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Una vacanza tutta per me – Svagarsi un po’ (parte 2)

“È duro, ha un buon sapore e una dimensione invidiabile…”

II. SCENDE LA SERA

Dopo cena parte l’animazione serale. La prima
sera c’è il benvenuto con cocktail offerto al bar della spiaggia, presentazione degli animatori e discoteca fronte mare.
Mi lascio tentare dal Moscow Mule ma non rientra nei miei gusti: troppo zenzero, poco cetriolo e troppo frizzante. Ripiego sulla birra. Ultimamente la preferisco a tutto il resto.
Ascolto la lingua sciolta del capo tribù che racconta cosa andremo a fare durante il soggiorno, giochi di carte e giochi sportivi durante la giornata, baby-dance e spettacoli serali, con la discoteca che funzionerà dalle 22:00 alle 2:00. È sulla spiaggia ma molto distante dal complesso alberghiero, quindi non darà alcun fastidio a chi volesse dormire presto.
Poi comincia la musica che spazia su tutti i fronti, disco moderna, disco anni ‘70, revival italiano anni ‘80. Non mi sono mai piaciute le discoteche, le trovo troppo incasinate e caotiche per i miei gusti (anche se ho sempre portato a casa buoni risultati nelle mie nottate), preferisco l’atmosfera di un pub, magari con musica dal vivo, così mi defilo un po’ e resto a guardare l’ondeggiare di chiappe degli ospiti.
I più anziani ritirano verso le stanze per primi, le coppie con figli sono le seconde a partire. Devo ammettere che ci sono delle mamme davvero niente male. Il problema è che quando hanno i figli piccoli non hanno occhi che per loro loro. Si potrebbe puntare sui mariti, che hanno davvero bisogno di sfogare i loro istinti a causa della forzata inattività post-partum ma anche loro sono inglobati dalla ingombrante presenza neonatale.
In pista e a bordo bar rimangono le coppie senza prole (scorgo Anna e Diego che bevono insieme a Chiara e Loris) e quei pochi singoli che sono riusciti a prendere le ferie fuori stagione. Lle tre befane sono sedute ad un tavolino, sempre gomito a gomito, e sorseggiano dei cocktail con ombrellino, spero che l’alcool dia loro il coraggio di lasciarsi corteggiare da qualche maschio arrapato.
Perso nei miei pensieri non mi accorgo che Anna e Diego mi si parano davanti. Hanno questo potere di apparire dal nulla.
“Buonasera.” dice lei mentre lui sorride con un bicchiere in mano. Si siedono una alla mia destra e uno alla mia sinistra sul tronco che funge da panchina. “Come è andata la giornata?”
Sorrido. “Una vera faticaccia. Dopo pranzo, riposino. Poi spiaggia, libro, birretta e bagnetto. Quindi un po’ di palestra. Sono una buona forchetta, mi devo tenere in forma così. E voi?” chiedo di rimando, ben conscio che hanno passato il pomeriggio con l’oca e il bue muschiato.
Non ho nulla contro i pelosi, ma non rientrano nei miei gusti sebbene figa e cazzo di foresta mi facciano stravedere più che la distesa glabra della depilazione totale.
“Come vuoi che sia andata in questo paradiso? Relax, bagno, relax, bagno e riposo. Almeno tu hai la costanza della palestra. Noi ci impigriamo. Sai…” e fa una lieve pausa con gli occhi puntati al mare. “Noi preferiamo un’altro genere di attività fisica.”
Una frase che poco lascia alla immaginazione. Guardo Anna che che ride con gli occhi illuminati, poi mi volto verso Diego. Anche lui sorride con un’espressione che chiede complicità. Improvvisamente sento due mani sulle cosce. Guardo lui e guardo lei. Non so se essere interrogativo oppure se fare il navigato. Diego mi anticipa. “Sai, ci hai intrigato con la tua storia bisex, ci piaci e vorremmo che giocassi insieme a noi.”
La dichiarazione è schietta. Fa piacere sentire parlare così. Ovviamente accetto di buon grado. Sono venuto per divertirmi e quale miglior divertimento che entrare in una coppia, godere con lui, godere con lei e far godere entrambi.
Le loro mani si fanno più audaci. Dalle cosce salgono al cavallo e iniziano ad accarezzarmi la patta che si gonfia. Io allargo le braccia e li stringo a me. Le loro teste si appoggiano alle mie spalle. La discoteca perde ogni interesse e mi vorrei buttare su quei corpi con calda avidità ma siamo troppo in vista per lasciarci andare.
Ancora una volta Anna mi anticipa, “Ti piace farlo all’aperto?”
“Certo.” rispondo io. Ho una voglia matta di sentire la pelle di quei due sul mio corpo. I loro sessi eccitati che si fondo col mio.
“Laggiù c’è un pezzo di spiaggia fuori dalla vista dell’albergo.” dice Diego, “Il posto ideale per divertirci.”
Seguo il suo sguardo, ma vedo solo e soltanto nero e mi lascio accompagnare dai due.
La musica si fa sempre più tenue e la luce cala ad ogni passo. Dopo aver doppiato un gruppo di scogli ci troviamo su una piccola spiaggetta buia. La luna a metà e le stelle permettono di individuarci nell’oscurità quasi completa.
Essere lì e gettarci uno sull’altra è praticamente un istante solo. Anna si avventa sulla mia camicia e inizia a slacciare i bottoni. Diego, dietro di me mi bacia il collo e mi accarezza il culo. Con una mano passo le unghie sulla schiena nuda della donna e con l’altra stringo la mazza dell’uomo. I nostri gemiti riempiono l’aria della caletta. Sento la lingua di Anna sui miei capezzoli e la verga di Diego indurirsi sotto i calzoni leggeri. La voglio in bocca.
Mi divincolo e cado in ginocchio davanti all’uomo. Gli slaccio la patta e gli calo i pantaloni facendo emergere quella bella mazza di carne. Lo accarezzo con le mani e poi con la punta della lingua, quindi me lo faccio scivolare in gola. È duro, ha un buon sapore e una dimensione invidiabile. Tutto l’opposto di quel cazzino a punta che era Didì.
Anna si avvinghia al marito che la bacia con trasporto e le lavora le tette con la mano. Sento il calore della donna a pochi centimetri dal mio viso. Allungo un braccio e le cingo il sedere. Il palmo sulla sua chiappa. Ho l’uccello che tira fin quasi a farmi male. Non sono nuovo a certe esperienze, ma oggi mi sento super eccitato.
Lavoro di lingua intorno alla cappella di Diego, pompo come so fare e sento le vibrazioni del suo grosso membro. Mi fermo. Non vorrei che schizzasse adesso e perdesse buona parte del divertimento.
Mi sollevo e mi porto dietro ad Anna, le abbasso la cerniera del vestito leggero e lo accompagno fino alle caviglie. Non porta reggiseno e lo slip è un micro tanga che mette in mostra un culo da sballo. La bacio sulla schiena. Le accarezzo le spalle. Le cingo la vita. Le faccio sentire la mia erezione contro le chiappe. Lei allunga una mano e mi stringe il cazzo ancora dentro ai pantaloni. Si libera dalla stretta di Diego e s’accoscia a terra. In due mosse mi slaccia bottoni e cerniera e libra il mio sesso turgido. Si trova i due cazzi duri all’altezza del viso. Li afferra con entrambe le mani e li masturba con decisione mentre alterna la bocca su uno e sull’altro.
Io e Diego abbiamo i visi vicini. Lo vorrei baciare, ma non so se lui è d’accordo. Farsi fare un pompino o scopare un uomo è una cosa, baciarlo in bocca è un altra. Azzardo la prima mossa e allungo una mano sul suo lobo, lo accarezzo, con l’altra mano gli stringo le dita. Lui si lascia trasportare e avvicina le sue labbra alle mie. S’incontrano sotto le barbe incolte. La sua lingua saetta contro la mia, appassionatamente. Giù sotto la lingua di Anna lavora sulle nostre cappelle, le tira e le avvicina fino a farle scontrare in modo da poterle leccare contemporaoneamente. È davvero una bella coppia di porcellini.
Adesso è il mio turno di sottrarmi per evitare di inondare quel bel viso troppo presto. Mi allontano dalle lingue e faccio alzare Anna. Scendo a leccarle la schiena sino ad arrivare al fiorellino nascosto tra le natiche, le divarico un po’ e scosto il filo del tanga. Mi tuffo in quella grotta paradisiaca e inizio a leccare quella rosa socchiusa. Sento gli ansiti di Anna. Anche Diego s’è inginocchiato davanti a lei ha preso possesso del suo monte di Venere. La lecca con voluttà e il calore del sesso si propaga aumentando la nostra eccitazione e incitandoci a lavorare più prodondamente.
“Viene più volte.” mi dice Diego. “Non fermiamoci finché non gode.”
Anna stringe la testa di Diego. Ansima di piacere. Ci dice di non smettere. Noi ci diamo da fare fin quando il premio di tanto lavoro non esplode dal caldo sesso di Anna e cola il suo succo salato. Diego lappa come un asseatato. Io allungo una mano e ne colgo un po’ per portarlo alla bocca. È un piacere a cui non riesco a rinunciare.

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Trio

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