Venne sconvolta al mio studio un paio di anni fa, e come entrò scoppiò in lagrime: Uscita dalla ginecologa si era precipitata allo studio del marito, per comunicargli che era incinta e lo aveva trovato che si inculava beato la segretaria ‘ una piacente signora quarantenne – . A prescindere dal tradimento, e dal momento particolare, l’insulto fatto a lei, uno schianto di ventotto anni, era gravissimo.
Cercai di calmarla come potevo, le diedi un tranquillante, ed analizzammo la situazione. Io avevo due anni più di lei, mi ero anch’io separato, ed avevo trasferito anche l’abitazione nello studio-casa paterna. Questo appartamento, rimasto vuoto dopo un nuovo matrimonio di nostra madre, apparteneva anche a lei, Clara, mia sorella. Decidemmo che avrebbe iniziato subito le pratiche di separazione, e che si sarebbe trasferita nella casa paterna, abbastanza gran de per ospitare entrambi. Clara avrebbe continuato il suo lavoro: l’insegna mento, ed avrebbe portato avanti la gravidanza.
Dopo un paio di mesi ‘ a giugno ‘ un venerdì rientrò a casa per il pranzo ne ra: mandò giù un boccone ed andò a sedersi sul divano, avanti alla televisivo ne. Il nostro rapporto fraterno era sempre stato di grande solidarietà: andai a portarle un caffè e mi sedetti accanto a lei: ‘che c’è, ne parliamo?’ le chiesi ‘c’è che con ‘sto panzone sto diventando un cesso..mi pare di puzzare..oggi mi son trovata con il reggiseno bagnato..uno schifo..non ce la faccio più’..e giù a singhiozzare..’non esagerare..è un fatto naturale..altro che cesso..sei una bella donna incinta..tutto passerà..calmati..non esagerare’ ‘esagerare io? Ora ti faccio vedere..’ aprì la camicetta e slacciò il reggiseno: rimasi di stucco.
Da quando andavamo al mare io ricordavo Clara topless, una bella quarta, areole piccole e capezzoli come fragoline: ora le areole si erano enorme men te ingrandite, i capezzoli erano due ciliegioni umidi, il reggiseno era bagnato
‘visto se esagero?’ E spremette un capezzolo: ne uscì uno zampillo chiaro ‘visto?’ Telefonammo alla ginecologa: fuoricittà fino al prossimo lunedì, pazienza: le diedi un tranquillante. Alla sera Clara a letto presto, io alla TV.
Verso le 22 sentii Clara mugolare.. mi precipitai in camera sua..piangeva ‘che dolore, mi sento scoppiare il seno’ aprì i lembi del pigiama..le mammelle erano gonfie..i capezzoli lividi e gocciolanti ‘fai qualcosa, per carità..succhia mi il latte..prova..e mi porse la tetta sinistra, stringendola. Come in un sogno mi attaccai al capezzoli, tirando quanto potevo..un liquido sieroso ma saporito Clara mungeva la mammella, e ne bevevo parecchio..buono ‘va meglio, ora, passa all’altra’ mi accompagnò la testa sull’altra tetta..attaccato al capezzolo mi misi a mungerla con le mie mani, assaporandone il latte..mi parve di senti re le mani di Clara guidarmi in su, verso la sua testa: mia attaccai alle sue labbra come prima avevo fatto con i capezzoli..le nostre lingue si avvitarono e limonammo lungamente, mentre ci strappavamo i pigiami di dosso
Ansimanti ci denudavamo, ancora mangiandoci di baci in bocca..poi la mia bocca prese a scendere..sul collo..sul seno..come era bello leccarle il pan cione..ad ogni leccata o morsicino un fremito di clara..le sue unghie mi tormentavano le spalle..delizioso l’ombelico sporgente..e risalire dall’altra parte..sul pancione..sulle tettone..e ridiscendere..agli inguini..e lungo la coscia, fino al piede’un morso all’alluce.e chiara mugolava..tirò la mia testa sulla sua vulva’un folto bosco bagnato della sua sborretta profumata..potabile..le mie dita dischiusero le grandi labbra..mi si mostrò la sua natura infocata..le piccole labbra bagnate e frementi..il clitoride duro ed ingrossato da sembrare un piccolo cazzo, che mi misi a leccare ‘siii, amore..così..così..più forte, succhia, succhiami l’anima..amore mio..gioia mia, godo, ooh come godo..continua, continua!..basta così..ti prego, amore, basta mi fai morire’ Sollevai la bocca da quel paradiso infocato che mi aveva fatto bere l’elizir meraviglioso del suo amore, e mi spostai in su per penetrarlo.
Il mio cazzo stava per scoppiare..il mio glande, entrato con grande facilità anche se è piuttosto grosso, non appena penetrò l’utero venne stretto in una morsa meravigliosa, e appena entrato esplose un quantità enorme di sperma, mentre clara aveva un altro orgasmo, ed urlammo liberati entrambi.
Anche se avevo goduto un abbondante orgasmo, il mio cazzo era ancora
In tiro, e Clara, nonostante i suoi cinque-sei orgasmi, era ancora eccitata
Il mattino ci svegliammo ancora abbracciati..Clara mugolò ‘miaoo buongiorno voglio assaggiare il mio latte’: Spremuti abbondantemente i capezzoli sul mio uccello, lo ripulì rapidamente con la lingua ‘hai ragione..è buona la mia latteria e devi approfittarne sempre..mi piace quando mi succhi..ma ora baciami la topi na, chè ne ha diritto’..e ci posizionammo per il nostro primo 69..meraviglioso.. Clara ebbe tre veloci orgasmi prolungati..’aspetta..non venire..voglio donarti la mia verginità anale..e così il bambino non potrà soffrire per le nostre scopate’ si dispose a pecorina, allargandosi le natiche ‘prendimi, sfondami!’ Il suo ano era un roseo piccolissimo buchino.. il mio glande era grosso..leccai l’ano..stretto spostai un po’ di sborrretta dalla vulva, al perineo, all’ano. massaggiandolo col pollice..niente..sempre più stretto..riuscii ad introdurre un poco di indice..’piano mi fai molto male’ il mio cazzo stava scoppiando..lo appoggiai tra le sue grandi labbra..fu come risucchiato dalla sua vulva ribollente, e mi beai nel bagno dei suoi orgasmi, mentre le strapazzavo le tette ed i capezzoli..venimmo insieme, mentre le mordevo la nuca. Ci alzammo, e andammo in bagno..una meraviglio sa doccia insieme..e a far colazione. Eravamo raggianti..Clara risplendeva di una nuova luce d’amore e di sensualità..decidemmo di festeggiare e di andare a pranzo fuori. Il suo dono era armai deciso..bisognava solo avere pazienza e perseverare’io non volevo farle provare dolore ma lei era decisa che a tutti i costi l’inquilino del suo pancino non doveva soffrire per le nostre intemperanze.
Andammo a pranzo..una bella trattoria in riva al mare..Campari Soda..antipasti di mare..ostriche..spaghetti all’astice..grigliata di gamberi..vinello gelato’ pagai il conto..Clara chiese di portarsi un vuoto di Campari..rientrammo a casa . ‘hai un preservativo?’ ‘no, perché?’ ‘Ho un’idea. Appena vedi un distributore ferma ti e vai a comprarli’. Ciò feci; appena a casa Clara mi avviluppò con le sue braccia, inebriandomi col profumo del suo seno..’ci riposiamo?’ e si avviò in camera da letto, via via spogliandosi..si fermò, nuda, avanti al bagno ‘una pipì, vieni? Ci arrivai nudo anch’io: aveva già orinato e era seduta sul bidet..vuoi? mentre l’acqua riempiva la tazza la mia mano raggiunse la sua patatina, e cominciai a segarle il clitoride; mentre Clara aveva imboccato il mio sesso iniziò un lungo orgasmo, che lei sottolineava con mille morsicini sul glande’venni anch’io..’ vai a prendere un guanto di gomma’ ..ciò feci, e la raggiunsi in came ra da letto. Clara aveva preparato sul comodino un tubo di vasellina, la botti gl’ietta di Campari vuota inguainata in un preservativo, un paio di forbici. ‘Ora facciamo come dico io, e non discutere’ Tagliato il pollice ed un dito del guanto di gomma , me li infilò sulla mano destra, li passò nella vasellina e..’datti da fare, sfondami’ Posò le sue cosce sulle mie spalle, offrendomi l’ano, genero samente lubrificato.Da lei incitato iniziai con il medio..entrò..il pollice..con sforzo
‘la bottiglia..e spingila tutta!’ La bottiglia..nonostante i suoi gridolini di dolore affondai la bottiglia, la estrassi e le sostituii il mio uccello, introducendolo fino alle palle. Rimanemmo così compenetrati..Chiara piangeva e mi baciava.. ‘amore..grazie..sei solo mio’. Movendomi molto lentamente, dopo parecchi orgasmi di Clara venni anch’io, scaricando il mio sperma nel suo intestino.
Il nostro menage proseguiva come marito e moglie innamorati: ogni notte e molto frequentemente ogni giorno ci ritrovavamo l’uno nelle braccia dell’altra..Le molte figurazioni vennero tutte collaudate, ma senza mai gravare di alcun peso l’inqui lino del pancione di Clara. Io continuavo a nutrirmi del meraviglioso latte delle sue tette, ma contribuivo quasi giornalmente a ipernutrire con il mio sperma la lat teria, che lo succhiava con beata voracità. Purtroppo la gravidanza non fu portata a compimento a causa di un incidente stradale provocato da un balordo, che tam ponò Clara di ritorno dalla scuola: era a compimento dell’ottavo mese! In realtà fu come se avessimo perduto un nostro figlio. Lei fu poi distratta dagli impegni della conclusione dell’anno scolastico, e consolata dal mio straripante affetto. Cosa fare per le vacanze? Dopo molti studi prenotammo un villaggio naturisti in Croazia, in riva al mare, dalla metà luglio per quattro settimane.
Non sarà mai sufficiente la lode per l’attrezzatura turistica, per l’organizzazione ed in generale il trattamento riservato a tutti gli ospiti del villaggio: si circolava liberamente, svestiti, e si aveva a disposizione sulla spiaggia sdraia ed ombrelloni:
a colazione, a pranzo ed a cena si andava sotto un enorme pergolato, con un tavo lone unico e molti tavolini. Ci si serviva senza limitazioni da molti carrelli viveri caldi o freddi, acqua e vini a volontà. I villeggianti erano ospitati in boungalows in muratura ben coibentati: un vero paradiso .
Ombrellone e sdraie vicino al nostro, bungalow vicino al nostro, incontrammo fin dal primo giorno un’altra coppia di italiani, biondissimi veneti dalla pelle bianchis sima. Nel primo pomeriggio Clara, preoccupata per l’arrossamento della pelle dei vicini, offrì loro una delle tante cremine ad alta protezione che avevamo acquista to: così iniziò la nostra conoscenza. Nostri coetanei, sposati senza figli, lei inseg nante lui bancario. Longilinei, sul m. 1.80 entrambi , snelli. Un bel ragazzo lui, con ampie spalle e fianchi proporzionati, decisamente bella lei: due meloni di quinta misura abbondante, ventre piatto, culetto da sballo. Decisamente bionda il suo boschetto era rado, parallelo alle grandi labbra. Ben armato lui, con un uc cello che anche in riposo era di rispettabile lunghezza. A cena occupammo un tavolino per quattro, così le ragazze poterono continuare il loro discorso infinito sulle parallele esperienze scolastiche. Ci spacciammo per una coppia di sposini come loro, che avevano subito un lutto da un paio di mesi: in effetti Clara mostra va ancora areole e capezzoli un poco pesanti. La serata passò velocemente, anche per la stanchezza del viaggio. L’indomani di nuovo affianco sulla spiaggia, scam bio di giornali, offertorio di bibite, cordialità e giochi d’acqua. Stella lei, Giorgio lui si andò assieme a pranzo e poi a riposare. Verso le quattro a mare di nuovo: le ragazze continuavano il loro bisbiglio, a volte interrotto da risate, e verso le sette doccia e rientro sotto il pergolato: un tavolino, aperitivi, e chiacchere..cosa si face va, abitudini, hobbies, teatro, vita di coppia,e si arrivò a parlare anche delle nostre abitudini sessuali. Dopo iniziali imbarazzi ogni coppia parlò di se, delle preferen ze, dei desideri soddisfatti e di quelli non più o meno i nostri gusti e le nostre sen sibilità coincidevano: ed alla fine trovammo che un desiderio insoddisfatto per noi
tutti era l’esibizionismo, ancora provato da nessuno. Dopo cena si ciondolava
indecisi finchè, assaggiata una sliwovitza gelata, non ne comprai una bottiglia e ci ritirammo. Non passò un minuto che Stella bussò alla nostra porta ‘venite da noi o veniamo da voi? La notte è giovane!’ ‘venite, venite, la sliwovitza è in freezer’ ‘sai che facciamo?’ disse Giorgio entrando ‘indovino io’ risposi :’esibizione?’ ‘siiiiii’ rispose il coro. Eravamo tutti molto eccitati’.stendemmo a terra gli stuo ini da spiaggia e su questi tutti i cuscini reperibili e riempimmo i bicchieri: su una stuoia Clara ed io sull’altra i nostri amici. Stella fece distendere Giorgio ed iniziò ad accarezzargli i testicoli, che si aggrinzirono mentre l’uccello dava segno di ris veglio..era bello lungo, almeno un 25 cm. Le loro bocche si unirono, mentre la ma no esperta di Stella scappellava il cazzo del marito ‘visto come è facile e bello? Vi è piaciuto? Continuiamo noi mentre ci guardate? O volete amarvi ora, ma poi perderemmo la vista delle esibizioni?’ ‘continuate, che è molto eccitante ammi rarvi’ ora era distesa Stella, mentre Giorgio cominciava a slinguarla dai piedi: mugolii di entrambi erano la colonna sonora del superbo atto d’amore..man mano che la lingua di Giorgio saliva le grandi labbra di Stella si gonfiavano: e, come ar rivò all’inguine la testa del marito fu forzata sulla vulva della moglie, che raggiun se un primo frenetico orgasmo, ingoiato da Giorgio mentre le sue dita ne martoria vano i capezzoloni. Fu meraviglioso osservare la lenta penetrazione nel ventre di Stella della lunga asta di Giorgio: il bacino della femmina sussultava quasi ritmica mente accogliendo il suo maschio. Come fu penetrata dallo sciabolone di Giorgio
Stella si bloccò: ‘fermati! Ci penso io! Ti spremo il cazzo con i muscoli del mio utero! Senti come ti inondo del mio liquido? Siii..vengoo..amore vieni con me.. riempimi’siii..così..così’ ‘Giorgio passò ad un furibondo va e vieni, con mille grugniti e, finito l’orgasmo, sfilò l’uccello dalla vulva della moglie, porgendolo alle sue labbra, alla sua lingua infaticabile che lo ripulì tutto. ‘non è stato bello? Così ho goduto poche volte in vita mia..mi eccitava esibirmi..e voi?’ Lo spetta colo era stato veramente arrapante, ed io e Clara non perdemmo tempo ad avvin ghiarci in 69: la vulva di Clara ribollente mi regalò un primo prolungato orgasmo mentre al sua lingua mi percorreva l’asta e le sue labbra, faticosamente per la mia dimensione, accoglievano la mia capella quasi indurita: le vibrai un paio di morsi cini al clitoride, facendola arrivare un’altra volta, e la rivoltai, le sue cosce attorno ai miei fianchi, penetrandole la vulva con una botta sola, fino ai coglioni. In questa posizione mi attaccai al suo seno, succhiandolo con voracità mentre lei mu golava per l’eccitazione e, passate le sue gambe sulle mie spalle, tirandosi indietro fece uscire il mio uccello dal suo sesso e lo introdusse nel buchino,che avevamo ormai da tempo violato: una indiavolata sarabanda con orgasmo finale fu la conclusione..scaricai un volume incredibile di sperma nel suo culetto.
Un dito nell’ano mi fece smuovere dal meraviglioso culetto di Clara ..era Stella
‘siete stati meravigliosi siete già sazi?’ ‘Ma che dici?’ Giorgio si avvicinò al seno di Clara ‘hai ancora latte? Posso assaggiare?’ uno sguardo intontito di Clara
cercò la mia approvazione: in un attimo valutai la situazione..stavamo praticando sesso puro, senza amore, come un piacevole esercizio fisico: perché privarcene? Annuii, e Clara porse la tetta a Giorgio, che ci si attaccò voracemente. Stella mi tirò indietro..’godiamoci lo spettacolo, ora’. Dopo alcuni minuti di poppata la bocca vorace di Giorgio scese sulla passera di Clara, che ebbe un primo orgasmo con grandi gridolini ‘ancora, succhiami tutta tesoro, mordimi..vengooo, ancora, non smettere’.siii, siii, eccoti ancora altra sborretta..toh, ti piace? ‘ Clara era infoiata come non mai, ma io non ero geloso, anzi mi compiacevo della sua po tenza e di quanto aveva fatto arrapare Giorgio, che, staccatosi dalla vulva, si riat taccò al seno, e cominciò a strofinarla sul clitoride con il suo lungo uccello: in pochi istanti Clara fu un sol fremito di godimento ‘vengo ancora, sfondami, sfondami, prendimi’ ..con le mani forzò il cazzo di Giorgio a penetrarla’.. ‘che belloo..che lungo..amore..tesoro mio..non ti fermare..sborrami dentro’lo voglio tutto” e gli cinse i fianchi con le gambe, bloccandolo nel suo ventre..sussultaro no entrambi, urlando la loro goduria ‘succhiami ancora il latte!.. ancora? Sei anco ra duro? Vuoi continuare? Sono pronta..sbattimi, ma succhia le tette!’ Clara si abbandonò nuovamente a quel sesso nuovo, che la faceva tanto godere. Stella ed io ci eravamo molto eccitati a vedere i due” ci facciamo una doccia? Chissà quando la finiranno’ Stella mi tirò per mano verso la doccia, e sentivo una sua mammella sul mio braccio: la tetta era grossa, i capezzoli erano grandi e scuri, su areole strette e in rilievo..piacevole sensazione il tatto.’mi aiuti ad insaponarmi?’ Presa una saponetta mi precipitai ad insaponarle il boschetto e la passera, fradicia e ricolma di umori..ne approfittai per farle un ditalino, al quale corrispose con un lungo orgasmo, mentre mi insaponava il cazzo che, dopo averlo sciacquato dal sapone , imboccò con difficoltà, ‘che bello, che grosso ‘ quando le sue labbra lo abbandonarono ‘ora ti sistemo io’ rientrammo dove stavano i nostri coniugi: Giorgio era ancora attaccato alla vulva di Clara, che mugolava qualcosa semi svenuta..’baciamela, e sdraiati a pancia sotto’ Stella mi ordinò ed io obbedii la sua lingua si posizionò sulla mia spina dorsale..ma..erano tre lingue? Infatti anche i suoi capezzoli mi accarezzavano, dalla nuca ai talloni’meraviglioso..il mio cazzo stava per esplodere quando prima un dito, poi la lingua, poi un capezzolo mi strofinarono l’ano ‘ora ti chiavo’ e simulò una inculata col suo clitoride, abbastanza grossicello e molto tosto..’non venire ancora’ mentre lei aveva un prolungato orgasmo..’vengo io, ma trattieniti..ho solo iniziato’ dopo avermi abbondantemente bagnato le natiche con i suoi umori Stella mi fece voltare’ e la sua lingua ritornò al mio scroto, all’asta, poi con sforzo introdusse il glande tra le labbra, mentre carezzava l’asta..ebbe un altro orgasmo ‘non venire..lo voglio nel culo’ e si mise alla pecorina. Non sapendo cosa usare presi una crema dopo sole e la cosparsi nel suo ano e sul mio uccello..’ti farò male’ ‘non importa, inculami!’
un forte colpo di reni mio per introdurlo e suo per riceverlo, mentre le tenevo divaricate le chiappe e violai quel buco che fino allora era stato male abituato. Mi fermai, dato che Stella ansimava : il suo sfintere si contraeva aumentando la mia goduria..’che aspetti? Sfondami!’ avanzai lentamente nel suo intestino, tormentan dole le tette e i capezzoli ‘siii..amore bello..quanto mi fai godere..continua..mi fai male, ma non ho mai goduto tanto..spingi dentro..fino ai coglioni’ vengo ancora ti sento dentro..vuoi venire anche tu? Vengo ancora..non ce la faccio più’godii!’
come Stella me lo concesse, le scaricai quintali di sperma nell’intestino”non uscirtene..rimani dentro..ti pregoo’ continuava a menarsela, ed a sbrodolare.
Clara e Giorgio avevano finito, e stavano ad ammirarci..’Ad Maiora!’ fu il loro commento ‘quanto ancora possiamo rimanere?
La nostra amicizia continuò: Giorgio e Stella erano i nostri amanti, ai quali eravamo rimasti fedeli,e rappresentavano l’unico contatto sincero con il mondo esterno: Giorgio e Clara avevano una fitta cor rispondenza, così come Stella e me: Non so la loro, ma la nostra, in piano ludico, era quella di due giovinetti innamorati: un giorno mi confessò che, ballando con un amico, si era bagnata pensando che fossi io che la stringevo: la perdonai.
Il nostro generale reciproco desiderio ci portò ad organizzare, gra- zie ad una aspettativa per una dubbia malattia di Clara, uba decina di giorni da loro, a Padova. La felicità che ci pervase quando ci incontrammo fu la riprova della profonda amicizia che ci legava: baci, abbracci, palpatine’., disfacemmo le valige e brindammo, sia pure con un prosecco, ai nostri amori. Giorgio tornò in ufficio; stavamo apparecchiando la tavola quando il telefono ci riportò alla realtà: Sabina, la sorella di Giorgio, aveva bisticciato col suo com pagno. La notizia non ci turbò più di tanto: tre o quattro personea colazione son la stessa cosa, A tavola le cose cambiarono, perché Sabina accennò ai motivi del bisticcio concludendo che il fatto era cosa di donne e che la mia presenza la metteva in imbarazzo: bevu to il caffè le lasciai sole ed andai a riposare.
Quando Sabina, con Clara, andò a prendere le valige in macchina Stella mi raggiunse e, dopo avermi succhiato e leccato le labbra, mi spiegò che il bisticcio era dovuto che il compagno di Sabina , dopo averla trascurata per mesi, la sera precedente aveva organiz zato una cenetta con il suo principale ed una collega, con finale scambio di dame: la proposta aveva fatto imbestialire Sabina,che si era sentita trattare come un oggetto posseduto dal compagno, come la casa, i mobili, le argenterie. A questo punto Sabina fece le valige.
Continuammo a limonare, non trascurando le carezze ai genitali, finchè le ragazze non furono tornate. Si decise che Sabina avrebbe dormito in una poltrona letto del soggiorno finchè non ce ne fossi mo andati. Verso le 19 Giorgio rientrò dal lavoro, e fece un sacco di feste alla sorella, ben nascondendo il suo turbamento. Stella, non avendo trovato il tempo per preparare la cena, stabilì che saremmo usciti, prima in ristorante, poi in un pub. Quando le chiesi come ci dovevamo organizzare mi rispose: ‘fai fare a me, che la cucino io’.
Alle 20. ben ripuliti, andammo ad un ristorante noto per le ricette marinare; tavolo tondo, Sabina tra me e Giorgio, Clara vicina a Giorgio, Stella a me. Per antipasto Blinis al caviale, innaffiato da un sauvignon gelato, poi tagliatelle al caviale, ostriche, aragosta al vino, frutta caffè, gelato e grappino. Stella aveva ordinato per tutti, ben conoscendo i valori afrodisiaci del caviale, delle ostriche, dei crostacei, e condusse la conversazione durante la cena: voleva far conoscere noi a Sabina e Sabina a noi: parlò del nostro lavoro,ed inventò favolose pescate nel mare di Ponza. Di Sabina ricordò che una quindicina di anni prima, avrà avuto undici anni, al mare pre tendeva sempre di andare sulle ginocchia di Giorgio, ventunenne, e di accarezzarlo. Il giorno del matrimonio di Giorgio e Stella Sbina pianse, ed evitò di baciare gli sposi. Laureata parve calmarsi, ed infine trovò il compagno dal quale si era separata in mattinata. La cena andò avanti così, con leggeri sfottò, ai quali ognuno reagì, sempre educatamente. Ci spostammo in un pub per un whiskey: un televisore trasmetteva uno spogliarello, che guardammo distratta mente, infine andammo a casa per l’ultimo caffè, che attendemmo seduti nel soggiorno.’ Strano’cominciò Stella ‘ che una televisione di qualità trasmetta dei programmi così scadenti: quello spogliarel lo non lo avrebbero accettato neanche in un locale di infimo livello’; Clara comprese dove voleva arrivare Stella, e rincarò la dose ‘quella spogliarellista era insignificante di corpo, e goffa nelle movenze’ ed io ‘ ma che volete? Chi si contenta gode ‘ Giorgio ‘ perché contentarci? Basta guardarci intorno per trovare molto meglio’ ‘ hai ragione, vedremo come accontentarvi’ conclu se Stella’ le signore con me in cucina, per offrire il caffè, please’
Rientrarono ridendo’vi faremo trovare di meglio anche qui incasa’
Clara e Stella portarono il caffè a Giorgio e a me, Sabina portava una bottiglia di Prosecco e cinque flute. Sorseggiando il Prosecco ‘assisterete ai nostri spogliarelli, e darete un voto al corpo ed uno alle movenze: chiaramente il cibo e l’alcool stavano facendo il loro effetto. La musica? Il Bolero di Ravel. La luce? Un solo abat-jour in angolo. ‘ttu tutturutturuttu’ si alzò Clara, dimenando lasciva mente i fianchi, recandosi al centro della stanza, guardandoci voluttuosamente.
La mia meravigliosa sorella-amante-moglie iniziò, sempre ondu lando i fianchi, a sciogliere i capelli, che si sparsero sulle spalle, poi, lentamente, sbottonò la camicetta, cominciammo a intravedere le mammelle. All’ultimo bottone si voltò di spalle e si sfilò la camicetta: un vero spettacolo le sue spalle: si voltò lentamente per mostrare le tette, una quarta soda, a coppa. I suoi capezzoli non erano più fragoline, ma si ergevano tosti sulle areole, ancora allar gate: non erano trascorsi tre mesi dall’incidente, ed io continuavo a nutrirmi di quel buon latte tuti i giorni. Il suo busto appariva tonifi cato: le sue mani iniziarono ad abbassare la minigonna prima, il minitanga poi, mq, soggiogata dalla musica, Clara venne verso di noi, voluttuosamente sculettando strinse la mia testa tra le sue mam melle, e passò a Giorgio, offrendo alle su labbra un capezzolo, che Giorgio voluttuosamente succhiò. Tornata al centro della stanza velocemente si sbarazzò della mini, lentamente del tanga, e ci scoprì un folto boschetto triangolare, bruno. ‘standing ovation’, e tornò a sedere accanto a Giorgio. ‘Prima della conclusione altro non è consentito che un pompino’, sentenziò Stella’vai Sabina’.
Sabina, già molto eccitata, fece un balzo al centro della stanza, ove iniziò un lascivo lento movimento del bacino mentre si sbottonava la camicetta: Lei era alta quasi quanto il fratello, di corporatura snella. Paradisiaco il suo viso, incarnato roseo: biondissimi i suoi capelli: Levata la camicetta, il suo reggiseno presentava due splen dide coppe di una seconda misura abbondante, il pancino era piatto, l’ombelico reclamava baci. Rimase in reggiseno e minigonna scozzese. Alla vista di tanto ben di Dio mancava il fiato a me ed a suo fratello Giorgio, che evidentemente non la aveva mia vista nuda. Fece scendere la minigonna e’non indossava niente! Un dolce boschetto biondo non nascondeva le rosee gonfie grandi labbra. Di scatto ci voltò le spalle e, slacciato il reggiseno, si rivoltò a noi : due tette contornate da rosei capezzoli conici”
‘Standing ovation’. Coprendosi il seno con le mani Sabina, sedu tasi di traverso sul divano, si rannicchiò tra le mie braccia, dandomi una leccatina sul naso.
La nostra amicizia continuò: in fondo, Giorgio e Stella erano i nostri amanti, e rappresentavano anche l’unico contatto non ipocrita con il mondo esterno. Giorgio e Clara si scrivevano, come Stella e me. Non so la loro, ma la nostra corrispondenza , in un piano ludico, era quella di due giovinetti innamorati: un giorno mi confessò che, ballando con un amico, qsi era bagnata, pensando che fossi io che la stringevo: la perdonai.
Il nostro generale reciproco desiderio ci portò ad organizzare, grazie ad una aspettativa per malattia di Clara, un decina di giorni da loro, a Padova.
La felicità che ci pervase quando ci incontrammo fu la riprova della sincera amicizia che ci legava: baci abbracci palpatine; disfacemmo le valige e brin dammo, si pure con un prosecco, ai nostri amori. Giorgio tornò al lavoro, in banca.
Stavamo apparecchiando la tavola quando il telefono ci riportò alla realtà: Sabina, la sorella di Giorgio, veniva a colazione: aveva bisticciato con il suo compagno.
La notizia non ci turbò più di tanto: tre o quattro persone a colazione son la stessa cosa. A tavola la pur leggera colazione ci andò per traverso, perché Sabina accennò ai motivi del bisticcio, concludendo che il fatto era cosa di donne, e che la mia presenza la imbarazzava. Bevuto il caffè andai a riposare. Dopo un’ oretta Sabina, con Clara, andarono a prendere le valige in macchina e Stella mi raggiunse e, dopo avermi succhiato le labbra, mi spiegò che il bisticcio era dovuto al fatto che il compagno di Sabina, dopo averla trascurata per mesi, la sera precedente aveva organizzato una cenetta con il suo principale e una collega, al termine della quale aveva concordato uno scambio di dame, progetto che aveva fatto imbestialire Sabina, tra l’altro non avvezza a tali giochi, in quanto si era sentita trattare come un oggetto posseduto dal compagno: a conclusione del bisticcio, lui aveva rimarcato che l’appartamento in cui lei era ospitata, con tutte le suppellettili, era suo, e ciò colmò il vaso.
Continuammo a limonare finchè le ragazze non furono tornate. Si desice che Sabina avrebbe dormito in una poltrona letto del soggiorno finchè non ce ne fossimo andati. Verso le 19 Giorgio rientrò dal lavoro, e fece un sacco di feste alla sorella, ben nascondendo il suo turbamento. Stella, non avendo trovato il tempo per preparare la cena, stabilì che saremmo usciti, prima in ristorante e poi in un pub; quando le chiesi come ci dovevamo organizzare mi rispose: ‘fai fare a me, che la cucino io’.
Alle 20, ben ripuliti, andammo ad un ristorante noto per le ricette marinare:tavolo tondo,sabina tra me e Giorgio, Clara vicina a Giorgio, Stella a me. Per antipasto, blinis al caviale, poi tagliatelle al caviale, ostriche, aragosta al vino, frutta caffè e gelato: Stella aveva ordinato per tutti, ben conoscendo i valori afrodisiaci del caviale, delle ostriche e dei crostacei, e condusse la conversazione durante la cena; in sostanza voleva presentare Sabina a noi e noi a Sabina: Parlò dlle nostre professioni, della nostra amicizia nata in campeggio naturista. Di Sabina cominciò a ricordare che una quindicina di anni prima, al mare, avrà avuto undici anni, pre tendeva sempre di andare sulle ginocchia di Giorgio, ventunenne, e di carezzarlo. Il giorno del matrimonio di Giorgio e Stella pianse, ed evitò di baciare gli sposi. Sembrò che si fosse calmata solo quando si unì al compagno dal quale si era separata in mattinata: chissà quale arma segreta doveva possedere il fortunato! Ma, forse, col passare degli anni, gli si erano bagnate le polveri? La cena andò avanti con leggeri sfottò, ai quali ognuno reagì, sempre elegantemente. Ci spo stammo in un pub per un digestivo. Un televisore trasmetteva uno spogliarello, che guardammo distrattamente, infine tornammo a casa per un caffè. Ci sedemmo nel soggiorno in attesa del caffè .’strano, cominciò Stella, ‘ che una televisione di qualità trasmetta dei programmi così scadenti: quello spogliarello non lo avrebbe ro accettato neanche in un locale di infimo livello’; Clara comprese dove volela arrivare Stella, e rincarò la dose ‘della spogliarellista era insignificante il corpo, ed erano goffe le movenze. Anche io compresi il da farsi ‘ che volete? Chi si contenta gode..ma..perchè contentarci? Basta guardarci intorno per trovare molto meglio’ ‘hai ragione, vedremo come accontentarvi’ concluse Stella ‘le signore con me in cucina, per offrire il caffè, please’.
Dopo poco rientrarono, allegrissime ‘ vi accontenteremo, saremo noi le spoglia relliste, ma’..solo spogliarello, intesi? Abbiamo tirato a sorte: prima Clara, poi Sabrina, e concluderò io. D’accordo?’ ‘siiiiii’ la musica? Il Bolero di Ravel, na turalmente. Sul divano eravamo seduti, nell’ordine, Stella, io, Sabrina, Giorgio
Come si udì il primo tocco di tamburo Clara balzò al centro della stanza, dimenando lascivamente il bacino. Indossava una tunichetta di lino, indiana, corta al ginocchio, aldisotto si intuiva lingerie bianca. Dopo alcuni contorcimenti, accen nò a tirar su i bordi della tunichetta, mai superando il livello al quale avrebbe mo strato le mutandine’.poi si voltò, tirando su la tunichetta, mostrandoci il laccio dello scippino tra le meravigliose, sode natiche; si voltò di nuovo, levandosi com pletamente la tunichetta: pur conoscendola bene, io e Giorgio rimanemmo mozza fiato. Indossava uno slip-triangolino minimo, che mostrava le labbra gonfiarsi. Il reggiseno, una quarta misura, faceva trasparire le strette areole e gli umidi capez zoli (io avevo continuato a nutrirmi giornalmente del latte di Clara). E fu il reggi seno il primo a volare verso Giorgio, mentre le mammelle di Clara balzavano verso l’alto, non più costrette. Rimaneva ben poco da vedere quando anche lo slippino volò verso Giorgio. Un uragano di applausi salutò la fine dello spogliarel lo di Clara, che volò ad abbracciare Giorgio, spostando Sabrina che, molto imba razzata, camminò piano verso il centrostanza: il Bolero continuava. ‘non mi ci trovo a fare uno spogliarello, mi sono, si, spogliata, ma mai spogliarellata, e poi”davanti a mio fratello?’ ‘i patti sono patti, potevi ritirarti prima’.. comunque ora beviamoci un bourbon, e poi continuiamo.
Sabrina indossava una maglietta a vita alta, jeans vita bassa, in modo che si vedeva l’ombelico e, se si voltava, una piccola rosa tatuata laddove la schiena si incurva. ricordò: ‘solo pompini, ora’ e balzò a centrostanza; cominciò ad ancheggiare lentamente, e con furbizia iniziò a tirar su la maglietta..poco per volta, poi ritornando alla posizione iniziale, scoprendo piano piano il torace e..appena apparve il reggiseno tirò giù, e..d’un botto..se la levò. Un grande applauso salutò il suo reggiseno bianco trasparente, una misura che a stento conteneva le belle tette a pera, e sottolineava i piccoli duri capezzolini. Giorgio non ne potè più, e sfoderò il suo lucifero sul quale si avventò Clara, mia moglie, che lo imboccò mugolando. Sabrina ora si era eccitata, ed attaccò, con lascive movenze, a spogliarsi dei jeans, coscia dopo coscia, voltandoci le spalle:
anche lei aveva un sottile laccetto tra le natiche e, rivoltandosi, mostrò un minuscolo triangolino ricamato sulla fica. Tra le nostre urla di incoraggiamento slacciò il reggipetto, sfilò sempre più velocemente lo slippino e corse a rifugiarsi tra le mie braccia..
Il dolce fagotto sulle mie gambe, incollato al mio torace fece aumentare la mia eccitazione’.’Sabrina’ le sussurrai nell’orecchio ‘vuoi?’ mi rispose un mugolio, e quindi allungai una mano ad accarezzarle il monte di Venere, pian piano raggiungendo il suo altare del piacere. Sentivo che le grandi labbra si gonfiavano ed infine, premendo la fica fradicia di umori raggiunsi il clitoride, rigido, immerso in un mare di godimento: si riscosse: ‘solo un pompino,ricorda’nientealtro’, e si attaccò ai miei capezzoli, leccandoli, succhiandoli, mordendoli, infine scenden do a baciare il prepuzio, e, scappucciandolo, il glande. Sentii che inghiottiva qual cosa ‘liquido seminale credo-, ed infine inboccò, gioiosa, il mio grosso battaglio, per poi passare a slinguare e baciare, mugolando, l’asta e i coglioni.
Stella rientrò al centro della stanza: indossava un corto kimono nero che, conside rato che né io né Giorgio, in ben altre faccende affaccendati, prestavamo la mini ma attenzione, se lo sfilò e lo lasciò cadere in terra: il suo,più che mai, era un corpo divino, che non mi aveva mai fatto rimpiangere il corpo di mia sorella Clara.
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