“Stavo per iniziare a spararmi una bella sega quando la porta della camera si aprì…”
All’insaputa di mia madre
Sono stato sempre attratto dalle donne
mature. Non so, forse è il riflesso dell’inconscio desiderio sessuale verso la propria madre indagato da Freud, forse è la voglia non solo infantile di sentirsi protetti da una figura di tipo materno. Sta di fatto che, durante l’adolescenza, ho sempre vagheggiato di fare le mie prime esperienze e di sfogare i miei istinti con donne al di sopra dei quarant’anni, fossero esse le mie zie, le mie professoresse o le amiche di mia madre. Tantissime le seghe che ho dedicato loro, ma, in via di fatto, sono riuscito a scoparmi una di loro una sola volta, la signora Martina, una delle amiche più intime di mia madre.
Martina era una bella signora di quasi cinquant’anni, all’epoca io ne avevo poco meno di venti. Stante la strettissima consuetudine tra lei e mia madre, andavamo piuttosto spesso a trascorrere la serata in casa sua, cenando insieme e attardandoci a giocare a carte. Eravamo in grande confidenza e parlavamo di tutto in grande liberta. Ma da un po’ notavo che, con una insistenza che ad un certo punto diventò un po’ sospetta, Martina faceva scivolare il discorso sulle mie cose intime, mi chiedeva sempre se ero fidanzato o come andava con le ragazze, e che quando mi salutava mi abbracciava con grande calore e mi appioppava baci sonori sulle guance. Me ne tornavo a casa sempre col cazzo inalberato e non riuscivo a prendere sonno se non dopo una bella sega, sognando di scaricarmi dentro la figa di Martina.
Martina e il marito avevano una casetta al mare e ogni tanto invitavano i miei per i fine settimana. Una sera squillò il telefono e andai a rispondere. Era Martina, voleva parlare con mia madre Mirella:
– Buona sera, Martina, che piacere sentirti! Ma mi spiace, mamma è uscita.
– Senti, caro, posso dirlo anche a te. La prossima settimana io volevo andare al mare con Marcello, ma lui lavora e mi secca rinunciarvi. A meno che tua madre non mi faccia compagnia. Se vuoi, puoi venire anche tu, visto che il posto c’è. Però, mi raccomando, fatemi sapere al più presto!
Il giorno dopo mamma chiamò Martina e si misero d’accordo. Mia madre convenne che, per una volta, sarebbero andate da sole, senza i rispettivi mariti. In compenso avrebbero portato me per compagnia. Fui contentissimo della loro decisione e iniziammo subito i preparativi per il viaggio. Il giorno prefissato ci mettemmo di buon’ora in macchina, io al volante, mamma sul sedile posteriore, Marta al mio fianco.
Era la fine di giugno e già era terribilmente caldo. Martina indossava una camicetta bianca leggera ed una gonna verde con spacco laterale che, dal momento che era seduta, le arrivava a malapena al ginocchio. Durante il viaggio non persi occasione di guardare le sue belle gambe e sbirciare, attraverso la camicetta semisbottonata per il gran caldo, il suo bel paio di tette, inguainate da un intrigante reggiseno nero. Spesso i nostri sguardi si incontravano ed io arrossivo leggermente, pensando che lei intuiva benissimo dove stavo guardando.
Dopo un paio d’ore arrivammo a destinazione e iniziammo a portare i bagagli in casa. Era una bella casa, anche se piuttosto piccolina. C’erano due camere, una con un letto matrimoniale e l’altra con un letto singolo. Martina ci offrì la sua camera, ma mamma disse che era meglio che dormissi io sul letto singolo.
Dopo un pranzo veloce, nel primo pomeriggio andammo subito in spiaggia. Quando vidi Martina in due pezzi restai a bocca aperta. Che fica! Alta, capelli castani ondulati, grandi tette, girovita abbastanza stretto, fianchi ampi e gambe lunghe. Certamente non era più giovanissima, ma quel corpo era ancora rigoglioso e suscitava in me folli desideri erotici. Ci sdraiammo a prendere il sole e Martina, guardandomi negli occhi, chiese se qualcuno aveva voglia di spalmarle un po’ di olio abbronzante. Mi parve un chiaro invito, perciò mi alzai e andai verso di lei. Era sdraiata a pancia in sotto con la testa adagiata sugli avambracci. Feci scivolare l’olio dalla bottiglietta sulla schiena di Martina ed iniziai a spalmarlo con le mani. Il contatto con la calda pelle di Martina mi eccitò terribilmente, tanto da dover nascondere in qualche modo la mia erezione. Avevo finito di spalmare l’olio sulla schiena e stavo per rialzarmi, quando Martina mi disse:
– E le gambe? Non vorrai mica che me le scotti. –
Mi riabbassai e misi un po’ di olio sulle gambe. Iniziai a spalmarlo, e notai che Martina aveva allargato le gambe più del necessario e addirittura, con una mano, aveva spostato i bordi del costume all’interno del solco che divide le natiche, in modo da scoprirle quasi del tutto. Dalla posizione in cui mi trovavo avevo una visione privilegiata delle sue parti intime
– Per favore, Giuliano, spargimi l’olio dappertutto –
Non sapevo cosa fare. Ogni volta che mi avvicinavo alle chiappe guadagnavo un po’ di terreno, ma avevo paura a spingermi oltre. Notai che Martina, quando le mie mani strusciavano sulle chiappe, muoveva il bacino a destra e sinistra, in modo tale da far infilare il costume sempre di più nel solco tra le natiche.
– Credo che possa bastare – dissi e mi rialzai.
Il cazzo faceva fatica ad entrare nel costume, perciò mi sdraiai velocemente sull’asciugamano a pancia in sotto. Dopo un’oretta mi alzai e decisi di fare il bagno. C’era pochissima gente ancora in quel periodo e il mare era uno spettacolo.
– Io vado a fare il bagno – annunciai.
Martina si sollevò subito anche lei e, dopo aver inutilmente invitato mia madre a venire in acqua, si mise al mio seguito.
– Sai nuotare? – mi chiese
– Certamente, e tu? –
– Anch’io. Proviamo ad arrivare agli scogli? –
Entrammo in acqua e, dopo esserci abituati alla freschezza dell’acqua, iniziammo a nuotare verso gli scogli. Io arrivai per primo e mi accomodai su uno scoglio. Martina stava per arrivare e iniziò anche lei a salire.
– Per favore, Giuliano, aiutami, ho paura di cadere –
Allungai una mano e cercai di issarla sullo scoglio, ma Martina perse l’equilibrio e cadde in acqua, trascinandomi con lei. In acqua lei si aggrappò a me e restammo abbracciati per un bel po’, sicuramente molto più del necessario.
– Scusami, Giuliano, sono scivolata –
– Non ti preoccupare, non è successo niente –
Altrochè! Era successo, eccome! Il contatto con il suo corpo mi faceva letteralmente impazzire. Sentivo le grandi tette premere contro il mio petto, le sue gambe allacciate al mio bacino e il mio cazzo a contatto diretto con la fica. Rimanemmo in quella posizione per più di qualche secondo, guardandoci negli occhi; poi Martina abbandonò la presa e si riavvicinò agli scogli. Stavolta riuscì a salirvi sopra senza scivolare ed io feci altrettanto. Ci posizionammo nel lato che dà sul mare aperto, opposto alla riva, in uno scoglio abbastanza ampio e riparato. Non c’era nessuno, nè sugli scogli nè in mare. Martina si sdraiò supina sullo scoglio a prendere il sole ed io la imitai.
– E bellissimo prendere il sole qui. Quasi quasi mi metto in topless, tanto non ci vede nessuno.-
Così dicendo si portò le mani dietro la schiena, slacciò il pezzo superiore del costume e lo tirò via, scoprendo le sue magnifiche tette.
– Che te ne pare? – mi chiese sollevandosi sui gomiti e sollevando le tette con le mani
– Bellissimo! bellissimo veramente! – mormorai con un filo di voce
– Dai, non vuoi approfittarne anche tu per denudarti di più? – mi chiese sorridendo.
Diedi un’altra occhiata in giro per controllare se ci fossero occhi indiscreti, ruotai su un fianco ponendomi di fronte a lei e abbassai gli slip, facendo così uscire il cazzo che era ormai completamente eretto.
– Bellissimo! bellissimo veramente! – esclamò Martina, replicando le mie parole e fissando lo sguardo sul mio cazzo.
Senza aggiungere altro si spostò verso me fino a far aderire il suo corpo con il mio. Poggiò le tette sul mio fianco sinistro e scivolò con la testa verso il mio ventre. Quindi con la mano sinistra impugnò il cazzo e cominciò a masturbarmi molto lentamente. Poi avvicinò la bocca e, aprendo leggermente le labbra, vi strusciò sopra la cappella. Ancora qualche secondo, poi, sempre più infoiata, inghiottì il cazzo completamente e diede avvio d un clamoroso pompino.
Ero in estasi, nessuna mi aveva mai succhiato in quel modo. Nel giro di pochi minuti ebbi un orgasmo travolgente, inondandole la gola di sperma. Martina succhiò quasi tutto il mio seme, lasciandone fuoriuscire solo poche gocce, che leccò avidamente con la lingua. Poi, fingendo di imbronciarsi, mi apostrofò scherzosamente:
– Brutto sporcaccione! E’ così che si fa? Ed ora io come faccio? –
– Martina, sei stata eccezionale! Mi hai regalato la più bella sborrata della mia vita! Nessuna me l’ha mai succhiato così!
– Giuliano, sono contenta di averti deliziato. Cosa può desiderare una vecchia come me più di un complimento di un giovanotto come te? Ci pensi? Potrei essere tua madre. –
Scoppiammo in una risata e ci abbracciammo. Il corpo caldo e maturo di Martina era per me fonte inesauribile di eccitazione. Le carezzai le tette e avvicinai la lingua ai capezzoli, leccando e succhiando ora l’uno ora l’altro. Martina sospirava:
– Ah sì . . . così . . . succhia! –
Con la mano destra intanto ero sceso tra le sue gambe e accarezzavo la fica coperta dal tessuto degli slip. Ma un rumore improvviso ci fece sobbalzare e istintivamente Martina si coprì le tette con le mani. Io rimisi a posto il costume e mi allontanai da Martina. Qualcuno stava arrampicandosi sugli scogli. Rimanemmo in attesa e vedemmo un ragazzino spuntare da dietro gli scogli. Peccato! Il nostro bel momento di intimità era finito, per lo meno in quel momento.
– Torniamo a riva, Mirella potrebbe preoccuparsi –
Ci rituffammo in mare e nuotammo verso la spiaggia. Era quasi sera quando rincasammo. Spesso i nostri sguardi si incontravano e ci fissavamo intensamente. Dopo una bella cenetta andammo in balcone a goderci il fresco. Tra una chiacchiera e l’altra arrivammo quasi a mezzanotte
– Ma non andiamo a dormire? – domandò mia madre.
– Beh, penso proprio che sia ora – rispose Martina.
– Io resto qui ancora un po’ – aggiunsi guardando Martina e sorridendo.
Sentii le donne parlottare tra loro mentre si preparavano per la notte, poi la luce si spense e la casa piombò nel silenzio. Dopo pochi minuti andai a letto anch’io, ma non riuscii a dormire e, ripensando a quel che era successo quel pomeriggio al mare, il cazzo si rizzò imperioso. Stavo per iniziare a spararmi una bella sega quando la porta della camera si aprì. Nella penombra vidi Martina entrare, richiudere silenziosamente la porta alle sue spalle e avvicinarsi al mio letto.
– Martina! –
– Ssshhh . . . silenzio! –
Piegò il ginocchio destro e lo poggiò sul letto. Con la mano destra iniziò a carezzarmi il petto e scese piano piano verso il cazzo, che era già in piena erezione. Io allungai una mano e le accarezzai la coscia sinistra risalendo lentamente verso il culo. Martina indossava una camicia da notte che le arrivava a metà coscia. Infilai la mano sotto la camicia da notte e raggiunsi la chiappa sinistra. Aveva una pelle calda e vellutata.
– Aspetta, mi tolgo le mutande –
Senza abbandonare il cazzo, Martina si sfilò le mutande con la mano libera abbassandole fino alle caviglie e le lasciò in terra. Io ripresi le mie carezze al suo splendido culo, stavolta libero dalle mutande. Aveva una pelle liscia e vellutata, sensibilissima al tatto. Spostai la mano verso l’interno delle cosce e finalmente toccai i peli della fica. Erano intrisi di umori, segno che anche Martina era eccitatissima. Quando arrivai alle grandi labbra Martina emise un lungo sospiro e iniziò a muovere lentamente il bacino. La penetrai delicatamente con il medio e iniziai a masturbarla.
– No, fermo, voglio scopare! –
Salì sopra di me a gambe divaricate e, guidando il cazzo nella fica, si mise a sedere sopra al mio bacino. Aveva una fica calda ed accogliente, con le pareti estremamente lubrificate che facilitarono enormemente la penetrazione
– Mmmhhh . . . che bello!!! –
Iniziò a muoversi sopra il mio cazzo. Intanto io avevo abbassato le spalline della sua camicia da notte e le avevo scoperto le tette. Martina faceva su e già a stantuffo e io mi riempivo le mani con le sue grandi tette. Il ritmo aumentò fino a diventare velocissimo. Poi Martina si abbassò verso me, mi abbracciò e, mordendosi le labbra per non urlare, emise dei grugniti di piacere, segno che stava per arrivare all’orgasmo. Difatti dopo qualche istante si irrigidì e incollò la sua bocca sulla mia. Quasi contemporaneamente anche io esplosi in un orgasmo sconquassante, annaffiandole la fica con abbondanti quantità di sperma.
Rimanemmo avvinghiati in quel modo fino a quando iniziò la fase calante dell’orgasmo. Martina scivolò via da me e si adagiò al mio fianco
– Ah, che bella scopata! . . . grazie davvero, Giuliano –
– Martina, perché mi ringrazi? Non avrei mai creduto di scopare e far godere una signora come te.-
Martina mi baciò appassionatamente sulla bocca e poi, stringendo il cazzo moscio tra le dita, disse:
– Credo che questo signorino mi farà divertire questa settimana. Facciamo però in modo che Mirella non si accorga di nulla. Ora torno di là. Non vorrei che si sveglia e si insospettisce. Buonanotte! –
Mi baciò ancora una volta sulla bocca, si alzò, si rimise a posto la camicia da notte e si abbassò per raccogliere le mutande. Io ne approfittai e le infilai il dito indice nella fica ancora umida. Lei si lasciò scappare un ultimo sospiro e poi sgattaiolò fuori della stanza.
Avevamo fatto tutto questo all’insaputa di mia madre, che dormiva placidamente nella stanza accanto e che certo non poteva immaginare neppure lontanamente che suo figlio aveva appena finito di scopare con la sua amica del cuore.
Purtroppo i giorni successivi furono un tormento, la voglia era tanta ma le circostanze non ci furono propizie, ci cercavamo continuamente ma mia madre era letteralmente incollata alla sua amica. Cominciavo a dar segni di insofferenza. Martina mi raccomandava di avere pazienza e di non fare sciocchezze. Ma i giorni passavano tra sguardi e strusciate che mi accendevano il desiderio, ma mi lasciavano addosso una insoddisfazione ed una inquietitudine infinite. Peraltro quella troia di Martina mi sembrava godesse a vedermi infoiato.
Arrivò l’ultimo giorno della vacanza. In spiaggia non ero riuscito a restare da solo con Martina; tornati a casa, dopo un fugace pranzo, cominciarono subito le operazioni propedeutiche al nostro rientro. Disperato decisi di tentare il tutto per tutto, senza badare troppo al rischio di provocare un clamoroso pasticcio.
Le due donne si davano da fare per le pulizie della casa e per la preparazione dei bagagli; incrociai Martina nel piccolo corridoio della zona notte e, come un invasato, l’aggredii da dietro abbrancandola per le tette e stampandogli il mio cazzo imbizzarrito contro le sue chiappe. Il contatto era sensibilissimo, dato che io ero in boxer e Martina aveva addosso solo un grembiulone. Si sentiva benissimo che sotto era nuda.
– Giuliano, ma sei impazzito?! – protestò lei sforzandosi di tenere bassa la voce – tua madre è di là …. vuoi che ci scopra?
– Non me ne frega un cazzo! – risposi incazzato – non ce la faccio più! il cazzo mi scoppia!!!
– Anch’io ho voglia, tesoro, abbi pazienza …. quando torniamo a casa, mi vieni a trovare un pomeriggio e ….
Martina tentava di divincolarsi, ma io la tenevo stretta, le stringevo forte le mammelle e avevo cominciato a pistonarle il culo.
– Non ce la faccio, cazzo! Stai ferma un minuto, ho bisogno di sfogarmi!
Martina era davvero terrorizzata che mia madre ci potesse scoprire, ansava, si agitava, mi implorava:
– Ti prego, Giuliano, calmati un attimo, ragiona!
La mia era una follia, ma ormai mi ero lanciato, non mi sarei fermato per nulla al mondo. Senza allentare la pressione su di lei le sollevai fulmineamente il grembiulone scoprendole le sue belle chiappone, mi abbassai il boxer e indirizzai subito il mio uccello inturgidito giusto in mezzo, verso il buco del culo.
Colte al volo le mie intenzioni, Martina aumentò l’affanno e si irrigidì ulteriormente rendendomi più difficile penetrarla in culo. Continuai a premere per entrarle dentro lo sfintere, ma la voglia accumulata era tanta che la sborra mi ribolliva nei coglioni.
Intanto dalla zona giorno arrivava la voce di mia madre:
– Martina, ma dove ti sei cacciata? Su, è tardi, dobbiamo finire di sistemare la cucina.
Martina, con la voce un po’ affannata, le rispose ad alta voce:
– Sì, solo un momento, Mirella … vengo!
– Sììì …. vengooo!!!
Ora ero io che glielo ripetevo a bassa voce a Martina, mentre le scaricavo in mezzo alle chiappe una sborrata memorabile che le colò lungo le cosce e finì in parte per terra.
Allentai la presa, Martina si raddrizzò e si rassettò alla meglio, poi, guardando la chiazza oleosa sul pavimento, mi lanciò un’occhiata severissima e gridò a mia madre:
– Mirella, arrivo … fammi finire di asciugare qui nel corridoio e sono da te.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.