“In quel momento lei si blocca, lo ferma, lo prende con un blocco micidiale e lo lancia dall’altra parte della stanza…”
Le praterie di Miklard.
Un territorio sconfinato, con diverse sfumature di verde
che si estendono a perdita d’occhio.
Alle porte della città di Tristn, il panorama è uno dei più belli mai visti: le albe e i tramonti vengono intermezzati da viste di laghi limpidissimi e alberi immensi immersi nella grande steppa verdeggiante che è la casa delle più diverse popolazioni.
Entrando nelle alte mura di Tristn, si vede un via-vai di personaggi completamente diversi tra loro: chi completamente bardato di stoffe, chi invece fa vedere la propria pelle mostrandola orgogliosamente, chi bianco, chi nero, chi di carnagione olivastra, in un turbinio affollato di diversi pantoni culturali.
In un vicolo, davanti ad una taverna poco frequentata, si intravedono dei giovani che giocano con dei dadi e delle pedine, su qualcosa che assomiglia ad una scacchiera.
“Non ti è ancora entrato in testa, eh, Cayen?”
Mildir, un giovanotto muscoloso con una folta barba nera, sta sfidando il suo amico Cayen, che sembra avere la peggio nella partita.
“Aspetta! Dammi solo un momento!”
Cayen cerca con lo sguardo la mossa vincente per riprendere in mano la partita. Scoraggiato, fa una mossa avventata per cercare di parare le proprie difese.
“Ecco, prova a fermare questo!”
Mildir guarda calmo la mossa dell’avversario, e con un piccolo ghigno, muove due delle sue pedine con nonchalance.
“Credo proprio di avere fermato questo attacco indicibile. Credo che tu sia in uno stallo…anzi, mi sa proprio che ora sei completamente bloccato.”
Due spettatori si scambiano delle occhiate di apprezzamento.
Cayen li nota, e dopo una piccola pausa, guarda l’amico e sbuffa:
“Ok. Va bene. Non ti batterò mai. Adesso però non fare il gradasso…le mie brutte figure preferisco non farle davanti a dei curiosoni”
I due spettatori, presi alla sprovvista, ridacchiano e se ne vanno.
“E dai amico, tanto lo so che ti stai annoiando, la strategia non è proprio per te. Che ne dici di andare a caccia?”
“Guarda”, esordisce Cayen, “vorrei ma ho un esame domani e devo prepararmi, ma domani sicuramente. Non dimenticarti di portare anche i rifornimenti, l’ultima volta ci ho pensato io e sono a secco!”
“Sei sempre a secco, ma quand’è che imparerai ad utilizzare le tue risorse?”
Cayen, scocciato, tocca un punto davanti a se e una piccola palla di luce appare proprio sotto il suo palmo. “Mi hai già battuto, ora mi fai anche la predica? Di madre me ne basta una sola” dice, toccando la palla luminosa.
“Sì certo, domani vedi di portare il tuo culo nel posto giusto semmai! Ciao bello.” dice Mildir, salutando l’amico con il dito medio, sghignazzando allegramente.
Cayen gira la palla di luce nel suo palmo e improvvisamente Tristn scompare, lasciando Cayen nel buio più totale.
Per ovviare al buio, Cayen si toglie il meta-casco e si ritrova nella sua stanza, a casa dei suoi genitori.
Giocare sull’M-Drive è qualcosa di liberatorio, il poter sfuggire alle vicissitudini della Terra e dei suoi problemi.
Un mondo di fantasia dove ogni cosa è impossibile, e le combinazioni di gioco continuano ad evolvere, ampliando giornalmente l’universo di gioco.
Cayen posa il casco sulla scrivania, dove c’è anche il suo tablet con i corsi da studiare.
“Almeno sarò laureato a breve, e finalmente potrò lasciare questa topaia”, sussurra tra sè e sè.
Si alza, apre la porta di camera sua e scende, incontrando sua madre nell’atrio, appena tornata e completamente bagnata.
“Piove?” chiede.
“Beh, o piove, o mi andava di farmi un bagno nelle serre idroponiche.”
Lythia, sua madre, ha sempre usato il sarcasmo per sconfiggere lo stress del mondo in costante evoluzione in cui è cresciuta, donando questa abilità anche al figlio.
“Cavolo mamma, ti dico io che non puoi farti il bagno lì!”
Madre e figlio si guardano e sorridono.
“Aiutami a portare le cose dentro, stasera ti preparo della carne di prima selezione!”
“Cosa festeggiamo?” chiede Cayen.
“Tuo padre ha finalmente firmato i documenti del divorzio, e finalmente mi sono liberata di questo maledetta palla al piede!”
Cayen sorride, ma tradisce un certo disagio nel sentire parlare di suo padre in questo modo.
“Non preoccuparti”, comincia Lythia, “sai che gli voglio bene. Ma non è più l’uomo che era un tempo Cayen, lo sai bene.”
“Certo, è che…mi manca. Credi che durante l’estate io possa andarlo a trovare?”
“Se è quello che vuoi certamente, ma prima direi di concentrarti sulla fine dei tuoi studi.”
“Agli ordini, mein…”
“Non finire nemmeno quella frase!” taglia corto la madre.
Dopo una cena prelibata, a base di carne al 70% di muscolo di vitello, Cayen si rimette a studiare in camera finchè il sonno non prende il sopravvento.
“Cayen, alla tua destra!” urla Mildir, tagliando di netto la testa di un brax adulto.
“Già visto!” risponde Cayen, scivolando sotto uno degli alberi vicini per evitare il corno di un altro brax, che non lo prende per un soffio.
Saltando fuori dalla parte opposta dell’albero, brandisce la sua spada rossa e infilza l’animale al lato dello sterno.
Dopo aver osservato la bestia scomparire in uno scintillio di particelle azzurre, i due amici riprendono fiato e si lasciano scappare un urlo di gioia.
“Finalmente! Evviva, l’esperienza di oggi ci darà almeno due livelli in più!” esclama Mildir, aprendo le sue statistiche toccandosi la spalla destra. “Esatto, livello 34. Niente male!”
“Ah, ma che bravo. Direi che la prossima volta potrai farmi da paggetto”, ribatte Cayen, aprendo le sue statistiche che mostrano un grande numero in blu: 57.
“Fai poco l’esperto, che io sono la mente dietro al tuo successo.”
Effettivamente Mildir è sempre stato la mente delle scorribande nell’universo dell’M-Drive, che hanno portato il duo a vincere continuamente dopo 6 mesi di pratica e altri 6 mesi di battaglie.
“Qual è la prossima missione?” chiede Cayen.
“Te lo dirò domani bello, io adesso devo scappare, Nina mi aspetta. Tu continua pure a fare il nerd, magari è la volta buona che aumenti le tue statistiche di conquista!”
Dopo un altro bel doppio dito medio, Mildir scompare dal piano di gioco e Cayen rimane da solo, nella conca verde dove hanno appena distrutto il gruppo di brax che infastidiva una tribù locale.
Ad un tratto, proprio nella scia di sparizione dell’amico, un movimento brusco dietro la fronda di un albero attira l’attenzione di Cayen.
Il guerriero dalla spada rossa si avvicina all’albero incriminato, cautamente, con i sensi in allerta.
Il meta-casco riproduce l’ambiente circostante in maniera talmente fedele che è quasi indistinguibile dalla realtà, tanto che nei primi mesi dal lancio alcune persone hanno sofferto di attacchi di panico per il troppo realismo.
Ogni singolo oggetto viene renderizzato dal casco e attraverso degli impulsi elettrici viene mandato al cervello del giocatore, in modo tale che l’immersione sia totale.
Ogni suono, ogni brezza di vento anche se impercettibile è esattamente come nella vita reale. Ogni cosa che viene toccata ha un proprio materiale, e una diversa esperienza tattile e olfattiva.
Poco prima di arrivare all’albero, Cayen si sente attaccare alle spalle: un brax singolo, sbucato da chissà dove, gli è addosso.
Il casco per comunicare il dolore dà la sensazione di una pressione netta, centrata nel punto di contatto. Con un piccolo gemito, Cayen riesce a liberarsi dal morso della bestia alla sua spalla e la scaraventa contro l’albero che stava indagando.
La besta si contorce per il colpo, e Cayen la finisce istantaneamente con una combo di fuoco.
“Questo posto è imprevedibile”, bofonchia scocciato.
“Ah..”
Cayen si girà all’improvviso verso l’albero.
“Chi c’è?” esclama, puntando la lama della spada rossa dritta verso il suono. Un suono molto flebile, umano. Di una donna.
Un altro sussulto tra il fogliame.
Preso alla sprovvista, Cayen sposta il fogliame per rivelarne una gamba, dalla pelle scura, liscia, con una ferita lungo la coscia di grandi dimensioni.
Scosta ancora il fogliame.
Rimane impietrito.
Davanti a lui, una ragazza con degli occhi blu intenso e dei capelli neri come una notte senza stelle, dal viso scuro ma levigato come da un ruscello delicato, lo fissa con l’espressione di chi sta per uccidere la propria preda, ma afflitta da un dolore immane.
“Accidenti!” esclama Cayen, “non ti ho proprio visto, devo averti preso con la combo! Non preoccuparti, ho delle scorte.”
Toccando la propria spalla sinistra, delle bende e degli unguenti appaiono nelle sue mani, in un lampo di luce.
La ragazza, dapprima sull’attenti, urla terrorizzata, estraendo un pugnale da dietro la schiena e colpendo Cayen sulla coscia.
“Ehi! Sto cercando di curare il tuo personaggio, calmati!”
La ragazza non si calma, e cerca di colpirlo anche all’altra gamba, fallendo.
“Na twee! Na twee kafaluthu!”
“Devi stare calma! Cosa stai dicendo? Pensavo che questo fosse un server standard…” chiede Cayen, cercando di bloccare la ragazza.
“Na twee! Kafaluthei ni thaliquit!” All’ennesimo attacco di pugnale, Cayen dà un colpo deciso alla mano della ragazza e la disarma, per poi cercare di bloccarla come meglio può. Dopo un buon minuto interminabile di combattimento, riesce a tranquillizzarla facendosi da parte, e indicando bende e unguento prima, poi la ferita della ragazza.
Lei probabilmente capisce, e lo lascia avvicinare.
“Ma non hai mai giocato? Stai tranquilla, so com’è le prime volte, pensi davvero di esserti fatta male ma in realtà non succede nulla.” dice lui applicando l’unguento sulla ferita, lentamente.
La ragazza fa una smorfia di dolore.
“Devi stare tranquilla, è solo un gioco, puoi toglierti il casco quando vuoi…non capisco perchè fai quelle smorfie.”
Incuriosito, mentre mette le bende Cayen prova a toccare la spalla della ragazza per rivelare il suo nome all’interno del gioco. Nulla. Non accade nulla, anche dopo aver toccato la spalla una seconda volta.
La ragazza lo guarda stranita, toccandosi la benda appena messa, e esterrefatta capendo di potersi rialzare. Il dolore che sentiva non c’era più.
Cayen la fissa incuriosito. “Incredibile. Forse sei un NPC, ma sei fatta così bene…mi sembra assurdo, forse è un nuovo aggiornamento?”
“Takol” dice la ragazza, con voce flebile.
“Ta che?” chiede Cayen.
“Takol, takol!” Dice la ragazza, indicando la benda e facendo un gesto circolare con le mani, come a volere abbracciare l’aria.
“Ah…sì certo, prego!” capisce Cayen.
La ragazza lo fissa per qualche secondo, poi si dirige in direzione opposta alla sua, continuando a fissare con la coda dell’occhio Cayen.
“Questi matti di M-Drive stanno cominciando a usare l’intelligenza artificiale nel gioco un po’ troppo”, pensa lui, seguendola a distanza.
Lei si gira, lo guarda, ed esclama “Kun, kun falhari”, indicandogli di fermarsi.
“Mh…non sono pericoloso. Voglio solo seguirti, non voglio farti male. Questa giungla è pericolosa.”
“Kun!” lo intima lei, decisa.
“D’accordo, d’accordo…” si arrende lui, pensando “ma cosa sto facendo? Sto parlando con un personaggio che non esiste, non è reale!”
Deciso però a seguire il personaggio, segue la ragazza a distanza, finchè lei non arriva in una piccola valle, al riparo dalle intemperie, sotto un monte da cui sgorga una cascata.
“Però, i designer si sono dati da fare qui…”
La ragazza entra dentro una piccola fortificazione costituita da quello che sembra ossidiana, nero profondo, facendo segno alle sentinelle di guardia, e sparisce dietro una grande porta rossa circolare, che si richiude alle sue spalle.
Cayen comincia ad incamminarsi per arrivare lì vicino, ma una parete invisibile lo blocca.
“Accidenti, è una zona bloccata. Beh, eccomi al capolinea. Forse è meglio che vada via anche io.”
Invocando la sfera di luce, Cayen esce dal gioco.
Quella sera parla della ragazza misteriosa ai suoi amici, durante un’uscita al pub.
“Quel gioco vi sta facendo uscire di testa, adesso hai anche gli appuntamenti in quel mondo di fantasia!” Kaylee, l’amica di infanzia di Cayen, è sempre stata una che preferiva gli incontri nel mondo reale ai giochi, una all’antica, pensava lui, ma proprio per questo la voce della sua coscienza.
“Se io dovessi passare i pomeriggi dentro una scatola del computer, giuro, farei prima a spararmi. Non vedo l’ora che arrivi l’estate, così vi porto alle vasche saline!”
“Per quel che parli, potresti benissimo anche buttarti nell’oceano là fuori, sicuramente le radiazioni ti piacerebbero!” scherza Mildir, “Io sto benissimo nella Bolla, abbiamo tutto quello che ci serve e non ci sono i pericoli mortali che avresti là fuori.”
“Prima del ‘200 si stava benissimo anche là fuori!” ribatte Kaylee.
“Vero, doveva essere meraviglioso…chissà com’era il mondo allora, dagli olofilm che ci hanno sempre fatto vedere in aula si potevano vedere campi di grano fino a perdita d’occhio. All’aperto, capite?” disse Nina, sempre calma.
“Questo è perchè tu vedi sempre tutto ciò che c’è di bello, filtrando la merda che c’è là fuori adesso. Meno male che ci sei tu…” dice Mildir, dandole un bel bacio romantico e facendola arrossire davanti a tutti.
“No ma fate pure, tanto è come se non ci fossimo.” sbotta Cayen, in tono frustrato.
“Non è che se la tua ragazza è un pezzo di codice allora noi non possiamo fare nulla senza che tu ci dia addosso!”
“Sarà…ma dovevi vedere che fisico aveva. Porca miseria che tett…”
*stonk*
Uno schiaffo sulla nuca da parte di Kaylee blocca la frase di Cayen: “Devo anche insegnarti cosa vuol dire stare con una vera ragazza ora? Smettila di pensare al gioco! Non vedresi le mie tette nemmeno se te le metessi in faccia!”
“Ahia!”
Tutti ridono, e la serata si conclude.
Cayen rincasa la notte, fradicio anche lui dal nubifragio che c’è fuori.
“Prima o poi sapranno riparare il servizio meteo…” pensa tra sè e sè.
Trova sua madre che dorme sul divano, davanti all’ennesimo film horror di serie C. Spegne l’olovisione, rimbocca la sua coperta, e sale in camera sua.
Finalmente ha concluso gli studi, dopo la sua proclamazione potrà finalmente prendere in mano la sua vita e fare quello che vorrà. Il sogno, creare ciò che hanno creato quelli della M-Drive, ampliare il loro universo, lavorare per loro.
Non era solo un gioco per lui, era anche ricerca. Si era sempre allenato nel ricreare i livelli e i personaggi incontrati nel gioco, e a volte gli era riuscito anche meglio. I suoi docenti erano entusiasti, gli chiedevano sempre di fare delle presentazioni per le matricole. E in effetti era tutto giusto, la sua fervida immaginazione era pane per i denti della M-Drive.
Si sentiva un po stanco, ma era curioso. Voleva tornare dentro. Voleva capire cos’era quel luogo nascosto dove la ragazza era entrata.
Si mise il meta-casco. Sentì il proprio cuore battere forte, come se stesse andando ad un appuntamento.
“Oh mio dio, Kaylee ha ragione. Forse devo disintossicarmi. Nah, sicuramente è perchè ho bevuto un po’”.
Buio.
Il mondo comincia a crearsi davanti ai suoi occhi, caricando tutti gli oggetto che appaiono come per magia.
Ed ecco che si ritrova nella giungla, di notte.
Davanti a lui la struttura nera illuminata solo dalla luna virtuale dell’ M-Drive.
Si fa avanti.
Nessuna barriera.
Avanza ancora.
Nessun impedimento.
“Mh…che strano, forse la zona di sblocca di notte”.
Continua ad avanzare finchè è così vicino alla struttura che può quasi toccarla.
Non trova alcuna porta però, non sa come entrare. La porta rossa sembra svanita.
“Bella fregatura” pensa.
Si siede su una roccia vicino alla struttura, e si mette ad osservare il cielo.
Era stato creato da immagini provenienti da 150 anni prima, quando la Terra non era ancora ai livelli di tossicità del suo tempo.
Le stelle erano limpide. Il vuoto cosmico era immenso ma spettacolare. Quella era la casa dei suoi trisnonni. E lui non l’aveva mai vista dal vivo, se non in quel meraviglioso gioco.
Pian piano le sue palpebre si chiudono e Cayen si addormenta, con il gioco in funzione.
Un brusco strattone lo risveglia dal sonno leggero. Una guardia lo sta trascinando all’interno della struttura. Vede il sole appena sorto, pensando “Ecco, mi sono addormentato con il computer acceso, di nuovo.”
Mentre la guardia lo trascina, lui cerca di strattonarla per una gamba, ma la guardia è più agile e lo blocca sollevandolo di peso. “Urca, livello alto in questa zona.”
Riprendendosi dal risveglio violento, nota finalmente qualcosa di particolare: la guardia non indossa nulla, se non delle fasce ai piedi. Per il resto è totalmente nuda.
“Ahi, questo è un brutto bug. Chissà quando se ne accorgeranno, dovrei forse segnalarlo.”
La guardia si ferma davanti ad una porta, la apre, e lo lancia dentro, richiudendo la porta di ossidiana quasi immediatamente.
“Ahia! Accidenti, devo ridurre la pressione, forse ho aumentato la sensibilità mentre dormivo.”
Aveva provato del dolore che sembrava del dolore vero.
Si guarda intorno, e nota che è dentro una stanza senza pavimento, ma con il vago sentore di prigione.
Deciso, si alza per cercare una via di uscita, cercando di capire il rompicapo da svelare e risolvere. Cerca di prendere la sua spada, ma si accorge solo ora di essere nudo, se non per una toga che gli copriva le parti intime.
“Ma cosa diavolo è successo mentre dormivo? Dov’è la mia armatura?…ah, forse fa parte dell’avventura”
Mentre sta per toccarsi la spalla per controllare il proprio stato, la porta si spalanca e davanti a lui si para un volto noto: la ragazza dalla pelle scura. Completamente nuda, se non per dei gioielli esotici che porta sul corpo.
“Ah, eccoti qui! Proprio te cercavo. Non pensavo che fosse un livello 18+. Chi ti ha programmato? Vorrei capire perchè mi piacerebbe tanto fare uno stag…”
Prima che possa finire la frase, la ragazza lo atterra con una mossa precisa e lo blocca, mentre un altro individuo prende una fiala e gliela fa trangugiare. Il liquido che sta bevendo ha un colore violaceo, fosforescente.
Lui sente il liquido entrargli sia nei polmoni che nell’esofago, e si sente quasi soffocare, ma tutto diventa istantaneamente molto più reale. Sente tutto come se non potesse distinguere finzione e realtà. E tutto diventa confuso.
Da qui non capisce più cosa sia reale e cosa non lo sia, ma non può reagire. Non riesce a muovere il corpo, non riesce a parlare. Lo hanno avvelenato?
E come possono averlo fatto? Il casco crea delle sensazioni realistiche, ma non induce uno stato di allucinazione, lui lo sa bene.
La ragazza lo fissa dall’alto, e manda il compare fuori dalla sala.
Si china su di lui, e lo preme a terra. Sorride. Sembra innocua, ma sembra anche sapere cosa vuole.
Lo tocca sul petto. Cayen sente il tocco morbido e caldo della sua pelle, del suo seno che gli sfiora gli addominali. Non sa se andare in panico per la paralisi o se godersi il momento dato dai creatori del gioco.
Lei lo graffia. Il graffio è così realistico che Cayen sente il dolore delle unghie che aprono la carne, e sa che quello che sta sentendo non è distinguibile dalla realtà. Il panico si fa più vicino.
Ma lei lo bacia. Gli morde il labbro inferiore gentilmente, contiunuandolo a toccare sui fianchi, per poi salire alle spalle.
Cayen si accorge di avere un’erezione.
Nel gioco non dovrebbe essere possibile, eppure non se lo sta immaginando. Gli è venuto duro.
Se n’è accorta anche lei, che con un sorriso bianchissimo lo scende e gli fa sentire il suo respiro sull’asta, quasi come forma di tortura. Lui sente le cosce calde sulle proprie gambe, il fiato di lei sulla sua intimità. Così reale.
Lei gli bacia i fianchi, prima a destra, poi a sinitra, lo tortura ancora un po…e poi finalmente tocca con le labbra la sua punta. Ci gioca, tra le labbra, la bagna lentamente. Cayen si dimentica di tutto.
“Mi arrendo. Fammi quello che vuoi”
Solo ora, fissandola, si accorge di quanto sia bella. Quegli occhi blu che guardano curiosi ogni sua reazione, quei denti bianchi che sembrano accesi di luce propria. La pelle scura di lei che sembra staccata apposta daun arazzo, per diventare viva sulla sua persona.
I seni perfetti, dritti, che lo sfiorano in continuazione, prima sulle cosce, poi più in giù sulle ginocchia.
Cayen è incredulo, ma decide che gli va bene così. Questa esperienza è una cosa mai provata in vita sua.
La ragazza prende metà dell’asta in bocca, lentamente, gustandosi la sua preda. Le sue mani non sono mai ferme, massaggiano tutto il corpo di lui, seguendo le linee dei suoi muscoli.
Si fa più famelica. Lo vuole, e lui non può fare nulla per fermarla. Ma il suo corpo è d’accordo con la ragazza, perchè reagisce ad ogni tocco.
Lei inizia a giocare con la lingua sulla sua cappella, che adesso si è fatta dura come il marmo, e la mano di lei prende l’asta, per abbassare la pelle e fare emergere la cappella completamente. Lo stringe, forte. Bacia, lecca e succhia sulla cappella, come se ne stesse facendo un vero pasto e la sua sopravvivenza dipendesse da questo.
Solo allora Cayen nota anche la parte inferiore del corpo di lei.
Il suo bacino si innalza tanto quanto basta per fargli notare le sue movenze feline, mentre non si stacca dal membro di lui.
Dopo questa danza del collo, finalmente si ferma, soddisfatta di cosa ha provocato, e senza che lui possa ancora muoversi, si mette a cavalcioni su di lui e sussurra qualcosa di incomprensibile.
“Nalmanut, phalianteri kawindu” dice, sorridendo e gemendo per la voglia allo stesso tempo.
Usa la cappella per sfregarla sulle sue grandi labbra, che sanno quasi di miele, come tutta la sua pelle.
Decisa, non attende troppo, e prende tutta la lunghezza dentro di sè. Cayen vorrebbe gemere di piacere, ma non può fare nulla, se non lasciarsi completamente all’abbandono di quella stretta calda e bagnata.
Se prima era calma e dolce, adesso la ragazza sembrava una belva inferocita, mettendosi allo stesso livello di controllo di Cayen: nessuno.
Comincia a fare su e giù sul suo membro, come a ritmo di una danza che lei stessa fa vivere nella testa di Cayen, come se gli stesse dando il potere di leggerle nella mente.
Bloccato, inerme, ma totalmente complice di lei, lui non fa altro che lasciarsi trascinare.
Sente il suo membro che si bagna di lei ad ogni colpo, lo sente entrare e uscire perfettamente, in un turbinio di piacere che mai poteva pensare di sentire in vita sua. Sente ogni suo muscolo connesso a lei, una burattinaia che lo solleva dolcemente dal suo torpore e che si fa strada in lui quanto lui si fa strada in lei.
I seni di lei si muovono a ritmo della caotica danza dei loro corpi. Cayen pensa di impazzire, e finalmente sente la possibilità di muovere le proprie braccia. Non è più bloccato.
Appena sente di poter muovere il resto, si lascia trasportare, e inverte i ruoli. Prende la ragazza e la sbatte sotto di sè, con lo sgomento di lei che viene presa alla sprovvista, ma che fa capire di essere stata felicemente sorpresa.
Le sue gambe allora si avvinghiano a lui, le sue unghie si conficcano nella sua schiena, e Cayen impazzisce.
La penetra come un animale, sul pavimento inesistente, nella polvere di quella cella risplendente di nero.
Lei gli morde il collo, e nonostante il dolore sia stranamente reale, a lui non importa. Si sta dando totalmente a lei, e non può fermarsi.
Dopo molte spinte quasi al limite della violenza, Cayen si ferma, prende la ragazza per le gambe e porta la bocca sul sesso di lei.
In quel momento lei si blocca, lo ferma, lo prende con un blocco micidiale e lo lancia dall’altra parte della stanza.
Prima che lui possa riprendersi, lei lo tramortisce con un colpo netto alla testa.
Buio, di nuovo.
Al risveglio, Cayen si ritrova per terra, nudo nella cella. Da solo.
“Porca misera. Questi sono pazzi. Credo proprio che dovrò fare due chiacchere con chi diavolo ha programmato questa zona. Mai visto nulla di simile.”
Cerca di richiamare la sfera di luce per uscire dal gioco. Nulla.
Ci riprova. Nulla.
Prova a toccarsi la spalla sinistra per capire cosa sta succedendo. Nessuna schermata appare.
Entra in panico, si mette le mani sulla testa per togliere il casco di forza. Ma il casco non c’è.
Non c’è mai stato per tutta la durata di quella breve esperienza.
Il panico aumenta.
“Ma cosa cazzo…”
Cerca ovunque sulle sue tempie il bordo del casco, senza trovare nulla.
Sente solo le sue vene pulsare.
Il panico lo avvolge.
“Svegliati! Svegliati!”
Ma non c’è un sogno da cui svegliarsi.
C’è solo l’M-Drive, e lui ne è prigioniero.
Al buio.
In una cella.
FINE EPISODIO 1
So che è una storia diversa da quelle a cui siete abituati, ma mi piace mischiare diversi generi in uno solo.
La storia di Cayen sarà un racconto in tanti episodi, e siete tutti invitati a darmi suggerimenti o critiche nei commenti.
Spero che vi intrighi, e spero che vi piacciano i prossimi episodi.
Spero che possano essere di cadenza settimanale.
Al prossimo episodio!
Episodio 2:
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