecipare ad una convention che aveva sempre evitato perché incideva sui rapporto tra loro due e i genitori di lei; lui è incerto se accettare per buono il pentimento, anche se non espressamente dichiarato, o decidere di chiudere un capitolo, tutto compreso anche i progetti con l’anomalo ‘suocero’, e aprire una nuova prospettiva, forse con Norma che però ha chiaramente detto di non volere la rovina delle due coppie.
L’avverte che sarebbero tornati in sede il lunedì mattina, ad orario di lavoro; quindi, loro due non potevano sperare di incontrarsi che il lunedì sera quando forse avrebbero fatto chiarezza di tante situazioni spinose maturate in quei giorni; lei lo prega di riflettere sugli accadimenti e di valutarli nella loro essenzialità senza soffermarsi su corollari e valori che possono non essere condivisi; anche se avverte un sentore di verità nel discorso, si limita a mandarla al diavolo e tronca la comunicazione.
Il lunedì mattina li riportano al lavoro e la giornata scivola monotona; ha spento il telefonino per evitare i sicuri tentativi di Noemi di parlargli; prima di sera, a casa, non ne ha intenzione; l’avvertono che sulla linea dell’azienda c’è un signore che chiede di parlargli; è Nicola, padre di Noemi, con il quale Oscar ha un rapporto estremamente positivo e che, probabilmente, è ancora all’oscuro delle scelte autarchiche di sua figlia.
Decide di starlo a sentire; gli vuole dire che non hanno avuto modo di parlare, la domenica, perché lui, impegnato in affari più grossi, ha disertato il pranzo; gli chiede se possono vedersi a casa sua, la sera, anche in presenza di Noemi che è particolarmente interessata alla vicenda di cui vuole parlargli; Oscar è alquanto imbarazzato perché il chiarimento tra loro avrebbe un testimone assai delicato; poi decide che è meglio così e lo avverte che il discorso sarà più spinoso di quel che pensa; decidono per la cena.
A casa, la donna rimane di sasso quando lui l’avverte che sarà a cena con loro anche suo padre; davanti a lui, lei potrà ribadire i suoi principi di libertà incontrollata e lui presenterà le sue motivazioni per una rottura ormai inevitabile; le ricorda che sa tutto, dalla due giorni di sesso all’arroganza con cui si è proposta di diventare padrona anche della sua vita; le ribadisce che, per il suo amore per la logica, una donna di quella specie non può fare coppia con nessuno; quindi si scioglie da ogni impegno.
Lei non riesce a ribadire il suo punto di vista, perché è arrivato suo padre, accompagnato anche dalla madre; impiegano poco, i due, a prendere coscienza della frizione in atto e rapidamente la madre riesce a farle confessare la ‘fuga’ per due giorni, le scopate selvagge e le affermazioni di libertinaggio senza limiti che le sono ‘scappate’ quasi involontarie; Nicola con aria bonaria ammette che non sapeva niente dei fatti recenti; sa però che sua figlia è diventata amica e forse amante di due lesbiche.
Oscar cade dalle nuvole e le chiede conto di quest’altra novità; Noemi si arrampica sugli specchi; poi ammette che ha scoperto l’amore saffico; da quelle donne ha accettato la tesi che lui usi la logica per dominarla e, per reazione, ha scopato, ma solo scopato; piange mentre chiede perdono per l’equivoco in cui è incappata e di cui si sta rendendo progressivamente conto; rassicura i tre che è pronta a tornare indietro e a ricucire il rapporto che ha avuto un momento dimenticabile di défaillance.
Lui fa presente che non riesce a darle fiducia; con la fragilità caratteriale che ha dimostrato, cosa dovrebbe aspettarsi, se lei scoprisse altre novità e si affidasse ad estranei? Un rapporto di coppia non può reggere su dubbi e pericoli; lei ha sempre avuto la capricciosità della bambina viziata, incapace di assumersi responsabilità; come può pensare di impostare una vita a due che reclama spesso scelte decise e determinazione?
“Col tuo aiuto, con la tua guida, evitando di dire frasi stupide e di stare a sentire sciocchezze fascinose e solleticanti della mia imbecillità; lo so che sono venuta meno al principio di lealtà; queste cose ce le saremmo dette se non mi buttavo a capofitto nella stupidità; non si torna indietro ma resta solo qualche scopata che, nelle nostre dinamiche, non è colpa tanto grave, specialmente se l’hai ricambiata; e so che non eri solo al telefono, dall’hotel della convention …
Tieni presente che comunque di qualche stupida scopata si è trattato, sia per me che per te; con quello che facciamo noi, si tratta davvero di piccoli incidenti; c’è di grave che sono venuta meno ai nostri principi perché non ti ho avvisato prima di agire e ti ho riposto con arroganza; però sai che le colpe che ci dovremmo perdonare sono molto più numerose e serie; credo che sia più logico e coerente chiederti di fermare per un attimo il desiderio di vendetta e riflettere se possiamo ricominciare.“
La conseguenza della chiacchierata è lo scoramento, soprattutto per Nicola, al quale i loro discorsi sulla libertà di scopata appaiono lontani anni luce e che invece è arrivato con progetti assai precisi ma è costretto a prendere atto o di un fallimento già in atto o di uno facilmente prevedibile, con una figlia così capricciosa; chiede innanzitutto a sua moglie.
“Ersilia, hai capito qualcosa di queste fantasie su scopate libere e lealtà, arroganze e vendette?”
“Nicola, considera che siamo due mondi lontani; Noemi e Oscar si amano; su questo nessuno pone dubbi o elementi di discussione; ma, per loro e per tutte le nuove generazioni, il cazzo è un salsicciotto che puoi mettere dove vuoi; se non tocca l’amore, il sesso è facile da lavare e dimenticare; evidentemente nostra figlia e il suo compagno si sono da tempo abituati a scopare non solo tra di loro e in camera ma anche con altri partner, in sedi opportune.
Insomma, partecipano a scopate con altri maschi o con altre femmine, scambiandosi i compagni e facendo tutto quello che il sesso consente a tre a quattro o in gruppi più numerosi; il particolare notevole è che lo fanno in armonia e di intesa tra loro; quindi, senza colpe né peccato, solo per il piacere del sesso puro; purtroppo, da quel che ho capito, quell’imbecille di nostra figlia, una volta ancora, l’ha fatta fuori dal vaso e ha rovinato tutto.”
“Mamma, hai capito benissimo; ho sbagliato da imbecille, è vero; posso confessarlo; ho preteso, una volta tanto, di essere io a decidere, di non dipendere dalle scelte del mio uomo; ma ho dimostrato di non essere in grado di gestire i rapporti e, nella foga dell’incazzatura, ho detto frasi sbagliate; Oscar, è questo che cerco di dirti; ho sbagliato e sono andata fuori dei limiti; ma è stata stupidità, non malafede; io ti amo e so che mi ami altrettanto.
Ti sto chiedendo di darmi ancora un’occasione per recuperare il rapporto tra di noi; anche tu hai scopato due giorni con Norma, ormai ho capito che è lei, perché è la tua vice e c’è sempre alla convention, ma soprattutto perché tu non scopi e basta, tu dai amore; solo a Norma potevi rivolgerti per dare due giorni di amore; ti prego, in ginocchio se vuoi, non buttare il bambino con l’acqua sporca, non distruggere una storia di anni per una sciocchezza di un fine settimana.”
“Sarebbe bello poterti dare fiducia, perché l’amore non lo spegni con un interruttore e non lo cancelli con una passata di straccio; io provo ancora amore per te e, istintivamente, vorrei sperare che ci siano i margini per chiudere una falla; ma mi frena il timore che tu faccia prima o poi stronzate dello stesso genere; se dovesse succedere, non so se riuscirei ancora a frenare la mia ira; la rovina potrebbe essere totale, per tutti.”
“Noemi, non puoi capire quanto dolore ci provocano i tuoi errori; io e tua madre avevamo già sognato di affidare la nostra ‘creatura’ al tuo compagno, perché tutti gli esperti di settore sono concordi che è l’uomo giusto per prendere quella piccola realtà e farla diventare un patrimonio consistente da trasmettere al nipote che ci aspettavamo di avere da voi prima di morire; invece il nostro lassismo, forse, ti ha portato a non cercare ancora il figlio che vorremmo per voi.
Ora mi aggiungi anche che hai scelto un atteggiamento guerrafondaio che ti impedisce di vivere in armonia un rapporto che doveva essere d’amore; è chiaro che rischiate la rottura; Oscar, secondo me, ha ragione a dire che non può fidarsi di una che si lascia imbonire da due stronze antimaschiliste e si inventa per il compagno colpe che non esistono; se torna con te, rischia davvero di trovarsi con le spalle al muro e fare una sciocchezza.”
“Papà; senza polemiche, ammetto le colpe e riconosco di essermi fatta trascinare da frasi ad effetto di due stronze; Oscar, non ci ho nemmeno scopato, visto che questo potrebbe essere un altro elemento di scontro; c’è stata qualche pomiciata, ma so che per te la slealtà pesa più che il cazzo o il vibratore in figa; l’amore non l’ho dato a nessuno perché ne ho lo stesso senso religioso che ne hai tu e, prima di concederlo a un altro, devo cancellarti dalla mia mente; e non voglio, che tu ci creda o no.
Quello che non capisco è cosa vuoi fare tu, papà, con Oscar; sono l’unica tua erede e l’azienda sarà mia, il giorno, più lontano possibile, che voi due non ci sarete più; come avevi pensato di rendere partecipe il mio compagno, voglio illudermi che lo sei nonostante tutto, e ritenere che potesse entrare nel controllo di questo patrimonio? Quale titolo giuridico puoi assegnargli?”
“Se non mi prendi in giro perché sogno troppo, ti dirò che volevo affidare, legalmente, la conduzione intera ad Oscar, lasciando a te la nuda proprietà; sognavo che l’azienda diventasse il cemento per la vostra unione e la sua crescita il rafforzamento della vostra armonia; mi illudevo anche che fosse un incentivo per sollecitarvi a darci quel nipotino che avrebbe avuto per voi lo stesso valore di un certificato di matrimonio; avreste avuto qualcosa in cui credere; non è andata così, purtroppo!”
“Purtroppo un corno! Oscar, cosa pensi di questo progetto di mio padre, da dirigente, senza la zavorra dei miei errori?”
“Noemi, le cose non sono distinte; è come fare l’amore, quando dai sesso per comunicare dei sentimenti; tu hai fatto sesso e spero che abbia capito dov’è la differenza; l’idea di Nicola è entusiasmante perché dovrei dare l’anima per far crescere la sua azienda e portarla, da un livello poco più che artigianale, alla competitività internazionale; una bella sfida, di quelle che adoro vincere, come sai bene visto che ti sei sentita da me trascurata per il lavoro.
Ma le postille che ha detto Nicola sono fondamentali; dovrei farlo per te, per fare ricca una donna che non mi stima più e che mi ha disamorato; potrei farlo per noi, se in prospettiva pensassimo a un figlio e a una famiglia canonica e solida; tu hai dichiarato però, più volte, che ti fanno schifo entrambi; dove trovi le motivazioni per indurmi ad assumere quel carico di responsabilità?”
“Papà, diciamo subito che capisco che hai guardato a Oscar come al tuo erede in azienda perché non mi reputi capace di dirigerla; … no, per favore, non cercare di giustificare; non ce n’è bisogno; riesco a capire da sola che non mi consideri né stupida né incapace; sei convinto, a ragione, che non sono strutturata per quell’attività e che il mio compagno può fare meglio e corrispondere ai tuoi sogni che vorresti diventassero i miei e quelli di mio figlio.
Sono perfettamente d‘accodo con te e faccio io la proposta ricattatoria, se volete considerarla così; che ne diresti di vendere, non di cedere, di vendere con atti legali, l’azienda a me e ad Oscar con l’impegno che resti indivisibile? Ce la prendiamo metà per uno; io non ti verso una lira perché sono la tua erede; lui ti paga come se avesse un mutuo lungo e pesante; in più la dirige e la amministra; a me è proibito, oltre alla rappresentanza solo decorativa, interferire in qualunque modo nella gestione.
Io avrò un figlio dal padre che sceglierò; quando sarà maggiorenne e abbastanza formato, Oscar lo avvierà al lavoro di conduzione e, quando mio figlio sarà in grado di farlo, erediterà la mia quota, a parità con il mio socio; meraviglioso ed abilissimo dirigente, te la senti di firmare un accordo in questi termini, se papà decidesse di accettarli?”
“E’ un contratto capestro, senza dubbio; e gioca sadicamente su sentimenti come l’affetto familiare che lega me ai tuoi genitori, la memoria che si riassume nel nome della ditta che è quello del fondatore, tuo nonno; gioca sulle ambizioni personali perché a me dà immensa gioia lavorare ad un progetto impegnativo che tu poi considererai un diversivo per non amarti abbastanza; fa leva anche sul nostro amore soffocato ma non spento.
Quello che non ti concedo è di lasciare aperta la prospettiva di un figlio da un padre diverso dal tuo compagno; se avessi affermato che il figlio lo vuoi da me e, come suggeriva Nicola, vuoi che sia cemento al nostro ‘matrimonio’ insieme all’azienda da fare grande per lui, ti avrei chiesto dove si andava a firmare; visto che ti lasci il margine di un altro padre, mi riservo di parlare di questa postilla con tuo padre e con tua madre, gli unici consulenti che riconosco idonei a consigliarmi per la mia vita.”
“Oscar, non bestemmiare, ti prego! E tu, figlia mia, impara a riflettere sulle cose da dire e a tirare fuori solo quelle che senti veramente; tu non sai come diventano coltelli e come lacerano quando entrano, le parole dette con enfasi eccessiva solo per darsi un tono di saccente ma senza esserne convinta; se avessi detto quello che il cuore ti dettava, non ti saresti esposta a questo errore; tutti e tre abbiamo capito che il figlio lo vuoi dal tuo compagno, ma tu ti credi la più brava di tutti e hai detto sciocchezze.
Oscar, tra la gente che trascorre la vita nei campi o in montagna, questi accordi si fissano con una stretta di mano senza avvocati e carte; di là c’è il vostro letto, quello dove vi siete amati sempre, anche negli errori e nelle devianze; lo firmerai lì l’accordo con la tua compagna, appena ce ne saremo andati; lei lo sottoscriverà col sangue, quello della primipara quando nascerà Nicola o Ersilia; su questo non si fanno concessioni; guai chi tentasse di inventarsi un Nicholas o una Samantha con l’acca; intesi?”
“E’ vero, Ersilia; una stretta di mano ci basta a ritrovare la via; Nicola, fai quello che devi e già da domani daremo il via a una vita nuova, senza capricci e senza fisime strane, d’accordo amore?”
“Mi lasci piangere un attimo sulla spalla?”
“Solo un attimo; poi ricordati che domani si lavora … “
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