Giorno 1.
Tre giorni fa Paola mi ha salutata prima di lasciarmi le chiavi della sua casa. Un bacio sulla guancia e le rassicurazioni di prendermi cura di tutto. Soprattutto prendermi cura di Sophya, la sua gatta. Per il resto sentirmi come fossi a casa mia.
Non sarebbe stato un problema, una buona occasione per farmi una vacanza.
Non sarebbe stato un problema, dicevo, se Paola non mi avesse chiamata ieri per comunicarmi di essere risultata positiva al Covid. Nulla di grave, qualche linea di febbre, ma la rottura della vacanza rovinata.
La sua… e la mia. Il tampone arrivato oggi conferma che seguo la stessa sua sorte.
Dannazione.
Giorno 2.
Fortunatamente la casa di Paola è grande. Le è stata lasciata dai genitori prima che morissero, anni fa. Fin troppo grande per una ragazza sola, impegnativa.
E una dispensa bella piena, almeno di questo posso esserne felice. Paola mi ha rassicurata di prendere tutto quello di cui ho bisogno. Anche le scorte per Sophya dovrebbero bastare. In casi di emergenza mi ha lasciato il recapito di un piccolo negozio della zona per farmi consegnare della roba in caso di necessità. Il proprietario abita nella villetta di fronte. E ho visto alla finestra suo figlio, molto carino.
Ho preso possesso della camera di Paola, è la stanza più vicina al grande bagno che le sto invidiando tantissimo. Spazioso, rosso, con una enorme vasca idromassaggio.
Approfitto della giornata per ambientarmi un po’. Prendere confidenza con Sophya. Capire come funziona il megaschermo in salotto. Cucinarmi qualcosa. Tornare a letto.
Nessun sintomo. Sto meravigliosamente. Il tempo fuori bellissimo. Vorrei uscire, visitare il paese.
E invece eccomi qui.
Giorno 3.
Comincio già ad annoiarmi. Sophya mangia, resiste a mezz’ora di coccole e scappa via. Probabilmente la quantità di tempo che ritiene necessaria per ripagarmi del cibo.
Guardo la TV: film, programmi. Sonnecchio, mi sveglio, mangio. Ricomincio.
Poi vado in bagno. Sono seduta che faccio la pipì. Guardo la vasca e penso che dovrei proprio usarla. Guardo fuori, la finestra è semi-aperta, bella giornata. Vedo le foglie di un albero muoversi sotto la brezza del vento leggero. Vedo la casa dei vicini, più alta, coprirmi il resto della vista.
Vedo una tenda che si riaccosta appena il mio sguardo vi si posa.
Qualcuno mi stava guardando?
La cosa mi fa sorridere. Qualche emozione dopo due infiniti giorni di noia.
Con delicatezza, lancio un altro sguardo alla finestra, cercando di sembrare più naturale.
È di nuovo scostata, qualcuno mi sta osservando. Un brivido mi attraversa.
Apro leggermente le gambe. Poi mi alzo, tiro su le mutandine con calma. Sono sicura che abbia visto il pelo tra le mie gambe, che dovrei sistemare. Poi chiudo la finestra.
Mi accorgo di essere eccitata. Mi butto sul letto. Infilo una mano negli slip e raccolgo un po’ di nettare dalle mie labbra. Sono bagnata. Sfrego le dita sul clitoride. Ci gioco un po’, poi torno a riacquistare fluidità tra le mie labbra e ancora. Immagino la sua lingua, il figlio del vicino, che crea forme tra le mie gambe. Che beve i miei umori.
Mi infilo due dita dentro, il suo cazzo che delicatamente mi apre.
E vengo, e gemo.
Giorno 4.
Piove. Sono sul divano e penso alla piccola avventura di ieri. Vorrei fare un bagno ma sento un leggero pizzicore alla gola, meglio non rischiare e rimandare.
Passo la giornata sul divano. Sono riuscita a collegare il mio telefono con la TV. Finalmente posso guardare le mie serie TV, su un megaschermo.
Ma anche quello giunge presto alla noia.
Metto su un porno. È fantastico su un megaschermo, non lo avevo mai provato.
Due ragazze pomiciano, mentre cominciano a spogliarsi. Sono molto belle entrambe. Un uomo è lì che le guarda e dopo un po’ comincia a masturbarsi.
Le due si leccano a vicenda. Lei lecca lei, lui lecca lei mentre lecca lei lecca lei e lei lecca lui.
Comincio a bagnarmi anche io. Mi spoglio e decido di godermi un po’ lo show e il divano.
L’idea di essere nuda sul divano di altri mi eccita. Ancor di più l’idea che ho di masturbarmici su.
Mi stendo, il contatto freddo della pelle del divano bianco mi da un brivido. Poggio la gamba sullo schienale e con una mano comincio ad accarezzarmi.
Alzo il volume. I tre in TV gemono. La bionda cavalca lui, l’altra li osserva e si tocca. Come me.
I miei umori cominciano ad essere tanti e colare sul divano. Ma non me ne preoccupo. Gemo, rapita dalla mia eccitazione. Sophya sul tappeto ogni tanto miagola, forse incuriosita. La cosa mi fa sorridere.
Nello schermo le due stanno ora succhiando il sesso dell’uomo. Immagino di essere io una delle due. Il pensiero naturale sull’altra donna va a Paola. Non avevo mai pensato a lei in questo modo.
Insieme succhiamo il cazzo del suo vicino che poco dopo esplode sulle nostre facce e sul nostro seno.
Con questo pensiero esplodo anche io, gemendo, spingendo le mie dita, stringendo il mio seno.
Blackout di qualche minuto, riprendo i sensi. Il divano è un lago. Lo asciugo con della carta.
Poi vado in bagno nuda a darmi una sistemata.
Mi guardo allo specchio e sorrido. Soddisfatta. Il mio corpo giovane è quasi appagato.
Quasi.
La finestra è chiusa, ancora piove. Fanculo il mal di gola. Apro la finestra, la spalanco.
Torno allo specchio, spero che il mio amico stia sperando in un appuntamento fisso.
Come lo sto sperando io.
Prendo il necessario e mi siedo sul water. Poggio una gamba sul bidet. Uno sguardo rapido alla finestra. È lì.
Un tocco di schiuma sulla mia mano, la spalmo tra le mie gambe. Poi con delicatezza comincio a lavorare con la lametta. Le gambe ben aperte, per facilitare il mio compito… e il suo.
Lo immagino mentre mi guarda, mi desidera, si tocca. Senza potermi avere. Ma quello che posso vedere fugacemente è solo il suo sguardo nascosto.
Finisco di depilarmi, mi lavo l’inguine, togliendo ogni residuo di gelida schiuma.
Di nuovo eccitata, oso di più. In piedi alla finestra, mi volto e lancio una bacio sulla mano verso di lui.
Voglio che sappia che so.
Giorno 5.
Notte quasi insonne, passata a fantasticare e ripensare a quanto avevo fatto e mai fatto prima.
Faccio un tampone rapido, ma sono ancora positiva. Bloccata così ancora qualche giorno.
Solita giornata. Anche guardare la TV comincia ad annoiarmi. Sophya sembra essersi affezionata un po’ di più a me e si concede a qualche coccola e fusa extra. Ma resta pur sempre un gatto e mi abbandona poco dopo.
Passo la giornata a frugare in casa di Paola. Non dovrei, ma la noia mi da una buona scusa.
Frugo in camera sua. Guardo i suoi vestiti. Le sue carte. Le sue foto. Mi sento una traditrice a frugare nella sua intimità. Ma il fascino e l’eccitazione mi fanno andare avanti.
Poi trovo una scatola, nel suo armadio.
La apro e rido sorpresa. È piena di sex toys. Di ogni tipo. Ne prendo qualcuno in mano. Un ovetto vibrante. Un dildo colorato. Vibratori vari. Gel, stimolanti, lubrificanti.
Sul fondo un enorme fallo completamente nero. A parte il colore è una rappresentazione realistica di un vero pene. A parte il colore e le dimensioni, che mi sembrano proibitive.
Ma cosa se ne fa. Mi chiedo. Mi sembra assurdo possa infilarselo da qualche parte.
Il solo pensiero mi fa bagnare. Decido di provare a fare qualcosa di più divertente e provo a mettermelo in bocca. Mi riempie completamente le labbra e lo sento sulla lingua. È veramente grosso. E cavolo se la cosa mi fa bagnare, anche se penso debba essere un po’ doloroso altrove.
Mi piacerebbe provare a infilarmelo tra le gambe.
Ma non qui.
Continuo a frugare ancora per un po’, aspettando l’ora in cui sono sicuro troverò il mio caro amico pronto a spiarmi.
Entro in bagno, la finestra semi-aperta. La sistemo un po’, oggi lo spettacolo sarà dei migliori.
Poso il grosso fallo sul lavandino, insieme ad un lubrificante.
Lui è già lì, mi aspettava alla finestra.
Comincio a spogliarmi, lentamente e sensualmente. Voglio che si goda ogni centimetro del mio corpo.
E intanto io comincio ad eccitarmi. Per l’idea di lui che mi guarda, per l’idea di masturbarmi in questo luogo, osservata, di farlo con il giocattolo della mia amica.
Prendo in mano il dildo e lo metto nuovamente in bocca. Lo lecco, lo assaporo. E mentre lo faccio guardo alla sua finestra. Lui è lì, fermo che mi guarda. Non si nasconde più. Spero stia immaginando il suo cazzo al posto del giocattolo che riempie la mia bocca. Faccio in modo che non possa immaginare altro.
Prendo del lubrificante, lo spalmo tra le mie gambe. Poi abbondantemente sul giocattolo.
Lo poso all’ingresso del mio sesso. Sono eccitata, ma non ho mai inserito nulla di così grande. La punta comincia lentamente a scivolare dentro. Stringo gli occhi in preda alla goduria e un gemito segue.
Mi sento completamente piena, comincio a muovere lentamente il dildo dentro di me. Non lo spingo oltre, la punta mi basta e riempie. Continuo mentre guardo lui che mi guarda. Lo intravedo eccitato, impegnato, probabilmente a toccarsi. Questo mi da una scarica di umori e sento scivolare leggermente il fallo dentro di me.
Sento il bisogno di toccarmi il clitoride mentre sono piena. Le dita di una mano scivolano mentre quelle dell’altra manovrano lo strumento di piacere. In poco tempo godo, godo come poche volte ricordo di aver fatto. Godo per me e per lui che mi guarda. Le gambe tremanti mi costringono ad abbassarmi a terra. Rido imbarazzata coprendomi un poco il viso. Poi sorridente guardo verso di lui. Sorride di rimando.
Giorno 6.
Ho trovato equilibrio nelle mie giornate. Relax, cibo, eccitazione, provocazione. Passo la mattina a pianificare come far impazzire l’anonimo spione.
Oggi mi concederò in un sensuale bagno idromassaggio. È tutto perfetto. Dalla finestra può osservarmi interamente, nuda. E io posso guardare lui.
Arriva l’ora. Riempio la vasca. Qualche goccia di bagno schiuma. Giusto qualcuna, che l’idromassaggio farà diventare schiuma.
Sono in accappatoio, è l’ora. Ma lui non c’è. Temporeggio, poi entro in vasca.
Peccato, si è perso lo spettacolo. L’accappatoio che lentamente cade ai miei piedi. Così almeno lo avevo immaginato, tipica scena di un film.
La vasca è ampia e comoda. Mi rilasso, poggio la testa da un lato, rivolta verso la finestra. L’idromassaggio ancora spento.
Passano diversi minuti, temo che non arrivi. E poi eccolo, sfrontato.
Apre la finestra, poggia i gomiti sul davanzale e mi guarda, sorridente.
Sorrido anche io, imbarazzata, eccitata. Finalmente lo vedo per bene. È bello, giovane, la mia stessa età.
Comincio a giocare e metto in funzione l’idromassaggio. Il movimento dell’acqua e la schiuma cominciano a nascondere il mio corpo.
Il suo sguardo, ora diretto, accarezza il mio corpo con lussuria. Vederlo che mi guarda senza più nascondersi aumenta la mia eccitazione. Comincio ad accarezza il mio corpo mentre lo guardo. Mentre ci guardiamo. Le bolle che mi accarezzano la pelle e le mie mani, che desidero sue, gonfiano il mio sesso di desiderio. Apro vergognosamente le gambe, poggiandole sui bordi della vasca. Comincio a toccarmi delicatamente. Lo vedo eccitato. Non posso vederlo ma so che si sta toccando anche lui. Mi sposto leggermente, in modo che un getto d’acqua punti dritto tra le mie gambe. La sensazione è sensazionale. Sgrano gli occhi e schiudo le labbra, carica di piacere. Infilo due dita dentro. Stringo il mio seno. Quasi mi dimentico di lui.
Ed esplodo in un fortissimo orgasmo. Lui è ancora lì, mi guarda ancora un’istante. Poi mi lascia spazio per risistemarmi, va via.
Giorno 7.
Tutta la notte l’ho desiderato e mi sono toccata ancora. Usando qualche altro giocattolo di Paola.
Ma non è servito a placare la mia voglia. Vorrei possederlo, ma so che non posso. Almeno non ancora.
Quindi passo la giornata come le altre. TV, un libro, Sophya. Vado per darle da mangiare ma le scatolette son finite. Chiamo in negozio, chiedo una consegna. Spero ingenuamente che sia lui a potermi consegnare il pacco. Lascio un segnale per lui, chiedo la consegna al “nostro” orario.
E l’orario arriva. Ma nulla. Mi siedo sul divano e dopo venti minuti ecco suonare la porta.
Mi sciolgo i capelli. Sono in shorts e maglietta, ma credo di essere comunque molto carina.
Non è un appuntamento. Eppure sono agitata.
Apro la porta e lui è lì. Proprio lui. Ho un tuffo al cuore e arrossisco visibilmente. Lui se ne accorge e sorride. Mi chiede se deve lasciare la roba lì o portarla dentro. Tentenno, poi gli dico di entrare. Gli dico che sono positiva, di mettere una mascherina, vado a prendere la mia insieme ai soldi.
Torno ed è lì in piedi davanti la porta. C’è molto imbarazzo, palpabile. Mi chiede se sono un’amica di Paola. Se sto bene, se ho sintomi e altre cortesie.
È bello e io mi sto eccitando a guardarlo. Rompo il ghiaccio e gli dico che mi deve qualcosa.
Deve avermi frainteso, è in difficoltà. Rido e lo rassicuro. Sono imbarazzata anche io ma la mia eccitazione come sempre la vince.
Gli chiedo di spogliarsi, gli dico che voglio guardarlo nudo.
Ha un attimo di esitazione, poi comincia a togliersi la maglietta. Ha un fisico asciutto. Poi i pantaloncini. Vedo i suoi slip già pieni, posso immaginare quanta eccitazione abbia avuto all’idea di venire qui da me. Almeno quanto la mia, spero.
Poi toglie anche gli slip. Il suo sesso è gonfio, ma non in piena erezione. Vorrei fiondarmici su con la bocca. Deve leggerlo nei miei occhi, perché l’erezione comincia a farsi evidente. In poco tempo il suo cazzo è eretto. Leggo nei suoi occhi la voglia che ha di me, lui credo legga la mia.
Vorrei toccarlo, ma non mi sembra prudente. Ma voglio che lo faccia lui.
Comincia a masturbarsi in piedi davanti a me, mentre lo guardo. La situazione mi eccita, eccita lui. Il profumo di sesso riempie la stanza. Il suo, il mio, sotto gli shorts. Ma ora voglio solo godermi lo spettacolo.
Lo sento aumentare il ritmo e gemere, poi comincia a schizzare il suo desiderio sul pavimento. Uno schizzo raggiunge il mio piede, e mi bagno definitivamente.
Gli sorrido, dalla mascherina. I suoi occhi mi dicono altrettanto. Si risistema e va via. Lo ringrazio, anche della consegna.
Poi vado sul letto e mi masturbo nuovamente, con l’immagine ben ferma del suo cazzo che mi prende.
Giorno 8.
Ho voglia. Ho voglia di lui. Di scoprire il suo corpo, leccarlo, assaporarlo, annusarlo. Sentirmi morire tra le sue braccia. Piena di lui. Sporca di lui. Sentirlo gemere.
Le giornate cominciano ad essere pesanti. Trascorrono in funzione di quell’attimo. Di quel breve incontro che rompe la monotonia.
Faccio una doccia, prima del nostro momento. Non so cosa escogitare. Voglio sempre di più.
Sono in accappatoio e apro la finestra. Lui è lì che mi attende, mi fa un cenno con la mano.
Sorrido e saluto. Solo guardarlo comincia ad eccitarmi.
Lascio la finestra aperta e sparisco. Apro la porta di casa. Spero la veda e venga da me. A far cosa non so.
E di lì a pochi minuti arriva. Io sono sul divano in accappatoio. Lo invito a sedersi sulla poltrona lì vicino, quasi di fronte. Sufficientemente vicina per vederci e parlare, sufficientemente lontana per non rischiare di infettarlo.
La realtà è che non abbiamo necessità di parlarci. Mi dice che vorrebbe baciarmi e scivolare sul mio corpo. Gli dico che piacerebbe anche a me, ma che non è possibile. Ed è d’accordo.
Poggio un piede sul divano, lo vedo abbassare lo sguardo tra le mie gambe. Sento il mio sesso scoperto. Apro la gamba e comincio ad accarezzarmi mentre lo guardo.
Lui sbottona i suoi pantaloni e in poco tempo anche lui accarezza il suo sesso.
Faccio scivolare l’accappatoio e in poco tempo sono quasi del tutto nuda. Il mio seno nudo ai suoi occhi, i miei capezzoli turgidi ambiscono attenzioni.
Sono fradicia e mi sto toccando, comincio a gemere. Lui sulla poltrona fa altrettanto. Vedo il suo sesso rigido, grande, voglioso. Lo immagino duro dentro di me mentre mi riempio con le dita.
Lo guardo e trovo eccitazione nel suo sguardo, nel vederlo eccitato, gemente, mentre i suoi occhi sono su di me e mi desiderano.
Godo, gemo e raggiungo l’apice. Bagno il divano nuovamente ma cerco di non staccare lo sguardo da lui. Perché so che l’immagine di me che godo lo farà impazzire.
E di li a poco lo vedo contorcersi e sporcarsi le mani del suo seme, soddisfatto.
Nuda lo saluto e vado in bagno a sistemarmi.
Prima di andar via uno sguardo alla finestra.
È di nuovo lì, ci sorridiamo.
Giorno 9.
Paola rientra oggi, è negativa da ieri. Dal tampone rapido fatto ieri sera dovrei essere ok anche io. La farmacia mi conferma che sono libera. Torno a casa e di lì a poco arriva Paola. Ho avuto giusto il tempo di risistemare e pulire tutto. Nascondere le tracce delle mie avventure.
Pranziamo insieme, mi racconta il fallimento del suo viaggio. Mi dispiaccio per lei. Lei per me.
Ma le dico di non preoccuparsi, che mi son rilassata, in fondo.
L’orario che ha tenuto occupato le mie giornate arriva. Vado in bagno. Apro la finestra. Faccio la pipì. Lui e lì, come sempre. Gli mando un bacio, gli offro un ultimo sguardo.
Di li a poche ore sono con le valigie in mano. Saluto Paola, saluto Sophya.
Le dico di non farsi problemi per la prossima volta. Io e la gatta ci siamo trovate bene, mi sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza.
Già mi sarebbe davvero piaciuto.
Di nuovo un bacio sulla guancia, con la promessa che ci saremmo riviste presto, ci salutiamo.
In cammino, mi giro un’ultima volta verso la finestra. Non c’è nessuno. Sorrido e vado via.
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