“Il corpo della donnona si offre nudo fremente di voglie…”
Negli ultimi anni di liceo, in estate, consegnavo pizze, per farmi un
po’ di soldini da spendere nelle discoteche della riviera. Detto questo, vi racconto quello che mi è successo.
Quella sera avevo già vagato varie volte per il quartiere con il mio vespino.
Suono all’ennesimo portone, aprono e mi dicono che sono al quarto piano, naturalmente senza ascensore. Solita fortuna.
Finalmente arrivo al quarto piano con le pizze, che non vedo l’ora di consegnare. Tre porte tutte chiuse, e senza indicazione. Altra sfiga. Pazienza devo consegnare . Suono al campanello più vicino.
Qualche secondo, e una voce femminile urla: “Eccomi!”. La porta si spalanca su una donnona attempata, capelli grigi sciolti, con ascellari bianche mutande, con un reggiseno contenitivo del pesante seno. E null’altro addosso. Sicuramente non aspettava un giovincello consegna-pizze. Contrariata, chiede:
“Che vuoi?”
“Ho portato le pizze”
“Hai sbagliato porta, prova da un’altra parte”.
E sparisce, dietro la porta che velocemente richiude.
In quel momento mi accorgo che dietro di me c’è una signora. Elegantemente vestita, se la ride, avendo assistito alla scena.
Finalmente consegno, mi pagano, con resto mancia. Saluto e ridiscendo i quattro piani, ripensando alla donnona in mutande mi convinco del solito: mai una gioia.
I giorni passano, le consegne si susseguono, il vespino galoppa.
Finche una sera arriva l’ordine di una margherita con birra da consegnare intorno alle 22,30. Strano! E’ tardi per le consegne ed è l’orario in cui finiamo. Guardo l’indirizzo, è sulla strada di casa, e mi offro di fare quell’ultima consegna.
Caspiterina, arrivo al palazzo della “smuttandata”. Suono al citofono, una voce femminile m’informa “quarto piano”. Con il fiatone, di fine serata, arrivo, la porta è accostata. Mi sporgo, il minimo, chiedendo se posso entrare. Una voce femminile mi autorizza di lasciare la pizza in cucina e prelevare i soldi.
Fatto. Sto per uscire, quando una donnona spunta nel corridoio. E’ avvolta da un accappatoio bianco, rendendola ancor più grossa e alta di quello che è, mi guarda, mi scruta, faccendoni sentire più piccolo di quello che sono.
La guardo e titubante la informo che la pizza è sul tavolo in cucina.
Lei tenendosi l’accappatoio chiuso, sorride divertita dal mio giovanile imbarazzo.
I secondi passano nell’immobile silenzio. Uno di fronte all’altra.
Da sempre ho sognato, segandomi, di trovarmi di fonte a una splendida donna seminuda. Ma quella è un’altra cosa. E’ grossa, E’ attempata, va oltre la classica milf.
L’accappatoio scivola poco ma sufficiente a lasciar spuntare una tetta.
Lei seria osserva la mia faccia stravolta di fonte a quell’enorme tetta bianca, sovrastata dal bruno e duro capezzolo.
Tette così non le ho mai ne viste ne sognate. Tuttavia il mio pisello scatta e spinge sui leggeri pantaloni. E’ impossibile non notare il bozzo.
L’accappatoio libera anche l’altra tetta, facendo il paio con la prima, mi ritrovo davanti a un enorme burroso seno, molto apprezzato dal mio pisello, che vuol uscire e accarezzare l’inaspettato seno nudo.
Che faccio, scivolo via, allungo le mani, immobile sono frastornato da quelle tette.
Decide lei, accarezzandosi le tette, mi chiede “ti piacciono, le vuoi accarezzare?”
Non rispondo.
Mi prende una mano e se la porta sulla tetta. E’ morbida calda, prendo il capezzolo tra le dita lo stringo leggermente. Mai ho toccato una tetta così grande e disponibile. Sto fremendo della strana inaspettata situazione.
L’accappatoio cade. Il corpo della donnona si offre nudo fremente di voglie. Sotto una gran pancia c’è il cespuglio nero, il nido delle mie fantasticate voglie giovanili.
Non avevo mai visto una donna grande nuda. La mia imbranaggine m’impedisce di far qualcosa.
Ci pensa Lei, slacciandomi i pantaloni, e tirandoli in basso con forza, insieme alle mutande. Il mio amichetto rimbalza e svetta in tutta la sua giovanile inesperienza. Mi ritrovo ridicolmente con i pantaloni arrotolati alle caviglie, la maglietta che copre parzialmente il pisello, gli occhi sbarrati sul grande ciuffo di peli, la mano che accarezza la morbida tetta.
Lei me lo prende in mano e trascinandomi mi guida verso la stanza. sono letteralmente gettato sul lettone.
Sono completamente in sua balia. Senza darmi il tempo di spogliarmi e con pochi complimenti, me lo ritrovo infilato nella sua calda e vogliosa bocca. Lo succhia, lo lecca, lo fa impazzire.
Sto per venire, se ne accorge e si ferma, aspetta e lentamente si siede su di me, facendomi entrare nell’umida enorme fica. Il suo peso mi schiaccia. La sto scopando. O meglio mi sta scopando lei. La sento gemere, le piace, mi piace. Mi sembra di essere il suo giocattolo. E lo sono.
Continua a gemere, mentre m’incita a scoparla. Anche se non posso muovermi sotto il suo volume.
Finalmente si alza, girandosi alla pecorina. Mettendo in mostra l’enorme culone, capisco, le salgo sopra e cerco di arrivare alla figa aperta, gocciolante, vogliosa. Spingo, entro, mi risucchia tutto, urla di piacere, m’incita, lo vuole tutto dentro, l’accontento per quanto posso.
Lei si muove, la assecondo, lui scivola fuori e si ritrova sul fiorellino, tutto lubrificato dagli umori femminili. Sbaglio, spingo ed entro nel suo fiorellino. Un gemito di piacere mi conferma che lo vuole anche lì. Spingo a più non posso. E’ tutto dentro.
La inculo a più non posso, con sua e mia soddisfazione.
Con una mano mi sposta il cazzo nel buco anteriore e mi chiede di farla godere mentre le sborro dentro.
Sembra indemoniata, si dimena, si auto scopa, si maltratta il clitoride, m’incita di non fermarmi, di sborrarli dentro, urla “vengo”. Io non ce la faccio più, con alcune più profondi e violenti colpi mi svuoto dentro di lei.
Finalmente si accascia sul letto, e mi ritrovo spiattellato sul suo gran morbido corpo.
Non so quanto tempo rimaniamo uno sull’altro.
Quando finalmente riprendiamo conoscenza, ci svincoliamo, siamo sudati, infradiciati, spossati.
Ci sorridiamo, soddisfatti per la scopata.
Le parole non servono, parlano i corpi, gli occhi, i dolci baci.
Si nasconde dentro l’accappatoio, mentre mi tiro su le braghe.
Mi accompagna alla porta, e salutandomi con un “la pizza è fredda, meglio così, alla prossima pizza, ciao ragazzo”.
Ridiscendo i quattro piani, con le gambe che ancora vibrano, e la testa è frastornata.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.