In quella precisa congiuntura egli aveva abilmente avuto esito favorevole, ottenendo sennonché quello che da parecchio tempo ambiva, per il fatto che l’aveva deliziosamente ammaliata conquistandola, riuscendo a intrufolarsi al suo interno talmente intimamente, scombussolandole di fatto ogni sua particella, giacché successivamente lei gli avrebbe accordato e concesso ogni cosa. Lei era riuscita ad affascinarlo e a conturbarlo in tal modo, al punto che lui le avrebbe chiesto invocandole purchessia, perché di fatto con una straordinaria disinvoltura e con un’elementare spigliatezza, infatti, un’incredibile alleanza si era acutamente realizzata tra ambedue, giacché gradualmente maturava giorno dopo giorno ampliandosi, facendoli campare spontaneamente in uno stato di concupiscenza persistente, d’ardore e d’ambizione continua.
Tra loro due, in realtà, si era pertanto creata una piacevole ansia e una concitazione compiacente, quel rimescolamento e quella sensazione che fa stare sui carboni ardenti con la testa fra le nuvole e il corpo sempre più in fermento e in tumulto. L’unico sistema di comunicazione era unicamente la corrispondenza via computer, a dire il vero dieci o più messaggi durante il giorno, per confidarsi, denudarsi, offrirsi e parlarsi l’uno all’altra integralmente senza barriere né riserve, perché coinvolgeva entrambi allo stesso modo concepire quell’universo erotico attraverso i desideri, le fantasie e i sogni, condivisi da quella smania e da quella cupidigia di applicarsi in una modalità difforme, giocosa e peraltro ingarbugliante.
Lei, di natura così accessibile, bendisposta, disponibile, limpida e mai sazia d’inondarlo di sé stessa, mentre lui viceversa di un’inclinazione enigmatica, inaccessibile, indecifrabile, misteriosa e mai esausto della sua conoscenza. Lei che non sapeva quasi nulla di lui, lui che al contrario sapeva quasi tutto di lei. Al presente lei si era donata tutta: l’anima, il corpo e la mente, perché adesso lui conosceva le sue fantasie più provocatorie e i suoi desideri più nascosti, poiché ne percepiva tutti i suoi pensieri, anche quelli più intimi e reconditi, che a volte sono immorali, inconfessabili, talvolta deprecabili e spregevoli persino verso sé stessi.
Lui conosceva il suo corpo, tutto, perché attraverso le foto lei si era sollazzata eccitandosi a mandargli indulgentemente sfoderando i suoi migliori ‘pezzi di me’, come lei acutamente e brillantemente sosteneva, per comporre e per unire in ultimo quell’allettante e invitante intima raccolta. Appena ne aveva l’opportunità, invero, lei gl’inviava una peculiarità della sua corporatura, ben sapendo e cogliendo nel bersaglio l’effetto finale che avrebbe accanitamente attivato e fomentato nei suoi confronti. Lei, infatti, astutamente e scaltramente prima gli aveva donato la mente e successivamente in maniera arguta e sagace il proprio corpo, poiché sapeva che entrambi questi ingredienti insieme sarebbero stati una possente miscela esplosiva per catturarlo, coinvolgerlo, provocarlo e infine incendiarlo a dovere.
“Io sragiono, fremo dalla cupidigia di tastare quella stupefacente mucosa, quei fianchi, quei seni e quelle labbra, nonostante tutto questo però, la smania e la bramosia di lambirti, di squadrarti in viso e di percepire i tuoi lamenti di reale godimento, in quanto mi delizia il capriccio a la fisima di prorogare questa bella estensione fino all’improbabile. Ambirei tantissimo incappare in questo modo, trovarmi in assenza di luce per toccarti delicatamente, per annusarti percependo unicamente con tutti i miei sensi ogni tua individuale e unica essenza, successivamente sorbendo ogni spigolo della tua epidermide”. Leggendo quelle parole, infatti, un turbamento e un intenso brivido si propagava incontrovertibilmente lungo la schiena stampandosi su di essa, dato che non voleva altro che offrirgli tutta sé stessa, pronta a concedere e a esaudire ogni suo desiderio, finché un giorno lui scrivendole brillantemente e vivacemente, sennonché le manifestò:
“Tu m’hai fatto tantissimi regali e meriti d’essere adeguatamente ricompensata. La prossima settimana avrai il mio, spero che sia di tuo gradimento, come io ho ben accettato i tuoi. Io voglio regalarti con tutta franchezza un massaggio rilassante, un’ora di pura distensione a domicilio che compierebbe una persona di mia fiducia. Un uomo che credo ti piacerà” – mentre lei acutamente gli rispose:
“Io eseguirò integralmente le tue decisioni, in quanto tu sai offrirmi incredibili e inattese impressioni, non voglio rifiutare né oppormi in maniera alcuna. Accoglierò interamente i doni senza remore in quanto confido appieno in te. Sono interamente in tuo possesso”. Lui proseguì:
“Ci sono delle regole e queste ultime le faccio io, è bene perciò che tu le sappia sin dall’inizio. Se per qualsiasi motivo, infatti, non vuoi che si proceda, tu gli dirai pacificamente che può bastare così. Lui capirà e si fermerà senza alcuna seccatura. Il massaggio avverrà sul tuo letto, non cambiare le lenzuola, non fare la doccia, puoi lavare solamente le parti intime”.
“Ci sono delle restrizioni, però al presente non mi va di divulgartele, dal momento che dovrai scoprirle tu. Questa è un’autentica sorpresa, in quanto fa parte del gioco e dell’enigma pattuito. Nella peggiore delle ipotesi il regalo si rivelerà soltanto un massaggio rilassante, nella migliore supposizione dovrai scoprirlo tu”. Una richiesta specifica in ultimo da parte mia:
“Dovrai farmi sapere in seguito quanto e che cosa hai realmente sperimentato, quanto hai desiderato e quanto hai avvertito, colto, intuito e sentito, tutto, emozioni e sensazioni comprese. Se non t’opporrai lui andrà fino al termine, fino al confine del percorso che gli è stato consentito, così comprenderai quali restrizioni ha avuto. Non ci saranno altri appuntamenti, perché questa sarà la prima e l’ultima volta”.
“Mi piace l’idea che ci sia qualcuno che si prenda cura di te, che ti passi le mani addosso, che ti senta. Spero che piaccia anche a te il fatto d’essere toccata da un uomo che ti viene spedito a casa, di cui non conosci nulla, ma sapendo che puoi fidarti ciecamente. Da lui saprò come sei, che pelle hai, il tuo profumo, come ti muovi, che cosa fai, che sensazioni provochi, perché muoio dalla voglia di saperlo”.
Quel privato negoziato era sennonché già stato fissato e stabilito con dovizia, visto che l’incontro sarebbe avvenuto il primo giovedì del mese entrante, giacché esattamente dopo una settimana la comunicazione tra loro due si ridusse notevolmente. Lui voleva lasciarla sola per farle vivere quest’attesa come una specie d’ansia, d’euforia, di mistero e di timore, infatti così fu, giacché per tutta la settimana non ebbe che quel pensiero stabile nella testa, quell’accattivante, affascinante e macchinante idea di lasciarsi palpeggiare da un uomo sconosciuto, ma l’amico di lui la intrigava coinvolgendola parecchio. Un massaggio rilassante sì, ma fino a che punto? Quali erano i limiti imposti? Che cosa e quanto l’altro individuo conosceva di loro due?
Apprendere e sapere che tramite quella persona lui avrebbe conosciuto dell’altro di lei, tutto questo l’avvinceva e l’emozionava smisuratamente scompaginandola, scardinandole inevitabilmente l’intelletto. Lui avrebbe scoperto dove abitava, vissuto la sua casa, visto le sue cose e i suoi oggetti, percepito i suoi gusti e fatta perfino amicizia con il suo adorabile e soave gatto bianco. Lentamente e sempre di più, tassello dopo tassello, il coinvolgente e meraviglioso mosaico si sarebbe composto e lui lo avrebbe ammirato in tutte le sue sfaccettature. Il giorno prima del profetico appuntamento lei aveva sistemato accuratamente la casa, perché voleva che tutto fosse in ordine. La sera si era addormentata tardi, per il fatto che si sentiva concitata e alquanto tesa, dal momento che non riusciva a contenere l’esuberanza e l’euforia che si sollevava a ritmi veloci, lasciandola sospesa in un vortice di percezioni e di sensazioni senza fine.
La mattina di giovedì, come programmato, alle dieci il campanello suonò, lei aprì la porta mentre il cuore le batteva forte nel petto. Un uomo sui quarant’anni d’età peraltro di bell’aspetto le comparve davanti sorridendole. Immediatamente si stabilì un clima cordiale e disponibile, sconosciuti sì, ma complici uniti nondimeno da un filo le cui estremità erano però saldamente tenute e coordinate dal mandatario e dall’organizzatore di tutta la situazione. Lui si mise subito a suo agio, si tolse la camicia, indossò una maglietta, si lavò le mani e l’invitò a sdraiarsi sul letto di schiena.
Lui cominciò a massaggiarle flemmaticamente le spalle e la nuca annunciandole che in questo modo iniziava a prendere confidenza con la sua epidermide, estrasse poi dalla borsa un piccolo flacone d’olio per i massaggi all’aroma degli agrumi che rapidamente diffuse il suo profumo inebriante nella stanza. Lui massaggiava abilmente e con perizia le gambe e le cosce, lei abbandonata a quelle magnifiche coccole era rilassata e tranquilla. Al momento la percezione era un trattamento classico e tradizionale, dato che si chiedeva se tale fosse rimasto, o se e quando, avrebbe preso un’altra inaspettata piega.
L’attesa cominciava a stimolarla, lui le fece rimuovere la vestaglia e continuò a massaggiarla, intanto che l’odore dell’olio si faceva sempre più inteso e favoriva l’espandersi e lo svilupparsi dell’ebbrezza. Adesso le mani si posavano sui glutei, la pressione era delicata, ma al tempo stesso audace, in quanto il suo respiro iniziava a farsi affannoso. Ogni volta che lui faceva pressione sulle chiappe, avvertiva spiccatamente la sua fica assai irrorata schiudersi e il piacere irradiarsi su tutta la corporatura provocandole vigorosi tremiti mentre avvertiva il suo respiro diventare costantemente più scarso.
Lei lo sentiva ansimare e deglutire più volte, poiché entrambi erano innegabilmente molto eccitati e quella manipolazione stava sottostando a una strabiliante metamorfosi, trasformandosi fatalmente e irrimediabilmente da classica in puramente e schiettamente erotica. La situazione era al momento intrigante, misteriosa e particolare, le sensazioni erano contrastanti, diffuse e minuziose, impetuose e travolgenti, giacché era così tutto emozionante, magico e provocante. I pensieri s’addossavano sovrapponendosi insanabilmente nella mente, dato che le venne il dubbio che quell’uomo lì accanto fosse in realtà lui stesso, visto che faceva finta d’essere il suo amico.
Questa bizzarra e stramba dislocazione l’eccitava notevolmente, tutto ciò la stimolava e la stuzzicava nel meditare che l’indomani lui avrebbe saputo tutto. Quelle mani addosso le piacevano tanto, allo stesso tempo immaginava che fossero le sue, lui e l’altro, l’altro e lui. Questa lotta, questo sdoppiamento era un gioco appassionante, esaltante e vivace, lui le chiese di girarsi e lei adesso provava uno sfumato imbarazzo, mentre attualmente con il volto scoperto, quasi nuda, lei era completamente esposta e offerta alla sua vista. Gli sguardi sennonché s’incrociarono trasmettendo l’uno all’altra una forte e prorompente carica sensuale, lei alzò il braccio sulla testa coprendo parte del viso e gli occhi per proteggere il suo disagio, lui iniziò a massaggiarle le gambe e poco dopo le sussurrò:
“Queste possiamo anche toglierle, ormai non servono” – sfilandole le mutandine senza trovare alcuna opposizione né resistenza di sorta.
Le mani adesso premevano sul ventre, dal momento che il suo corpo fremeva e sussultava a ogni tocco, lui accarezzava con delicatezza e con vigore il seno, baciava i capezzoli e il calore della sua lingua era come un fuoco ardente sulla pelle. Lei non poteva fare a meno d’emettere piccoli gemiti soffocati e quando lui le sfiorò il pube s’abbandonò senza pudore né remore a quell’intenso e vivo piacere. Lui avvicinò la bocca alle piccole labbra e cominciò a suggerle ininterrottamente con più audacia, proseguì sul clitoride gonfio e pulsante stimolandolo ulteriormente.
Le sue dita intanto penetravano nella fica spostandosi sapientemente, perché ormai lei fuori di senno, sragionava, perché lei captava chiaramente che quell’individuo sconosciuto accanto le stava distribuendo interamente quel fenomenale, inatteso e meraviglioso godimento, mentre lei vagava in modo insperato lascivamente e viziosamente con la fantasia. Lei era trafitta, invasa da poderosi e indescrivibili apici di smisurato piacere finora mai raggiunti, poiché in quell’istante provò un orgasmo energico, intenso e sublime senza precedenti, lui sennonché l’abbracciò con dolcezza riferendole sommessamente:
“Adesso vado in bagno per lavarmi le mani, tu resta così e rilassati”.
Lui ritornò nella stanza, mentre lei era sul letto esausta e l’osservava, lui si sfilò la maglietta, indossò la camicia, la giacca, rassettò il borsello, agguantò il casco e s’avvicinò, baciò frattanto delicatamente sulla bocca bisbigliandole:
“Ci vedremo presto. No, anzi, non so di preciso, chissà”.
{Idraulico anno 1999}