Una rara serata fresca, questa. Da doversi coprire con la leggera coperta che solitamente, nella calda stagione, è sempre ripiegata ai piedi del letto.
Tornata a casa dopo la lunghissima ed estenuante giornata, ho a stento la forza di spogliarmi e mettermi sotto il getto tiepido della doccia, per far scivolare via le tensioni.
Dalla finestra entra uno spiffero che mi raggiunge, provocandomi un brivido. Sento i rumori della città assopita; non più sveglia come nelle tipiche serate da spiaggia.
Mi stendo sul letto, e nuda mi lascio avvolgere dal tessuto delicato, ancora per poco fresco. Dovrebbe bastare questo, dopo una giornata faticosa, per star bene’ ma non oggi, non questa sera.
Tu dovresti essere qui.
Abbandono la mente, chiudo un po’ gli occhi.
Il tessuto che mi copre si fa più pesante, immagino il tuo corpo sul mio.
Corpi caldi, uniti, adesi che si cercano, carichi di voglia, il tuo respiro sul lobo si mischia ai miei sospiri, la lingua va a cercare l’incavo del mio collo.
Sento la schiena rilassarsi e il corpo lasciarsi andare a questo pensiero.
Dovresti essere qui, e il tuo petto contro i miei seni.
I capezzoli turgidi vorrebbero essere leccati, succhiati’ invece devono accontentarsi. Li sfioro delicatamente con l’unghia e i polpastrelli.
Porto una, due dita tra le labbra e le succhio avidamente. Se fossi qui, me le toglieresti, per riempirmi la bocca con qualcosa di molto più corposo e desiderabile di due dita esili come le mie. Umide di saliva le lascio scorrere sul corpo, tra i seni; scendono ancora sul ventre soffermandosi sul monte di venere, fino ad incontrare la mia intimità . Umettandole nuovamente sfioro la fessura, immagino il tuo membro a schiuderla. Lo immagino tra le mie mani, mentre lentamente apre e struscia le pieghe del mio sesso, ne scopre gli umori e lubrificato va a massaggiare il clitoride.
Quanto vorrei succhiartelo!
Porto ancora le dita alla bocca, le assaporo e torno a darmi piacere.
La mano sinistra va a palpare il seno, non può smettere di torturare piacevolmente i capezzoli, sai quanto mi piace che tu lo faccia mentre mi prendi.
Dovresti essere qui, su di me, al posto di questa stoffa che ho scostato; la temperatura è decisamente salita.
Il mio inguine cercherebbe il tuo. Il membro, lucido, scivolerebbe in me facilmente: dentro, fuori e ancora dentro; mi avvinghierei a te per venirti incontro col bacino, per essere posseduta fino in fondo e trarne tutto il godimento possibile, mentre le nostre lingue e i nostri gemiti non smetterebbero di fondersi.
Invece, le dita scorrono frenetiche in cerca di un minimo di quel piacere che mi daresti tu, ormai prive di controllo.
Tutto il mio corpo freme. Arrendevole mi abbandono all’ebbrezza dell’ orgasmo… nuda, con le cosce oscenamente aperte e le dita pregne, il cui odore invade l’aria; e con ancora addosso il desiderio di un amplesso solo immaginato.
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