“Mia madre le sollevò leggermente la gonna, tirò ancora fuori la lingua e iniziò a leccarla…”
Sembrava un sabato sera come tanti. Io chiuso in camera col cazzo
in mano mentre pensavo a mia madre e lei nella sua stanza a prepararsi per uscire con le amiche. O almeno era quello che credevo finché mamma non spalancò improvvisamente la porta della mia stanza.
Lo spettacolo che vidi mi lasciò senza fiato. Mamma indossava un tubino nero aderentissimo, scollato e molto corto che lasciava scoperte le sue cosce ancora sode inguainate da un collant velatissimo. Ai piedi le mie scarpe preferite: un paio di decollete nere con tacco 12 che avevo spesso rubato dalla scarpiera del bagno per le sedute di autoerotismo a lei dedicate.
Mamma si avvicinò lentamente al letto dove ero ancora sdraiato col cazzo all’aria. “Oggi no”, mi disse dolcemente spostando la mia mano per impedirmi di continuare la solita sega. Cosa aveva in mente? Non lo sapevo. Non potevo saperlo, ma decisi di fidarmi di lei.
Dopo pochi secondi suonarono alla porta. “Vai ad aprire”. Mi alzai quasi come un automa ancora scosso dalla versione più sexy di mia madre che avessi mai visto. Non ci credevo. Non potevo credere ai miei occhi ma era lei: Manuela a casa mia. Di nuovo. Mamma arrivò da dietro e mi abbracciò: “Ecco il mio regalo”.
Ormai da settimane non pensavo più alla compagna strafiga che mi aveva regalato il primo pompino, ma ritrovarmela in casa quella sera insieme a mia madre risvegliò tutte le fantasie più proibite di un adolescente perennemente arrapato.
Manuela era uno schianto: capelli a coda di cavallo, labbra carnose evidenziate da un rossetto rosso fuoco, scollatura generosa, minigonna inguinale e tacchi altissimi. Al mio cazzo bastò vederla per gonfiarsi di nuovo dentro i miei pantaloni.
“Sei bellissima”. “Tu di più”. Mamma e Manuela si scambiavano complimenti e si davano del tu mentre io eccitatissimo le fissavo cercando di capire come eravamo arrivati a questo punto. Cosa era successo tra loro in questi mesi? Come avevo fatto a non capire niente di ciò che accadeva sotto i miei occhi?
Mia madre ci invitò ad accomodarci in salone. Io seduto sulla poltrona, loro sul divano di fronte a me con le gambe accavallate. Non sapevo chi guardare. Tutto questo era troppo. Ma non era ancora tutto.
Mamma sussurrò qualcosa all’orecchio di Manuela, che subito dopo si alzò per dirigersi verso di me. Mi guardò dritto negli occhi. Allargò le mie gambe e si inginocchiò in mezzo.
La sua mano fece scendere la zip dei jeans, scostò i boxer e liberò finalmente il mio cazzo. Lo accarezzo col palmo e dopo pochi secondi scomparve nella sua bocca.
Era tutto vero. Manuela era in ginocchio tra le mie gambe nel salone di casa a farmi un pompino mentre mia madre seduta di fronte a me si godeva la scena. La guardai. Mi guardava.
Uscì la lingua e la passò voluttuosa sulle sue labbra, poi la mano destra scivolò rapida sotto il tubino. Mamma si stava toccando. E io venni.
Un fiume di sperma bollente finì in pochi secondi tra le labbra di Manuela. Lo accolse tutto ancora una volta, ma subito dopo si alzò velocemente e raggiunse mia madre. Manuela aveva ancora la bocca piena.
Mamma tirò fuori la lingua, lei si chinò leggermente e lasciò che tutto il mio sperma finisse nella sua bocca finché non si scambiarono un bacio appassionato al sapore di sborra. La mia sborra.
Ero di nuovo duro. Durissimo. Mamma aveva finalmente assaggiato il mio sapore e lo aveva fatto nel modo più eccitante. Nemmeno nei miei sogni ero mai arrivato a sperare tanto. Ma non era finita.
Manuela era in piedi davanti a mia madre. Vidi le mani di mamma infilarsi rapidamente sotto la sua gonna. Il suo perizoma a terra. Mamma lo raccolse, mentre Manuela si dirigeva di nuovo verso di me.
Mi spinse sul divano, allargò le sue gambe e si impalò letteralmente sul mio cazzo. Entrò tutto dentro di lei. Entrai dentro di lei. Manuela iniziò a saltellare sopra di me. Era la mia prima scopata.
Mamma di fronte a noi ci guardava. Mi guardava col perizoma di Manuela ancora in mano. Poi lo avvicinò al viso: lo odorò. E infine lo leccò. Era troppo.
Sentì risalire di nuovo lo sperma, provai a fermare Manuela ma non ci riuscì. La mia sborra stavolta inondò la sua figa e proprio in quel momento anche lei raggiunse l’orgasmo urlando di piacere.
Restammo qualche secondo abbracciati, poi Manuela si alzò e raggiunse mamma posizionandosi di nuovo in piedi di fronte a lei. Mia madre le sollevò leggermente la gonna, tirò ancora fuori la lingua e iniziò a leccarla. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Quasi furiosamente.
Mamma stava letteralmente ripulendo la figa di Manuela dalla mia sborra a colpi di lingua finché lei non venne di nuovo spingendo il viso di mia madre sulla sua patata grondante di saliva, sperma e umori. Subito dopo Manuela crollò sul divano, sfinita dal piacere.
Mia madre invece non ne aveva ancora abbastanza. La guardai. Ci guardammo. Sul viso aveva tracce evidenti del mio piacere. Ma non le bastava. Non le bastavo.
Finalmente si alzò dal divano, si posizionò in piedi davanti a me e iniziò a ballare spogliandosi lentamente. Prima si sfilò il tubino, restando in intimo, tacchi e calze. Poi tolse il resto e con sguardo di sfida mi lanciò il suo perizoma zuppo di umori proprio in faccia.
Mia madre era per la prima volta completamente nuda davanti a me mentre io mi segavo pronto a sborrare per la terza volta. Manuela sdraiata sul divano di fronte ci guardava ancora appagata dal piacere che le aveva regalato mamma con la lingua.
Mamma capì subito che stavo per venire, prese un bicchiere che era sempre rimasto sul tavolino del salone, si inginocchiò tra le mie gambe e per la prima volta toccò il mio cazzo dirigendo gli schizzi di sperma all’interno del bicchiere.
Nonostante fosse la terza volta riuscì a riempirlo quasi per metà. Mamma aspettò che uscisse anche l’ultima goccia, poi avvicinò il bicchiere alle sue labbra, mi guardò dritto negli occhi e mandò giù. Tutto. In un colpo solo.
La guardai. Completamente nuda, in ginocchio. Le gocce di sperma ancora sulle labbra. Mamma non era mai stata così bella. Così porca.
Mia madre aveva sete di sborra e quello era il modo che aveva trovato per farmelo capire. Ora toccava a me. Il suo bambino diventato uomo. Il suo uomo?
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