nei cessi dell’autogrill

“Mentre mi lavavo le mani ai lavandini lì davanti, quasi senza pensarci, girai ancora la testa e questa volta lo vidi bene…”

Quella mattina ero partito prestissimo; era giugno inoltrato, alle cinque a Bergamo
c’era già luce abbastanza e così mi ero messo in viaggio diretto a Vicenza. Alle sei ero dalle parti di Verona e mi sono fermato per un caffè al grill della Bauli. Sono sceso in toilette, per fare pipì, di solito la faccio in piedi, negli orinatoi, ma c’era un ragazzo lì che pisciava, quindi per stare da solo sono entrato in un camerino, ma senza chiudere, tanto dovevo pisciare e basta. Una volta fatta, sono uscito dal camerino tirandomi su la cerniera dei jeans e ho visto il tizio ancora in piedi davanti all’orinale. Che pisciata lunga, pensavo; tra l’altro vedendo i movimenti della mano, forse se lo stava scrollando, pensavo.
Mentre mi lavavo le mani ai lavandini lì davanti, quasi senza pensarci, girai ancora la testa e questa volta lo vidi bene. Il tizio si stava facendo una sega, se lo menava lentamente, con cura, e guardava verso me.
Che stronzo, faccia quello che vuole, se gli piace masturbarsi, fatti suoi. Lo riguardai, tra l’altro nemmeno un brutto ragazzo: volevo dirgli, figliolo, ma perché non ti trovi una compagna, sono sicuro che qualcuna disponibile la puoi trovare e, davvero, è più divertente in due che così, davanti al pisciatoio dell’autogrill.
Lui deve avere equivocato i miei sguardi, adesso si era girato verso me e me lo mostrava. Sorrideva e mi invitava ad avvicinarmi.
– Vieni qui, mi diceva con accento straniero, dai vieni qui.
Scrollai le spalle, mi girai e mi asciugai le mani. Ma intanto, stranamente, restavo lì, non me ne andavo.
– Ma cosa mi è preso, stavo dicendo a me stesso, quello lì si fa una sega e ti chiama, e tu invece di andare di sopra al bar, a prenderti il tuo caffè, te ne stai lì a guardare con la coda dell’occhio, e guardi uno che si tira le seghe. E perché gli guardi il cazzo? Non sei mica un ricchione, almeno finora non lo sei mai stato. Ma cosa fai, adesso?
Mi sembrava di essere diventato doppio, un distinto commercialista che va a Vicenza, per una riunione sul bilancio, con tanto di giacca, la cravatta no, quella è sul sedile della bmw, la metto su dopo, quando arrivo; un distinto commercialista, con fama di sciupafemmine, con tanto di moglie regolare, più un’amica extracontrattuale a Vicenza, più qualche altra fidanzatina occasionale quando capita, un professionista di successo che sta a guardare il cazzo di un segaiolo.
E cosa fai, adesso, invece di andare su e aspettare la telefonata della tua amica, che magari stamattina riesce a liberarsi, e visto che la riunione sul bilancio è fissata per le 14, se lei si libera, riesci anche a farne una di straforo?
E in effetti, alle sette lei dovrebbe telefonarmi per dirmi che è libera, che il maritino suo tanto cornuto e tanto contento è uscito, e io posso fermarmi da lei, il tempo giusto per fare colazione e sesso insieme; di solito facciamo un po’ l’uno e un po’ l’altra, ed è bello farselo ciucciare, bevendo una tazza di caffelatte, e leccargliela mentre mangia un cornetto e pensa al suo maritino in ufficio.
Ma cosa ci fa un distinto commercialista sciupafemmine, nei cessi dell’autogrill, vicino a uno col cazzo fuori che si sta segando?
Ma mentre una parte di me pensa queste cose e guarda, con disgusto quasi, ‘sto ragazzotto, probabilmente un camionista rumeno o croato, con i pantaloni e le mutande calate, il cazzo duro in mano, l’altro me stesso, forse intimidito, forse incuriosito, forse più ricchione del previsto, o forse tutte le cose insieme, resta lì, anzi si avvicina, anzi glielo tocca.
Non so cosa mi è successo, mi sono ritrovato in mano questo cazzo duro del tizio, e lo menavo, lo menavo con cura, e a lui piaceva come glielo toccavo. E io, senza volontà autonoma, come un automa facevo quello che mi diceva lui e gli lasciavo fare, quello che voleva fare lui.
Mi ha detto qualcosa, le sue parole non le ho capite, ma il gesto della sua mano, ad abbassarmi la testa, a spingerla in basso, non aveva bisogno di traduzioni. Voleva che glielo prendessi in bocca.
Cercai di fare come fa Elisabetta, la mia amica vicentina, quando me lo prende in bocca. Sentivo in bocca un odore di sporco, di urina, anche di altro, ma la cosa non mi disturbava, pensavo che fosse un qualcosa di naturale, e intanto mi applicavo, aprendo bene, così mi entrava tutto, fino a farmi venire conati di vomito quasi, mentre lui spingeva con forza, la mia testa verso il suo cazzo, e il suo cazzo nella mia bocca.
E gli ho fatto anche tutte le altre specialità di Elisabetta, la punta della lingua sul buchino della cappella, le leccate lungo l’asta, i testicoli quasi in bocca, per rituffarmi subito dopo sulla cappella e ciucciarla dalla punta in avanti, mentre dolcemente lo facevo entrare tutto fino in fondo alla gola.
Intanto lui mi toccava dietro e quando si è scostato, per un attimo solo, giusto il tempo di slacciarmi i pantaloni, tirarmi già anche le mutande, e spingermi dentro il camerino vicino, e quando ha chiuso la porta dietro di sé, e la sua mano mi toccava il culo, ci sputava sopra e mi bagnava il buco, non ho avuto più dubbi, voleva incularmi.
Continuavo a succhiargli il cazzo, mi piaceva anche, fargli quel pompino, mi stavo eccitando, ma sapevo che avrei dovuto darglielo, il culo, mi sembrava proprio inevitabile. E infatti mi ha girato, io ho appoggiato le mani al coperchio del water e lui, prima me l’ha fatto sentire contro, e per prendere la mira bene con le dita cercava il buco, poi me l’ha spinto dentro piano piano ed alla fine ha cominciato a fottere senza ritegno, tenendomi i fianchi con le mani e tirandomeli contro mentre spingeva il suo cazzo dentro di me.
Male? Certo, un male cane, all’inizio. Ma abbassandomi più che potevo, allargando le chiappe, il dolore diventava sopportabile e alla fine, mentre usciva quasi tutto dal culo, io desideravo quasi che rientrasse con forza subito, lo volevo dentro. Insomma alla fine mi piaceva e i miei “sì” quando lo spingeva dentro erano inequivocabili, per lui e per me.
Mi piaceva il suo dominio silenzioso, le sue parole incomprensibile, il suo trattarmi come una troia, ma anche la dolcezza del suo cazzo quando entrava e lo sentivo tutto dentro e quasi stringevo le chiappe per sentirlo meglio.
A lui piaceva moltissimo scoparmi il culo, e il suo orgasmo e il suo urlo bestiale ne erano la prova. Ma anche io ero venuto, e non avevo avuto bisogno di menarmi il cazzo, per venire. Ero venuto di culo, proprio come capita alla mia amica Elisabetta, e io la prendo sempre in giro, per questo.
Si alzò, mi diede uno schiaffo violentissimo sulla chiappa, io mi girai, sottomesso in tutto e per tutto, e glielo baciai con cura, leccando il suo sperma e lo sporco che il suo cazzo aveva raccolto nel mio culo.
Non mi disse niente, solo un ringhio finale. Di soddisfazione? Oppure di delusione, perché avrebbe voluto un partner meno arrendevole e meno compiacente? Non lo saprò mai. Aprì la porta del camerino, si tirò su i pantalonacci e se ne uscì dalla zona cessi.
Rimasi lì ancora qualche minuto, poi mi avvicinai ai lavandini, mi lavai il cazzo e con la mano insaponata (che bruciore!) mi sciacquai il culo e le chiappe, ancora sporche di sborra, che mi scendeva lungo la coscia.
Due o tre persone stavano pisciando e dopo, mentre si lavavano le mani, forse si domandavano il perché di quello strano bidet, fatto in piedi, da una persona tanto per bene.
Entrò un camionista, di certo slavo anche lui. Lui sì, con il suo sguardo, mostrò di aver capito perfettamente cosa mi era successo prima, e forse sapeva anche con chi mi era successo quello che mi era successo prima. Accennò un sorriso e qualche parola, voleva proporsi per fare un giro anche lui, con la mia bocca e il mio culo?
Non lo so e non mi interessava saperlo, riacquistai un minimo di decoro, nei vestiti, nella posa, un minimo di dignità, che diamine sono un commercialista affermato, specializzato nelle analisi di bilancio, mica un ricchione che si fa inculare ai cessi pubblici dell’autogrill.
Cinque minuti dopo, con ancora in bocca il sapore di un buon caffè, ripartivo con la mia bmw verso Vicenza, aspettando da un momento all’altro la telefonata di Elisabetta.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all’autore del racconto – Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell’autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Prime Esperienze

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Promoted Brunette Cosplayer OnlyFans Model Luna
Promoted Blonde MILF OnlyFans Model Amy