“La spingeva con decisione senza preoccuparsi se in bocca avevo spazio a sufficienza…”
Era da molto tempo che smaniavo di andare, per puro gioco,
ad esibirmi nei panni di una prostituta di strada: era una fantasia che desideravo da anni, ma tutto, ripeto, tutto, limitato ad un gioco per farmi salire adrenalina e eccitazione. Spessissimo ho fatto incontri all’aperto, ma sempre in luoghi isolati, in campagna, collina o in qualche cinema; L’idea di farmi vedere da estranei nei panni di una prostituta, sentire reazioni, commenti, mi eccitava da morire. Ma mai ne avevo avuto il coraggio, perché, oltre all’imbarazzo, sapevo che si potevano fare anche incontri spiacevoli con persone invasate e magari pure violente. Ma questo desiderio mi rodeva dentro, e di ciò ne parlavo spesso anche con un amico fidato (Leo) che frequento e conosco gia da tempo; con mia sorpresa, un giorno lui stesso si è offerto di accompagnarmi a fare questa esperienza; io ero abbastanza tranquilla perché, oltre a conoscerlo bene è pure un istruttore di arti marziali quindi…..Il posto dove andare, tra Vicenza e Padova, lo scelse lui, perchè sapeva che c’era un giro discreto ma non una cosa pericolosa e troppo in vista, (proprio come volevo io). Ci trovammo cosi una sera vicino Thiene: indossavo piumino e una tuta sportiva, ma sotto mi ero gia messa autoreggenti fumo velate, mutandina e reggiseno in pizzo neri…..mentre nel borsone tenevo tutto il resto (parrucca, rossetto, orecchini, minigonna, tacco a spillo…..). Mi cambiai nella sua automobile e dopo mezz’ora di strada arrivammo nel posto che conosceva: c’erano ombre un pò dappertutto, un discreto via vai di auto e camion, ma niente di particolarmente allarmante e pericoloso. Leo mi invitò a scendere: io ero incerta, mi ero quasi pentita, ma l’eccitazione di giocare a fare la puttana di strada mi faceva andare a mille il cuore. Leo mi consigliò di non allontanarmi troppo, di stare posata alla sua auto; così feci, ma non per questo passai comunque inosservata, in quanto indossavo una minigonna nera cortissima e superaderente da cui sotto spuntava il pizzo delle autoreggenti e ai piedini un tacco 12. E infatti in pochi minuti si avvicinarono ad abbordarmi a turno alcuni uomini. La cosa mi lusingava ed eccitava anche perché , nonostante si capisse bene che non ero una femminuccia ma una travestita, mi chiedevano prestazioni e tariffario! Ma non me la sentivo, ero bloccata, tanto che qualcuno mi apostrofò dicendomi “Hei, troia, allora ti decidi?? te la tiri….” Il gioco mi piaceva, sia le proposte che gli insulti e il turpiloquio, ma le persone che vedevo non mi convincevano tanto, così quando dissi a Leo che forse era meglio andarsene o spostarsi, improvvisamente mi si accosta un Tir: si abbassa il finestrino e una voce dall’interno fa:
“Ciao sei libera? Quanto vuoi?” Era la prima volta che ricevevo una proposta simile…..ahhh già, mi ero dimenticata che venivo presa per una battona! Tanta era la tensione e l’imbarazzo che non riuscivo a rispondere. Dall’alto della cabina era sporto un ragazzo giovane, molto maschile, viso abbronzato ed un filo di barba scura! Quel ragazzo, a primo impatto, oltre che bello, mi sembrava affidabile e pulito. Ma poichè la paura e la non esperienza mi bloccavano, lui, un pò spazientito ribattè ancora “Mi capisci, parli italiano????” Aveva una voce decisa, con accento profondamente meridionale. Tremavo di eccitazione e paura. “Sì, ti capisce perfettamente” intervenne Leo nel frattempo sceso dall’auto “ma guarda che è una travestita non una donna ed ha pure superato la cinquantina!!!” “Dove è il problema, proprio una trav matura io cercavo! Quanto vuoi insomma?” rispose il ragazzo mentre io ancora imbranata e inebetita stavo zitta; Leo allora, stando al gioco di farmi passare per una vera puttana, gli disse che si sarebbero accordati dopo in base a quello che voleva farmi e alla soddisfazione che potevo dargli “Un accordo lo si trova. Ma tu sei il suo pappone?” disse il ragazzo “No sono solo un amico” rispose Leo. A questo punto il ragazzo scese dal TIR, mi si avvicina invitandomi a salire in cabina; ora lo vedevo bene in piedi: fico, molto maschile, un corpo slanciato e muscoloso da sportivo. Io mi chiedevo che cosa lo poteva attrarre di me, una travestita che, per l’età, poteva essere anche sua madre!!!
“Allora come ti chiami?” mi disse.
“Deborah” risposi.
”Un bel nome, un po’ da troia, che dici? Ti spiace se sarò un po’ volgare?”
“No, anzi!” dissi io
“Comunque piacere. Io sono Gaetano detto Tano, siciliano purosangue” rispose lui.
Stavo prendendo coraggio, ero sbattuta tra eccitazione e paura tanto che, non mi vergogno a dirlo, sentii colare tra le mutandine alcune gocce calde di piscia che mi davano però una sensazione fantastica sul pancino e mi ricordavano i tempi in cui da bambino femminiello, venivo usata da ragazzi più vecchi di me e poi picchiato quando rifiutavo certe prestazioni. Poiché faticavo a salire nel camion a causa della aderenza della gonna e ai tacchi alti, lui appoggiò le mani nel mio culetto spingendomi dentro. “Madonna che culo favoloso che hai!!!! Sai quante donne vorrebbero avere il tuo culo???” disse. La cabina era dotata di ogni confort, c’era persino la macchina del caffè. Tano chiuse le tendine per oscurare la visibilità dall’esterno invitandomi a sfilarmi gonna e camicia; rimasi in autoreggenti, mutandine e reggiseno e tacchi a spillo. .
Si tolse maglione, camicia pantaloni e resto; vidi un cazzo duro e turgido, splendidamente depilato e già scappellato, scuro, pulitissimo e profumatissimo, una goduria!! Mi invitò a prenderlo in mano ed io ubbidiente iniziai a masturbarlo e carezzarlo con maestria, quindi a leccarlo, dando un colpo all’asta l’altro alla cappella poi me lo infilai completamente in bocca. Lo succhiavo e leccavo con passione vera, mentre lui sussurrava parole volgari e molto oscene al mio indirizzo (cosa che mi caricava da pazzi). Glielo leccavo in lungo ed in largo arrivando a succhiare anche la sacca dei testicoli. Ad un certo punto mi fermò dicendomi: “Senti Deborah, io ora devo sborrare subito, non ce la faccio a trattenermi”
“Certo, vieni pure, godi” risposi io, e in quel momento gli parti un fiotto enorme che non finiva più! Mi riverso addosso una quantità enorme di sperma.
“Ti è piaciuto?” gli chiesi
“Minchia se mi è piaciuto, succhi divinamente!” rispose
“Beh allora io vado” dissi cercando di reinfilarmi la gonna.
“Ma che scherzi???Tra 10 minuti sono di nuovo in tiro ed ho voglia di riempirti di nuovo! Rimani qui!” replicò.
“Ma dai, figurati, 10 minuti….fammi ridere….” risposi io anche per provocarlo
“Come no! Non vorrai che a 31anni mi accontenti di una sborrata vero? E poi sei molto eccitante e provocante, una splendida matura vacca succhiacazzi. Massaggiami dai….”
Il suo cazzo era moscio, ma massaggiandolo, incredibilmente, si stava di nuovo indurendo!! Quando il pene si tonificò del tutto nuovamente, arrappato mi si mise a cavalcioni sulla testa e mi ritrovai la sua nerchia in gola. La spingeva con decisione senza preoccuparsi se in bocca avevo spazio a sufficienza. Capii che l’unica soluzione per non avere dei conati era di rilassarmi, respirare e aprire il più possibile la bocca per lasciare che quello scuro bastone entrasse ed uscisse indisturbato. Sentii la cappella scivolarmi giù quindi uscire e poi rientrare. Il cazzo gli diventava sempre più duro e grosso, non riuscivo a contenerlo e lui a stento lo ficcava tutto dentro. Aveva un foga tale, che mi sentivo completamente inerme, squassata e come posseduta: mi scopava la gola in un modo bestiale, il viso era contratto, avevo capito che stava per scoppiare, infatti: “Vengo puttana, ti soffoco vecchia zoccola, ti riempio troione!!” e infatti enormi schizzi mi riempirono la gola ed il resto me lo riversò sul viso.
“Cazzo, mi hai prosciugato, mi sento vuoto!!” disse sfinito.
“Sono contenta di averti soddisfatto!” gli dissi io pulendomi e rivestendomi.
“Ascolta” disse tenendomi la mano “vorrei fare l’amore completo con te! La prossima volta che vengo al Nord col camion vorrei rivederti e scoparti! Se non puoi ospitare e non ti va nel camion, possiamo andare in Motel”
Gli spiegai con calma il mio codice, e cioè che mai lo facevo al primo incontro e che inoltre dovevo essere presa con dolcezza perche delicata, sensibile anche a livello psicologico (gli spiegai le violenze subite nel tempo che mi avevano bloccato).
“Mi dispiace davvero per ciò che hai subito, ma ti assicuro che io sarò paziente, rispettoso dolce e delicatissimo, avrò mille attenzioni” mi disse Tano.
Non gli promisi niente, ma gli lasciai il mio numero di telefono, d’accordo che mi avrebbe chiamato.
Mi stampò in bocca un bacio appassionato, infilandomi nella calza una banconota; gli dissi che non ero una puttana vera, che l’avevo fatto per gioco, ma lui disse che andava bene così.
Da bravo cavaliere mi aiutò a scendere dal camion, dove fuori mi attendeva Leo, eccitato e curioso di sapere come era andata.
DeborahTravesta 20 dicembre 2016
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