“Io ero soddisfatto, tutte le contadine della mia terra erano a mia disposizione mentre i loro uomini non potevano far niente per ostacolarmi e, a volte, …”
Bella la vita in quest’anno del signore 1752
Accompagnato dai miei genitori
faccio il mio ingresso nella cappella di famiglia per assistere alla santa messa.
La nostra è una posizione naturalmente sopraelevata: un balcone che domina tutto il tempio ed a cui possiamo accedere solo noi della famiglia.
Da sempre sono stato abituato a dire qui le mie devozioni per affidare la mia anima a Chi + più potente di noi, ma oggi c’è qualche cosa di strano
Mentre sono in mezzo, tra il mio sig. padre e la mia sig.ra madre, anche se i miei fratelli sono in religioso silenzio sono distratto.
Mi accorgo che non me ne frega niente di quello che sta blaterando e facendo don Fortunato, il sacerdote di famiglia.
Molto più interessanti sono le contadine che assistono alla Santa Messa sotto di noi e che io, dalla mia posizione posso vedere in tutta la loro essenza.
La, tutta a sinistra, c’è la Franca, una vecchietta rimasta vedova da poco che continua a biascicare il Rosario (durante la Messa? Bah, affari suoi).
Sulla sinistra invece riconosco a balia, i cui seni giunonici mi hanno fornito il primo nutrimento. A fianco a lei una schiera di marmocchi tutti in scala.
Per produrre latte ogni tanto devi fare in cucciolo e lei è riuscita ad alimentare tutta la famiglia. Tutti noi fratelli dobbiamo ringraziare il suo latte se siamo riusciti a raggiungere l’età dello svezzamento.
La guardo e mi perdo un attimo nei ricordi.
Solo la settimana scorsa l’ho incrociata in un corridoio
“Tata giusto te cercavo”
“Ai suoi ordini signorino”
“Seguimi” e la conduco in una stanza normalmente inutilizzata e trascurata persino dalla servitù
Qui giunto chiudo la porta poi le indico il divanetto facendola sedere, mi avvicino a lei e cerco di aprirle la blusa
“Ma cosa fa signorino?” protesta
“Stai li ferma, ho nostalgia delle tue tette e voglio vuotartele” ribatto
“Tutto suo padre” Brontola e apre le gambe sotto la lunga gonna
“Vuoi anche tu sditalinarmi mentre ciucci? Però ti prego, vuotami solo una tetta. Se il Marchese tuo padre mi convoca non posso lasciarlo con la bocca asciutta”
Mi ha spalancato un mondo-
Mentre le ciuccio tutto il contenuto di quella coppa allungo la mano, come involontariamente suggeritomi su quella vecchia fregna e, per la prima volta, tocco un organo femminile. A 16 anni l’ormone esplode.
Mi rendo conto di non essere poi tanto diverso dai conigli della nostra conigliera, ma quella vecchia figa mi fa schifo. Se piace al mio sig pare si accomodi pure, io a 16 anni voglio roba più fresca anche se apprezzo ancora tutto quel bel latte fresco
Torno un istante in me; i sacerdote sta alzando l’ostia al cielo ed io, tra yutti i presenti inginocchiati, noto Tonio, uno dei nostri contadini fresco sposo ed alla sua altezza, appena oltre il corridoio che divide gli uomini dalle donne, Maria sua moglie. Mi viene un’idea. Dopo la messa la metterò in pratica
Finalmente quella noia è finita.
Tutti abbandoniamo l’edificio ma prima di essere veramente libero, ho un appuntamento con l’istruttore di scherma
Il mio sig padre è severissimo su questo punto. A tempo debito io sarò Marchese ed un nobiluomo deve saper maneggiare alla perfezione un’arma per difendere il suo onore.
Mi libero solo verso mezzogiorno e finalmente posso dirigermi alle abitazioni dei contadini: so dove abita Tonio.
Entro: i due sposi sono a tavola. Un desco spartano, chissà perché non mangiano meglio
Tonio si alza “posso fare qualcosa per lei signorino?”
“Si “ rispondo “Prendi la tua sedia, mettila laggiù, siediti e resta zitto”
Con un rapido movimento del braccio libero il tavolo da quella poche cose poi mi rivolgo a Maria e comincio a spogliarla.
Lei cerca di divincolarsi, lui protesta “Ma cosa fa signorino?”
“Hai qualche cosa in contrario?” ringhio
“No. No per carità , faccia pure” bela
E così gli chiavo la moglie sotto i suoi occhi. È la prima volta che scopo, pochi secondi ed ho già finito ma non so ancora che si può fare molto meglio. Mi tolgo, mi ricompongo ed esco. Noto delle lacrime negli occhi dell’uomo-
Vado a zonzo per un paio d’ore, poi rientro e scopro che il mio sig padre mi ha convocato
Lo raggiungo al salone principale e lui subito fa cenno ad un servo che introduce Tonio e sua moglie
“Tonio è venuto a lamentarsi perché sembra che tu gli abbia violentato la moglie” mi dice
“Violentato” Una scopatina direi visto quanto è durata. Passavo di li ed ho pensato di onorarli della mia attenzione sig padre, tutto li” mi difesi
“mmmm questo mi pare grave” ribatte “Una scopatina dici? E quanto sarebbe durata questa scopatina?”
“Non più di 10 secondi sig padre”
“Come pensavo” rispose “Bene sono pronto ad emettere la mia sentenza e purtroppo ti devo condannare”
Con la coda dell’occhio vedevo Tonio che gongolava
“Tonio viene nominato difensore di sua moglie e come tale dovrà difenderla da qualsiasi malintenzionato quando la accompagnerà qui tutte le sere e la riaccompagnerà a casa tutte le mattine. Nell’attesa potrà dormire su una sedia davanti alla porta di mio figlio..
Maria avrà il ruolo di insegnante e dovrà premurarsi che tu apprenda bene come si scopa una donna. All’uopo verrà qui tutte le sere e si infilerà nel tuo letto fino al mattino. A lei il potere di stabilire quando terminerà la tua punizione che non potrà , in ogni caso essere inferiore al mese.
Quanto a te dovrai impegnarti al massimo per farla godere. Solo se imparerai come si fa a correttamente copulare la tua punizione avrà termine e questo termine sarà certificato proprio da Maria
La sentenza è data” poi sottovoce rivolgendosi a me “Perdonami figlio ma non potevo fare diversamente. Magari ora non vi dai importanza ma scopare una donna in modo che sia per lei soddisfacente è molto importante , ti condanno per il tuo bene” e mi strizzò un occhio
La sentenza aveva soddisfatto tutti: Tonio perché aveva viste accolte le sue rimostranze ed aveva ricevuto un incarico che comportava il titolo di DIFENSORE come risarcimento, Maria perché era stata riconosciuta come persona ed addirittura aveva ottenuto potere su di me, ed io che, da quella sera, avrei comunque avuto una bella manza tra le mie lenzuola con l’imposizione tassativa di scoparla.
Mio padre era proprio un genio dovevo riconoscerlo
Il tempo passa inesorabile e, dopo un paio di mesi, Maria certificò finalmente la mia idoneità smettendo di venire regolarmente da me.
Tonio, l’ultimo giorno, mi apostrofò trionfante “Mi perdoni signorino, ma le è stato bene. Qualcuno doveva insegnarle ed il sig Marchese ha fatto una condanna perfetta “ poi prese per un braccio sua moglie e se la riportò a casa
Maria era incinta: aveva deklle nausee mattutine me non gli dava molta importanza. Oramai ci davamo del tu “Ora hai imparato ed il mio compito qui è finito “ mi disse “ma sei e resti il padroncino. Se avrai voglia di qualche scopata, in futuro, chiamami, verrò volentieri da te, il mio compito è quello di alleviarti la tensione ma sono solo una contadina ignorante e questo è l’unico modo che conosco” poi raggiunse il cornuto felice e si allontanò
Passò qualche mese. Non avevo più chiamato Maria, lascavo che il marito si godesse il suo pancione, Era luglio ed il tempo splendido invogliava a fare lunghe passeggiate nei campi. Camminare era bello ma governare un cavallo molto di più.
Durante una di quelle cavalcate, mentre passavo vicino alla riva del fiume, vidi una lavandaia tutta affaccendata coi suoi panni
“Perché no?” mi domandai e smontato da cavallo mi portai di soppiatto dietro di lei. A questo punto le sollevai la gonna passandogliela sulla testa. Sotto, come tutte le donne del tempo, era nuda e la sua figa splendeva al sole.
“Stai ferma ed allarga bene le gambe” ordinai prendendola per i fianchi e non appena mi ebbe ubbidito la penetrai e cominciai a ciularla. Memore delle lezioni inflittemi non cercai solo la mia soddisfazione ma cercai di fare in modo che anche lei raggiungesse una sua soddisfazione
“Grazie signorino” mi ringraziò quando la riempii del mio seme
Io ero stupito, non avrebbe dovuto riconoscermi, ma certo questa non sarebbe andata a lamentarsi da mio padre così le permisi di togliersi la gonna dalla testa e di rassettarsi un po’
“Come mi hai riconosciuto?” domandai
“Le voci girano signorino” rispose “Mio marito mi aveva avvertito di stare attenta perché lei si sta dando da fare con tutte le fighe che incontra” e rise “Io non sono stata attenta e ne sono contenta ma, la prossima volta che vorrà chiavarmi, per favore, si manifesti prima. A me piace prenderlo dentro mentre abbraccio e carezzo il mio amante e lei ha un così bel corpo!”
Passarono così alcuni anni. Io ero soddisfatto, tutte le contadine della mia terra erano a mia disposizione mentre i loro uomini non potevano far niente per ostacolarmi e, a volte, erano addirittura costretti a portare le loro mogli consegnandomele alla porta della mia camera da letto, restando poi fuori dalla porta ad attendere e ad ascoltare i loro gemiti di piacere.
Un giorno mio padre mi convocò “Sai figliolo? I nostri interessi si stanno ampliando ed ho pensato che dovremmo frequentare la Corte. Però io sono ormai troppo anziano per quell’ambiente. Tu sei il mio erede, te la senti di recarti tu al mio posto? Abbiamo un palazzo inutilizzato nella capitale. Lo riattiverai e lo userai come nostra sede. Essendo il mio rappresentante oltre che il mio legittimo erede smetteranno di chiamarti ‘signorino’ e ti chiameranno ‘marchese’ come da tuo diritto. C
Comincerai ad abituartici.” Concluse
Obbediente mi trasferii nella capitale ed iniziai la vita di corte.
Non sto a dire lo sfarzo che ci circondava: e, soprattutto, le possibilità che il posto presentava. Spesso andavo la notte nelle camere delle ospiti della reggia e, approfittando del fatto che i mariti dormissero in camere separate me le scopavo allegramente. Riguardi non ne avevi, tanto erano mogli di qualcun altro, e le mie sborrate le riempivano sempre completamente
Il re sembrava ovunque ed era rispettato e benvoluto da tutti. Un paio di volte addirittura mi fece convocare per affidarmi alcuni piccoli incarichi che io, sapendo da chi venivano, gonfiavo per farli apparire importantissimi agli occhi di tutti.
Fu infatti per suo incarico che mi presentai dal barone ****. Che aveva un piccolo contenzioso col re e che, onestamente, non appena fui alla sua presenza risolsi in pochi minuti.
“Perché cito questo incarico apparentemente secondario? Semplice, il barone aveva una figlia, eterea come un angelo, bella come la Luna, splendente come il sole. Mi bastò incontrarla in sala da pranzo per innamorarmene perdutamente. Vedevo in lei la madre dei miei figli e, dopo aver ottenuto il permesso del padre iniziai a corteggiarla.
Anche lei mi ricambiava e giunse il momento in cui scrissi al mio sig padre una lettera spiegandogli che avevo trovato una possibile moglie e pregandolo di raggiungermi presso la baronia per concordare col Barone il matrimonio.
Mio pare mi amava certo molto e neppure rispose alla mia lettera: tre giorni dopo vidi la sua carrozza fare il suo ingresso nel cortile del Barone
“Così hai deciso di mettere la testa a posto” sorrise mentre scendeva ed io correvo ad abbracciarlo
“Vedrai papà , è bellissima, è simpatica, è dolce, è intelligente, è …”
“Basta così” mi interruppe con un gesto della mano “Sono certo che ha tutte queste qualità ma a me non restano molti anni da vivere “ rise “e non posso passarli tutti ascolta doti decantare le qualità di questa signorina”
Le trattative col Barone andarono bene, a lui piaceva la possibilità di divebtare consuocero di un marchese, titolo che era superiore al suo e cominciò a riferirsi a sua figlia come alla marchesina. I problemi della dote furono rapidamente superati. Anche se non aveva molti terrel Marchesna era figlia unica e, alla morte del padre, avrebbe ereditato l’intera proprietà cosa che rese il marchese mio padre completamente soddisfatto.
Io ero irriconoscibile. Ero tanto innamorato da rispettarla e, benché ne avessi avuto più volte la possibilità , a volte addirittura col consenso sottointeso di lei, la condussi vergine al matrimonio che si svolse con grande sfarzo, da li a tre mesi.
A questo punto considerai la vita di corte. Gelosissimo della mia sposa non intendevo certo farla scopare ed ingravidare da altri nelle lusinghe della vita di corte per cui chiesi, ed ottenni, da mio padre che mi assegnasse un’ala della villa in cui ero cresciuto e lui acconsentì immediatamente.
Ebbi appena il tempo di sverginarla (con relativa esposizione alla finestra del lenzuolo insanguinato) ed io dovetti tornare alla capitale dove, a corte, stavo cominciando una discreta carriera
Iniziò così quel faticoso periodo della mia vita. Dovevo fare vita di corte ma. ogni tanto tornavo a casa a godermi la mia sposa. Brevi visite però, non riuscii mai ad indovinare il momento giusto per ingravidarla.
Venne però il momento in cui il re mi convocò
“Marchese sono veramente contento del suoo operato, ma ho scoperto che non partecipa più alle mie feste. So che si è sposato ma non ha mai neppure pensato a presentarmi la sua, mi dicono, graziosa mogliettina.
Voglio conoscerla! Alla prossima festa deve farla intervenire e presentarmela” poi mi congedò con un cenno: non aveva bisogno d’altro.
Era una richiesta reale; non potevo ignorarla
Dovetti far venire mia moglie nella capitale e lei venne di buon grado, andare alla reggia la eccitava e glielo si leggeva in viso
Mi organizzai per non sfruttare le camere regali, tutto sommato il mio palazzo si trovava a non più di mezz’ora di carrozza dal palazzo, Usarlo come base era una cosa certo fattibile.
“Forse non tutto viene per nuocere” pensai “Avrò il mio amore con me tutte le notti e così avrò pure la possibilità di metterla incinta Certo era ormai ora di avere un nuovo marchesino che tramandasse la famiglia”
Due giorni dopo il re aveva indetto una grandiosa festa per il suo genetliaco ed io con mia moglie partecipammo
Il re ci ricevette in una saletta riservata “Finalmente vi conosco marchesa” e con un elegante baciamano l’accolse alla festa
Davanti al re si doveva stare in silenzio per cui ne io ne lei proferimmo verbo
“Marchese, io devo punirvi per avermi nascosto tanto a lungo questo fiore!” Abbassai rispettosamente gli occhi “E la punizione di chi nasconde i fiori è quella di fornire il miele” concluse il sovrano
Fece un cenno ad un sevo in lontananza e questi gli portò un vassoio con una piccola coppa, porgendoglielo ossequiosamente e dileguandosi non appena il re l’ebbe presa
“Madama, sapete qual è il miele” disse rivolto a mia moglie “Ora lo farete, lui stimolandola e lei, naturalmente producendola. Do a lei potere di vita e di morte su suo marito. Conosco questo tipo di miele e se sentirò sapore di pipi lo farò giustiziare”
Impallidii ma non replicai
“Il re indicò un divano li vicino “Darò ordine che non vi disturbino per nessun motivo. Vediamo come pensate di riuscire a soddisfare i desideri del vostro re. Quando avrete finito bussate al mio valletto che verrà ad avvisarmi”
Senza attendere risposta si voltò ed uscì lasciandomi solo nella stanza con mia moglie e con un problema
Però l’ordine era esplicito: non potevo sottrarmi, cos’, a malincuore, spogliai mia moglie e cominciai ad accarezzare, palpeggiare e succhiare.
Lei era molto rigida ma dopo un po’ cominciò a sciogliersi e, mentre la festa oltre la porta continuava, pian piano la coppa si riempiva
Giungemmo ad un punto in cui potemmo presumere che il liquido fosse sufficiente e, come per magia, vedemmo apparire un valletto che andò immediatamente a chiamare il re
Cosa incredibile ma dopo pochi istanti il re riapparve vicino a noi senza neppure dare a mia moglie il tempo di vestirsi
Lei pudicamente si pose le mani sul seno ed il sovrano le fece un gesto tranquillizzante prima di porgere la mano a me per ottenere la coppa.
Ebbi quindi il discutibile privilegio di vedere il re esaminare a vista la coppa, annusarla, inumidircisi le labbra ed infine vuotarla tutta d’un fiato
Quibdi si avvicinò alla mia sposa, le prese le braccia costringendola ad allargarle e le fece fare una giravolta
“Marchese “ mi si rivolse “ Vi ho affidato un colpo ed ora devo affidarvene un altro che, per la nazione è estremamente importante. Volete assolverlo?”
Non immaginavo nulla del genere ma il re è il re. Ogni suo desiderio è un ordine per cui, d’abitudine risposi “Eccomi maestà , disponete di me”
Ad un suo cenno riapparve il solito valletto con un vassoio che reggeva un elmo sovrastato da un paio di corna di cervo dorate.
Il re lo prese poi si volse verso di me “Inginocchiatevi marchese” Poi mi mise l’elmo in testa “Da questo momento avrete il titolo di cornuto reale”
Poi ritenne giusto darmi qualche spiegazione “La coppa che mi avete dato era deliziosa ed io da essa ho capito che la marchesa ha gli organi adatti per generare un bastardo reale, quindi da ora il vostro compito sarà quello di accompagnare la signora nella mia camera da letto (quell’elmo ve ne garantisce facoltà ) spogliarla ed intrattenerla verbalmente sin quando io arriverò. A questo punto vi siederete su una sedia al lato del baldacchino e resterete in attesa dei miei ordini assistendomi al bisogno mentre la ingraviderò. Il figlio che nascerà se sarà maschio diverrà vostro erede ma col mio sangue, se sarà una femmina ritenteremo. Avete obiezioni?”
Il re era il re. Abbassai umilmente il capo in segno di accettazione e risposi “No maestà ogni suo desiderio è un ordine”
Sono passati nove mesi: nove mesi di tormento vedendo il re che, già che c’era, ci ha convocato per chiavare mia moglie anche quando il bisogno non c’era più visto che era gravida
Ed ora il parto: è un maschio per fortuna e spero che tutto questo finisca, anche se il re ha manifestato l’intenzione di nominare ufficialmente mia moglie AMANTE REALE. Ora io sono qui, tra le sue gambe spalancate, in attesa che espella la placenta. Trattandosi di un bastardo reale nulla di lui dovrà toccare terra ed io, se vorrò evitare la decapitazione, dovrò velocemente inglobarla con la mia bocca ed inghiottirla.
La vita non è più così bella
Anche questa è pura fantasia quindi non ditemi che è una favola
Come al solito aspetto critiche costruttive e commenti per potermi migliorare
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