Un’altra cena barbosa. Già me la immagino… sempre le solite facce, i soliti discorsi, le solite battute idiote. Ogni nuova cena di quell’associazione è la fotocopia della precedente, come un film che ricomincia ogni volta daccapo, riproducendo all’infinito le stesse immagini mediocri.
Non posso però esimermi dal partecipare. Il mio uomo è come me poco fiducioso sull’esito della serata ma siamo obbligati a partecipare per l’oppressiva “etichetta” che pare condizioni irrimediabilmente la nostra esistenza.
Anche l’abbigliamento è un problema… l’età media degli invitati è decisamente alta e ci si deve adeguare… non troppo casual, non troppo elegante, non troppo sexy, non troppo castigato… insomma… un inno alla mediocrità.
Seduta sul letto passo in rassegna il contenuto dell’armadio, scartando questo o quel vestito… il clima è tipicamente estivo… per prima cosa scelgo l’intimo… un perizoma ridottissimo, nero, leggero come la seta si adatta benissimo alla mia completa depilazione. Certo non lo si può definire castigato ma che importa? Mica lo vedranno!! Sorrido al pensiero degli occhi strabuzzati e di quei vecchi signori davanti alla mia svelata intimità.
Ok, ma adesso che ho scelto il perizoma, cosa ci metto sopra? In questo momento invidio gli uomini che devono limitarsi a scegliere il colore dell’abito da indossare, senza preoccuparsi del trucco, della depilazione, di non far vedere troppo i difetti che noi donne quotidianamente combattiamo disperatamente.
Alla fine decido per un abito nero, lungo, lascia la schiena e le spalle scoperte e sul davanti sale sino al collo dove si allaccia con un collarino.
Certo non ci vuole il reggiseno ma in questo sono fortunata. Il mio seno è ancora sodo e nonostante la terza misura posso permettermi di non usare nulla per sostenerlo.
Mi osservo criticamente allo specchio e sono soddisfatta… dei sandali aperti, neri e dal tacco alto completano la mise. Come accessori una bustina e una leggera sciarpa di seta, rigorosamente nera… ed eccomi pronta per il patibolo!
Arriviamo con qualche minuto di ritardo e sento tutti gli occhi su di me. Anziane signore coperte di stucco mi osservano con alterigia, bisbigliando acidi commenti alle amiche. Uomini in abiti tutti uguali guardano il mio corpo ben modellato dal vestito, fingendo disinteresse.
Cerco con lo sguardo qualche volto amico ma è l’ora delle presentazioni. Mani sudaticce stringono la mia, chi con fermezza e chi con quell’insopportabile fare molliccio che da sempre associo all’inaffidabilità.
Come un automa stringo mani, farfuglio falsi convenevoli, senza nemmeno rendermi conto di chi ho davanti. Ad un tratto una stretta di mano diversa… una mano fresca e asciutta, dalla stretta decisa ma lieve. Rimetto a fuoco lo sguardo e vedo due occhi di un azzurro intenso, di una profondità sconvolgente. Mi riscuote una voce melodiosa… dinanzi a me, la sua mano ancora nella mia, una donna forse con qualche anno più di me, di una bellezza aristocratica ma dal sorriso aperto e dolce. Si presenta… si chiama Silvia. E’ alta quanto me, ha le spalle lasciate scoperte da un bustino color blu notte che prosegue sino ai piedi con una gonna ampia dello stesso colore. Il suo seno prosperoso ma per nulla volgare è celato dal vestito ma la sensualissima vallata tra le due colline è appena visibile attraverso un tratto di pizzo di ottima fattura.
Silvia ha i capelli del colore dell’oro e la pelle chiara e senza imperfezioni. Il trucco è delicato, senza eccessi. Guardo il mio uomo e provo una leggera fitta di gelosia. Il suo sguardo è eloquente… le piace!!! Certo non posso biasimarlo… Silvia piace molto anche a me! Mi piacerebbe restare a chiacchierare con lei per conoscerla ma c’è sempre qualcuno da salutare e la perdo di vista.
Finalmente ci si siede per la cena. Quest’anno c’è una novità. Non hanno preparato il tavolo reale ma una serie di tavoli rotondi da sei persone e, cosa ancor più inusuale, non ci sono segnaposto!
Ci accomodiamo ad un tavolo un poco scostato dal centro della sala e un’altra coppia, decisamente su di età, segue il nostro esempio.
Già immagino la noia. Mi volto per sussurrare e condividere il mio pessimismo con il mio uomo e quando mi rigiro vedo Silvia al nostro tavolo con al suo fianco quello che deduco sia il suo accompagnatore. Lei sorride chiedendo il permesso di farci compagnia ed io di rimando esprimo il piacere di averli con noi.
Ora tra di noi c’è il suo compagno e mentre le portate si susseguono io osservo discretamente Silvia.
Le sue mani sono delicate, dalle dita lunghe e ben curate. Sulle unghie porta uno smalto madreperlaceo simile a quello che anche io uso solitamente. Non porta alcun anello o bracciale. Le braccia sono nude e la pelle appare fresca e luminosa… mi scopro a chiedermi come deve essere al tatto. Dalle spalle il mio sguardo risale al collo, alle labbra velate da un tenue rossetto, al naso dritto ed un poco all’insù. Guardo i suoi occhi e nuovamente mi ci perdo ed ho un brivido nel rendermi conto che anche lei mi sta osservando. Mi guarda intensamente prima di spostare il suo sguardo sulle mie mani, ora irrigidite per la tensione, e sul mio corpo.
Mi accorgo di avere il viso in fiamme e mi concentro sul cibo, annuendo alle battute della conversazione in corso, che non ho per nulla seguito.
Cerco di non guardare Silvia ma ogni volta che non resisto e rivolgo il mio sguardo al suo viso, vedo che mi sta guardando con un sorriso appena accennato sulle deliziose labbra.
Finalmente siamo al dolce e i commensali iniziano ad alzarsi dai loro posti per andare a salutare altre persone. Anche i nostri compagni si allontanano scusandosi e Silvia coglie l’occasione e viene a sedersi al mio fianco, accostando ancor più la sua sedia alla mia.
Ora aspiro il suo profumo che prima non avevo colto… ha un aroma delicato ma al contempo inebriante e concreto.
La conversazione è simpatica… I nostri occhi sono fissi negli occhi e una impalpabile tensione cresce tra noi. E’ una sensazione indefinibile, una combinazione di desiderio e di aspettative. Nonostante non vi sia tra noi alcun contatto sono consapevole del calore del suo corpo, della sua sensualissima fisicità. Chissà se anche Silvia prova le stesse cose. Forse questo desiderio che sento nascere in me è solo mio… da lei non condiviso.
Ad un tratto le nostre gambe si sfiorano sotto il tavolo… non capisco se Silvia abbia cercato il contatto o sia un caso ma dentro di me spero che sia voluto. Il contatto non si interrompe ma anzi sembra farsi un poco più deciso. Sposto leggermente il piede per meglio assaporare la sua pelle liscia. Lei si sposta e vengo colta dal terrore di aver frainteso tutto ma, un istante dopo, sento la sua caviglia sormontare la mia e poggiarvicisi, racchiudendola in un simbolico abbraccio.
Sono sopraffatta da un turbine di emozioni, sento l’eccitazione crescere in me ed un calore diffuso propagarsi dal mio basso ventre. Anche il suo sguardo è cambiato e nei suoi occhi leggo, riflesse, le mie stesse emozioni.
La gente intorno a noi chiacchiera e si muove ma io ne sono appena consapevole, concentrata sul quel contatto che ha qualcosa di magico. Sento il perizoma inumidirsi e stringo le gambe per far cessare le incontrollabili pulsazioni del mio sesso.
Il ritorno dei nostri compagni mi impedisce di perdere il controllo e con una scusa, mi allontano e mi dirigo ai bagni.
Guardo la mia immagine riflessa dallo specchio cercando di riprendere il controllo delle mie emozioni mentre due donne chiacchierano sistemandosi il trucco.
Escono e finalmente resto sola a pensare a Silvia e al desiderio di rinnovare mille volte le sensazioni che ho provato.
Respiro profondamente per calmarmi e mi avvio all’uscita ma la porta si apre ed entra Silvia… si guarda un attimo attorno… si avvicina a me… posa le sue mani sui miei fianchi… avvicina le sue labbra alle mie e mi bacia. Non una parola, non un gemito, solo quel bacio dolce, delicato, bagnato solo un poco dalla punta della sua lingua alla timida ricerca della mia. La mia lingua risponde al silenzioso richiamo e si unisce alla sua in una danza lenta, dolcissima. Il bacio, durato pochi interminabili attimi ha provocato un terremoto in me. Le gambe non sembrano più essere in grado di sostenere il mio corpo, il mio cuore ha accelerato il suo battere, il mio respiro si è fatto quasi affannato e il mio seno ne segue il ritmo sotto il vestito. Sono persa in questo bacio e le mie mani, imitando quelle di Silvia, sono posate a stringere i suoi fianchi.
Le nostre labbra si allontanano, lasciandosi a malincuore.
Ancora nessuno parola.
Silvia, prima di uscire dal bagno mi porge un biglietto. Sotto il suo nome ed il recapito telefonico, stampati con caratteri eleganti, di suo pugno ha tracciato “chiamami”.
Resto ancora un attimo in bagno e poi, stringendo gelosamente il biglietto, rientro nella sala dirigendomi verso il mio uomo.
Silvia e il suo compagno si sono già allontanati e io mi sento privata di qualcosa di intimo.
In auto, sulla via del ritorno, parlo con il mio uomo della serata ma il mio pensiero è rivolto a Silvia e a quel numero di telefono ormai impresso nella mia memoria.
Ancora non l’ho chiamata’ intendo farlo stasera’ vi farò sapere.
Prendo il telefono e compongo il numero di Silvia.
Prima di decidermi a chiamarla ne ho parlato col mio lui. Non sono scesa in dettagli ma non gli ho mai tenuto nascosto nulla… non cerco la sua approvazione o il suo permesso ma ho sempre basato il nostro rapporto sulla sincerità, la fiducia ed il rispetto.
La voce di Silvia mi riporta al presente.
– Pronto?
La sua voce è ancora più sensuale al telefono.
– Ciao Silvia, sono Daniela, ci siamo conosciute l’altra sera alla cena del …., ti disturbo?
– Ciao Daniela, non mi disturbi assolutamente anzi, speravo in una tua chiamata.
Il tono della sua voce mi inebria e torno col pensiero alle sue labbra accostate alle mie in quell’unico, incredibilmente emozionante bacio e mi devo appoggiare al mobiletto.
– Daniela, tu come stai?
– Io benissimo grazie e tu?
– Anche io bene, nel pomeriggio non ho impegni e sono a casa, posso invitarti per un caffè?
Inutile nascondere che speravo in un invito di qualche tipo ma il suo modo diretto mi sorprende e mi toglie sicurezza.
– Oggi…. beh… io… forse… si… dovrei vedere…
– Daniela, non farti problemi, se hai da fare possiamo rimandare!
Un attimo di silenzio e il mio senso di panico si dissolve.
– No no Silvia, oggi va benissimo, mi hai solo colta alla sprovvista.
Esco con una risatina che suona stupida persino alle mie orecchie.
– Allora ti aspetto… per le 17,00 va bene?
– Si certo Silvia, va benissimo… Però ancora non ho presente dove abiti.
Silvia mi spiega come arrivare a casa sua e mi rendo conto che abitiamo davvero vicine.
Un semplice “a dopo” conclude la telefonata.
Riagganciando lascio uscire un lungo sospiro… ho l’impressione di aver trattenuto il respiro per tutta la durata della telefonata… sono le 12,30… sono nuovamente presa dal panico… oddio… cosa indossare… innanzitutto devo calmarmi e spegnere in qualche modo l’eccitazione che mi assale al pensiero di rivedere Silvia.
Mi dirigo in bagno… una doccia mi rimetterà certo in sesto e mi rischiarerà le idee… poi deciderò!
Sono le 16,00, sono appena uscita di casa e il nervosismo che provo è inimmaginabile. In auto quasi non riesco ad infilare la chiave nel blocchetto di accensione.
Ho passato le ultime tre ore a chiedermi come vestirmi, cosa dire a Silvia, se presentarmi a mani vuote’ poi ho deciso di lasciar fare la caso.
Ho indossato abiti sportivi’ jeans aderenti e un top nero senza reggiseno. Non desidero essere troppo provocante ma nemmeno essere sciatta. In auto tolgo i sandali’ non sono mai riuscita guidare con i tacchi’ se li porto mi sento impacciata alla guida.
Sono trascorsi solo dieci minuti e sono già davanti alla casa di Silvia. Ora cosa faccio? Mica posso presentarmi con cinquanta minuti di anticipo.
Possibile che sia così nervosa? Mi sento come quando, scolaretta, attendevo che l’insegnante mi interrogasse. Ma sono passati secoli da allora. Ora sono una donna di 32 anni con non poche esperienze particolari alle spalle eppure’
Mi concentro sulla casa: una bella villetta circondata da un ampio giardino costellato qua e la da composizioni floreali di ottimo gusto. La casa è ad un piano, elegante nella sua semplicità. I miei occhi continuano a spostarsi sull’orologio ed è come sempre snervante rendersi conto che quando si aspetta impazientemente qualcosa il tempo sembra trascorrere con una snervante lentezza.
Sono le 16,30, vedo aprirsi il cancello automatico ed una lussuosa automobile uscire dal vialetto sulla sinistra della casa, alla guida scorgo Pietro, lo stesso uomo che accompagnava Silvia alla festa. Per fortuna non sono entrata’ sarebbe stato troppo imbarazzante incontrarlo ora.
Mi guardo alle specchietto, colgo sul mio volto i segni della tensione. Osservo il trucco volutamente leggero con il quale ho cercato di fare un poco di quello che mi piace definire restauro. Oriento un poco lo specchietto e lo sguardo cade sul seno. I capezzoli sono eretti e ben visibili sotto il tessuto leggero. Vorrei aver indossato il reggiseno ma ora è troppo tardi per recriminare.
L’orologio segna le cinque meno due minuti. Scendo dall’auto e mi avvicino al cancelletto, guardo per un attimo il campanello e poi, dopo un ultimo profondo respiro vi appoggio l’indice e premo. Trascorrono interminabili secondi prima che la tenda di una finestra si scosti e la serratura del cancelletto scatti. Lo spingo e con una decisione che forse non provo mi dirigo verso l’ingresso che si apre al mio arrivo. All’interno, un poco scostata c’è Silvia.
Resto scioccata!!!
Indossa una veste da camera color panna, ornata con delicatissimi pizzi e divinamente trasparente. Sotto è evidente che non porta nulla. Colgo perfettamente la rotondità dei suoi seni e la zona più scura delle aureole dalle quali sporgono invitanti i capezzoli.
Lo sguardo scende e scorgo più che vedere il suo sesso completamente depilato.
Le sue gambe sono lunghissime, ben tornite e ai piedi indossa delle ciabattine da camera, squisite, con un tacco medio.
Mi rendo conto di non aver nemmeno salutato Silvia tanto è stato lo sbalordimento e l’eccitazione sorta prepotentemente in me per vederla praticamente nuda.
Risollevo di scatto lo sguardo al suo viso e la vedo sorridere.
– Ciao Daniela, ho passato l’esame?
Mi sento sprofondare dal tono ironico di quelle poche parole.
– Dai su, non restare li sulla porta, accomodati.
Biascico una specie di saluto che quasi nemmeno io riesco ad interpretare e seguo Silvia che mi fa accomodare in sala, indicandomi un divano sul quale sedere.
Cerco di non guardarla ed osservo l’arredamento in arte povera che da alla sala un’atmosfera intima e raffinata insieme.
Silvia si accomoda al mio fianco accavallando le gambe che restano leggermente scoperte.
Io sono seduta rigida, la schiena lontana dallo schienale, le gambe serrate. Non capisco cosa mi stia succedendo: mi sento intimorita, fuori luogo, inadeguata di fronte alla bellezza ed alla sensualità di Silvia.
Lei si avvicina e mi posa un delicato bacio sulle labbra prima di alzarsi. Mi chiede se gradisco un caffè’ io rispondo di si.
Resto rigida e quando lei torna sono ancora li, seduta come uno stoccafisso, incapace di rilassarmi e di tenere sotto controllo l’eccitazione che nonostante la mia goffaggine si è impadronita di me.
Silvia non smette di sorridere.
Sorseggiamo il caffè ed appena poso la tazzina ormai vuota lei si alza, mi prende per mano e mi fa alzare.
– Ora spogliati per me Daniela, fatti guardare mentre lo fai.
Si risiede rilassandosi sul divano ed io resto in piedi davanti a lei, incapace di muovere un solo muscolo.
Silvia prende un telecomando e una musica che non conosco si diffonde per la stanza.
Chiudo gli occhi e mi lascio pervadere dalle note’ la musica ha da sempre l’effetto di rilassarmi, con la musica riesco ad estraniarmi dalla realtà.
Le mie mani cominciano a risalire lungo i miei fianchi sino ad accogliere il seno i cui capezzoli sembrano voler forare il tessuto. Stringo le mani sul seno ed intanto comincio a muovere il mio corpo al ritmo lento della musica.
Le mie mani si spostano sul ventre, scendono sino al linguine per poi risalire sino al collo, al viso’ mi accarezzo, cosciente della presenza di Silvia che mi guarda ma incapace di aprire gli occhi.
Le mie mani volano sul mio corpo ancora per lunghi istanti’ slaccio la cintura dei jeans e la sfilo lasciandola poi cadere a terra. L’eccitazione che già provavo è ora alle stelle al solo pensiero di mostrare il mio corpo nudo a Silvia.
Slaccio il bottone dei jeans e abbasso lentamente la cerniera’ riprendo ad accarezzarmi il seno. Non ho alcuna fretta’ voglio che Silvia goda ogni movimento’ che in lei cresca il desiderio di avermi’ e che in me si concretizzi prepotentemente il desiderio di essere sua’ completamente’ senza limiti.
Lentamente abbasso i jeans, un centimetro alla volta, senza perdere il ritmo della musica’ ora sono a metà coscia’ ora al ginocchio. Trovo qualche difficoltà a sfilarli completamente continuando a calzare i sandali ma facendo affidamento sul mio senso dell’equilibrio riesco a non sembrare eccessivamente goffa.
Ora mi muovo con maggiore scioltezza e ogni volta che le do le spalle mi piego un poco in avanti per accentuare la curva del mio fondoschiena.
Sollevo il top scoprendo il ventre piatto e poi lo riabbasso’ è una dolce tortura quella che voglio infliggere a Silvia.
Gioco con lei. Senza aprire gli occhi sento il suo sguardo sul mio corpo.
Sollevo il top e con infinita lentezza lo sfilo mentre le do la schiena. Prima di girarmi con le mani copro le coppe e solo dopo un tempo ragionevolmente lungo le scosto per mostrarle i miei capezzoli eretti dall’eccitazione.
Solo il perizoma copre la parte più intima del mio corpo. Le mie mani percorrono il tessuto e il movimento si ripercuote sulle mie grandi labbra ormai umide, provocandomi intense ondate di piacere.
Lentamente sfilo anche il perizoma e rimango li, completamente nuda ed eccitata.
Volgendole la schiena mi chino ad accarezzarmi le caviglie divaricando un poco le gambe in modo da mostrarle la mia intimità.
Sempre in quella posizione con le mani risalgo lungo le gambe e giunta ai glutei li separo affinché nulla resti nascosto al suo sguardo.
Solo ora apro gli occhi e lentamente torno in posizione eretta e mi volto a guardare Silvia.
è sul divano, nuda che si tocca il sesso a gambe divaricate. La vedo esplorare il mio corpo, penetrarmi con lo sguardo. Il suo sguardo è carico di desiderio, il suo respiro affannato. Le dita delle sue mani sono lucide del suo umore.
Mi avvicino e mi inginocchio dinanzi a lei prendendo una sua mano e portandomela alla bocca assaporo il suo umore, guardandola negli occhi.
– Daniela, sei stupenda, hai un corpo magnifico’ ti desidero immensamente.
– Silvia, prendimi, sono tua’ lo sono sin da quel primo bacio.
Mi solleva, ci abbracciamo e ci baciamo con trasporto.
Le nostre lingue si inseguono in gioco famelico, le nostre mani si esplorano.
Silvia si stacca da me, si alza e prendendomi per mano mi conduce in quella che presumo sia la sua camera.
Il letto è al centro della stanza e Silvia mi ci fa sdraiare, stendendosi al mio fianco.
Riprendiamo ad accarezzarci ed a baciarci con minore foga, assaporando la dolcezza del momento. E’ silvia che prende le redini della situazione e comincia a scendere con la lingua lungo il mio corpo. I miei capezzoli rispondono al tocco della sua lingua mentre una sua mano accarezza la mia intimità.
Silvia succhia i miei capezzoli ed io gemo dal piacere. Quando li lascia per giungere al mio sesso raggiungo le più alte vette del piacere.
La sua lingua è bollente’ penetra in me con infinita lentezza ed io non riesco a trattenere un grido di piacere.
Non voglio raggiungere l’orgasmo, non ancora!
Mi sciolgo dal suo bacio intimo e avvicino il mio viso al suo sesso’ sento il suo profumo’ con la lingua sfioro le grandi labbra, gioco con la clitoride e sento Silvia tendersi dal piacere.
Mi chiede di fermarmi’
‘dal cassetto del comodino vedo che estrae un doppio fallo violaceo di dimensioni ragguardevoli’ se lo avvicina alla bocca succhiandone un’estremità, chiedendomi con lo sguardo di fare altrettanto con l’altra.
Obbedisco e prendo a succhiare quello strumento che so ci donerà mutuo piacere.
Ora siamo sedute l’una di fronte all’altra, le nostre gambe incrociate si stringono sui fianchi l’una dell’altra. Silvia porta il fallo verso il basso e con movimenti sicuri ma delicati mi penetra con il fallo dopo avermi fatta distendere’ sento il pene artificiale entrare in me e mi rendo conto che Silvia mi sta possedendo come fosse un uomo.
Sollevo la testa per vedermi penetrata e dopo pochi secondi vedo Silvia stendersi a sua volta e penetrarsi con l’altra estremità del fallo.
Ci muoviamo al medesimo ritmo ed ogni volta che il mio bacino si avvicina al suo mi sento riempire l’intimità.
Mentre accelero il ritmo accarezzo i piedi di Silvia che sono ai lati della mia testa e lei fa lo stesso con i miei.
L’orgasmo coglie entrambe nel medesimo istante ed entrambe urliamo il nostro piacere.
Restiamo li, senza forze, per un lungo istante prima di far scivolare fuori dai nostri sessi il fallo appiccicoso ora dei nostri umori. Silvia lecca l’estremità che è servita a penetrarmi ed io lecco l’altra parte, sentendo il sapore del suo più intimo piacere.
Ci abbracciamo e restiamo così, abbandonate nelle braccia l’una dell’altra.
Il mio desiderio si riaccende ai suoi nuovi baci e ricomincio ad accarezzare il suo corpo di cui non sono ancora sazia.
Lei si alza’ si avvicina ad una cassettiera da dove tira fuori un oggetto che non riesco a riconoscere. Solo quando si gira vedo che è una sorta di mutandina sulla quale è innestato un fallo artificiale dal colore e dalle fattezze di un vero membro maschile.
– Posso scoparti Daniela?
Non ho esitazioni, rispondo di si e mi metto a quattro zampe, una posizione che adoro nei miei rapporti etero.
Lei si avvicina da dietro, mi bacia la schiena e poi avvicina il fallo artificiale al mio sesso.
Sento una sensazione di freddo quando comincia ad entrare in me, subito sostituita dal piacere di essere posseduta e scopata da una donna.
Si muove dentro di me con colpi leggeri, chinandosi su di me per riuscire ad accarezzarmi il seno. Un nuovo orgasmo monta rapidamente e lei, accorgendosene, aumenta il ritmo con il quale mi penetra’
‘sono ancora in preda all’orgasmo quando sento la sua lingua che mi inumidisce il buchetto. Apprezzo il sesso anale ma non ho mai provato la penetrazione dietro con un fallo finto.
Mi irrigidisco!
Le parole che Silvia mi sussurra mi aiutano a rilassare i muscoli e quando il fallo entra sento solo un breve spasmo sostituito ancora una volta da un immenso piacere.
Ancora sto smaltendo il tumulto emozionale del mio secondo orgasmo che un terzo arriva prepotente e mi accascio ancora con il fallo nel mio antro più nascosto.
Silvia lo sfila lentamente, lasciandomi ansimante.
Non ho più forze ma voglio farla godere ancora una volta e dopo essermi sistemata la mutandine la penetro sdraiandomi sopra di lei.
Devo concentrarmi sui movimenti’ mi rendo conto che è per me innaturale comportarmi da uomo e muover il bacino per far si che il fallo la penetri.
Presto però prendo sicurezza ed il movimento diventa naturale e l’espressione che vedo dipinta sul suo volto mi lascia capire che sto muovendomi nel modo corretto.
Aumento progressivamente il ritmo e Silvia ansima esortandomi a penetrarla sino in fondo, a possederla con forza.
Vedo l’orgasmo montare in lei e quando esplode le sue unghie si chiudono spasmodicamente sul mio corpo.
Restiamo per lungo tempo abbracciate, scambiandoci mille dolci baci e delicate carezze.
Abbiamo consumato ogni energia e l’orologio, che ora segna le 20,30 ci consiglia di ritornare alla quotidianità.
– Daniela, è stato bellissimo e mi è piaciuto davvero molto.
– Anche a me è piaciuto molto Silvia… mi sono sentita completamente tua.
– Credi che potremo rivederci?
– Silvia, se lo desideri sarà per me bellissimo rivederti e godere ancora di te.
è ora di andare… ci salutiamo con un lungo, caldo, umido, tenerissimo bacio e, stanca ma appagata, risalgo in auto per fare ritorno a casa.
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