avevi le stesse movenze delle gale di seta, loro lisciavano terra
tu lasciavi il ricordo di ogni tuo passo tra le mie ciglia
tremavi, eri incerta
tenevi gli occhi bassi e toccavi la grazia
temevi il tramonto a piegare le vele, il tocco dell’acqua a logorare le rive
ed era il fuoco di ogni lacinia a vibrarti nell’aria
la tua lingua taceva, la tua bocca restava socchiusa
tu, bambolina d’oriente, mantenuta all’onore, nonostante l’amore
tu, in doloroso silenzio, in consenso con gli occhi
eri il profumo e il richiamo del male, delle mandorle amare, ad infliggermi l’ore
tu immolavi di fascino, d’ingenuità e di sottomissione
tenevi una mano sul ventre e un segreto nel cuore
tu cullavi il bisogno di un nome speciale
tu stillavi l’orrore
di un legame lontano a spezzarmi le vene
tu, bambolina d’oriente, perla di riso, tiravi le amate catene a stringere il fiato
muovevi alle onde del lago
intrecciavi le dita alle corde che amo
e addolcendo i timori lascivi del nudo, mi stremavi innocente con lo stupore perduto
tu con occhi sbarrati, aprivi la voglia, laceravi il tormento
tra le ciocche d’ebano scuro volgevi alla notte
mentre oltre i capelli impregnavi la pelle
emettevi un gemito dolce
con lunghi sospiri rantolavi d’amore
restavi a distanza, godevi guardandoci fare
portavi una mano sul ventre e il viso sconvolto, tu dilatavi lo sguardo
esasperavi del culmine della provocazione
tu in pieno abbandono incupivi d’attesa
aspettavi gli abbracci, soffrivi i supplizi
eppure esitavi
sfuggivi le icone adorate del nero, e negavi, il desiderio che chiama feticcio
tu, bambolina d’oriente, estenuata creatura, imploravi non lasciatemi sola
mentre affioravi al domani, e di fondo alla gola
gemente e dispersa, temeraria eppure non priva d’angoscia
tu scossa, come da invisibile brezza, mostravi la faccia smarrita, sorpresa
da contemplare pallida e sfatta
mentre ti schiaffeggiava la consapevolezza
di essere un animale preso in trappola
tu, bambolina d’oriente, davi la mano, offrivi le labbra
cedevi per ogni morso tra i baci lacrime al cane
tu ripetevi ogni docile volo di foglia testarda
ricordavi che il Vento, quando prende, poi porta
terrore suicida e piacere infinito
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