E’ veramente con grande dedizione ed enorme entusiasmo, che al presente mi muovo spostandomi adorabilmente per le stanze della mia nuova casa alla periferia di Vercelli. La nuova dimora è immersa nel verde, tutta rivestita di sassi con gl’interni accoglienti però a tratti alquanto agresti e rustici, poiché è con un grande fervore e con un indiscusso slancio che ci vivo, essendo diventata effettivamente autonoma e libera con i miei tre gatti che scorrazzano là di fuori e con un bel pappagallo nel salotto che mi sostiene spalleggiandomi con tutta la sua adorabile compagnia.
E’ una sera di fine aprile, per l’occasione piovosa e a tratti serena, in quanto la mia pelle viene scossa da irriconoscibili brividi, questi ultimi infatti notevolmente apprezzati e graditi alla vista accorta, astuta e oculata di Piero. Lui è alto, giovane e atletico con gli occhi chiari e con le sopracciglia delicate, i capelli a spazzola, le labbra da bambino e quelle mani di velluto abbinate a un sorriso conturbante, ma al tempo stesso distensivo e rasserenante che ti cattura. Piero è il geometra e anche l’imprenditore della mia nuova casa, dal momento che è arrivato con la sua jeep color verde scuro tutta coperta di fanghiglia. E’ giunto per consegnarmi il progetto con gli ultimi ritocchi che avevamo stabilito assieme, e mentre srotolava sotto i miei occhi allegri il foglio avvolto in un tubo di plastica rossa, proprio in quel momento io mi sono sciolta annullandomi irrevocabilmente. Io sentivo distintamente la sua voce lontana e mentre in seguito pacatamente lui spiegava i suoi piani, bonariamente io mi soffermavo in quel momento su quel particolare aspetto aggraziato e attraente delle sue sostanziose labbra, giacché volli in seguito volutamente imbrattarmi sporcandomi della loro totale sensualità incombente.
In quella circostanza io allontanai le mani dal suo progetto e gliele collocai volontariamente sul mio seno, mentre rimasi a guardarlo squadrandolo in completo silenzio. In quell’istante, invero, la sua aria assorta e disorientata mi diede l’appropriata e la perfetta carica, tuttavia lui non impiegò molto per comprendere e per considerare mettendo in ultimo in moto le mie capricciose, fantasiose e libidinose intenzioni. Fu sennonché un estremo atto di godimento, un cospicuo e un azzeccato movimento personale e insolito di pura ebbrezza, un’esaltazione, un innalzamento totale dei sensi sul cofano della sua jeep, in quanto ci ritrovammo catapultati insieme in una marea e in un visibilio indiscreto e insistente di passione, giacché il suo sesso di fuoco era diventato compatto e resistente come il ferro battuto, carnoso, grosso, sincero e soprattutto indiscutibilmente e indubbiamente esperto.
Lui era dentro di me, visto che in quel potere di spinte burrascose e d’urti piuttosto convulsi io mi lasciavo interamente e placidamente innaffiare da quella rugiada della sera, in conclusione facendomi cospargere completamente dal suo sperma denso e aromatizzato sulla mia pelosissima e rossiccia famelica fica, proprio come adorava lui, e dai suoi saporiti baci. Era davvero adorabile e deliziosa quella bocca sui miei seni animosi, sul mio collo delicato, dato che mi facevano male, giacché i morsi dell’amore erano un’imprecisabile e un’indeterminabile diversità con tutto il contorno del momento, la poesia dell’atto consumato, per il fatto che in un attimo era come vivere un eccentrico delirio e una follia interiore senza eguali.
In questo modo, invero, senza pensarci attentamente su più di tanto io consacrai, inaugurai e al termine intitolai la mia nuova casa nominandola con dei diversificati e dei vigorosi orgasmi mai provati prima d’allora nella mia vita, e che ci crediate oppure no, le correzioni e le modifiche della casa io volli addirittura intenzionalmente pagarle, anche se successivamente lui stracciò lucidamente l’assegno gettandolo via, visto che non ne volle sapere in alcun modo, eppure per sei mesi come congrua ricompensa e per un adeguato riconoscimento da parte mia naturalmente, lui mi volle scopare con osservanza e con particolare soddisfazione non dico ogni santo giorno, ma per tre volte nell’arco d’una settimana.
Il nostro rapporto alla fine si concluse però accidentalmente e inaspettatamente, senza peraltro nessuna confidenza né intimità alcuna da parte d’entrambi, per il semplice e schietto fatto che rimasero testimoni soltanto i nostri corpi e le nostre bocche, i segni delle nostre mani e il simbolo genuino e puro del nostro ardente e passionale contatto.
Ancora oggi, quando ci ripenso, devo però francamente ammettere e confidare con piena onestà e lucida trasparenza, che è stato un autentico e uno spontaneo assillo, un vero incubo, un pensiero soverchiante e spasmodico, eppure tanto eccitante, esaltante e inebriante, da lasciare ancora in me cementata e incollata pienamente addosso tutta la sua energia e tutta la sua atavica, istintiva e viscerale grinta di maschio.
{Idraulico anno 1999}
Visualizzazioni:
257