Era da tempo che fissavo le chiappe della mia compagna di classe ma mai avrei pensato che chiappe più belle, altro non erano che quelle della mia mamma.
In realtà non so quando fui colpito da questa sindrome delle chiappe d’oro ma ero succube di ogni culo che passava sotto i miei occhi.
Gli amici scherzavano su questo ma io non potevo far altro che guardare ogni culo che mi stava di fronte, a scuola, in strada, mentre ero in macchina’sempre!
Mi sparavo delle gran seghe immaginandomi solo culi delle mie amiche in bella mostra, una accanto all’altra, sul divano di casa mia, in salotto.
Me le immaginavo lì, tutte nude e sorridenti che mettevano i loro culi in mostra, a mò di gara, toccandosi reciprocamente e facendosi scherno l’una con l’altra ma dandomi in pasto i loro sederi all’aria, con quelle labbra vaginali curate, senza peli che parevano sacre, uniche.
Era una giornata di settembre e finalmente le giornate afose erano ultimate, non vedevo l’ora. Mia madre, 40 anni compiuti in agosto, teneva ancora alla tintarella presa al mare e ad ogni scorcio di sole, si metteva in costume e si piazzava sul balcone.
Quello che mi stupiva è che nonostante avessimo molti vicini a dirimpetto, lei se ne sbatteva e mostrava senza alcun timore, le sue curve mozzafiato, con i punti caldi coperti sempre e solo da bikini minuscoli.
Le sue tette erano a forma di pera e mi ha detto che prima di allattarmi, aveva solo una seconda misura mentre, nato io, le si erano ingrossate di una misura in più. Erano sode e stavano su da sole ma a forma di pera che davano un nonsochè in più ai suoi capezzoli mirabolanti.
Il culo era sodo, più grosso di una teen ager, ovvio, ma assai piacente e molto sensuale. Nonostante mi avesse dato alla luce, non aveva preso alcun kilo in più e teneva alla sua linea più di quanto io tenessi alla mia. Non mi ero mai accorto del suo culo o meglio, me ne ero accorto eccome ma mai sotto l’aspetto sensuale’voglio dire’da scopare, ecco.
Il tutto nacque quel giorno di settembre.
Mentre prendeva gli ultimi scorci di quel sole caldo, mi urlò di mettere su l’acqua per la pasta che a breve avremmo mangiato qualcosa. Lasciai giù il libro degli esami di recupero e mi diressi in cucina dove riempii la pentola e preparai anche il pentolino per il sugo. Appena lei terminò di mettersi indosso gli occhiali da sole e disfarsi la coda, mi raggiunse in cucina e mi diede forte un bacio sulla fronte esclamando: . Si strinse talmente forte a me che sentii il suo seno schiacciarsi contro il mio petto ma, lì per lì, non ci feci molto caso e risposi con un gentile e mi rifondai in camera mia.
Quando sentii l’urlo del ‘è prontoooo’ mi lavai le mani e mi diressi in cucina dove ebbi la mia prima debolezza nei confronti di mia madre. Era in piedi, di spalle, con i suoi capelli mossi che gli accarezzavano le spalle, con indosso solo il costume perizomato rosso e il mega bavaglione legato alla schiena per non ungersi con il sugo che stava preparando. Era lì che si ondeggiava canticchiando una canzone e mescolando il sughetto, con quel culo all’aria con i segni dell’abbronzatura del costume di questa estate che, da ciò che si capiva, non era certo un perizoma come quello che aveva indosso ma uno più casto. Quando si girò mi trovò imbambolato a fissarle le chiappe.
risposi con la saliva che andava giù di traverso
Lei mi rispose col suo sorriso sornione e rispose
il pranzo finì abbastanza in fretta perché lei decise di trovare un’amica per uscire e quindi doveva occupare l’unico bagno che avevamo. Io me ne rimasi in stanza a pensare a lei, al suo culo, al suo seno, alla sua bocca che mentre mangiava parlava di cose sconcie’mi pareva una puttanella di bassa lega ma era la mia mammozza a cui tanto volevo bene e non potevo assolutamente pensare a lei come una troia’almeno, non potevo condividere il sogno con nessuno!
Di lì a breve giunse Monia che salutò mia madre e poi si appartò in camera mia.
Mia madre andò via quasi subito e Monia, come al solito, mi saltò addosso e mi prese l’uccello in bocca.
La girai con violenza e inizia a penetrarla. La fottevo con violenza ma poi mi misi a guardare le sue chiappe che andavano avanti e indietro e mi venne in mente il culo di mia madre. Tirai fuori l’uccello, ci sputai sopra e glielo infilai nel culo
senza neanche ascoltarla la stantuffai di violenza sino tirare fuori il pene, girarle la faccia e sborrarle in bocca!
Mamma? Ormai la frase era uscita.
Monia bevve tutto, si ripulì le labbra, si alzò, si sedette a fianco a me pulendosi la fica dagli umori caldi e cercò una spiegazione in modo molto pacato.
Ridendo come pazzi ci mettemmo a fumare questo spinello che fu poi il primo di una lunga serie. Le ore erano passate velocemente e mia madre tornò a casa. Ci sgamò mentre eravamo tutti e due nudi sul letto a fumare come disgraziati. Mi venne un infarto. Io avevo il cazzo completamente teso e Monia stava a gambe aperte massaggiandosi la fica con uno dei miei evidenziatori.
sbottò la mamma
Mai mi sarei aspettato che reagisse così. Credevo mi sparasse con la balestra del suo compagno ma invece si limitò a chiudere la porta e andarsene in bagno.
Monia rise come una pazza e cercò di rivestirsi in fretta per andarsene e così scappò in tutta fretta mentre mia madre era ancora in bagno e salutò dalla porta.
Risi anche io, il fumo aveva fatto la sua bella fetta di sclero totale e multiplo ma l’idea di avere una sorta di complicità con la mia mamma mi faceva impazzire e l’idea del suo ‘complimenti’ mi fece ridere come un matto. Presi i boxer e notai che avevo ormai parte dello sperma essiccato sui peli del pube e alcune tracce di cenere sulla pancia. Entrai in bagno sparato per sedermi sopra il mio comodo bidè ma mi dimenticai che mia madre era lì dentro!
Era seduta sul cesso, con le mutandine giù sino ai piedi nudi. Aveva un romanzo in mano e sulla destra armeggiava nervosamente una sigaretta. I suoi occhiali vennero abbassati, mi guardò attentamente e mi chiese
Io, nudo completamente col cazzo penzolante e le mani occupate dai boxer e dall’asciugamani, balbettai qualcosa del tipo’.
Mi sedetti a occhi sbarrati sul bidèt. Tra me e me mi continuavo a chiedere se stavo avendo delle allucinazioni per via della droga o se era vero tutto ciò. Aprii l’acqua e mi ripetei che era tutta un’allucinazione. Mi lavai bene i coglioni e poi i peli. Mi voltai sicuro di non vedere più mia madre ma invece lei era lì che mi guardava tra le lenti dei suoi occhiali.
Andai, presi tabacco e un po’ di marijuana e feci su un cannolo. Poi, sempre tutto nudo con la testa che pareva una girandola, mi ridiressi in bagno dove mia madre mi attendeva seduta sul bidèt, stavolta con le mutandine rialzate e la maglia un po’ più scollata.
Accese lo spinello, lo fumò con calma guardandomi con sospetto di tanto in tanto e poi mi ordinò di aprire la gambe.
Si mise in ginocchio e si appoggiò con la mano sinistra sull’asse del bagno. Io mi alzai di poco per farci passare la sua mano destra e il mozzicone mentre il mio bigolo era metà duro e metà molle. Le gambe mi tremavano e l’emozione di star con mia madre nel bagno e le canne di prima mi avevano devastato il mio senso di gravità .
Lo gettò dandomi ampia visibilità sulle sue tette sotto la maglia e poi si alzò di poco strusciandomi un seno sul viso per poter tirare l’acqua. Si rimise poi in ginocchio e iniziò a parlarmi appoggiando le mani sulle mie gambe.
Parlando, quella tettona di mia madre, era salita di cm in cm sino ad arrivare al mio pene che era ormai diventato sasso. Iniziò a masturbarmi piano piano sino a perdere il controllo della situazione e degenerando in domande assurde.
Io appoggiai la schiena sull’asse del wc e misi bene in vista il mio uccello. Mia mamma con movimenti un po’ goffi si sistemò sul tappettino rosso del bagno, si tolse le zoccole e avvicinò i suoi piedi al mio cazzo mentre con la punta delle dita mi trastullava i testicoli. Aveva uno smalto rosa e la cosa che più mi faceva impazzire era il fatto che le sue gambe semi aperte, davano ampia visuale alla sua figa, coperta da una mutanda anch’essa rosa. Iniziò a masturbarmi lentamente, sorridendo e passandosi la lingua sulle labbra.
Rallentò il ritmo della sega e stupita spalancò gli occhi
Si alzò in piedi, si girò, si tolse la maglia e la gettò nel cesto della biancheria sporca, poi si mise le mani sui fianchi e iniziò a calarsi le sue mutande rosa, mostrando a me, a suo figlio, il suo splendido culo bicolore. Le chiappe esterne nere e quelle un po’ più vicine alla riga bianche come il latte’per togliersele del tutto rimase con le gambe dritte e lasciò che il mio sguardo si incollasse alle sue natiche d’oro e alla sua vagina ben depilata sotto, come piaceva a me’
Indietreggiò, si appoggiò sui mobili ai lati, aprì leggermente le gambe e si accostò al mio pene dritto cercando di prendere bene la mira. Una volta lasciato il mio membro tra le sue chiappe, lei iniziò a fare su e giù con la schiena, immobilizzando l’asta tra le natiche e formulando così una meravigliosa masturbazione.
Alzai le braccia e inizia a prendere le sue coppe tra le mie mani, accarezzandogliele, palpandogliele e strizzandogliele come non avevo mai fatto con nessuna.
Lei iniziò a lasciarsi andare, ero in pieno possesso diabolico sessuale. Iniziò a gemere e a pregarmi di strusciarmi più forte.
Glielo infilai lentamente sentendola urlare dal piacere. Le tirai i capelli verso di me e inizia a scoparla sempre più forte sino a farle male. Si staccò, si mise a pecora davanti a me’
In quel mentre le mie dita le occupavano il canale vaginale umido ed elastico mentre il suo culo a poco a poco si allargava per far posto alla mia mazza dura.
Venne copiosamente nel giro di pochi minuti. Si staccò dalla presa, si avvicinò al mio cazzo ancora colmo di crema e mi pregò di venirle in bocca!
Non resistei a lungo. Le venni in bocca e mi accasciai a terra, stanco morto.
Ci coprimmo con gli accappatoi e rimanemmo lì sino a tarda notte, addormentati teneramente abbracciati l’uno all’altra.
Da quel giorno scopammo sempre più frequentemente, sino a quando non me ne andai di casa a 24 anni, lasciandola sola in balia del suo compagno Paolo.
Saltuariamente fottiamo solo nei periodi delle vacanze estiva, quando mi viene a trovare a Riva Del Garda dove ormai abito e lavoro.
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