In coda dal dottore

“» Afferrò il mio pene e cominciò a segarlo profondamente…”

Il pomeriggio in coda dalla dottoressa si era dipanato lento tra vecchiette
che si alzavano a malapena dalle sedie e vecchie conoscenze ritrovate dietro le pagine di riviste ormai scadute. Dovevo solo mostrare alla dottoressa gli esiti degli esami del sangue; stavo perdendo la speranza di riuscire ad entrare in studio prima di notte quando mi accorsi che rimanevamo soltanto in due: io ed una bionda sulla trentina che aveva tenuto tutto il tempo gli occhi sui giornali.
La voce della dottoressa squarciò il silenzio della sala d’attesa.
«Signorina Elisa. Signor Brambilla. Prego. Avanti.»
Ci aveva chiamato entrambi?! Forse si era sbagliata. Lasciai che la bionda si alzasse ed entrasse per prima.
«Ci ha chiamato.» disse la bionda passando accanto a me, «Che fa? Non viene?»
Stupito, abbandonai la mia comoda sedia e seguii quel bel paio di gambe verso la porta dello studio.
«Buonasera.» ci accolse la dottoressa mentre prendevamo posto in fronte alla scrivania. «Mi dica Signorina Elisa, come mai è qui?»
«Mi fanno male i seni.» rispose quella e senza fiatare fece sbucare dalla camicetta due tettine piene e sode, che terminavano con due capezzoli all’insù.
Pensai di essere in una Candid-Camera.
«Forse dovrei uscire.» provai a dire con un filo di voce.
«Ma cosa dice, Signor Brambilla!» mi riprese la dottoressa «Forza, massaggi i seni della signorina, che vediamo che cosa hanno.»
«Ma…»
«Faccia come le dico. Questa è medicina innovativa. Interazione coi pazienti.»
La situazione era imbarazzante, ma l’occasione era più che ghiotta. Quei seni erano la fine del mondo! Guardai la bionda per capire se la dottoressa stesse scherzando e se lei permettesse che le mie manacce si appoggiassero su quei due zuccherini che aveva sul petto.
Per tutta risposta quella mi sorrise invitandomi a seguire le indicazioni della dottoressa e si aprì di più la camicetta.
Mi piazzai alle sue spalle e cominciai a massaggiarle le tette sotto lo sguardo attento della dottoressa. La bionda gemeva e ansimava. La dottoressa mi diceva come muovere le mani, spostandomi più a destra, più a sinistra, usare le dita, titillare il capezzolo.
La sensazione di essere in una Porno-Candid-Camera non era ancora passata, ma iniziavo a prendere gusto a quel giochino.
«E lei, Signor Brambilla,» intervenne la dottoressa, «come mai è venuto qui?»
Cosa avrei dovuto rispondere? «Ho un po’ di cervicale…» dissi, chiedendomi come mi avrebbe visitato.
«Si sieda e si tolga la camicia.» disse di nuovo la dottoressa. «E lei, signorina Elisa, lecchi la parte interessata del signor Brambilla.»
La bionda, che non aveva le mie stesse remore, non se lo fece ripetere due volte e si mise a giocare con la lingua intorno alla base del mio collo, procurandomi intense fitte di libidine.
«Inoltre, signorina Elisa, per aumentare l’effetto della cura la invito a passare gentilmente le unghie sul petto del nostro paziente.»
Le parole della dottoressa mischiate all’azione della bionda sulla schiena e sul petto mi fecero esplodere. La pelle d’oca mi aveva interamente coperto e laggiù in fondo il mio caro amico aveva preso a pulsare febbrilmente nelle mutande.
«Ma torniamo a lei, signorina Elisa,» riprese la dottoressa alzandosi dalla sedia e infilandosi un paio di guanti in lattice, «la sua problematica richiede un esame più approfondito.» accarezzò la bionda sulle tette messe a nudo dalla camicetta slacciata. «Si spogli e si sdrai sul lettino che le misuro la temperatura.»
Da un cassetto estrasse un enorme termometro di gomma il cui bulbo terminava a forma di cazzo e lo lubrificò con la saliva per poi avvicinarlo alle gambe spalancate della bionda che lo accolse dentro di sé con un gemito di piacere.
«Forza Signor Brambilla, la signorina sta aspettando il suo termometro per la misurazione orale. Non la faccia attendere.»
Stavolta fui io a non farmelo ripetere due volte, mi spogliai completamente e montai sul lettino facendo scivolare il mio uccello tra le labbra della bionda che s’impegnò a succhiare profondamente.
«Per una misurazione più accurata,» intervenne la dottoressa, «deve entrare e uscire ritmicamente. Forza, sviluppiamo questa interazioni tra pazienti, siamo moderni.»
La bionda si lasciava scopare la bocca gentilmente e la dottoressa aveva pure acceso il suo bel termometrone vibrante. La bionda fremeva di piacere e mi infilava le unghie nelle chiappe per non perdere nemmeno un centimetro della mia asta.
«Ora, Signor Brambilla, si sdrai a pancia in su, mentre la signorina Elisa mi offra gentilmente le natiche in modo che possa controllare anche l’altro orifizio.»
Conclusa l’operazione mi ritrovai con la vulva della bionda sopra alla faccia mentre il viso della dottoressa si tuffava tra la carne del suo sedere. Iniziammo un doppio lavoro di lingua su entrambi i suoi buchetti. Il suo apprezzamento era confermato dai gemiti e dalla “sua interazione orale”, per dirla con parole della dottoressa, sulla mia asta.
Le labbra della sua fica erano grandi e calde, il clitoride spuntava in mezzo e lo stuzzicavo con la lingua. Da sopra scendeva la saliva della dottoressa intenta a lappare il culetto della bionda, avevo il viso cosparso di dolce nettare.
«Se vuole, signorina,» disse la dottoressa, «si sfoghi pure. Gridare aiuta a lenire ogni dolore.» detto ciò riaffondò la faccia tra le chiappe aperte della bionda che, stringendo il mio cazzo fin quasi al dolore, si sciolse nel deliquio dell’orgasmo.
«Bene.» proseguì la dottoressa mentre rifilava alla bionda una pacca sul culo, «Adesso mi faccia controllare il signor Brambilla, non vorrei dimenticare il suo problema.» si sfilò la gonna e si arrampicò sul lettino. Il suo sesso bagnato accolse il mo cazzo eccitato senza alcun attrito. Mi sentii scivolare dentro di lei come nel profondo di un sogno.
«La tua asta mi arriva in gola…» gridava mentre mi montava, «Mi piace fare la troia così… Scopare così….»
La bionda si era seduta sulla sedia della dottoressa e aveva appoggiato le gambe alla scrivania di vetro, la vedevo sotto e sopra e riflessa sulla superficie lucida. Spompinava il termometro di gomma e intanto s’infilava lo stetoscopio nella fica fradicia. Avrei voluto auscultare il battito animale che nasceva da quel gioiello sessuale.
«Adesso,» disse ancora la dottoressa, «facciamo un’ultima prova per vedere lo stato generale della sua salute, signor Brambilla.» si sollevò da me facendo schioccare la fica mentre si staccava dal mio cazzo eretto.
Mi fece scendere dal lettino e si sdraiò a pancia in giù, mettendo in mostra le chiappe e un bel buchino di culo. «Bene.» disse afferrandosi le natiche e spalancando la sua meraviglia, «Mi faccia vedere come si muove per i percorsi accidentati.»
Afferrai l’uccello con la mano destra e con la sinistra lubrificai la cappella, poi mi indirizzai verso quell’antro oscuro di desiderio. Sentii la carne aprirsi al contatto con la mia pene gonfio, la dottoressa emise un gridolino di dolore quando affondai la mia asta nelle sue viscere ma poi iniziò a incitarmi di sfondarla. La afferrai per le anche e la tirai a me, inabissandomi fino al fondo del suo culo aperto.
Pompai seguendo il ritmo dei suoi ansiti profondi, vibrando i colpi ad ogni suo grido di piacere. La bionda, nel frattempo si era portata davanti alla dottoressa e con il vibratore ben piantato nella fica le faceva leccare lo stetoscopio grondante dei suoi umori sessuali.
«Mi fate morire….» gemette la dottoressa, «sto per venire come una fontana… ma tu non sborrarmi nel culo…» riuscì a dire prima di sciogliersi nell’orgasmo. Sentii il suo corpo sussultare e il suo buco del culo stringersi attorno al mio uccello, ricacciai indietro il mio orgasmo e lasciai che la dottoressa si afflosciasse sul lettino con il cazzo ancora ben piantato tra le natiche. Poi si sfilò da sotto di me e fece sdraiare la bionda, che non aveva alcuna intenzione di smettere di masturbarsi col termometrone. «Ora, per il suo seno dolorante,» tornò a dire la dottoressa mentre cercava di riprendere fiato, «abbiamo la miglior pomata possibile.» Afferrò il mio pene e cominciò a segarlo profondamente. «È risaputo che questo caldo nettare è un potente lenitivo della mammella,» l’altra mano mi stringeva i coglioni, aumentando il piacere masturbatorio, «distensivo per i muscoli e idratante per la pelle.»
Dette un ultimo colpo verso il basso e strinse di più le palle già tese ed io sentii l’orgasmo esplodere in quelle mani esperte. La sborra si riversò dal mio scroto alla mia cappella, per poi volare verso il seno chiaro della bionda che, sotto di me, col suo vibratore infilato nella vagina, lanciava una grido liberatorio. Mi sembrò una sborrata infinita, la dottoressa non smetteva più di accarezzarmi e lo sperma non la finiva di uscire.
«Quanto!!!!» esclamò la dottoressa. «Non avrei mai pensato di ottenere questi risultati in una sola seduta! Complimenti!»
Guardai la ragazza sotto di me e vidi il suo petto ricoperto di sborra, alcuni schizzi l’avevano colpita al volto. Con la lingua stava recuperando i più vicini alla bocca.
Esalai un respiro di profonda soddisfazione e sorrisi alla dottoressa, che ancora stringeva il mio uccello tra le dita.
«Bene.» disse anch’ella soddisfatta, «Per ottenere il massimo risultato questa cura va applicata tre volte alla settimana con intervallo massimo di due giorni.» tornò a sedersi dietro la scrivania, si pulì tra le gambe con un fazzolettino, «Adesso potete andare. Buona serata.»

P.S. il racconto è frutto fantasia. Ogni riferimento a persone, cose, situazioni reali è totalmente casuale.

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Trio

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