Grazie a tutti
Kal
PS: i racconti che scrivo sono puramente frutto della mia immaginazione, quindi nessuno dei fatti è reale.
Era inizio luglio e la scuola era finita già da un tempo; dopo cinque anni di duro studio ero riuscito a prendere il diploma e finalmente cominciavo a godermi la ritrovata pace e ad agognare le imminenti ferie sull’isola di Malta.
L’unico problema in quel idilliaco momento era (come per la maggior parte dei diciannovenni) l’assenza costante di soldi; per questo già da metà giugno avevo cominciato a lavorare in una pizzeria come tutto fare, facevo il pizzaiolo, cameriere, fattorino ecc. insomma tutto quello che serviva per guadagnare qualcosa.
Quella sera finii di lavorare prima del previsto, (intorno alle 21:00) dopo tanti giorni di intenso lavoro il mio capo aveva deciso di premiarmi con qualche serata di licenza e in effetti ne avevo estremamente bisogno, l’unica cosa che volevo in quel momento era buttarmi sul letto e dormire il più possibile.
Uscii quindi dal locale, accesi il cellulare e dopo aver inserito il pin mi arrivò subito un messaggio, era del mio amico Alessandro, mi scriveva :
-Hey bello, quando stacchi passa da me che ci beviamo una cosa- inviato alle 17:45
“va beh dai, sono stanco ma una birretta me la bevo volentieri” pensai
-Va bene, oggi ho finito prima, sto arrivando- scrissi, ormai era una prassi, ogni sera alla fine del turno ci trovavamo nel suo cortile a bere e prenderci in giro.
Salii quindi sul mio vecchio motorino e mi diressi verso casa sua.
L’aria fresca mi scivolava sul volto e cancellava pian piano dalle mie membra la stanchezza accumulata; mentre assaporavo quel breve momento di libertà nella mia mente cominciarono a riaffiorare vari ricordi di Alessandro.
Conobbi quel ragazzo quando ancora frequentavo la scuola primaria e subito tra noi si creò una chimica particolare, facevamo tutto assieme, insomma, eravamo migliori amici; talmente amici che i nostri genitori decisero di iscriverci nella stessa scuola calcio.
Alle superiori il nostro rapporto si incrinò leggermente, Alessandro infatti conclusa la scuola dell’obbligo decise di ritirarsi e cominciare a lavorare con suo padre nel negozio di famiglia; in quel periodo cominciammo a vederci meno, rimanendo pure sempre in contatto.
Nello stesso periodo inoltre il nostro sviluppo ormonale cominciò a palesarsi, beh più precisamente il suo, in breve tempo cambiò timbro vocale e cominciò a crescere a dismisura, in confronto a lui (un metro e ottanta magro, fisicato e biondo) io (un metro e settanta magro ma con troppa peluria) sembravo un hobbit mal riuscito, insomma eravamo la coppia di amici più stana in assoluto. Inoltre, sarà stato il contesto lavorativo o il precoce sviluppo, cominciò a criticarmi pesantemente per beh, tutto, ma in primis per la mia scarsa dotazione, infatti che fossimo in spiaggia o nelle docce dopo allenamento, continuava a vantarsi di quanto il suo arnese fosse grande e quanto, il mio in confronto fosse un pisellino findus.
Alessandro insomma era uno stronzo, ma sapeva essere anche un buon amica a modo suo e per questo continuava a sopportarlo.
Mi ripresi da tali pensieri proprio quando svoltai nella stradina che portava a casa sua, parcheggia appena fuori dal cancello e suonai il campanello :
-Si chi è ?- rispose sua madre al citofono
-Sono Nicolò , Alessandro mi ha detto di passare-
-Ciao, aspetta che esco- concluse riagganciando
Dopo pochi secondi sua madre aprì la porta e si incamminò nel vialetto, lei era una donna slanciata con lunghi capelli biondi e anche se le sue curve non erano molto pronunciate risultava molto sexy.
-Ciao come stai ?, scusa ma Alessandro non è ancora tornato- disse appoggiandosi con le braccia sul cancelletto d’ingresso
-Ciao, bene bene dai, oggi ho finito prima e mi aveva detto di passare- sua madre fece una smorfia col naso
-Quel ragazzo è sempre in giro- disse aggrottando le sopracciglia
-Esce quasi tutte le sere e di solito torna verso le 10:00/10:30, se vuoi puoi aspettarlo qui-
-Non importa dai, sono stanco morto, vado direttamente a casa- dissi mimando uno sbadiglio con la mano
-Gli dirò che sei passato allora- rispose sorridendo
-Grazie mille, comunque gli scriverò più tardi per chiedergli se domani sera è libero-
-Perfetto dai, così magari rimanete qui in giardino senza uscire, perché davvero, non so cosa combini ultimamente-
-Beh magari si è trovato una ragazza- dissi per sdrammatizzare
-Beh lo spero anch’io ahaha- rispose ridendo e aggiunse
-Dai sarai stanco, non ti voglio rubare altro tempo-
-Va bene dai, scappo allora ciaooo- dissi cominciando a indietreggiare verso lo scooter
-Ci vediamo, saluta i tuoi da parte mia, ciao-
-Sarà fatto-
-Grazie!- disse alzando la mano per salutarmi ancora, ricambia il gesto e partii a razzo verso casa.
Arrivai a casa pochi minuti dopo e già dalla strada notai che qualcosa non andava, le serrande erano alzate ma all’interno nessuna luce era accesa. Aprii il portone del garage e parcheggiai il motorino nel posto auto di mio padre che in quei giorni si trovava a Milano per un meeting, chiusi tutto e dalla porta interna entrai in casa.
Appena entrato fui assalito da un buio surreale, l’unica luce proveniva dai lampioni della strada che gettava sulla mobilia un’ombra grottesca, mille pensieri mi assalirono in quel momento, uno in particolare però mi gettava nell’ansia.
“magari è entrato qualcuno in casa” pensai sbiancando, era strano infatti che mia madre non fosse li in giro intenta nelle faccende, oppure al telefono con qualche amica a lamentarsi del lavoro.
Mi tolsi le scarpe e passo felino cominciai a fare il giro della casa, passai in rassegna il salotto e la cucina, non trovando niente di anomalo; mi diressi quindi verso le camere da letto e li superato l’angolo del corridoio vidi una luce provenire dalla stanza dei miei genitori.
La porta della stanza era spalancata e da li dentro udii uscire strani rumori, anzi gemiti.
Attento a non fare alcun rumore mi incamminai lentamente nel lungo corridoio; più mi avvicinava a quella stanza e più quei rumori si intensificavano, diventando quasi animaleschi.
Giunto sulla soglia mi affacciai leggermente in modo da poter vedere cosa si stava consumando li dentro, sbiancai.
Il letto era posto orizzontalmente alla porta e su di esso vidi mia madre, a novanta, era quasi completamente distesa, solamente il suo sedere rimaneva alto, il suo viso era completamente sprofondato tra i cuscini e le gambe sporgevano dal materasso. Dietro di lei, in piedi, con le mani che le cingevano i fianchi e il pene che la penetrava vidi Alessandro.
In quel momento mi bloccai, paralizzato da quella vista, il mio migliore amico, era li, stava scopando con mia madre.
Per molti anni aveva fatto numerosi apprezzamenti su di lei, ma non ci avevo dato molto peso, ma ora vedendoli così, una montagna di uomo che con il suo grande pene provoca piacere a una piccola, magra ma formosa donna, mi riportò alla mente tutto, le battutine sulla sua grande dotazione e il continuo ostentare il suo fisico da adone di fronte a lei erano una tattica; una tattica per conquistare mia madre.
Sbigottito da quello a cui stavo assistendo caddi in ginocchio facendo un leggere tonfo sul freddo marmo, non sentii il dolore ma vidi il volto di Alessandro voltarsi e guardarmi.
Mi guardò dritto negli occhi e sul suo viso si disegnò un sorriso di esaltazione, con quello sguardo mi stava dicendo, “guarda cosa sto facendo a tua madre, guarda quanto le piace”, e io guardavo, non riuscivo a distogliere gli occhi.
Dopo avermi squadrato da testa a piedi si voltò e cominciò a guardare la schiena di mia madre che dopo ogni suo singolo movimento si inarcava sempre di più, i suoi gemiti cominciarono a farsi sempre più forti e le sue mani strinsero le lenzuola. Un forte gemito gutturale proruppe dalla sua bocca ancora incavata tra i cuscini e le sue ginocchia scivolarono, lasciandola distesa e tremante, in preda a un orgasmo animalesco.
Alessandro rimase per qualche secondo in piedi guardando quello spettacolo, il suo pene era pulsante e bramava ancora mia madre.
Le prese le gambe e la girò di forza, ora il suo volto era ben visibile, i lunghi capelli castani le ricoprivano il petto e il seno, lui li scostò e scoprì la sua terza misura, con la stessa mano le afferrò un capezzolo e dopo averlo strizzato le disse :
-Guardami quando ti scopo- proruppe con voce roca
-Si va bene- rispose lei con voce languida
-Dimmi, vuoi che ti faccia godere ancora- lo sguardo Alessandro appariva quasi trasformato da quell’impeto di lussuria
-Si ti prego, scopami ancora, mettimi dentro quel tuo grande cazzo- disse allungando la mano cercando di afferrarlo, Alessandro le prese la mano e la aiutò a prenderlo; nel momento esatto in cui mia madre lo posizionò lui con un unico colpo di reni glielo infilò tutto.
Vidi la schiena di mia madre inarcarsi e emettere un gemito forte e acuto.
Alla vista di tanta perdizione qualcosa dentro di me si ruppe, sapevo che non avrei mai più guardato mia madre con gli sessi occhi, non sarebbe stata più quella donna affettuosa e gentile di prima, ora per me era una lussuriosa schiva della passione.
Mentre l’atto peccaminoso continuava a protrarsi, non so perché ma, alla vista di mia madre li, indifesa, mentre il mio migliore amico le faceva provare tutto quel piacere, anch’io quasi involontariamente, cominciai a provare un senso perverso e spasmodico di eccitazione.
Mentre il mio pene cominciava a crescere nella mia mano ormai insinuata nelle mutande, vidi disegnarsi sul volto di Alessandro un espressione contratta e aggrottata.
-Sto per venire- proruppe con respiro affannato
-Vienimi addosso- disse mia madre gemendo
Vidi Alessandro spingerle il pene totalmente dentro, il suo sguardo si contraeva sempre di più in quella smorfia di piacere.
-COME PREGO ?!!!- urlo e mia madre con le gambe che le tremavano e la voce rotta dall’ennesimo orgasmo urlo :
-TI PREGO VIENIMI ADDOSSO !!!-
Nell’udire quelle parole Alessandro estrasse il pene e dopo aver dato due veloci colpi di mano proruppe in uno lungo e denso spruzzo di sperma, tutto quel godimento ricadde sul corpo nudo di mia madre che lo accolse con un sonoro mugolo di approvazione.
Lui le prese la mano e la trasse a se, le afferrò il volto e le diede un appassionato bacio, quando si staccarono un filo di saliva ancora collegava le due bocce, ancora uniti da quella connessione Alessandro le afferrò il collo e con voce ferma le disse
-ora perché non me lo pulisci-
-certo- disse mia madre sogghignando
Allora si abbassò e prese quel grande cazzo in bocca, lo succhiò, lo baciò e poi con delle lunghe e rudi leccate pulì completamente l’asta.
Mentre mia madre continuava a succhiare quel cazzo che tanto bramava Alessandro si girò verso di me, ero ancora nella stessa posizione in cui mi aveva lasciato, a parte la mano nei pantaloni; sorrise nel vedere quella scena, poi con la testa mi fece cenno di andarmene perché presto avrebbero concluso.
In velocità, con le gambe che mi tremavano mi alzai, diedi un ultima occhiata nella stanza e poi corsi in salotto. Mentre me ne stavo andando sentii Alessandro dire un ultima cosa:
-Dai basta così per oggi, ci vediamo domani, ok?-
-Si, va bene – rispose
-Ho qualche nuova idea-
-Allora non vedo l’ora- sentii mia madre dire con voce languida
Nel sentirli rivestirsi andai nel garage e facendo il minor rumore possibile presi il motorino e uscii in strada, pochi minuti dopo vidi le luci dell’entrata accendersi e Alessandro uscire dalla porta.
Mi vide, li seduto sullo scooter e si avvicinò, mi guardò negli occhi e disse :
-Beh, meglio se andiamo a berci qualcosa, ho tante cosa da spiegarti-
Lo guardai fisso, avrei voluto mandarlo a quel paese ma, anche lui sapeva che quello che avevo visto mi era piaciuto, gli feci quindi cenno di salire, indossò quindi il casco di scorta e partimmo verso il centro.
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Aggiunto: 3 anni fa
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