8 maggio
Sono passati due giorni da quando ho masturbato mio nipote. La cosa mi ha notevolmente destabilizzato, non pensavo che avrei provato tali emozioni. In quel momento mi sono sentita soddisfatta e felice di averlo fatto. Come se gli avessi donato un qualcosa, un qualcosa di speciale, un piccolo momento di sua gloria personale che io sua zia ho donato a lui in segno del mio affetto. D’altronde non c’è nulla di male, non è considerabile propriamente incesto e lui sicuramente sarà soddisfattissimo. Per ora non ne abbiamo ancora parlato, siamo rimasti distaccati da quel momento e i rapporti sembrano essersi leggermente congelati. Ora sono preoccupata per come può sentirsi il mio giovane Carlo e per come l’avrà presa. Sicuramente dovrò parlarci e assicurarmi che stia bene. Se dovesse riaccadere? Sicuramente non si accontenterà di una singola sega, ne vorrà delle altre. Ci ho riflettuto a lungo e credo anche di essere pronta a dargliele.
9 maggio
Stamattina Carlo non è andato a scuola e io ho chiamato al lavoro per dire che a causa di un contrattempo, sono dovuta rimanere a casa. Dovevo assolutamente parlargli e vedere come stesse. Dopo aver fatto colazione mi avvicinai a lui. Ero ancora in vestaglia e mio nipote in pigiama, entrambi sul divano. Ho cominciato andando subito al nocciolo della questione, senza troppi giri di parole. Gli ho chiesto cosa ne pensasse di quel che era accaduto appena tre giorni prima. Mi ha sorpreso notevolmente quando mi ha detto che nonostante abbia amato e desiderato quell’istante da così tanto tempo che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ottenerlo, era comunque consapevole che quel gesto non si sarebbe più potuto ripetere. Mi trovato difronte ad un bivio, al contrario delle mie aspettative, Carlo pensava che la sega che con amore gli avevo donato, sarebbe rimasto un evento a se stante, dislocato dalle nostre vite. Ora dovevo scegliere quale strada intraprendere, assecondare la sua teoria di supposizioni logiche oppure rompere quella logica e gettarmi così in una relazione ai limiti dell’incestuosità dove io avrei saziato i giovani furori erotici di mio nipote. Che scegliere tra le due cose? Non era facile per nulla. Ormai però, avevo cominciato una cosa e non sono certo il tipo di donna che comincia una cosa senza portarla a termine o che si tira indietro. Ero e sono responsabile delle mie azioni così decisi di proseguire, ormai avevo cominciato e dovevo continuare, lasciarlo a bocca asciutta non avrebbe risolto nulla rendendo anche inutile il gesto di pochi giorni prima. Senza contare tutte le emozioni scaturite da quella semplice sega. Mi era dannatamente piaciuto farlo e volevo poterlo rifare senza falso moralismo o proibizionismo. Dovevo arrivare fino in fondo. Mi avvicinai a lui e gli parlai con serenità e calma. Gli dissi che d’ora in poi non si sarebbe più dovuto masturbare da solo pensando a me, ma che l’avrei fatto io per lui a patto che la smettesse di farlo da solo con la mia biancheria e di nascosto a qualsiasi ora del giorno. La sua reazione fu normale e prevedibile, era chiaramente felice e prese a baciarmi. Lo calmai e lo feci rilassare dicendogli che avremmo potuto cominciare anche subito, se voleva. Ovviamente accettò di buon grado denudandosi il necessario per permettermi di manovrare meglio il suo fallo. Mi posizionai tra le sue gambe, avevo il cazzo dritto davanti a me ad altezza del mio busto. I miei seni si intravedevano perfettamente dalla scollatura della vestaglia, le mie mani cominciarono a correre lungo le sue gambe fino a quando la mano destra non gli cinse il pene. Cominciai con un lento massaggio che partiva dalla base dell’asta fino a fargli avvolgere la cappella nella sua stessa pelle massaggiandolo con cura e dolcezza. Sapevo che non avrebbe resistito molto conoscendolo, per questo cercai di rallentare il ritmo il più possibile mantenendo comunque una costanza. Sentivo il sangue pulsare lungo tutto il fallo arrapatissimo, come se reclamasse il fatidico momento della sborrata. Il suo fiato si faceva sempre più intenso e il respiro affannoso rompeva il silenzio. Aveva la testa rivolta verso l’alto e gli occhi chiusi mentre io fissavo il lavoro manuale che ero intenta a fare. Era un momento magico che ebbe breve durata, come mi aspettavo. Dopo pochi minuti, proprio quando decisi di incrementare il ritmo il suo cazzo si contrasse in quattro o piccoli spasimi eruttando sperma che andò direttamente a bagnare la mia vestaglia. Continuai a massaggiarlo fino a quando non ebbe terminato di sborrare. Carlo subito si scusò per avermi sporcata la vestaglia. Gli dissi di non preoccuparsi e che queste sono cose che succedono quando si fanno certe cose. Cominciammo così ad essere entrambi più spigliati e confidenti l’uno con l’altra, come se ci fosse una sorta di feeling tra di noi e la cosa mi piaceva.
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